“Fecero un deserto e lo chiamarono pace”

Venticinque anni fa iniziava Desert Storm sull’Iraq. No, non abbiamo dimenticato le vittime, soprattutto bambini e bambine, la vendetta di Saddam, la seconda guerra, le sanzioni, la spartizione delle risorse, quella di allora e quella di oggi.

 

 

NEWSLETTER DI COMUNE

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Hanno bisogno di noi. E noi di Comune [campagna Sbilanciamoci!]

Loro hanno bisogno di noi, e tutti noi abbiamo bisogno del lavoro di Comune.

Un racconto diverso [Enzo Maisto]

Quando parlo di spesa consapevole e mi sento solo; quando osservo le strade della mia città sommerse da evitabili rifiuti dopo una giornata di shopping natalizio e nel frattempo mi rimbombano nelle orecchie le entusiaste dichiarazioni degli economisti sulla ripresa dei consumi; quando sui quotidiani leggo i trafiletti in quindicesima pagina sui disastri ambientali e li confronto con i titoli a sette colonne dell’ultima esternazione di un funzionario di partito; quando vedo e sento queste e mille altre frustranti cose mi ricordo che ci siete voi e altri come voi che lavorano ogni giorno per raccontare la parte migliore di questo paese. E allora mi faccio forza e non mollo.

FECERO UN DESERTO E LO CHIAMARONO PACE
Venticinque anni fa iniziava Desert Storm sull’Iraq. No, non abbiamo dimenticato le vittime, soprattutto bambini e bambine, la vendetta di Saddam, la seconda guerra, le sanzioni, la spartizione delle risorse, quella di allora e quella di oggi. Non abbiamo dimenticato il movimento pacifista, i gesti di disobbedienza, i soldati iracheni che scelsero la diserzione e quelli che si rivoltarono contro Saddam, la nonviolenza attiva dei cooperanti. No, non abbiamo dimenticato. E non abbiamo smesso di costruire ponti
MARTINA PIGNATTI MORANO

OLTRE IL RICATTO DELL’OCCUPAZIONE
È una sfida immane quella che consentirebbe di smontare la logica del binomio accumulazione/occupazione al fine di liberarsene. La chiave di volta per vincerla e sottrarsi così al ricatto esercitato dall’occupazione, scrive Stefania Barca, è riconoscere che esso si fonda sulla divisione sessuale del lavoro, sull’indiscusso primato della ‘produzione’ sulla riproduzione’. La teoria e la critica eco-femminista hanno decostruito la visione androcentrica dell’economia mostrandone il nesso con la crisi ecologica contemporanea, una crisi che deriva proprio dalla subordinazione della riproduzione – attivitá storicamente femminilizzata – alla produzione, attr averso processi di valorazione economica/monetaria centrati sulla trasformazione della natura in merce, per mezzo di lavoro salariato, e sulla esternalizzazione dei costi socio-ecologici. Come possiamo sbarazzarci una volta per sempre di quella nefasta visione e dei dualismi concettuali che reggono la divisione sessuale del lavoro? Alcune idee per la rivoluzione ecologica del nostro tempo
STEFANIA BARCA

IL BISOGNO DI CURE DOPO IL COLLASSO ROMANO
Mafia Capitale su amministrazione e partiti, la defenestrazione autoritaria del sindaco, le periferie abbandonate alla criminalità e al razzismo, il perdurare dello stato di degrado e ingovernabilità della città, il combinato di giubileo e minaccia terroristica, l’emergenza climatica che diventa questione di salute pubblica, sono solo alcuni dei fattori endogeni ed esogeni di una situazione al limite, che un commissariamento prefettizio, privo di relazioni e competenze territoriali consolidate, non può e non deve risollevare. Si ha la netta sensazione che questa crisi somigli sempre di più al collasso di un intero sistema urbano. Roma come la vediamo oggi non è il prodotto del caso o della se mplice assenza di pianificazione, ma di scelte precise in risposta a precisi interessi. La sua forma attuale (le cinque città disconnesse) è specchio dell’articolazione degli interessi privatistici che l’hanno edificata. Di cosa ha bisogno Roma? Di governi di prossimità partecipati, di comunità di comunità, di un nuovo protagonismo civico, di incontri pubblici, laboratori e assemblee…
STEFANO SIMONCINI

ABBIAMO BISOGNO DI SPERANZA
Le nostre vite sono invase da schemi culturali che fanno continuamente riferimento ai sintomi e al disturbo. “L’unità di misura è il comportamento e l’adattamento funzionale del singolo alla società – scrive Alain Goussot – Questo vale sia per l’ambito scolastico, gli apprendimenti, il lavoro e la vita personale” Insomma, la spiegazione di fallimenti e difficoltà va cercata essenzialmente nel singolo individuo. Non contano le relazioni e il contesto. Questo modo di guardare le cose “non crede nelle potenzialità della persona, nelle sue capacità di riscattarsi”. Il dominio della cultura clinico-terapeutica finisce per umiliare, mortificare e trasformare le persone (a cominciare dagli alunni) ch e si trovano in un momento di difficoltà da soggetti di desiderio, di diritto, di cultura in oggetti di cura, di trattamento speciale o di assistenza. A questa logica che disumanizza e produce disperazione occorre rispondere costruendo le possibilità della speranza, pedagogie della speranza (come quelle di Freinet, Lodi, Montessori, Freire…)
ALAIN GOUSSOT

RADICI PER VOLARE
«“L’insegnante deve essere buono, comprensivo, paziente, dare buoni voti, ascoltare tutti e mettersi dalla parte dell’alunno, deve saper usare la tecnologia, conoscere la lingua inglese, capire le esigenze dei ragazzini…”. Mi pare poco, veramente poco… – scrive Claudia Fanti, maestra – Pochissimi si preoccupano di buona sintassi, di arricchimento lessicale, di scritture diversificate per genere e scopi, di ortografia, di riflessione sulla lingua, di cura per le conversazioni e l’orale, di avvio alla comprensione e fruizione di letture di diverso tipo, di avvio alla capacità di sintesi e di rielaborazione, di uso sicuro di dizionari e atlanti (anche cartacei), di poesia… insomma io mi preoccuperei molto anche del cognitivo, del cosa insegna la maestra (o il maestro) relativamente alle sue materie, in quale modo lo fa e che a tutti i bambini e le bambine vengano forniti gli strumenti per crescere linguisticamente in maniera libera ma sensata e in modo che il linguaggio venga arricchito sempre più per far sì che il bambino lo domini e lo utilizzi in modo adeguato alla propria età e alle proprie “dotazioni” di partenza…». Smettiamola con la didattica e le “riforme” ricche di tempi veloci e attività estemporanee
CLAUDIA FANTI

IMPARARE A IMMAGINARE IL FUTURO
Abbiamo bisogno di imparare ad imparare, di disegnare il futuro, di luoghi e momenti per farlo insieme. Come cambieranno i saperi, la scuola, la formazione, i media e le tecnologie che ci mettono in comunicazione? Come cambieranno le città, i modi dell’autogoverno, le forme collaborative? “Essere cittadini oggi non è solo farsi amministrare, farsi governare – scrive Giovanni Fioravanti -, ma è un pensare collettivo, forse è questa la nuova frontiera della partecipazione… Le città sfruttate, le città ridotte a mercato, le città consumate, le città morte per le persone: pensare al futuro significa prima di tutto riscattare le nostre esistenze e le nostre città da tutto ciò…”
GIOVANNI FIORAVANTI

LA NORMALITÀ ARABA
Sono già trascorsi cinque lunghi anni. L’incendio era divampato in Tunisia ma sembrava estendersi ovunque, dal Marocco all’Arabia Saudita. Le tirannie cadevano o comunque, una dopo l’altra, venivano minacciate da un forte vento di libertà e giustizia sociale. Oggi soffia un vento molto diverso, una versione perfino estrema della normalità precedente. Quali fattori hanno generato la restaurazione? Le cause economiche, politiche e sociali che hanno fatto sollevare i popoli cinque anni fa sono vive e diventate ancora più gravi. Santiago Alba Rico afferma che manca quel soggetto collettivo che, appena concepito e poi abortito, non solo è stato sul punto di sbarazzarsi delle dittature, degli interventi neocol oniali e dell’islamismo radicale wahabita ma ha nutrito il movimento globale per la democrazia contro il capitalismo
SANTIAGO ALBA RICO

LA SOLIDARIETÀ NON È UN REATO
Liberati senza accuse i tre pompieri sivigliani volontari arrestati a Lesbo dietro cauzione di 5.000 euro cadauno. Liberi anche i due volontari danesi anche se ad uno è proibito lasciar la Grecia per i prossimi diciotto mesi in attesa di un nuovo processo. Perché erano stati arrestati? Per aver salvato migranti
R. C.

SCOZIA, IL VENTO DÀ ENERGIA AL 97% DELLE CASE
Anno record per le rinnovabili in Scozia. I campi eolici sono qui riusciti a fornire quasi la totalità dell’energia necessaria ad alimentare i fabbisogni domestici nel 2015: il 97 per cento per la precisione. Anche il solare è cresciuto. La Scozia vuole diventare completamente libera dal petrolio entro il 2030. E l’Italia? O no. A noi sole e vento non servono. Ci piace fare buchi…
MARIA RITA D’ORSOGNA

SMONTARE SEMPRE LA MENZOGNA XYLELLISTA
Come prevedibile la cricca Asfaltiamo gli ulivi del Salento non si placa e scatena allarmismi, controffensive mediatiche e attacchi alla magistratura… Ecco tre piste che cercheranno di battere in continuazione
CROCIFISSO ALOISI

BOICOTTAGGIO, UN GESTO D’AMORE PER LA VITA
La terra, che garantisce e sostiene la vita, troppo spesso e in troppe parti del mondo viene sfruttata con il solo scopo di accumulare capitale. Una logica che da un lato produce enormi profitti per pochi e dall’altro causa distruzione di interi ecosistemi, appropriazione illegale di territori, povertà e oppressione per intere comunità: questo sia che si tratti delle monocolture che dell’occupazione dei territori palestinesi da parte delle aziende agricole israeliane. Esiste però uno strumento che possiamo utilizzare ogni giorno: il boicottaggio. Che di fronte ad un’economia che distrugge diventa un atto d’amore per la vita
GUSTAVO DUCH

HO PAURA, QUESTA VOLTA HO DAVVERO PAURA
“Ho sempre dato poca importanza alle minacce che mi arrivano via facebook – scrive Saverio Tommasi, attore, scrittore, blogger e amico della redazione di Comune – … fino ad oggi, non ho mai avuto davvero paura… nonostante vi siano due pagine fake nate esclusivamente per insultarmi… Poi questa mattina, aprendo facebook, sono inciampato in un “evento”. Si chiama Travestirsi da profugo e chiedere asilo a casa Tommasi… SEGUE QUI

BANCHE, CASE VUOTE E FAMIGLIE SENZA CASA
È così assurdo pensare di acquisire quelle case vuote di proprietà delle banche che hanno beneficiato di molti aiuti, per utilizzarle al fine di garantire il diritto all’abitare? La stessa proposta (considerando l’articolo 42 della Costituzione) potrebbe valere anche per le migliaia di capannoni vuoti e abbandonati…
DOMENICO FINIGUERRA

PRIMA DI ALLACCIARVI LE SCARPE
Rapporti di lavoro precari, contratti di quattro ore, lavoro nero, ricatto della manodopera straniera, rischi per la sicurezza e per la salute degli operai sono solo alcune delle caratteristiche evidenziate dal rapporto “Una dura storia di cuoio”, curato dalla campagna Abiti Puliti e dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo sulla produzione di pelle (con particolare riferimento al distretto toscano). Per le scuole e i gruppi sono state prodotte delle infografiche che raccontano le condizioni di lavoro dell’industria del cuoio e il suo impatto ambientale. Non è mai troppo tardi per informarsi e agire
ABITI PULITI E CNMS

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