“Creare beni comuni”

Ovunque gli spazi urbani vengono privatizzati, le strade commercializzate ed è proibito persino sdraiarsi su di una spiaggia senza pagare. I fiumi intanto vengono contenuti dalle dighe, le foreste disboscate, l’acqua imbottigliata….

 

 

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CREARE BENI COMUNI
Ovunque gli spazi urbani vengono privatizzati, le strade commercializzate ed è proibito persino sdraiarsi su di una spiaggia senza pagare. I fiumi intanto vengono contenuti dalle dighe, le foreste disboscate, l’acqua imbottigliata e messa sul mercato, i sistemi di conoscenza tradizionali saccheggiati attraverso norme di proprietà intellettuale e le scuole trasformate in imprese. Ciò spiega perché l’idea dei beni comuni esercita una forte attrattiva sull’immaginario collettivo. Del resto in ogni angolo del mondo gruppi di persone hanno cominciato a costruire insieme beni comuni: orti urbani, banche del tempo, gruppi di acquisto solidale, monete locali, licenze creative commons, pratiche di baratto, cucine popolari, esperienze di pesca comunitaria… Creare e difendere beni comuni è più di un argine contro gli assalti neoliberisti alle nostre vite. È la forma embrionale di un modo diverso di vivere, è il seme di una società oltre il mercato e lo stato. “Il nostro compito è comprendere come possiamo connettere queste diverse realtà – spiegano in questo splendido saggio George Caffentzis e Silvia Federici – E come possiamo assicurarci che i beni comuni che creiamo siano realmente trasformativi delle nostre relazioni sociali e non possano essere cooptati”. Nella foto principale che trovate in questo articolo, un momento del pranzo comunitario al centro sociale il Pozzo di Firenze, preparato dalla Comunità delle Piagge
GEORGE CAFFENTZIS E SILVIA FEDERICI

METTERE IN COMUNE JOHN HOLLOWAY

CAMMINARE DOMANDANDO
[ALESSANDRO SANTORO, COMUNITÀ DELLE PIAGGE]
Non posso non sentirmi parte di questa meravigliosa famiglia dei senza potere che ci prova a ricostruire un mondo altro dal basso, mettendo testa cuore e piedi a servizio del bene comune e della nostra madre terra. Sono con voi … e con me tutta al comunità delle Piagge

LUI TRONCA, NOI CI RIBELLIAMO
Hanno recuperato un casale abbandonato in periferia, lo hanno restituito ai cittadini promuovendo e ospitando iniziative sociali e culturali, hanno trovato il tempo, le idee e i compagni di strada per mettere su l’orto, il mercato contadino mensile, la biosteria, la ciclofficina, il Gruppo di acquisto solidale… Tutto senza sostegno dalle istituzioni e senza fare del profitto la bussola del proprio agire. Eppure in questi giorni l’ex casale Falchetti di Roma, autogestito dal Laboratorio sociale 100 celle, ha ricevuto una lettera (come molti altri spazi sociali della città) con cui il commissario Tronca chiede soldi e invita a lasciare le chiavi…
LABORATORIO SO CIALE 100CELLE

PERIFERIE ROMANE [CARLO CELLAMARE]

IL CLIMA, LA TAVERNA E LA VITA IN COMUNE [PINILLA DE GIROLAMO]

NIENTE TORNERÀ COME PRIMA IN AMERICA LATINA
Nessun libro di storia dell’América Latina ricorderà il 2015 come un anno delle rivoluzioni ma tutti dovrebbero segnalarne la straordinaria importanza. Mentre si fa ogni giorno più veloce il declino dei governi progressisti, un’alchimia assai diversa ricompone con nuove energie e inediti protagonisti il composito patchwork dei movimenti antisistemici. Diversi tra loro si apprestano a fronteggiare quell’avanzata delle destre che, puntuali, presentano i riti consunti dell’alternanza politica. Al di là dei discorsi sull’orgoglio patrio e i socialismi del futuro, tuttavia, le esperienze vissute da milioni di persone producono sempre cambiamenti veri che sedimentano nella società: nulla tor nerà come prima dell’era progressista. La tristezza di chi rimpiange la retorica di grandi leader carismatici apre un contrasto interessante con l’allegria di chi, come Raúl Zibechi, insiste nel credere che i movimenti sociali giochino un ruolo centrale nei cambiamenti più profondi e che la storia la facciano i popoli e non i governi
RAÚL ZIBECHI

UN GOVERNO INDIGENO AUTONOMO
Il primo governo autonomo indigeno del Perù è stato istituito da 85 comunità wampis alla fine di novembre. Si tratta di una scelta che potrebbe avere grande rilevanza per tutte le lotte popolari e indigene della regione. La popolazione amazzonica wampis l’ha fatta dopo un lungo percorso di lotte contro le imprese petrolifere, minerarie e forestali che estraggono profitti depredando il loro territorio. Gli indigeni ritengono di non potersi più affidare a ipotetici atti di giustizia da parte delle istituzioni e di chi detiene il potere formale e sostanziale in Perù
R.Z.

DALLA PARTE DEL CIELO
Capire cosa ci aspetta in futuro, per evitare di essere soffocati a ritmi sempre meno lenti quanto inesorabili, è un’impresa ardua quanto essenziale. Se fossimo intenzionati a farlo, dovremmo forse sforzarci di leggere i risultati della Conferenza di Parigi (Il bivio di Parigi) sul clima da una prospettiva del tutto diversa da quelle considerate abitualmente. Dalla parte del cielo e dell’aria, per esempio. Oppure da quella, femminile, della Terra. Dalla prospettiva di una Madre che la furia produttivista e l’ossessione della crescita stanno decomponendo. Sarà indispensabile riuscire a tenere uno sguardo de-colonizzato, anche perché enormi inganni media tici continuano a pompare fitte coltri di nubi tossiche sullo stato delle cose e sulla direzione di marcia tracciata di chi si arroga il diritto di decidere se e come salvare il pianeta. Lo chiamano “net negative emissions” in gergo, un altro escamotage per far capire che, a parte qualche correzione, la rotta è sempre quella segnata dall’ideologia del capitalismo estrattivista. Ecco, mettersi dalla parte del cielo, oggi significa forse per prima cosa far di tutto per decodificare e svelare l’inganno devastante che s’insinua in ogni piega del discorso
FRANCESCO MARTONE

BRINDISI ABRUZZESE
Ci sono notizie che non aprono i tg e non finiscono in prima pagina. Dicembre ne ha regalate due: il blocco delle eradicazioni degli ulivi in Puglia e quello del progetto Ombrina in Abruzzo. La lotta contro governo e multinazionali del petrolio voleva scongiurare l’idea di rendere l’Abruzzo un distretto minerario. “Ora lo possiamo dire con certezza. La scommessa è vinta… – scrivono il centeo sociale Zona 22 e Laboratorio 61 – Diamoci il tempo di brindare e chiudiamo l’anno 2015 con il più bel regalo che l’Abruzzo poteva farsi. Ma facciamo del 2016 l’anno della svolta… Facciamolo a partire da noi…”
ZONA22 E LAB 61

L’EMPORIO, IL NEGOZIO SENZA MERCANTI
Immaginate un negozio senza merci, ma con molti beni. Un luogo in cui sai cosa compri e chi te la vende. Dove non ci sono pubblicità e confezioni ingannevoli. Il prezzo serve a ripagare un lavoro utile e ben fatto. Null’altro. Un luogo nel quale lavorano anche ragazzi con fragilità di vario tipo. Un luogo dove trovare prodotti di agricoltura biologica, dove partecipare a laboratori per grandi e piccoli e dove usufruire di servizi di finanza critica. Un non-negozio, animato da associazioni, cooperative, Gas dove puoi entrare anche se non hai bisogno di nulla perché gli empori sono anche luoghi di informazione e cultura…
PAOLO CACCIARI

IL NEGOZIO DOVE SI RIPARA IL MONDO

POSSIAMO FARE A MENO DEI FONDI ETICI?
Che la finanza proposta da Banca etica (Be) sia una rottura sotto diversi punti di vista rispetto al sistema finanziario (a cominciare da “trasparenza” e “partecipazione”, ciò che manca nella finanza tradizionale come le recenti vicende di Banca eturia dimostrano, leggi anche Ma quali banche tossiche… di Andrea Baranes), è cosa sempre più nota. Per questo un istituto di credito di questo tipo è poco amato da quelli che sono in alto. Tuttavia, la finanza etica ha bisogno di restare un processo aperto, un movimento, con inevitabili limiti, vivo, che non rinuncia a mettersi in discussione. Ospitiamo qui una lettera di Paolo Trezzi, un punto di vista critico e dettagliato su Etica sgr, la società di gestione del risparmio di Be, che corre sempre di più il rischio di amministrare portafogli di società quotate piuttosto discutibili
PAOLO TREZZI

IL SALMONE STA PIANGENDO
Non bastavano gli allevamenti intensivi dove i salmoni, come ogni altro animale, vengono cresciuti in condizioni inaccettabili per i pesci stessi e per chi se ne nutre. Adesso dagli Usa arriva anche un super salmone ogm, capace di raggiungere il peso utile per essere messo in commercio in 16-18 mesi anziché nei 30 mesi necessari a un esemplare tradizionale. Per le industrie significa ottenere più cicli di produzione e ridurre i costi di allevamento. A novembre l’agenzia governativa statunitense che si occupa della regolamentazione degli alimenti e dei medicinali ha dato il via libera alla commercializzazione di questo salmone geneticamente modificato sostenendo che è nutriente come quello dell’Atlantico e che non c’è alcuna d ifferenza biologica con un salmone tradizionale
GUSTAVO DUCH

CAOS CALMO…
… in attesa di pioggia e vento che spazzino via quelle polveri sottili che uccidono corpi ed anime. A quando il giorno in cui decidiamo di bloccare spontaneamente quelle scatole che trasportano i nostri corpi inermi? Che bello sarebbe se per un giorno provassimo, senza imposizioni, a riprenderci il gusto di godere di una città senz’auto. Che bello sarebbe ascoltare le voci dei nostri bambini e delle nostre bambine che giocano per strada in piena libertà. Che bello sarebbe scoprire che per camminare e andare in bici non ci sarebbe bisogno di percorsi dedicati, perchè quello spazio è di nuovo delle persone, di quelle stesse che avevano dimenticato il fascino antico del deambulare…
PAOLO PIACENTINI

METTERE IN COMUNE [PAOLO PIACENTINI]
Ci sono storie che vanno salvate e valorizzate. Ci sono storie che disegnano ogni giorno spaccati di vita vissuta lontano dai riflettori. Ci sono storie piccole che arricchiscono il pensiero e aiutano ad avere una visione più ampia. Ci sono storie radicali presentate con quella “tenerezza rivoluzionaria” che con il linguaggio della non violenza aiutano a costruire un nuovo umanesimo. Ecco perché la storia di Comune, merita di essere sostenuta anche da chi non ne condivide i contenuti o la forma. Va sostenuta perché è un racconto pieno di senso e che cerca di mettere in “Comune” esperienze concrete. Io la sosterrò. Buon cammino

METTERE IL DISCUSSIONE IL DOMINIO DELL’AUTO
“Non invidiava le automobili, sapeva che in automobile si attraversa ma non si conosce una terra. A piedi, …vai veramente in campagna, prendi sentieri e costeggi le vigne, vedi tutto. C’è la stessa differenza che guardare un’acqua e saltarci dentro” (Cesare Pavese). Esperienze, storie, articoli per alimentare una mobilità diversa:
R.C.

10 BUONE IDEE PER CAMMINARE INSIEME [GIANLUCA CARMOSINO]

UNA RIFONDAZIONE DELLA POLIS [SERGE LATOUCHE]

L’ARTE DI FARSI UN TAVOLO CON I FUNGHI
C’è chi guarda un fungo e pensa al grado di soddisfazione del suo stomaco, e poi c’è Phil Ross che guarda un fungo e pensa ad un’alternativa sostenibile al legno, alla plastica, ai materiali di uso comune. Dite la verità, non ci avevate pensato mica ad arredare la casa con il “fungo dell’immortalità”?
SANTA SPANÒ

UN ANNO DI BICI E ACQUA
Scarica, stampa, fotocopia, appendi, distribuisci, colora, ritaglia, modifica, regala…il calendario 2016 (gratuito) a impatto zero!
FELYNX

NELL’INTERESSE COMUNE… [FELYNX]
… di liberare informazione e conoscenza, condividerle, elaborarle e poi condividerle ancora in un’evoluzione continua verso un mondo migliore. In una realtà in cui tutti siamo al tempo stesso creatori e fruitori è fondamentale che questa condizione sia possibile fuori da logiche di sfruttamento e consumismo… il sostegno è Comune

IL GREMBIULE DI MIA NONNA
“Un giorno, sopra ad un giornale, ho letto che i microbi che stanno dentro casa, se non stiamo attenti, ci si mangiano. Il giornale diceva pure che gli strofinacci sono pericolosi perché “sono un concentrato di germi”! ‘Uh Gesù, e adesso come devo fare!” e ho guardato lo strofinaccio appeso alla sedia’… Le vecchie di una volta il grembiule non se lo levavano mai, dalla mattina alla sera, così non si sporcava il vestito, che quello uno solo era… Con quello strumento ci facevano tutto… na volta mi ricordo che mia nonna ci portò pure i pulcini… Quando tornavano dall’orto, dentro il fagotto ci tenevano sempre o le fascine e i legnetti per accendere il fuoco, o i piselli e le zucchine dell’orto… Dentro la tasca ci tenevano sempre un ditale, un rocchetto con l’ago e il filo infilato, il gomitolo per fare la calza e, affianco, il fazzoletto del naso sporco… Certe volte io mi andavo a nascondere lì sotto per non farmi prendere da mia madre… Non è che per caso i medici che parlano di “germi sugli strofinacci” dicono fesserie?…”
FLORA DELLI QUADRI

 

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