“Il riformatorio della Rai”

“Una classe politica del tutto estranea agli interessi del paese, autoreferenziale, arrogante e in malafede, non perde occasione per confermarsi in tutta la sua spudoratezza”.

 

Una classe politica del tutto estranea agli interessi del paese, autoreferenziale, arrogante e in malafede, non perde occasione per confermarsi in tutta la sua spudoratezza. Oggi è toccato alla spartizione delle poltrone e domani tocca alla scelta del diggì con funzioni di addì per perpetrare impuniti nell’imbroglio dei loro tiggì

 

D’altronde l’avevano detto: Prima condizione per valorizzare il ruolo “industriale” della Rai è quella di dotarla di una guida chiara, riconosciuta, trasparente, efficiente, responsabilizzata: un capo azienda che sia in grado di prendere le decisioni e di essere chiamato a risponderne. Il governo crediamo abbia il dovere più che il diritto di individuare il capo azienda”

 

Tutto questo in un paese che ha subito per anni l’oltraggio dell’affidamento del principale tg nazionale a Minzolini, i servilismi di Saccà, gli interventi in diretta di Masi, le epurazioni di professionisti come Santoro, la Guzzanti …. Luttazzi!…… Enzo Biagi ….!! A nulla tutto questo è servito?!

 

“Noi la pensiamo come a un’azienda che debba essere una delle più grandi imprese culturali d’Europa”…….. proclami pieni di nulla che offendono l’intelligenza, nell’assenza totale di ogni forma di condivisione dal basso e rispetto della voce dei cittadini utenti, imperversano sui mezzi di comunicazione nella totale incuranza di esempi e modelli che vengono d’oltre confine, oscurati e volutamente ignorati. Uno per tutti, quello tedesco: “La governance delle radio-tv pubbliche tedesche si basa sul principio del controllo supremo dell’ente da parte della “società civile” per il tramite di un organo supremo, detto “Rundfunkrat”, ovvero consiglio radio-televisivo” –

 

Eppure esiste un Protocollo di Amsterdam – e loro lo sanno – che impone di “promuovere il pluralismo e la partecipazione democratica”. Che asserisce inequivoco che “alla TV pubblica è attribuito un ruolo fondamentale per la democrazia: ampliare la partecipazione dei cittadini”.

 

Di tutte queste cose proprio non se parla. Chissà mai perché!?

 

E’ facile immaginarlo: una riforma autentica fatta nell’interesse dei cittadini non permetterebbe ai mestieranti della politica di fare il proprio comodo con telegiornali al limite del ridicolo, farciti quotidianamente della vergogna della propaganda!

 

“Sta avendo luogo una rivoluzione molto più significativa di qualsiasi cambiamento del potere economico. Sotto l’impatto della propaganda, le vecchie costanti del nostro pensiero sono divenute variabili. Ad esempio, non è più possibile credere nel dogma originale della democrazia”. Walter Lippmann.

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