Resto dell’idea che in quest’epoca il denaro ha tentato di trionfare presentandosi tra le altre cose anche come tecnologia sociale capace di creare inclusione a partire dalla promessa di un incentivo o una moneta di scambio.
NEWSLETTER DI COMUNE
FACCIAMO COMUNE INSIEME
RACCONTARE IL MONDO OGNI GIORNO PER NON ABITUARSI AL DOMINIO
ROVESCIARE L’ORDINE DEL DISCORSO (FRANCESCA COIN)
Resto dell’idea che in quest’epoca il denaro ha tentato di trionfare presentandosi tra le altre cose anche come tecnologia sociale capace di creare inclusione a partire dalla promessa di un incentivo o una moneta di scambio. Sappiamo tutti come è andata, sappiamo del ricatto delle espulsioni e della violenza. In questo contesto spazi come Comune sono indispensabili perché rovesciano l’ordine del discorso. Il comando monetario nulla può di fronte alla collaborazione sociale. È vero che la collaborazione non è sufficiente ma ancor più per questo è l’humus indispensabile di ogni visione e pratica politica e in Italia io credo ce n’è bisogno più che mai.
EFFETTI PERSONALI O UNIVERSALI?
“Da anni il Mediterraneo è attraversato da flussi migratori provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa, spesso con esiti tragici. Gli scarni racconti dei sopravvissuti e dei soccorritori sono sempre gli stessi – scrive Lea Melandri – e spingono il pensiero verso un’unica raggelante immagine: i cadaveri che si depositano sul fondo marino e quelli che, mutilati, decomposti, affiorano alla vista o nelle reti dei pescatori… I poveri, quando sono per di più stranieri e migranti “non autorizzati”, perdono ogni legame di appartenenza a luoghi, culture, famiglie; diventano numeri, tratti somatici… A volte è sufficiente una foto di famigliari, per dimostrare che la storia può aprirsi strade i nsospettabili proprio là dove si immaginava di custodire intimità e ricordi strettamente personali… L’”estraneità” si incrina quando compaiono “vite vere”, con un prima e un dopo, legami familiari e sociali che non spariscono con la morte… “
LEA MELANDRI
BANLIEUES DEBOUT
Tende, manifesti, mense, spazio bimbi. Così nascono numerose Nuits debout nelle periferie di Parigi. La diffidenza di alcuni abitanti dei quartieri popolari nei confronti della protesta resta diffusa. Tuttavia l’impegno di molti e molte a camminare insieme in modo diverso nutre fiducia
ISALINE BERNARD E EMILIE MASSEMIN
NUIT DEBOUT OVUNQUE, OGNI GIORNO
Assemblee generali quotidiane, commissioni tematiche di ogni tipo, pratiche di ricerca del consenso nelle discussioni, ma anche azioni pacifiche di disobbedienza civile sparse nella città. Il movimento#Nuitdebout non smette di moltiplicare curiosità, creatività e contenuti. Intanto cresce l’attenzione intorno alla due giorni di incontri internazionali a Place de la République, il 7 e 8 maggio, e all’occupazione delle piazze di molte città del m ondo del 15 maggio (Nuit debout globale)
R.C.
LA CURA DEL GUARDARE
“Andate in giro dove non va nessuno… Bello cercare i luoghi che non sono stati riempiti, i luoghi che non interessano a nessuno, quelli poveri, impervi, fuori mano… Concedetevi una vacanza intorno a un filo d’erba, concedetevi al silenzio e alla luce, alla muta lussuria di una rosa… Invece di andare in farmacia o dall’analista, possiamo uscire e guardare. Esiste un voyeurismo buono, quello del paesaggio. Spiare come stanno, dove stanno le cose: quel cancello, quel vaso di gerani, il vecchio sulla panchina, la macchina parcheggiata, la ragazza col telefonino, la cattedrale e l’albero solitario… dovremmo ogni volta che è possibile fare solo due cose, camminare e guardare… “
FRANCO ARMINIO
CI RIVEDIAMO IN PIAZZA
La proposta della campagna Stop TTIP, incontriamoci nelle strade di Roma il 7 maggio, è oggi molto più forte, per diverse ragioni. La più importante? Il 17 aprile quasi 14 milioni di persone hanno disobbedito al governo e sono andati a votare
ALBERTO ZORATTI
L’UNIVERSITÀ INVISIBILE E IL DIRITTO ALLA CITTÀ
“È se come se ci fosse una grande Università, senza nome e senza sede, un patrimonio di conoscenze e saperi creato all’interno dei movimenti sociali e ambientali, che spesso rimane nell’invisibilità. Con l’Università Invisibile vogliamo mettere in comune questo patrimonio, non in un luogo, ma dentro un percorso di formazione in cui condividere idee e pratiche per leggere, interpretare e trasformare l’esistente. Un’Università che supera i confini delle discipline, in cui rendere visibili contraddizioni politiche ed economiche, mettere in evidenza ingiustizie sociali e ambientali, e nello stesso tempo far emergere alternative possibili e i mmaginari insorgenti”. Non c’è dubbio: il viaggio cominciato intorno a Casa Bettola, casa cantoniera autogestita di Reggio Emilia merita di essere conosciuto e alimentato. Qui, ad esempio, l’Università Invisibile indaga il concetto di “Diritto alla città”: come possiamo determinare insieme la gestione della città? Video
MARVI MAGGIO
RIBELLARSI CON I COLORI
Il Bangladesh ha un problema serio di violenza di genere: l’87 per cento delle donne sposate, secondo i dati delle inchieste governative, soffrono della violenza loro inflitta dai mariti, le molestie in strada sono comuni e assai pesanti, i casi di stupro continuano ad aumentare. Per questo le donne della ong femminista Meye hanno dipinto i risciò di Dacca e scritto frasi come “La vergogna è dello stupratore, non della vittima”, “Dobbiamo protestare per fermare i crimini contro le donne”… Non è la prima volta in cui le donne di Meye rispondono con un’esplosione di arte a un’esplosione di violenza. Nel 2015 reagirono agli assalti perpetrati contro le donne durante le celebrazioni del primo dell&rsqu o;anno occupando il campus dell’Università di Dacca con dipinti, striscioni, musica, racconti e poesie…
MARIA G. DI RIENZO
SEMINARE IL FUTURO, SALVARE LA TERRA
Che viviamo una crisi al tempo stesso ecologica, economica e culturale è cosa nota. Abbiamo bisogno di seminare oggi un futuro diverso, abbiamo bisogno di salvare la terra di cui siamo parte e di ricomporre le relazioni sociali che il mercato distrugge ogni giorno, anche per questo c’è bisogno di ripensare l’educazione e di farlo insieme. “La terra dell’educazione: seminare il futuro” è il titolo del sesto incontro nazionale della Rete dicooperazione educativa C’è speranza se accade@. Maestre, maestri, insegnanti, educatori, genitori provenienti da tutta Italia si incontreranno in autunno nel cuore della Valpolicella, a Negrar (Verona), per due giorni di s cambio, ricerca, approfondimento e laboratori. Di seguito, il video che lancia l’appuntamento che Comune accompagnerà passo dopo passo. Non si tratta solo di tinteggiare con un po’ di verde il modo di fare scuola, si tratta di vivere e perfino favorire la crisi (come discernimento, punto di svolta), si tratta per dirla con Illich di “sconvolgere il presente”…
R.C.
IL GIOCO DEL DETECTIVE
“Doveva essere solo un gioco. Siamo in una seconda elementare – scrive Anna Foggia Gallucci, maestra – che deve essere introdotta allo studio della storia. Un passaggio fondamentale riguarda la comprensione del metodo di lavoro dello storico, che ricerca, legge e interpreta tracce che diventano fonti, allo scopo di ricostruire i fatti accaduti. Decido di dedicare un po’ di tempo al gioco del detective. Ecco quello che è accaduto…
ANNA FOGGIA GALLUCCI
IL TEMPO DELLA CANAPA
Liceità dell’uso di sostanze che ribalta l’impianto legislativo proibizionista, introduzione di un sistema di autorizzazioni (con il coinvolgimento dei Comuni per quanto riguarda la localizzazione dei locali per la vendita al dettaglio), finanziamenti per campagne informative e per programmi terapeutici. Il tema della regolamentazione legale della cannabis entrerà finalmente nel dibattito pubblico, a partire dalle piazze delle nostre città: è iniziata infatti il 20 aprile in tutta Italia la raccolta firme sulla Legge di iniziativa popolare per la regolamentazione legale della cannabis e dei suoi derivati
LEONARDO FIORENTINI
RIPARTIRE DAL 17 APRILE
Quali sono le condizioni che rendono praticabile la sfida di un referendum? Secondo Marco Bersani deve trattarsi di un tema che incide direttamente sulla vita di tutte e tutti o, in alternativa, diversi temi che, nella loro pluralità, mobilitino ciascuno una fetta di popolazione direttamente interessata… Ma c’è una seconda condizione irrinunciabile: la raccolta delle firme fra i cittadini. “Sono entrambe condizioni assenti nel referendum del 17 aprile e, che, a mio avviso, ne hanno determinato l’impossibilità strutturale di un esito positivo. Tredici milioni di persone hanno comunque deciso di scendere in campo e di disobbedire all’indifferenza richiesta dal governo e dai poteri forti di questo paese. A mio avviso si parte da lì… “
MARCO BERSANI
IL REFERENDUM E QUELLI CHE VIVONO AI MARGINI
“Oggi sono poche le persone a saper districarsi nei discorsi politici ed economici, la gran parte della popolazione è tagliata fuori, perché non c’è nessuno che cerchi una strada per raggiungerli là dove vivono, non c’è nessuno che affronti anche i problemi della loro vita quotidiana… Vivono ai margini… Oggi tanta gente non sa quale sarà il suo domani, né tanto meno quello dei suoi figli. Forse per questo non si interessa più a nulla. Forse tanta gente non ha più idee né opinioni perché gli è precluso ogni sogno di avere anche solo nel futuro una vita migliore almeno per i propri figli…”
EMILIA DE RIENZO
IL SILENZIO DEGLI INDECENTI
Una cosa è certa: la causa principale della sconfitta al referendum resta la mancata e adeguata informazione data ai cittadini dai media. Del resto, lo vediamo tutti i giorni cosa riescono a combinare i professionisti dell’inganno in particolare al Sud: Ilva, Tap, Trivella e farsa Xylella… È necessario sempre più utilizzare le potenzialità della rete per fare informazione dal basso e passaparola: “Non è un caso – scrive Crocifisso Aloisi – che i dati dell’affluenza alla consultazione testimoniano che, laddove è sviluppata questa rete, più alta è la presa di coscienza dei cittadini su molte questioni: la Basilicata con tutti i suoi storici movimenti No triv, e il Salento, per la Resistenza alla fa rsa xylella…”
CROCIFISSO ALOISI
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