“L’aria che si respira a Salonicco è di grande confusione ma c’è molta amarezza. Tra le persone più attive nei movimenti, in mezzo ai militanti delusi da Syriza ma anche tra la gente comune, la situazione sembra sospesa”.
NEWSLETTER DI COMUNE
IN GRECIA NON SAPPIAMO PIU’ PER CHI VOTARE
L’aria che si respira a Salonicco è di grande confusione ma c’è molta amarezza. Tra le persone più attive nei movimenti, in mezzo ai militanti delusi da Syriza ma anche tra la gente comune, la situazione sembra sospesa. Uno degli scenari possibili prevede la caduta del governo e una nuova forza politica a sinistra che raccoglierebbe i delusi dalle scelte di Tsipras. “Non hanno fatto nulla di quel che avevano promesso, salvo riaprire… la tv pubblica”, dice Kostas, “tra un mese andremo alle elezioni e non sapremo per chi votare. Nessuno ha più fiducia in niente. Dobbiamo prendere in mano le nostre vite, organ izzarci dal basso con iniziative sociali e modelli economici alternativi e smettere di sperare che la soluzione arrivi dall’alto». Per discutere di questo, molti di quelli che non sanno più se e per chi votare vanno in un camping antiautoritario a Ierissos, nella penisola calcidica, dove la lotta dei comitati popolari ha fermato la rapina dell’Eldorado Gold, un’impresa mineraria canadese che ha le mani ovunque, dal Brasile alla Cina di
ROSSANO, L’ACQUA, LA TERRA E IL CEMENTO
L’alluvione che ha travolto Rossano non ha fatto vittime umane ma ha fornito una lezione che sarebbe criminale dimenticare in fretta. La straordinaria bellezza e l’integrità di questa città è un bene dell’intera comunità e da essa deve essere difesa, insieme a chi la rappresenta, certo. A patto che torni a considerare la sua funzione come un semplice servizio alla collettività. Il vero ammonimento, tuttavia, arriva nella piana di Sibari dall’acqua e dalla terra. Farle mangiare metro dopo metro dal cemento, deviare a fini speculativi il corso dei torrenti, cancellare dal paesaggio i pochi spazi boschivi rimasti vuol dire non aver capito che noi apparteniamo alla terra e non il contrario . Il prezzo da pagare per uno sviluppo predatorio e incosciente, la prossima volta, potrebbe essere più alto
L’epoca dei governi progressisti del Sudamerica mostra crepe ogni giorno più inquietanti e vistose. Un cambiamento sostanziale dello scenario geopolitico continentale che non può certo esser sottovalutato ma neanche indurre alla disperazione. Soprattutto chi, non da oggi, s’è detto convinto che i cambiamenti in profondità e di lungo periodo non si producono conquistando per qualche tempo i governi o altri poteri dello Stato. Fosse solo per questo aspetto, la crisi dell’Ecuador lancia un’insidiosa risonanza anche nell’Europa di Atene, e Madrid. Con la furiosa reazione contro gli indigeni e i lavoratori, tuttavia, l’Ecuador di Correa mostra una nuova forma di dominazione, dove le politiche sociali servono a tentare di far tacere i movimenti per lubrificare l’accumulazione di capitale basata sull’esproprio e la violenza contro la natura e le persone. La ferita di Quito varca una linea rossa di demarcazione che segna scelte di campo, scrivono Zibechi e Machado. E’ una ferita che brucia e minaccia di assumere contorni ancor più sanguinosi ma, nella sua violenza, è anche un elemento di chiarezza: i governi che nascono da grandi lotte e poi si dicono “dalla parte del popolo” non offrono garanzie – di per sé – di esser meno asserviti alle esigenze (anche brutali) del sistema che domina il mondo. Chi conosce un po’ di storia del Novecento non dovrebbe stupirsene troppo
VERITA’ E GIUSTIZIA NON CADONO DALL’ALTO
Di nascosto li hanno riportati a La Realidad. Gli hanno detto di non mostrarsi troppo e di essere discreti, ma la superbia di chi si sa impune davanti alla giustizia di sopra, gli ha sciolto la lingua. Dichiarano, a chi li voglia ascoltare, che per l’assassinio del maestro Galeano non sono stati arrestati, bensì protetti in una casa dove hanno ricevuto le attenzioni e le congratulazioni del governo statale di Manuel Velasco e dei leader della CIOAC-Histórica. Gli hanno chiesto di aspettare qualche tempo prima di tornare al loro villaggio e “proseguire con ciò che è rimasto in sospeso”
ISRAELE E HAMAS : UN EMIRATO A GAZA
Che siano in corso negoziati segreti tra il governo di Tel Aviv e Hamas non dovrebbe naturalmente stupire nessuno. Che i leader del movimento islamico si preparino a raggiungere intese separate con lo Stato ebraico imponendole alle altre forze politiche e a tutti palestinesi è ben più duro da digerire. Anche se va ricordato che nel 1993 Yasser Arafat tenne esattamente lo stesso comportamento per siglare quegli accordi di Oslo che segnarono lacerazioni profonde e mai più sanate nella politica e nella cultura della Palestina. Lo racconta Michele Giorgio sul manifesto: le intese che Netanyahu e Hamas starebbero per raggiungere metterebbero fine per alcuni anni al blocco della Striscia facendo nascere a Gaza una sorta di “Emirato” promo sso dalla Turchia e aiutato economicamente dal Qatar. La popolazione di Gaza, decimata e stremata, parrebbe ovviamente guardare con favore a una soluzione che segnerebbe la fine di quel che resta dell’unità politica di un popolo che resiste come nesun altro ma viene lasciato ancora una volta solo
LE SCUOLE PALESTINESI NON SERVONO
I grandi media non hanno ancora raccontato il clima di angoscia che dilaga nei campi dei profughi palestinesi. E nemmeno le manifestazioni che da giorni si svolgono sotto le sedi dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, l’Unrwa. E’ probabile che stiano aspettando che la protesta contro la soppressione del diritto all’educazione per mezzo milione di bambini, potenziali terroristi del futuro, si faccia più disperata. Potranno denunciare l’incomp…rensibile violenza dei palestinesi nei confronti di un’istituzione che serve solo a proteggereli. Sarebbe il consueto, abietto capovolgimento di ruolo tra la causa e gli effetti che segna questa guerra dal suo inizio. Stavolta servirebbe a proteggere i paesi che strangolano l’Unrwa sottraendo i 101 milioni di dollari indispensabili a far cominciare l’anno scolastico nelle 700 scuole in cui lavorano 29 mila insegnanti e ausiliari. C’è bisogno di indicare il governo del paese che dirige l’orchestra di un piano tanto astuto quanto perverso? Mai come oggi le divisioni nel mondo arabo potrebbero favorire uno scacco matto nel conflitto più immorale e ammantato di falsità narrative dei nostri tempi: la definitiva liquidazione del diritto al ritorno (sancito dall’Onu) per i profughi palestinesi cacciati nel 1948 e, di conseguenza, la liquidazione dell’ingiustizia da sanare, quella che ha dato vita alla “causa” palestinese
A GAZA NON SIAMO POTUTI ENTRARE
Una delegazione composta da docenti universitari che aderiscono alla Piattaforma europea per il Boicottaggio accademico e culturale di Israele ha visitato in primavera la Palestina. Doveva stendere un rapporto dettagliato e autorevole sulla situazione dell’istruzione superiore. Le autorità israeliane hanno impedito l’ingresso a Gaza. I rappresentanti europei hanno rilevato interferenze e ostacoli alla collaborazione tra gli istituti, alla libe…ra circolazione del personale e degli studenti e alle visite internazionali. I militari israeliani bloccano in modo sistematico le forniture di libri e delle attrezzature indispensabili. Sottopongono inoltre il persona le e gli studenti a ripetute umiliazioni e situazioni degradanti. il viaggio tra Ramallah, capitale amministrativa dei Territori, e Nablus, sede di An-Najah, la più grande università della Cisgiordania, è stato interrotto quasi per un giorno intero per consentire che avesse luogo una maratona di coloni illegali. Gli autori della relazione sono convinti che il boicottaggio accademico sia il modo più efficace e non violento a disposizione della società civile occidentale per mettere gli israeliani di fronte alla necessità di scegliere se continuare una politica di pulizia etnica e sabotaggio dell’istruzione palestinese o rivendicare l’appartenenza al mondo democratico (Israele è perfino membro virtuale dell’Unione europea). Con ogni evidenza le due opzioni non sono compatibili
PENSIERI SULLA DIGNITA’ DELLA POLITICA
Magari i lettori non ci crederanno ma noi di Comune – accusati spesso di “disfattismo” e perfino di “crudeltà”, quando si tratta delle screditate istituzioni dello Stato e della politica – abbiamo un’amica, molto amica, che fa l’assessore. Sì, avete letto bene: l’assessore alle politiche sociali in un piccolo Comune, 40 mila abitanti, alla periferia di Roma. Beh, un paio di giorni prima di Ferragosto, Anna ci ha mandato dei suoi “pensier…i” che non voleva affidare all’auto-referenzialità di un blog o di certi social network. Chiede timidamente se “sono pertinenti all’im pianto di Comune-info”. Nascono dallo sgomento, scrive, e “dal riscontro che la dimensione sociale vive solo nella quotidianità (che è tanta e bella), ma se ne sono ormai perse le parole”. Conoscete la mortificazione che si prova di fronte a un uomo di 70 anni che vive con 270 euro, dorme in macchina, ha mandato la moglie da un’amica e il figlio è morto in un incidente? Sono persone rapinate della loro umanità, a cui non sappiamo dare alcuna risposta, scrive. A noi è sembrata una lettera disperata e bellissima, da leggere tutta d’un fiato ma fino in fondo. Non è uno sfogo. Al di là di qualche concetto da discutere e ripensare, come quelli di welfare e diritti, è la sola politica che può avere un senso, quella dell’etica e della dignità A
PIANTAVA FAGIOLINI IN UN CAMPO IMPUTRIDITO
Si chiamava Ioan Puscasu. E’ morto d’infarto, cioè di fatica e di caldo, cioè di lavoro. Si è sentito male mentre piantava fagiolini per quattro euro e mezzo l’ora sotto una serra di nylon alle porte di Carmagnola, a due passi da Torino. A Botosani, la città rumena da cui veniva ogni anno in Italia, di lavoro non ce n’è. Qui, come bracciante stagionale, sperava di poter guadagnare qualcosa in più per vivere meglio
LA DIFESA DELLA GENTE KURDA DI SILVAN
Le donne kurde della città di Silvan, in provincia di Diyarbakir, hanno costituito unità auto-organizzate per combattere nelle strade contro la polizia turca che minaccia esecuzioni sommarie, cerca di occupare i quartieri e mette i cecchini sui tetti delle case. Anche le anziane partecipano come possono alla resistenza, tutti scavano fossati per trincerarsi. “Siamo scese in strada per fermare la polizia dal compiere esecuzioni e impedire che venga sparso altro sangue”, hanno detto
LA FIDUCIA NEGLI ALTRI FA IL GELATO SOSPESO
Sì, certo molti si chiederanno se quel bambino è veramente bisognoso oppure se il commerciante non possa approfittare della generosità altrui. D’accordo, non lo sappiamo – dice la presidente dell’Associazione Salvamamme, che ha lanciato a Roma l’iniziativa -, ma la fiducia negli altri deve pur rinascere da qualche parte. E’ questo, forse, il valore essenziale di una bella idea che, sulla scia del caffè sospeso della tradizione partenopea, sta avendo un grande successo. Fate presto, si conclude a fine agosto
STIAMO DIVORANDO IL NOSTRO PIANETA
La situazione è nota da tempo. Per continuare a consumare l’acqua, l’aria, i suoli del pianeta al ritmo in cui complessivamente viviamo oggi, questo pianeta non è sufficente. O decidiamo di colonizzarne altri (e per fortuna non ne conosciamo di adatti) o riduciamo i nostri consumi. Ogni giorno ce lo dice l’incremento della deforestazione, della siccità, della scarsità di acqua dolce, dell’erosione dei suoli, della perdita di biodiversità e …dell’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera. La Rete globale dell’impronta ecologica quest’anno ha calcolato che l’Earth Overshoot Day, il Giorno del sovrasfruttamento, quello in cui la natura ha esaurito la capacità di far fronte alle esigenze dell’umanità, è stato il 13 agosto. Da lì in poi stiamo consumando quelle degli anni futuri. Sono soprattutto le emissioni di carbonio che continuano a spingere l’Impronta Ecologica ben al di là delle possibilità del pianeta. Non abbiamo più molto tempo per fermarle
L’IMAM CHE NON VOLEVA VEDERE BIRRE……..
Estate piena. Ferragosto. Tempo di leggere racconti di cose belle, magari provando a rendere ancor più relativo il valore del calendario, ma anche tempo di riflettere per provare a capire qualcosa in più dei codici e dei linguaggi di una realtà che mostra quasi con arroganza la sua terrificante velocità e complessità. La risacca della rete ci porta, tra i ciottoli e il bagnasciuga, questo bel reportage pubblicato in giugno dall’ottimo Vulcano Statale. Racconta il modo più impegnativo, ma forse anche il più sensato, per trascorrere qualche giorno di quella che era una “quasi-estate in riviera”, dove si dorme sul marciapiede e si insegna la democrazia ma dove, soprattutto, chi è venuto per aiutar e finisce aiutato
RIBELLARSI FACENDO LA PASSATA
Possiamo promuovere un’agricoltura e una piccola distribuzione senza partire dal denaro? Domanda difficile: qualche risposta adeguata può nascere soltanto dalla terra. Così, nell’agosto del 2014 ci si incontra per la prima volta in un campo della Basilicata a raccogliere pomodori e poi caricare cassette: due gruppi, uniti dall’idea di cercare di costruire una piccola e sperimentale filiera alternativa del pomodoro. Oggi La salsa SfruttaZero è pr…onta. Dopo la fase agricola, dalla piantumazione alla raccolta dei pomodori, è iniziata la trasformazione in Salento, a Bari ed in Basilicata, che continuerà ancora per qualche settimana. Da qualche giorn o è iniziata anche la distribuzione, ultima fase di una filiera produttiva pulita e solidale, che promuove il cibo sano, rispettoso della terra e dell’ambiente legandolo alla qualità del lavoro ed alle sue condizioni.
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