“La politica del desiderio”

Negli spazi di resistenza territoriale e in molte altre esperienze di difesa del “comune”, al di là della rilevante presenza delle donne nella lotta “generale”, di recente viene recuperata un’attitudine antica a stabilire propri spazi per riunirsi, per parlare, per dar forza alla voce condivisa e per sostenersi a vicenda.



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LA POLITICA DEL DESIDERIO
Negli spazi di resistenza territoriale e in molte altre esperienze di difesa del “comune”, al di là della rilevante presenza delle donne nella lotta “generale”, di recente viene recuperata un’attitudine antica a stabilire propri spazi per riunirsi, per parlare, per dar forza alla voce condivisa e per sostenersi a vicenda. È qui che mette radici la politica del desiderio, dice Raquel Gutiérrez Aguilar, filosofa, matematica ed ex guerrigliera, protagonista di alcune tra le più acuminate e brillanti analisi di critica della politica dei nostri tempi. In una conversazione di grande intensità con Veronica Gago, uscita su Pagina 12, Raquel segnala gli spazi e i momenti in cui “tr a donne”, senza rifarsi ad alcun canone precedente, si reinventa e si sfida una concezione della politica senza relazioni di tutela o dipendenza, lontano dai luoghi sociali dove si concentra il potere. In un periodo di guerra mondiale non dichiarata e di devastazione sociale e dei territori coperta, è da quegli spazi e momenti “tra donne”, a partire dalla riproduzione materiale e simbolica della vita sociale nel suo insieme, che potrebbe nascere l’energia necessaria a una nuova ondata che, si augura la studiosa messicana, questa volta potrebbe assomigliare a uno tsunami
RAQUEL GUTIÉRREZ AGUILAR
 

DECIDIAMO NOI
Contro i femminicidi e la violenza di genere hanno scelto di mettere in comune saperi, rabbia e desideri. Contro le agende della politica, orientate da austerity e logica dell’emergenza, hanno deciso di nutrire la loro forza collettiva con assemblee, gruppi di studio e cortei nei territori. Contro le quotidiane narrazioni dei media, che alimentano discriminazioni e nascondono le cause profonde del dominio patriarcale, hanno cominciato a riprendere parola e spazi pubblici. La rete romana di donne Io Decido il 24 giugno sarà al Campidoglio per avviare un percorso in grado di intrecciare anche altre città, gruppi e territori e per gridare No alla chiusura dei Centri antiviolenza. Saranno in tante, “armate di creatività e di pentole, strumenti musicali e ogni altra cosa rumorosa” per squarciare “il silenzio delle omissioni e delle complicità”
PINA DE GIROLAMO
 

GEOGRAFIA COMMOSSA DELLA PERIFERIA
La pulizia autorganizzata di palazzi e aree verdi, la biblioteca autogestita, il centro sociale El Chè(ntro) e lo spazio culturale Cubolibro. Bisognerebbe ripensare la periferia romana, a cominciare da Tor Bella Monaca (di cui molti si sono occupati improvvisamente in questi giorni per “analizzare” i risultati elettorali), fuori dagli stereotipi e dai luoghi comuni
CARLO CELLAMARE

QUALCHE GIORNO FA SONO ANDATO A UN DISCOUNT
«Qualche giorno fa sono andato a un discount, ad accompagnare un mio amico, precario, ultracinquantenne (già perché mica sono solo giovanotti eh) a fare un pò di spesa. Sapete quei discount che vendono le cose ancora negli imballaggi, marche un pò scamuffe, magari sottomarche di altre marche, per uno share di mercato meno abbiente? Insomma un discount, che potrebbe essere una ottima cartina al tornasole quando si parla tanto di tornare tra la gente, nelle periferie… Ecco le periferie sono queste, quelle di una “cliente” che ci aveva preceduto al banco del pane. E che la commessa quasi scandalizzata aveva redarguito, perché povera mica chiedeva il pane al peso, o al pezzo. “M i raccomando signorina, un pezzo di pane che costi tra i 35 ed i 40 centesimi, né più e né meno“. Ecco cos’è la periferia romana… “». Un racconto di Francesco Martone, tra periferie romane, vita di ogni giorno, persone comuni…
FRANCESCO MARTONE

DACCAPO E DAL BASSO
“In tutto il mondo occidentale si vanno affermando forze sociali, movimenti, opzioni politiche o partiti, tra loro diversi che hanno però un punto in comune che li caratterizza: la lotta alle oligarchie e al predominio della finanza internazionale… Questo processo è il prodotto di un conflitto impari tra parti dell’umanità e il neoliberismo che dura ormai da alcune decine d’anni, uno scontro che ha avuto anche momenti alti di confronto da Seattle a Genova… Si tratta di sperimentare, nella pratica quotidiana e nel confronto politico, la possibilità di contribuire per quanto ci compete alla realizzazione di un processo di partecipazione della città alle decisioni fondamentali che la riguardano, stimolando meccanismi di democrazia e di controllo dal basso… Si tratta di disegnare e praticare una visione della città come bene comune… Daccapo e dal basso non è più un opzione tra le tante, è la sola che abbiamo di fronte…”. Un intervento di Action diritti in movimento, SpinTime Labs e centro sociale La Strada
ACTION, SPINTIME LABS E CENTRO SOCIALE LA STRADA

GLI ZAPATISTI STANNO CON I MAESTR@S
La gigantesca macchina di propaganda mediatica che ha messo in campo il governo messicano contro la resistenza dei maestr@s a una riforma che si vuole imporre col sangue è già fallita. Lo dice il Subcomandante zapatista Galeano, già Marcos, nei suoi appunti sulla guerra contro la resistenza degli insegnanti: al loro fianco c’è la gente comune, quella che secondo la tassonomia della sinistra elettorale sarebbe abbrutita dalla televisione. I maestr@s sono stati licenziati, picchiati, repressi con i gas, incarcerati… Li hanno chiamati ‘vandali’, ‘sfaticati’, ‘terroristi’, corrotti’, ‘nemici del progresso’, eppure il movimento continua a crescere. Pe rché? Città del Messico è di fatto in stato d’assedio. Che succederà ora? Li faranno sparire? Li ammazzeranno sul serio?
SUBCOMANDANTE GALEANO

LA MAESTRA E LA PEDAGOGIA DELLA GARROTA
Per imporre la riforma dell’educazione scolastica, il governo messicano ha già fatto assassinare tre maestros, ha rinchiuso nelle carceri di massima sicurezza otto dirigenti di Oaxaca, ha licenziato più di 4 mila lavoratori, ne ha picchiati selvaggiamente centinaia e ha schierato nelle strade migliaia di poliziotti. Una riforma educativa fatta con il sangue, però, non può entrare nell’immaginario di chi insegna. E dunque, nonostante quella che Luis Hernández su la Jornada chiama la “pedagogia della garrota”, il ministro Aurelio Nuño non è riuscito a frenare le proteste né a tappare la bocca ai ribelli, come la maestra rurale Kendy Moreno. Co n gli insegnanti, in Chiapas manifestano perfino agenti della polizia municipale, mentre a Oaxaca, dieci anni dopo la grande repressione sui maestros che diede vita all’Asamblea Popular del Pueblos (Appo) e poi alla Comune, per le strade sono tornate le barricate e i blocchi stradali
LUIS HERNANDEZ NAVARRO

PALLANTE, LATOUCHE E IL CIRCO MEDIATICO
Nella società della velocità, della connessione continua, della mercificazione, del dominio della crescita non c’è tempo per pensare, approfondire, distinguere. Dentro il tritacarne mediatico e politico finisce di tutto e tutto viene svuotato di senso e confuso, anche concetti come “decrescita” e “decrescita felice”, con il loro carico di ricchezza, differenze, contraddizioni e sfumature
ALESSANDRO PERTOSA

DEPUTATA UCCISA. COSA NON LEGGERAI
Il 16 giugno del 2016 la deputata inglese laburista Helen Joanne “Jo” Cox è stata colpita a morte tramite arma da fuoco e un coltello all’esterno di una libreria a Birstall, nello West Yorkshire. Per la cronaca, un anziano signore di 77 anni è stato anch’egli accoltellato mentre cercava di impedire la sua morte. L’aggressore è il 52enne Tommy Mair, vicino all’organizzazione per la supremazia bianca, avversa all’Europa e simpatizzante dell’apartheid sudafricano, chiamata Springbok Club. Al contempo Mair è già risultato essere un sostenitore di National Alliance, la più grande organizzazione neonazista degli Usa. L’uomo, prima di compiere il suo efferato assassinio, h a gridato ‘Britain first’, ‘La Gran Bretagna prima’…
ALESSANDRO GHEBREIGZBIHER

ROMPERE GLI SCHEMI
“Le mie figlie frequentano una scuola dell’infanzia pubblica a Roma e quest’anno si è deciso di fare teatro come attività integrativa – scrive Laura Fano – Tutti molto contenti… fino allo spettacolo finale. Nella recita, in cui i bambini e le bambine impersonavano nativi americani, non so quante volte – avrei dovuto contarle! – è stato ribadito che i ‘maschi’ fanno questo e le ‘femminucce’ quest’altro. E ciò che toccava alle ‘femminucce’ consisteva nell’aspettare i maschi andati a combattere, nel pettinarsi, truccarsi e, una volta tornati i compagni, curare le loro ferite. Niente di più. N essuna partecipazione attiva, se non un piccolo balletto ancheggiante alquanto imbarazzante. Ma colpo di scena! Una bimba, A., si ribella… SEGUE QUI

BASTA CON LE PAROLE SBAGLIATE
È sempre più necessario riconoscere che esiste un problema che riguarda il linguaggio sessista. “Se è vero che è attraverso il linguaggio che i bambini, ma soprattutto le bambine, introiettano gli stereotipi di genere, e che questi funzionano da subito, nei primi anni, è vero anche che da subito un grande numero di bambine è indirizzato a non scegliere certi mestieri considerati «non femminili» – scrive Adriana Terzo – Penso alle professioni di ingegnera, matematica, fisica sperimentale, fisica astronomica…”. Intanto generazioni di ragazzine “crescono avendo nelle orecchie: ‘se ti vesti con la minigonna sei una ragazza poco seria’, ‘se sostieni lo sguardo di un ragazzo vuol dire ch e ci stai’, ‘se ti trucchi troppo sembri una prostituta’…”. Dobbiamo smetterla di usare parole e frasi offensive e discriminanti contro le donne. Una battaglia difficile? Certo. Tuttavia, ci sono cambiamenti in corso poco visibili ma importanti. “La parola «femminicidio», ad esempio, dice che una donna è uccisa perché vuole affermare la sua libertà. Ma in Italia, fino a pochi anni fa, questa parola non la conosceva nessuno. A un certo punto qualche femminista di quelle toste e caparbie lo ha incominciato a usare…”
ADRIANA TERZO

AFFITTARE UNO SPAZIO OCCUPATO AL CAPITALE
In Turchia, il governo di Erdogan non smette di reprimere il popolo curdo, le comunità Lgbtqi e le opposizioni politiche interne. Lo stesso governo applica politiche disumane nei confronti dei migranti che tentano di arrivare in Europa, grazie anche ai soldi dell’Ue. C’è bisogno di raccontare quello che sta accadendo e di ribellarsi in molti modi. A Milano quelli di Macao, spazio culturale occupato, lo fanno affittando lo spazio alla Milano fashion week: il ricavato della sfilata sarà consegnato alla resistenza antifascista turca. “Se a molti sembra scandoloso affittare uno spazio occupato al capitale, noi vogliamo lo scandalo – scrivono quelli di Macao -: usare i l capitale, usare le sue risorse e la sua visibilità, piegarlo per i nostri obiettivi…”
MACAO

LA ZONA GRIGIA DEI MA
Omofobia, femminicidi, razzismo, sfruttamento, repressione. Cosa nutre il dominio della violenza? “… Ma potrebbero anche evitare di baciarsi in pubblico”, “… ma lei lo ha piantato per un altro”, “… continuano ad annegare, ma non sanno che su quei barconi si muore?! avranno internet”, “… ma se lo hanno pestato a sangue è perché nascondeva qualcosa o comunque avrà reagito”… Per liberarci da paure, prepotenze, chiusure dobbiamo tutti e tutte ripartire, senza indugi, dalle pieghe dei nostri ma e però. In questo prezioso articolo Matteo Saudino, che ogni giorno accetta la sfida di ragionare di filosofia con ragazzi e ragazze, mette in discussione lingu aggi e pensieri che “abbrutiscono, alimentano paure, disgregano la possibilità di costruire comunità solidali”, la crescente zona grigia del ma e del però (foto: Orlando, dopo il massacro nel locale gay Pulse)
MATTEO SAUDINO

STOP ESTRAZIONI, È TEMPO DI DISOBBEDIENZA E RINNOVABILI
Come spiegato dalla rivista Science per conseguire il contenimento dell’aumento della temperatura entro 1,5-2 gradi centigradi, è necessario rinunciare a un terzo delle riserve petrolifere, metà di quelle di gas naturale, e l’80 percento del carbone entro il 2050. Ciononostante si calcola che ogni anno le imprese multinazionali del settore investano circa 800 miliardi di dollari l’anno per la ricerca di nuovi giacimenti. Eppure si potrebbe partire ad esempio in Italia, ma non solo, dall’immediata moratoria di nuove concessioni di estrazione ed esplorazione, con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza e il gettito delle royalties per le concessioni già in oper a, impegnandosi anche in tal caso a un progressivo “sganciamento” dalle fonti fossili. I fondi recuperati dal blocco dell’avanzamento della frontiera fossile e dalla rinegoziazione delle royalties con le compagnie attive nel paese si potrebbero subito reinvestire in fonti energetiche rinnovabili su piccola scala, efficienza energetica, autoproduzione per la sovranità energetica e per il risarcimento del debito ecologico causato dall’estrazione e dall’uso di petrolio e gas naturale. Un intervento di Francesco Martone a sostegno dell’appello sul clima di Alex Zanotelli, che invita a promuovere sit-in, occupazioni, blocchi ferroviari contro trivellazioni, centrali a carbone, raffinerie… Qui il testo completo dell’appello, in coda l’intervento di Martone

LE DIVISE ALITALIA E IL MASSACRO YEMENITA
Da 450 giorni la gente dello Yemen viene sterminata da una guerra che non interessa (quasi) nessuno. Ha già ucciso almeno tremila civili, molti dei quali bambini, ma anche questa non è una novità. Secondo l’Onu, sono le milizie sunnite, sostenute dai bormbardieri di una coalizione guidata Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, a causare gran parte delle vittime civili. I colossi mediatici italiani si stracciano le vesti un paio di volte l’anno, quando va bene, quasi sempre quando ricevono le anteprime di un Rapporto annuale della Amnesty di turno. Scattano con puntualità e tanto di titoloni razzisti, invece, se si tratta di far del sarcasmo sullo stile “saudita” delle nuove divise delle hostess della compagnia nazionale venduta agli emiri miliardari. Le bombe italiane ed europee che alimentano la macelleria yemenita, un traffico ben più indecente di quello dei migranti, per loro non fanno notizia. Peggio: sono notizie “vecchie”, scadute. D’altra parte “è tutto regolare”, dicono i ministri della guerra Gentiloni e Pinotti. La denuncia dell’Osservatorio permanente delle armi leggere (Opal)
OPAL BRESCIA

IL VIAGGIO DI KIBRET
Kibret è un ragazzo eritreo fermo alla stazione di Catania, in attesa che arrivi l’autobus per Roma. Con sé ha soltanto un biglietto, due panini vuoti e una bottiglietta d’acqua infilati in una busta di plastica. Stamattina è scappato dalla …. SEGUE QUI

CARA PINA…
Un ricordo di Pina Maisano, la vedova di Libero Grassi (assassinato dalla mafia nel 1991 per essersi ribellato al racket), scomparsa il 7 giugno
ARIANNA TASCONE

 

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