“Non ci siamo riusciti”

“Il poeta dice che il mare non ha paese… Una penisola con 7.458 chilometri di costa che non sente il suo richiamo, che non ne difende la bellezza e il futuro, che non vede il mare da tutte le parti, oscilla tra lo schifo e la pena…

 

 

NEWSLETTER DI COMUNE

FACCIAMO COMUNE INSIEME
RACCONTARE IL MONDO OGNI GIORNO PER NON ABITUARSI AL DOMINIO

LA FIABA COMUNE (ROSARIA GASPARRO)
“Racconto fiabe per ribellarmi al racconto del mondo eccessivo e spietato, di orrori e abbandoni, di draghi e giganti cattivi, di falsi eroi da smascherare, di bambini soli nelle periferie della terra, in fuga… divorati dagli orchi del mare”

IL MARE SENZA PAESE
“Il poeta dice che il mare non ha paese… Una penisola con 7.458 chilometri di costa che non sente il suo richiamo, che non ne difende la bellezza e il futuro, che non vede il mare da tutte le parti, oscilla tra lo schifo e la pena… È mancato il cuore della gente… Dovremmo fare ogni giorno esercizio di natura per curare la frattura tra gli esseri umani e i suoi elementi, per renderci partecipi di uno spettacolo non mediatico, fatto di onde, di cielo e di vento. Ogni giorno sedersi in riva al mare per fare esercizio di sguardo e di ascolto… È tempo di ri-sentimento, come sentimento del mondo da rimuginare, un sentire di nuovo, sentire ancora più forte, non la sconfitta e la rabbia, ma un doppio di ostinato amore e di speranza . Il nostro giacimento rinnovabile…” 
ROSARIA GASPARRO

NON CI SIAMO RIUSCITI
“Nonostante tutta la nostra buona volontà e il nostro entusiasmo, la macchina del no, dell’astensionismo, dei geologi al soldo delle fossili, dei lobbisti del petrolio hanno avuto la meglio”, scrive Maria Rita D’Orsogna. Tuttavia, il referendum ha portato il tema petrolio in tutte le case. Gli incontri nei quartieri, lo studio del problema, l’informazione on line sono un patrimonio enorme che quelli che sono in alto sottovalutano: occorre andare avanti ogni giorno, concessione per concessione, comunità per comunità
MARIA RITA D’ORSOGNA

 

LA LEZIONE DEL REFERENDUM
“Se riusciamo a mettere da parte per un momento l’arroganza del potere (Renzi ma anche Emiliano e il loro circo mediatico), c’è una questione, emersa insieme al risultato del referendum, che merita di essere approfondita: i pezzi di società in movimento hanno sempre bisogno di mettere in discussione i propri linguaggi per favorire quei cambiamenti che nei territori comunque si intravedono. Si tratta di sapere ascoltare e parlare con le persone comuni, si tratta di imparare a camminare anche con persone con le quali ci sono molte scelte non condivise… Per essere un po’ schematici – scrive Elisabetta Sacco – occorre trovare i linguaggi per: mettere al centro l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnova bili e il risparmio energetico; ridurre sul serio l’utilizzo della plastica nella nostra vita e per fare del riuso e riciclo pratiche quotidiane; sostituire sempre di più come cittadini consumatori (o come contadini) l’agricoltura industrializzata con quella contadina (filiera corta, cibo naturale, vendita diretta, autoproduzione, Gas…); trasformare il nostro modo di muoverci (meno auto più spostamenti condivisi, a bici, a piedi); smettere di pensare che nasciamo per lavorare e aggredire l’ambiente naturale…. SEGUE QUI

IL TEMPO DI AGIRE
Sono 179 tra movimenti e comunità indigene, contadine ma anche dei quartieri delle città. Al termine di un anno di assemblee, hanno deciso che le ferite inferte alla terra-madre e ai territori in cui vivono sono ormai troppe e insanabili. Per questo lanciano una campagna, che mira a estendere e non a dirigere la resistenza, mentre il loro paese vive uno dei momenti più bui della sua storia. Il Messico corre a perdifiato verso uno Stato di sicurezza, uno Stato che è fondato sulla paura e deve mantenerla ad ogni costo, perché è dalla paura che deriva la sua funzione e trae la sua legittimità. A noi pare che diversi dei tratti salienti di quella folle corsa messicana abbiano varcato impetuosi l’oceano e oggi siano più che mai lanciati alla scoperta dell’Europa
GUSTAVO ESTEVA

SOGNARE, RIBELLARSI E VINCERE
I ragazzi del Piccolo Cinema America riaprono a Trastevere la Sala Troisi. Ecco come, insieme a chi vive quel territorio ogni giorno, nasce una piazza della cultura autogestita. Ecco come una lotta ostinata e creativa semina speranza
FLAMINIA CAROCCI

COME MUORE IL DIRITTO DI ASILO
La nuova ecatombe di migranti somali nel Mediterraneo è la conseguenza di un contesto ben preciso: alle stragi in mare degli ultimi anni l’Ue ha risposto con un inasprimento di regole e prassi in materia di asilo e protezione internazionale senza precedenti: alle tradizionali cause delle migrazioni forzate si sono aggiunti i disastri climatici e quindi i profughi ambientali; il numero dei richiedenti asilo in Europa è drasticamente aumentato negli ultimi due anni; con l’aumento delle partenze è anche cresciuto il numero delle vittime nei viaggi della disperazione, mai tanto numerose come nel 2015; si è preferito tracciare la distinzione tra “migranti economici” e potenziali richie denti asilo, e tra questi quella di “persone con un particolare bisogno di protezione”; l’Europa ha trasferito sui paesi terzi, di transito e di origine, il compito di “difendere” le frontiere; tutto questo si sta traducendo in una valanga di dinieghi di asilo da parte delle Commissioni territoriali con grande vantaggio delle organizzazioni criminali che stanno aumentando i loro profitti e la loro capacità di ricatto. L’Ue (Migration Compact, la proposta del governo Renzi, inclusa) ha di fatto girato le spalle a milioni di persone
FULVIO VASSALLO PALEOLOGO

IN NOME DELLA SICUREZZA
“In nome della sicurezza ci sono le sbarre alle finestre della scuola. Le torte della mamma proibite per la sicurezza alimentare. Per la sicurezza ricordiamoci non si corre nei corridoi… In nome della sicurezza – scrive Rosaria Gasparro – abbiamo chiuso persone, costruito muri, srotolato chilometri di filo spinato, respinto, lasciato nel fango bambini, donne, anziani. Idomeni (foto) è la negazione del mondo che verrà… Proteggersi reciprocamente, coltivare la fiducia, unitamente alla libertà e alla sicurezza, per salvarsi insieme: questa è l’essenza dell’abitare, rendere ogni luogo dimorabile, diventare testimoni viventi di un sentimento che ci connette con gli altri. Ribadiamolo il primato dell’umano, diffon diamolo, difendiamolo. Nel tempo della furia calcolante, facciamone la misura necessaria. Il nostro contrappasso all’indifferenza…”
R.G.

I RICHIEDENTI ASILO CHE NON ESISTONO
Sono almeno diecimila. Tutti richiedenti asilo o rifugiati in fuga da condizioni di vita proibitive, comunque legalmente presenti sul territorio italiano. Avrebbero diritto a un tipo di protezione particolare e invece vengono esclusi da ogni assistenza istituzionale, condannati all’invisibilità e a un’esistenza molto più che precaria che spesso impedisce loro di accedere all’acqua, alla luce e perfino alle cure mediche essenziali. La denuncia porta la firma di Medici Senza Frontiere, che ha presentato a Roma il nuovo dossier “Fuori Campo. Richiedenti asilo e rifugiati in Italia: insediamenti informali e marginalità sociale”. Il ruolo delle organizzazioni della società civile, dice Msf, è d i esigere che i diritti umani fondamentali siano garantiti, non di sostituire lo Stato nell’erogazione di servizi che devono essere pubblici
SERENA CHIODO

‪#‎NUITDEBOUTGLOBALE‬. GRIDARE E FARE
“Il movimento Nuit Debout non smette di diffondersi. In numerose città francesi e europee, le Nuit Debout esplodono e riflettono speranze e rivolte comuni… sta succedendo qualcosa… Facciamo cadere le frontiere e costruiamo insieme una nuova primavera globale… Incontriamoci il 7 e 8 maggio a Parigi, in Place de la République, per dibattere, condividere pratiche e esperienze… e lanciamo insieme una grande azione internazionale il week end del 15 maggio (‪#‎76mars‬) per occupare massicciamente le piazze ovunque… Esistono già dei legami tra i numerosi movimenti che ai quattro angoli del mondo si oppongono alla precarietà, ai diktat dei mercati finanziari, alla distruzione dell’ambiente, alle guerre e al militarismo… Alla competizione e all’egoismo rispondiamo con la solidarietà, la riflessione e l’azione collettiva… Ci riappropriamo insieme della parola e dello spazio pubblico… ” L’APPELLO COMPLETO

SALVARE IL MONDO
C’è un filo rosso che lega i pezzi di società che resistono all’assalto di uno sviluppo velenoso e mercificato. C’è un filo rosso tra la firma dell’accordo sul clima, il referendum sulle trivelle, la manifestazione nazionale Stop TTIP
ALBERTO ZORATTI

LA TORMENTA CHE UCCIDE I CONTADINI
Dovrebbe essere a tutti piuttosto evidente che nel mondo contemporaneo la scomparsa dei contadini segnerebbe la fine del genere umano sul pianeta, eppure la tendenza sembra inarrestabile. Alle nefaste cause “ordinarie”- quelle politiche, culturali, economiche, ambientali – si aggiunge poi negli ultimi anni, un vero stillicidio di uccissioni di uomini e donne che si battono per la difesa dell’acqua o della terra e di chi la lavora. Non passa settimana, ormai, senza che veniamo a sapere di un’esecuzione, peraltro molto spesso annunciata. Quello che è probabilmente meno chiaro, non solo ai mandanti dei killer ma soprattutto alle istituzioni internazionali, è che con quelle vittime, coraggiose quanto quasi sempre inermi, muore il futuro di tutti noi
GUSTAVO DUCH

NARRATIVA DA BANCOMAT
Il dominio del consumismo ha creato un mondo fatto di premi letterari e case editrici legati a una politica editoriale di consumo, in cui, come spiega Giovanna Mulas, “la selezione o l’esclusione di nomi gioca sulla docilità, sull’assenza di libertà e critica, l’adulazione, sull’utilizzo di prestigiosi artifizi con tecniche pubblicitarie e mediatiche mirate…”. È la narrativa dei salotti buoni e degli “opinionisti”. Abbiamo bisogno di librerie ed editori indipendenti, abbiamo bisogno di lettori e scrittori critici
GIOVANNA MULAS

AUTOCOSTRUIRE LA CITTÀ
Favorire la partecipazione di chi vive i territori, lasciare spazio alla dimensione ludica, scardinare gli immaginari stereotipati riguardanti i temi della sicurezza e del decoro urbano, mettere in discussione il mito dell’efficienza con la presenza di bambine e di bambini e con l’apprendimento reciproco: a Roma, il 14 e 15 maggio, c’è il festival dell’autocostruzione “T-KIT. Kit Territoriali per sopravvivere in città” (Comune è media partner), dedicato a tutti coloro che hanno a cuore gli spazi pubblici, che hanno desiderio e voglia di prendersene cura, di trasformarli e viverli
IRENE AUSIELLO

LA CLASSE DEGLI ULTIMI ALL’ULTIMO PIANO
Nell’ultima scuola tra le ultime, all’ultimo piano, c’era l’ultima classe. La classe degli ultimi. Si da il caso che, all’ultimo piano dell’ultima scuola, nella classe degli ultimi, l’ultima insegnante tra tutti gli ultimi insegnanti, quella mattina aveva deciso di dare il via alla riscossa degli ultimi…
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

COLLETTIVI, PRATICHE E LUOGHI DI LIBERTÀ
” All’impegno politico si accompagnava la costruzione di una socialità tra donne inedita, fatta di amicizie, progetti condivisi, amori, feste, vacanze, esperienza di vita in comune, e una libertà mai vista prima di uscire dalle case, riappropriarsi della città, senza paura…”
LEA MELANDRI

L’ORGOGLIO DI AMARE IL PROPRIO ORTICELLO
Piccole lezioni che valgono almeno dal Cile a Vladivostok, passando per irrequieti borghi fiorentini.
Uno. Quando un politico è stato eletto, farà il contrario di ciò per cui lo hanno votato. Quindi importa poco il diritto di votare ogni cinque anni, mentre importa tanto il diritto di controllare i politici tra un’elezione e l’altra.
Due. Se si pensa in termini piccoli e locali, si riesce a incidere, perché si è in grado di formulare proposte sensate e di vegliare dalle finestre di casa, giorno dopo giorno.
Tre. La prima cosa da fare, quando vedi che il tuo problema lo stanno scaricando addosso a qualcun altro, è aiutare anche quell’altro a difendersi.
Quattro. La convivialità può essere contagiosa.
Cinque. Se tutti impariamo che abbiamo un orticello a cui voler bene, se la smettiamo di delegare… possono accadere cose sorprendenti…
MIGUEL MARTIN

 

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