“La nuova grande trasformazione”

Le forme recenti dell’accumulazione che il capitalismo impone per tutelare la sua esistenza e potersi riconfigurare secondo le esigenze del momento segnano una profonda trasformazione.

 

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LA NUOVA GRANDE TRASFORMAZIONE
Le forme recenti dell’accumulazione che il capitalismo impone per tutelare la sua esistenza e potersi riconfigurare secondo le esigenze del momento segnano una profonda trasformazione. Che evidenzia almeno tre grandi cambiamenti: la fine dello stato sociale, quella della sovranità nazionale e quella delle democrazie. La democrazia, che non è l’opposto della dittatura e dovrebbe esprimere qualcosa di ben più ampio dello svolgimento di libere elezioni, non funziona. Peggio, funziona solo se smantella i poteri de los de abajo: i lavoratori, le donne povere, gli indigeni, etc. Senza quei poteri, i cosiddetti diritti democratici valgono niente, sono carta straccia. Raúl Zibechi, che s arà in Italia a fine agosto (a Roma il 3 settembre), sostiene che non possiamo continuare a credere di poter cambiare il sistema creato da los de arriba (quelli che stanno in alto) con strategie centrate su strumenti e forme del conflitto che sono stati modellati per garantire l’esercizio del loro dominio
RAÚL ZIBECHI

USCIRE DAL VICOLO CIECO GUSTAVO ESTEVA

A NOI NON RESTA CHE ORGANIZZARE IL NOSTRO MONDO R. Z.

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SERVE ANCORA EDUCARE NELL’ERA DEL WEB?
È il tempo della velocità. Bambini e adolescenti non hanno più modo di sedimentare ciò che vivono e di coltivare la fantasia, bombardati da immagini, suoni, parole. Non possono così capire se stessi, gli altri e il mondo. In questo senso l’atto dell’educare diventa ancora più urgente poiché si basa sull’esperienza della relazione, primo passo verso la libertà vera e l’autodeterminazione
ALAIN GOUSSOT

SBARAZZIAMOCI DELLA VELOCITÀ SERGE LATOUCHE

TEMPO RUBATO FILIPPO TRASATTI
 

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PERCHÉ GLI INSEGNANTI SONO COSÌ CRITICI
Non è solo il folle meccanismo di assunzione su base nazionale degli insegnanti (una vera lotteria) ad aver provocato la nascita di un movimento per la scuola enorme. La protesta nasce dalla consapevolezza che l’obiettivo del governo è decostruire la scuola di tutti e tutte, renderla più esile e povera, in modo da favorire le scuole private e la nascita di poli scolastici pubblici d’elite, finanziati da privati, con personale stabile, obbediente e più retribuito, che svetteranno in un arcipelago di scuole carrozzoni-parcheggi, che dovranno sopravvivere con pochi fondi, e sfornare studenti precari adatti a lavori precari e bassamente retribuiti
MATTEO SAUDINO

NON LO SANNO E NON VOGLIONO SAPERLO SANDRA ZINGARETTI

GESSO SBRICIOLATO E NAUSEA DA RIFORME ANTONIO AREDDU

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DAI, GIOCHIAMO ALLA PACE!
“Ho scoperto un giocattolaio e varie insegnanti che giocano alla pace. Ogni giocattolaio sa una cosa importante. Che se c’è la guerra, la fantasia infantile sa raccogliere un ramo secco che diventa un fucile con cui bum bum ammazzo tutti i nemici.
Che se vedo il lavoro femminile accudisco alla mia bambola, la lavo e le cucio i vestitini, ma appena le donne devono diventare gnocche-TV-style e allora ecco che con la stessa agilità mentale metto alla Barbie la minigonna rosa piena di luccichini nell’attesa di quando sarò anch’io una vertiginosa adolescente di plastica.
Che se il papà tutto il giorno sta sul computer e la mamma la sera sta alla TV, prendo la mia tavoletta e ci faccio cose che voi adulti neanch e immaginate.
È formidabile, questa capacità della mente giovane di impossessarsi di simboli e grammatiche: i bambini sono tutti geni; il problema sono gli ingredienti …. La scuola può dare un senso agli ingredienti spurii, contribuire a un po’ di decontaminazione e aggiungere stimoli universali ed etici …. Ad esempio spiegando che “io” non è il contrario di “noi”: il contrario di “noi” è solo …. ”
MARCO GERONIMI STOLL
 

I MILLE SOLI DI HIROSHIMA
“Più abbagliante di mille soli” è stata la luce che ha squarciato, il 6 agosto di settanta anni fa, il cielo della città giapponese di Hiroshima quando esplose la bomba atomica statunitense: una nube scura e mortale avvolse poi la città e uccise, con la radioattività delle sue polveri e con l’onda di pressione e di calore, più di centomila persone. Tre giorni dopo un’altra bomba esplodeva nel cielo dell’altra città giapponese di Nagasaki. Nei settanta anni passati da quell’estate di fuoco cono state costruire diecine di migliaia di bombe atomiche a uranio e a idrogeno …. Dal 1945 al 1990 duemila bombe sono state esplodere, nell’atmosfera e nel so ttosuolo, negli oceani e nei deserti; tali “tests” hanno contaminato il pianeta con mortali polveri radioattive
GIORGIO NEBBIA
 

QUEL NASO TAPPATO
Matteo Salvini è entrato in un ex ospedale che oggi è un rudere che è diventato casa per migranti. E si è fatto fare una foto mentre si tura il naso. “Io penso, caro Matteo, che se uno si tappa il naso di fronte all’odore di chi resiste, non valga niente – scrive Saverio Tommasi – I bambini si turano il naso per scherzare di fronte alla scureggia di un compagno, oppure quando passano accanto a un inceneritore e la mamma dice loro: ‘Non respirate, bambini, che fa male’. Di adulti che si turano il naso, invece, conosco solo te …. Mia zia, o qualcosa del genere, sta morendo. Ha un tumore che non si può operare, mia zia, e in casa ha un cattivo odore. Intendiamoci: la casa è pulita e lei si lava, ma la casa puzza perché ci sono tumori che devastano pezzi di corpo che una saponetta non basta. Io non mi sono mai tappato il naso, entrando in casa sua …. È facile profumare quando si può scegliere fra le marche dei profumi e acquistare la saponetta con le scorze di limone bio …. Caro Matteo, può anche darsi che in quel rudere con gli stanzoni collettivi ci fosse un odore a cui tu, che vivi fra l’europarlamento e la tv, soprattutto la tv, non sei abituato. Però queste genti che vengono da un altro Paese hanno un profumo che non si può comprare né a chili né ad etti. Si chiama speranza …. “
SAVERIO T OMMASI
 

COSÌ MUORE UNA BRACCIANTE
Morire al lavoro in un campo di uva e diventare subito un fantasma, senza che trapeli notizia per settimane. Il cuore di Paola, 49 anni, bracciante di San Giorgio Jonico, si è fermato la mattina del 13 luglio sotto un tendone per l’acinellatura dell’uva, nelle campagne di Andria, in contrada Zagaria. Lunedì 13 Paola è uscita da casa sulle sue gambe, come tutte le notti, per andare a lavoro e non è più tornata. È stata sepolta il giorno dopo, parrebbe senza autopsia. Il pm non si sarebbe recato sul posto perché, riferisce la polizia di Andria, il parere del medico legale è che si sia trattato di una morte naturale, forse un malore per il caldo eccessivo. Ancora un& rsquo;altra morte nei campi, che precede quella di Mohammed, il bracciante sudanese vittima della fatica e dei caporali a Nardò. Ma intorno a questa storia non ci sono fiaccolate, proteste, cortei. C’è solo il silenzio pesante delle campagne pugliesi. Lo stesso silenzio, spesso vicino all’omertà, che circonda le oltre 40mila donne italiane vittime del caporalato pugliese, spesso camuffato da agenzie di viaggi e da lavoro interinale ….
PEPPINO DE LEONARDIS
 

LAVORO
“Per due anni ho viaggiato attraverso l’Asia con il fotografo Steve McCurry per documentare gli abusi che alcune lavoratrici domestiche e alcuni lavoratori sopportano nelle case dei loro datori di lavoro, nei loro paesi e all’estero. Abbiamo trovato casi di lavoro minorile, lavoro forzato, traffico di esseri umani, stupro, denutrizione, eccessiva lunghezza dell’orario lavorativo, scarso salario o nessun salario e restrizioni sulla libertà di movimento e di comunicazione. Abbiamo parlato con persone che sono state picchiate con pentole, scope, bastoni e tubi di metallo. Abbiamo sentito le storie delle donne che sono tornate a casa in coma o in una bara …. Steve McCurry ed io volevano che si sapesse come tali abusi lasciano le loro cicatrici sulle esistenze delle persone quanto le lasciano sui loro corpi. Steve, che è l’autore della famosa copertina del National Geographic detta “Ragazza afgana”, sa come i ritratti riescano a portare istanze alla luce e a rendere l’impegno per il cambiamento irresistibile e indimenticabile …. Nessuno dovrebbe lavorare nelle condizioni in cui hanno lavorato le persone che abbiamo fotografato …. ”
KAREN EMMONS

L’ANTICO MESTIERE DEL MAESTRO DEL RAME
Il primo chiodo si è piantato dentro, ovvero il rame, il ramaio e io. Un ritratto dell’ultimo artigiano del metallo rosso in attività a Isili, un bel paese della provincia di Cagliari. Lo traccia un’allieva appassionata, che ha partecipato al primo breve corso che il maestro Pitzalis ha tenuto nel suo laboratorio con i non addetti ai lavori
ELISABETTA PAU

UNO STRANO CONTATORE
Quello in foto è il contatore dell’acqua dell’avvocato di Ilaria Cucchi. “A a guardarlo bene, sembra che sia bucato, l’avete notato anche voi? Forse sono stati i piccioni – scrive Saverio Tommasi -, oppure quattro proiettili. Oppure il contatore è caduto dalle scale, oppure s’è prosciugato in quei punti perché non gli arrivava più acqua e s’è forato per la sete, oppure no, ecco, sembrano buchi di pallottola ma in realtà è il cuscino dietro. Oppure è stato il sasso di un manifestante, sì, ecco cosa è stato”< span class=”hasCaption”>
S. T.

IL NOSTRO DIALOGO SULLA SOCIETÀ CHE VOGLIAMO
Sì, certo, un dialogo serve. Anzi, è urgente, indispensabile. Non hanno più alcuna fiducia, tuttavia, nella disponibilità e nella volontà politica di un governo autoritario che fino a oggi ha mostrato, soprattutto, di essere incapace di ascoltare. Sembra caduto nel vuoto, così, il tardivo appello del governo di Quito, almeno per quel che riguarda le organizzazioni ambientaliste che firmano questa lettera aperta e che sono state protagoniste di alcune delle lotte più apprezzate in questi anni. Per ora, gli ambientalisti il dialogo lo cercano nella società civile. E vogliono discutere a fondo, senza reticenze né demagogie, i modelli produttivi agricoli ed estrattivi che minacciano la natura, l’ambiente e le popolazioni locali. Così come vogliono discutere i metodi imposti alla società che colpiscono la vita democratica e impediscono la difesa dei diritti e delle libertà. È da un dialogo di questo tipo che potrebbero nascere una mobilitazione di idee, di sogni e di proposte concrete e dei cambiamenti di notevole profondità
LA LETTERA COMPLETA

CHE COSA È IN GIOCO A ROMA
Il veleno nichi­li­stico del capi­ta­li­smo attuale ha effetti dirom­penti. Sempre meno persone di sentono cit­ta­dini, parte di una civi­tas, sono indi­vi­dui che pro­du­cono e con­su­mano. Intanto, emerge sempre di più, come dimostrano le ultime vicende romane, la visione demiur­gica del lea­der che, così come vince le ele­zioni, dovrebbe tra­sformare la realtà e il destino delle per­sone con il suo agire soli­ta­rio. Città come Roma hanno bisogno di alternative a tutto questo
PIERO BEVILACQUA

FACCIAMO IL PANE INSIEME
Questa pagina web ha l’ambizione di diventare una spianatoia. Serve per mettere al centro ingredienti: il tema dell’autoprodurre, quello del mangiare (procurarsi e cucinare cibo buono, sano, equo, naturale e di filiera corta, insomma l’agricoltura contadina, ma anche l’atto conviviale del mangiare), il piacere del fare insieme. Se l’autoproduzione è la sorella dell’autogoverno, il fare insieme è il compagno di giochi preferito del mutuo soccorso. Sono gli ingredienti, spesso invisibili ma molto saporiti, che svuotano di senso il pane dell’industria capitalista e le sue avvelenate ricette del profitto. Sono gli aromi di un nuovo mondo che cerca di prendere forma. Sono, al tempo stesso, il mezzo e il fin e con cui nutrire gli uomini e le donne in questi tempi di paradossi, grigiore e lente insurrezioni
LA PASTA MADRE, LE FARINE … E LE ROSE
 

AVVIARE UN CAFFÈ DELLE RIPARAZIONI
I primi sono nati ad Amsterdam tre anni fa e si sono diffusi in diverse città europee. Da alcuni mesi si moltiplicano anche negli Stati uniti, svuotando di significato la parola discarica. I Caffè delle riparazioni sono luoghi nei quali è possibile portare qualsiasi oggetto per farlo riparare, ma a differenza di negozi simili qui tutto è gratuito. E come nelle ciclofficine, la relazione con i riparatori è il cuore di un modo diverso di vivere la società e di imparare facendo. Cinque buoni consigli per mettere su un Caffè in uno spazio occupato, nella sede di un’associazione, in una scuola o in una fabbrica…
SVEN EBERLEIN

 

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