“La guerra dei ricchi”

La legge che in Danimarca autorizza il sequestro dei beni a chi migra è in primo luogo un atto spietato che li priva di “quel poco che resta della loro integrità umana”.

NEWSLETTER DI COMUNE

 

FACCIAMO COMUNE INSIEME

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UNA FINESTRA DI LIBERTÀ
[L’ADESIONE DI BRUNO AMOROSO ALLA CAMPAGNA FACCIAMO COMUNE INSIEME]
Carissimi, capisco bene le difficoltà di gestire un sito libero ma queste sono la dimostrazione che abbiamo ragione a denunciare il precipizio nel quale siamo caduti. E come scriveva Sartre: “Siamo tutti complici e vittime”. La tragedia già descritta nel passato è di tale ampiezza che “in un mondo in cui tutti fuggono a gambe levate in tutte le direzioni, anche chi cammina composto nella direzione opposta sembra che fugga”. La compostezza di Comune, nel mantenere aperta una finestra di libertà di espressione, non va intesa come collusione – cioè far finta che tutto sia normale – e neanche di pretendere la possibilità di una alternativa al presente in Europa, che non esiste (né l’alternativa né l&rsquo ;Europa). È un onesto sforzo di continuare a vivere e pensare senza lasciarsi corrompere dalle sirene del compromesso (che nessuno vuole) e della retorica della democrazia (che non esiste)

LA GUERRA DEI RICCHI
Non si tratta solo di rendere esplicita l’imputazione dei migranti come una massa di potenziali criminali. La legge che in Danimarca autorizza il sequestro dei beni a chi migra è in primo luogo un atto spietato che li priva di “quel poco che resta della loro integrità umana”. Il potere ha sempre bisogno di disumanizzare il nemico. Perchè, come spiega Bruno Amoroso, docente da molti anni all’università di Roskilde (Danimarca), le politiche di austerity dell’Ue o quelle razziste danesi sono in realtà atti di potere, l’espressione della nuova guerra dichiarata dai ricchi contro gli impoveriti. Forse ha ragione Fiorella Mannoia che n el rilanciare l’articolo di Bruno Amoroso, tra l’altro, scrive: “È una guerra ai poveri ordita e ben organizzata. Non ho soluzioni ma sento il dovere di cercare la verità…”. Un pezzo di quella verità è questo: ma i danesi sono diventati tutti razzisti? Naturalmente no, dice Amoroso, la differenza tra cittadini e politica resta, come in altri paesi, notevole
BRUNO AMOROSO

COSA HO FATTO? NON HO FATTO NIENTE
Emilia Kamvisi ha 85 anni, vive a Lesbo, dove non smette di aiutare i profughi a trovare riparo. Figlia di rifugiati, dice che non ha dimenticato la sua infanzia sotto l’occupazione nazista. ”Cosa ho fatto? Non ho fatto niente”, ha detto Emilia, quando ha saputo che una sua foto – in cui è ritratta (insieme a due amiche, di 89 e 85 anni) mentra dà il biberon a un piccolo siriano – ha fatto il giro del mondo e qualcuno vuole candidarla al Nobel per la pace. Con giovani volontari di molti paesi, a salvare vite in mare a Lesbo non ci sono forze di polizia europee ma anziane, pescatori, insegnanti, casalinghe, persone comuni
ALESSANDRA MAGLIARO

MORIA, LA COLLINA DEGLI AFGHANI CATERINA AMICUCCI

VINCITORI E RICERCATORI. DEDICATO A GIULIO REGENI
“Ho incontrato nella mia vita diversi vincitori. Da ragazzo li ho invidiati. Poi – scrive Lucilio Santoni, scrittore -, con lo svilupparsi della ragione, ho disprezzato i loro nomi. Ho capito che erano carichi di egoismo e di solitudine… Per vincere è necessario il massimo dell’individualismo combinato col massimo dell’omologazione… Ma ho anche conosciuto un’altra stirpe di uomini. Che mi ha aiutato a vivere e ad essa sono grato. Una stirpe che ha perseguito la propria felicità dentro la libertà degli altri e ha ricercato la libertà dentro la felicità di chi gli stava intorno. A volte questi uomini hanno perso alcune battaglie nella vi ta, ma dentro le sconfitte hanno trovato le ragioni per andare avanti insieme agli altri;… si sono appassionati alle domande, con la consapevolezza che quelle vere non hanno mai risposta e le altre la risposta non la meritano. Hanno trovato e sempre troveranno la compagnia dei simili e forse persino l’amore…”
LUCILIO SANTONI

UN CAMPO SAHRAWI A BORDEAUX
I primi gruppi di Sahrawi sono arrivati a Bordeaux nel 2012. L’estate scorsa un boom. Oggi si è costituita una piccola comunità di oltre trecento persone. All’inizio si erano insediate sotto a un ponte della riva destra della Garonna. Poi a novembre sono stati cacciati dalla polizia e da allora occupano i capannoni di una fabbrica di prodotti chimici abbandonata. Si portano dietro la vita nel deserto, ma soprattutto quarant’anni di resistenza contro il Marocco e contro un muro di 270 chilometri, quarant’anni di lotta per la propria sopravvivenza e per l’indipendenza. Oggi alcuni murales decorano le pareti esterne dei capannoni. La vita di ogni giorno, i canti e le poesie mostrano una comunità c he vuole farsi conoscere. Una comunità ricca di speranza e dignità. Reportage MARINO FICCO

WORKERS BUYOUT
L’ennesima definizione inglese per un fenomeno che anche in Italia si è affermato in questi anni della crisi. Indica la realtà dei lavoratori che a fronte della chiusura oppure del fallimento dell’azienda di cui sono dipendenti, utilizzando il Tfr, i risparmi e la liquidità di mobilitazione, hanno rilevato in tutto o in parte l’impresa diventandone collettivamente proprietari. Un fenomeno tutt’altro che trascurabile: dal 2007 al 2014 si è passati da 81 a 122 casi
TONIO DELL’OLIO

I GIOCHI CHE EDUCANO ALLE DIFFERENZE
Il percorso sarà di certo lungo ma, per disinnescare l’ansia di certi genitori ossessionati dall’idea che i loro piccoli prima o poi possano doversi misurare con l’”ideologia del gender”, si potrebbe cominciare dalle carte. Le carte? Sì, certo, le carte da gioco. In fondo, quando si hanno in mano quelle vincenti, bisogna saper giocare in modo leale, diceva Oscar Wilde, uno che sulle banalità dettate dal pregiudizio doveva saperla lunga. Lecarte (e i cartoncini) per inventare efficaci antidoti alla discriminazione, al bullismo, alla violenza, alla prevaricazione, ma più in generale alla gestione tossica dei conflitti, le fornisce Barbara Imbergamo. La fantasia, invece, la deve mettere chi gioca ma ai bambini di solito non manca. I giochi di Pariqual sono un vero toccasana contro l’educazione che suona con un solo accordo ma pretende di annoiare molteplici ascolti
R.C.

L’ENNESIMA NOTIZIA SBALORDITIVA
“La storia del prof Stefano Rho, quarantatré anni, sposato e padre di tre figlie, comincia nel Ferragosto del 2005 quando a sera tardi viene sorpreso dai carabinieri mentre fa la pipì in un cespuglio di Averara, in valle Brembana… SEGUE QUI

L’OSSESSIONE DELLE VALUTAZIONI
A distanza di otto mesi dall’esame di terza media, ecco le catastrofiche conseguenze dell’Invalsi e della scuola azienda in un paese delle Marche
CARLA VERDECCHIA

IL COLLEGIO DEI DOCENTI CHE DICE NO
Due no contro la legge 107, quella sulla “Buona scuola”, che, tra le altre cose, trasforma il Comitato per la valutazione dei docenti in organo che mira a cancellare l’autonomia degli insegnanti. Due no contro i quiz Invalsi, che per il sesto anno non saranno corretti. Due no per disobbedire alla Buona scuola, per continuare a rifiutare ogni giorno la concezione della scuola come azienda in competizione con altre aziende, dove il sapere diventa merce. Accade a Roma
ALVARO BELARDINELLI

VIAGGIO NEI LABIRINTI DEL FEMMINILE
Femmine Difformi project è un progetto di arte sociale partecipato da più di duecento donne in diverse città. Uno spazio libero e gratuito per osservare, conoscere e trasformare stereotipi femminili discriminanti, favorendo lo scambio e il dialogo tra donne. Il documento visivo “Il corpo che sogna” è uno dei loro frutti
COLLETTIVO FEMMINE DIFFORMI

 

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