“Verso Lesbo, per restare umani”

Il 2015 sarà ricordato per gli 800mila rifugiati che hanno attraversato la Grecia per raggiungere l’Europa. Nell’isola di Lesbo, ad esempio, arrivano in migliaia ogni giorno: in ottobre si sono registrati picchi di 10/12 mila persone in una sola giornata.

 

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AVETE PRENOTATO LA CENA DI SABATO 12?
L’11 e il 12 dicembre il “Laboratorio sociale autogestito 100 celle” di Roma e la redazione di Comune promuovono una due giorni dal titolo “Ribellarsi facendo”. Venerdì 11 dicembre ore 18 si comincia con “Vivere in ecovillaggio”, incontro con Francesca Guidotti (Rete ecovillaggi italiani) e Alfredo Camozzi (animatore della Comune di Bagnaia). Sabato 12 dicembre, invece, sempre alle 18, Taverna Comunale “Riconvertiamoci”. Conversazione su ecologia, società, clima, comunità, decrescita e territorio con Laura Greco (A Sud), Alberto Castagnola (economista) e Francesco Martone (in collagamento da Parigi). A seguire cena di sostegno a Comune (per partecipare alla cena vien e proposto un contributo di 15 euro a persona, 10 per bambini e ragazzi): è indispensabile prenotare scrivendo a info@comune-info.net. Il menù? Lasagne (per veg e non), frittate, insalate e verdure di stagione, dolci e vino naturale. Insomma cibo buono e sano e ottima compagnia. Vi aspettiamo

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VERSO LESBO, PER RESTARE UMANI
Il 2015 sarà ricordato per gli ottocento mila rifugiati che hanno attraversato la Grecia per raggiungere l’Europa. Un esodo. Nell’isola di Lesbo, ad esempio, arrivano in migliaia ogni giorno: in ottobre si sono registrati picchi di 10/12 mila persone in una sola giornata. Le morti e i naufragi sono quotidiani, sull’isola si fa persino fatica a trovare luoghi idonei a seppellire i cadaveri che il mare restituisce. Da un lato l’Ue lascia la Grecia sola ad affrontare una crisi umanitaria che non ha precedenti, dall’altro sigla un accordo con la Turchia, dove Erdogan si rivela per quello che è sempre stato: un leader autoritario e guerrafondaio. Tuttavia, l’assenza pressoché totale dell’intervento istituzionale ha generato una straordinaria risposta autorganizzata della gente comune, invisibile ai “grandi” media
CATERINA AMICUCCI

ABBIAMO CARICATO IL FURGONCINO
Dei ragazzi preparano pacchi e caricano un furgoncino, li aspettano più di 2.000 chilometri di viaggio. Dalla Germania sono diretti in Sicilia, per ricercare gli assembramenti di migranti presenti sul territorio, entrare in contatto con quelli regolari e non, provare a dare una mano. Il progetto della piccola associazione Projekt Seehilfe, nato in modo spontaneo un anno fa, riscuote un certo successo. Nel secondo viaggio – prima che Angela Merkel si scoprisse buona e pronta ad accogliere i migranti – hanno distribuito anche una fornitura di skateboard: nella condizione del migrante, hanno pensato, riappropriarsi di uno spazio ludico è una ricchezza insperata quanto necessaria. La forza di questa accoglienza sta nella sua paradossale ordinarietà: quello che fanno i volontari di Ps, a dispetto della xenofobia e della politica del terrore, non è comune ma è fatto da persone comuni
ANNA DOTTI

CAPITALISMO SENZA SPERANZA
Per guardare il “dopo 13 novembre parigino” con un occhio critico abbiamo bisogno di far emergere ciò che molti fingono di dimenticare: l’Occidente è nato come colonialismo, la scoperta delle Americhe è stato lo sterminio delle popolazioni native, «il più grande genocidio dell’umanità», come lo ha definito Tzevtan Todorov. In tempi più recenti, Occidente significa Prima Guerra del Golfo. In altre parole l’Occidente non ha mai smesso un istante di fare guerra agli altri da quando è sorto. Il motore di queste guerre è il capitalismo che, non solo ha devastato il pianeta dal punto di vista ambientale e ha reso le generazioni attuali più deboli di quelle precedenti, m a ha anche aggredito l’Oriente: l’immaginario che noi abbiamo costruito si è ormai imposto come l’unico orizzonte di possibilità a tutti i popoli della terra. “Dovremmo essere onesti e dire la verità – scrive Piero Bevilacqua – Il messaggio di morte dei terroristi è figlio legittimo di questo capitalismo predatore e senza speranza…”
PIERO BEVILACQUA

IL JIHADISMO, UNA QUESTIONE INTERNA
Lo stesso giorno in cui lo Stato Islamico ha colpito Parigi e l’Europa, tra le montagne della Tunisia, un pastore di 16 anni, Mabrouk Soltani, veniva sgozzato e decapitato da jihadisti tunisini. La testa del ragazzo è stata poi affidata al cugino Choukri, perché la portasse alla famiglia, un avvertimento per l’intero villaggio di Slatniya. Gli assassini dell’Isis dimostrano ancora di conoscere alla perfezione il valore della comunicazione. Choukri ha raccontato la vicenda in una straordinaria testimonianza che serve a capire i successi dell’orrore venuto alla luce in questi anni meglio di mille analisi (potete leggerla in italiano qui, grazie a Tunisia in Red). Il commento di Santiago Alba Rico parte da lì ;: i jihadisti francesi massacrano ragazzi francesi, quelli tunisini infieriscono su un ragazzo tunisino (tanto povero da nutrirsi solo di erba e cardi) e minacciano di radere al suolo il suo villaggio. Una questione interna, altro che frontiere da sigillare. Migliaia di giovani tunisini si sentono immigrati nel loro Paese e temono lo Stato e il jihadismo che, in ogni caso, “può comprarli”. Succede un po’ la stessa cosa a migliaia di giovani francesi di origine musulmana: il cognome e l’aspetto li privano dei diritti di cittadinanza e vivono schiacciati dal doppio terrore dell’islamofobia istituzionale e del terrorismo. La stessa paura che giustifica e rende accettabili le involuzioni democratiche in Francia e in Tunisia alimenta il jihadismo dall’una e dall’altra parte. Una risposta facile non è una soluzione, le soluzioni sono difficili
SANTIAGO ALBA RICO

SIAMO COMPLICI DI QUESTA GUERRA?
E se in parte i fucili dei terroristi di Parigi fossero stati costruiti con i nostri soldi? Ci anniamo mai pensato? Nel 2014 sono state autorizzate dal governo italiano operazioni di vendita di componenti di armi per i paesi del Nord Africa e il Vicino e Medio oriente per 740.948.676 euro. L’Italia resta esportatore di spicco a livello mondiale di armi così dette leggere ed è anche fra i primi dieci produttori di sistemi d’arma e di armi pesanti. Dove li prendono i soldi le imprese che producono le armi? Dalle banche. Secondo l’ultimo report della campagna Banche armate, le banche italiane che hanno finanziato le armi sono una lista non esigua, poi ci sono le regine europee, prime tra tutte Deutsche Bank, Barclays, Banco Santander. Possia mo ribellarci a tutto questo… Un articolo e un appuntamento
CAMILLA CARABINI

IL DOPO PARIGI VISTO DALLA MARRANELLA
La fobia dell’islam, la repressione del dissenso, il razzismo contro migranti e rifugiati. Qualcuno deve pagare per Parigi, hanno pensato quelli che sono in alto mentre continuano il loro affari. Il grande circo mediatico, in questo coro, ha subito cercato qualche capro espiatorio, come dimostrano alcune trasmissioni dedicate a quello che resta uno dei quartieri più interculturali d’Europa, Tor Pignattara. Con un volantino scritto in cinque lingue (bangladese, italiano, francese, inglese, arabo) girato per le strade di questo pezzo di periferia romana incline alla vita comunitaria, è stato promosso dai cittadini, migranti e non, di ieri e di oggi, un incontro per offrire alla città uno sguardo diverso da quello fornito da media e a utorità. «Una volta i denigrati erano quelli che venivano a Tor Pignattara da altre regioni italiane, come i pugliesi. Chi veniva da altre parti se non aveva un lavoro, un’occupazione, non poteva avere la residenza» ricorda Raffaele, ex operaio della Peroni, residente a Tor Pignattara dagli anni ’50
ROBERTO MONDIN

RIDURRE LE MERCI
Tutti parlano di aumento della temperatura terrestre, del pericolo di avanzata dei deserti, di tempeste tropicali, di fusione dei ghiacciai, di aumento del livello dei mari, ma nessuno dice esplicitamente che tutti questi guai sono dovuti alla crescente domanda di energia la quale, a sua volta, dipende, direttamente o indirettamente dai combustibili fossili. Per rallentare i cambiamenti climatici non è possibile diminuire i gas serra che già sono nell’atmosfera. Si può solo aggiungerne di meno. Per farlo bisogna usare meno energia fossile, cioè ridurre le merci. Per i governanti questo significa disturbare gli interessi della maggior parte degli elettori, venditori di combustibili, fabbricanti di merci, padroni e lavoratori e commercianti e gli stessi cittadini “consumatori” intossicati dalla pubblicità, complici e vittime…
GIORGIO NEBBIA

CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA
Il mandato delle grandi imprese ai governi è noto: le misure contro il cambiamento climatico non dovranno costituire un mezzo di limitazione del commercio internazionale
ALBERTO ZORATTI

GIUSTO UN ACCORDO, NON UN ACCORDO GIUSTO
È da poco cominciata la seconda settimana di negoziato della Cop21. Movimenti e società civile si preparano al 12 dicembre con diverse di attività di mobilitazione. “Non è un caso che per le azioni di piazza finali si sia scelto il giorno dopo la conclusione – spiega Francesco Martone da Parigi -, come a significare che vista l’inadeguatezza dei governi, spetterà ai popoli, alle comunità e ai movimenti costruire reti, condividere pratiche di resistenza all’espansione della frontiera estrattiva e modelli di consumo e produzione alternativi fondati sulla giustizia ecologica e sociale… “
FRANCESCO MARTONE

IL BIVIO DI PARIGI: DOSSIER SUL CLIMA

NOTIZIE GIORNO PER GIORNO DAL VERTICE FRANCESE

MI DISPIACE PER VOI
Lynelle Cantwell è una studentessa di diciassette anni e ha scoperto che il suo nome era stato inserito in un sondaggio creato dai compagni di classe per eleggere “la ragazza più brutta della scuola”, al quale hanno poi preso parte, in modo anonimo, più di cento persone. Questa è la risposta, semplice e straordinaria, di Lynelle: “Per la persona che ha creato il sondaggio. Mi dispiace che la tua vita sia così triste da portarti a buttare giù quella degli altri. Per le dodici persone che mi hanno votato, relegandomi al quarto posto. Mi dispiace anche per voi. Mi dispiace che non abbiate avuto la possibilità… SEGUE QUI

QUESTO DETTATO CONTIENE UN SACCO DI BUGIE
«Ogni occasione è buona per imparare divertendosi. Così, qualche mattina fa, una bellissima discussione sulle bugie – scrive il maestro Paolo L. – ha prodotto questo dettato di cui Gianni Rodari sarebbe orgoglioso: “A proposito di bugie. Dettato difficilissimo. Questo dettato contiene un sacco di bugie. Quindi, tanto per dire, non sarà per niente difficile. In compenso questo dettato sarà corto e sarà pieno di nomi di animali. Martello, astuccio, mongolfiera, treno, Asdrubale, Giovannino, motocicletta, lavatrice, pennarello, mappamondo… SEGUE QUI

A UN PASSO DALLA VITTORIA
Il riconoscimento anche giuridico dell’autogestione dell’hotel Bauen di Buenos Aires è a un passo: la camera dei deputati ha approvato l’esproprio dell’hotel a favore dei 130 soci della cooperativa che da tredici anni attuano con successo l’autogestione del Bauen. Se nei prossimi giorni anche il senato approverà il progetto di legge, la proprietà dello storico albergo sarà legalmente attribuita alla cooperativa. L’hotel Bauen è una delle oltre trecento imprese argentine che dalla crisi economica del 2001 a oggi, sono state recuperate e autogestite dai lavoratori. Il Bauen è stato costruito nel 1978, durante la dittatura e nell’ambito dei progetti per i Mondiali di calcio: questo grazie a ingenti prestiti da parte del Banco Nacional de Desarrollo, mai restituiti dai proprietari (la famiglia Iurkovich prima, la società Mercoteles poi). Nel 2001 viene dichiarato il fallimento e quindi il licenziamento del personale: ma i lavoratori non si arrendono e nel 2003 lo recuperano e iniziano l’autogestione, dando spazio sia iniziative solidarie e comunitarie che all’accoglienza dei turisti
LAURA VALES

ABITARE IL WEB IN MODO DIVERSO
“Abbiamo sentito l’esigenza di creare un ambiente etico e sostenibile in grado di diventare un punto di riferimento per l’economia solidale – spiegano quelli di Social Business World, un vero e proprio social network, non un sito o blog o portale ma una piattaforma internazionale – Con il nostro lavoro cerchiamo di supportare grandi e piccoli produttori, fornitori di servizi etici, organizzazioni non profit, associazioni, istituzioni che operano per il bene comune, fornendo loro strumenti gratuiti di comunicazione e aggregazione…”
RICCARDO TROISI

CONDIVIDERE E COLLABORARE A ROMA
È nato a Roma un “Coordinamento di realtà collaborative” per mettere in rete le molte esperienze nate in città negli ultimi anni tra coworking, fablab, riciclo, agricoltura urbana e sociale, welfare comunitario e open source. L’idea è di dare fiato e gambe a un ecosistema collaborativo di soggetti paritari capace di trattenere nei territori il valore della produzione sociale. Il coordinamento ha già fissato per il week end del 9 e 10 gennaio 2016 un laboratorio di coprogettazione urbana, per immaginare insieme le risposte collettive che è possibile dare in uno dei momenti più drammatici per questa città
STEFANO SIMONCINI

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