“La Spagna e l’autogestione del caos”

La Spagna è tornata alle urne. Il voto di dicembre, appena sei mesi fa, ha generato una situazione di stallo, le quattro forze politiche che si contendono il governo non hanno trovato un accordo. Non c’è stato verso.


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FACCIAMO COMUNE INSIEME
LA NOSTRA CAMPAGNA 2016
 

AVETE PROPRIO COLPITO NEL SEGNO (ILARIA DE BONIS)
Mi decido a scrivere la mia adesione alla campagna per far prosperare Comune solo ora, ma è veramente da tantissimo tempo che ho voglia di dirvi quanta materia preziosa c’è qui dentro. Avete proprio colpito nel segno. Questo sito, le sue storie, il progetto che c’è dietro, la gente che ci lavora e ruota attorno al movimento dei resilienti, sono la nostra guerra partigiana. Ossigeno salutare …. SEGUE QUI

 

LA SPAGNA E L’AUTOGESTIONE DEL CAOS
La Spagna è tornata alle urne. Il voto di dicembre, appena sei mesi fa, ha generato una situazione di stallo, le quattro forze politiche che si contendono il governo non hanno trovato un accordo. Non c’è stato verso. Fra loro c’è anche Podemos, che questa volta ha corso con quel che resta di Izquierda Unida. Strano, perché meno di un anno fa, prima del voto, Pablo Iglesias aveva detto: “Si tengano le bandiere rosse e ci lascino in pace. Iovoglio vincere”. A dicembre non ha vinto, pur avendo ottenuto un gran risultato. Dal lontano Messico Gustavo Esteva era stato caustico. “Iglesias ha vinto quel che ha vinto: il sacro diritto a sgomitare. Non si tratta di cinismo, &egra ve; la realtà del gioco elettorale: per vincere è indispensabile vendere l’anima, una volta arrivati in cima non è consentito tenersela. È per questo che la lotta è altrove”. “Ma come?”, dice oggi con sincera esasperazione un nostro amico lettore: “Posso capire che non vi entusiasmi la creatura di Grillo e Casaleggio ma perché non vi va bene nemmeno Podemos? Allora, ditelo! Ditelo che non vi piace niente!”. Non è vero. Qualche giorno fa, un altro nostro amico, Amador Fernández-Savater ci ha mandato un dossier dedicato a pensare il “comune” in spazi complessi realizzato da Alexia. Già a partire dal nome, che sta lì ad indicare una lesione cerebrale che provoca la perdita parziale o totale della capacità di leggere e scrivere, Alexia s’interroga in modo straordinario sul senso di quel che la galassia dei mezzi di comunicazione del nostro tipo potrebbe o do vrebbe inventare per raccontare i mondi nuovi che si affacciano o esistono in potenza. Sono le bandiere rosse, per dirla con Iglesias, che vorremmo tenerci strette. Quella che segue è la prima parte del dossier, la Spagna che ci piace e oggi non vincerà ma inventa nuove relazioni sociali ogni giorno, un regalo prezioso dedicato ai nostri lettori più curiosi e pazienti, a quelli esasperati e a quelli più convinti di dover lottare per riprendersi la politica
AMADOR FERNÁNDEZ-SAVATER

I RISCHI DI INSISTERE SULLA VIA ELETTORALE
Che non si tratti di rimuovere qualche mela marcia, dovrebbe essere una delle poche certezze assodate anche nel tempo del caos. La corruzione dei rappresentanti politici, in ogni angolo del mondo, non è il frutto di qualche isolata debolezza morale. È una caratteristica sistemica. Chi viene eletto – certo, con le dovute eccezioni e sfumature – in genere non può far altro che gestire il modello esistente, un modello che in sostanza prevede una guerra delle istituzioni statali contro i popoli. In America Latina, lo chiamano estrattivismo. Non per il dominio dell’industria mineraria in Perù o di quella petrolifera in Brasile e Venezuela ma perché il capitale si &ldquo ;estrae” diversamente che un tempo. E qui, nell’Europa della Breaxit? Voi come chiamereste quel che è stato fatto ai pensionati greci? È a partire da questa funzione predatoria, segnala Raúl Zibechi, che devono essere compresi la corruzione, i tradimenti, la violazione dei diritti e tutti i misfatti di cui soffriamo ogni giorno. Per questo, è necessario comprendere che dedicare il grosso del tempo, delle risorse ma soprattutto delle speranze a questa politica vuol dire forse, come minimo, sbagliare strada. Non abbiamo imparato niente dalla crisi brasiliana: se un giorno riuscissimo a eleggere i buoni, cioè i nostri, le cose potrebbero cambiare davvero?
RAÚL ZIBECHI
 

MONDI DIVERSI GIÀ ESISTONO
Gruppi di acquisto solidale che hanno a che fare ogni settimana con zucchine bio, pannolini lavabili e spazi pubblici abbandonati del territorio. Condomini che ricompongono relazioni sociali attraverso cene. Ciclisti che si ostinano a creare ogni giorno una città a misura di tutti e tutte. Associazioni che accompagnano bambini e bambine di origine migrante nel loro percorso scolastico e nell’universo della lettura. Spazi sociali che difendono luoghi pubblici con appuntamenti teatrali, caffetteria equosolidale, ciclofficina e milonghe. E ancora: ex cinema abbandonati sottratti ai casinò e restituiti alla vita di quartiere. Università popolari che ragionano di finanziarizzazione dell’economia e di audit de l debito pubblico delle città. Cooperative sociali che si mettono in gioco con comunità di rom per fare percorsi di riciclo e altre cooperative che fanno dell’agricoltura sociale insieme a ragazzi con disabilità uno strumento per vivere in modo diverso la vita quotidiana. Gruppi di donne che occupano uno stabile abbandonato in periferia per promuovere un progetto di accoglienza abitativa e sociale al femminile e gruppi di donne che, invece, ripensano e studiano storia e archeologia per mostrare principi e pratiche con cui ribaltare la relazione uomo/donna e quella con l’ambiente naturale qui e ora… Questo e molto altro abbiamo messo in comune sabato in un fantastico stralcio di campagna romana interno al raccordo anulare accarezzato dal Ponentino, tra libri, cibo buono e panche in paglia. Questo e molto altro è stata la Taverna comunale “La rivoluzione ogni giorno”
R.C.

LA CITTÀ SENZ’ANIMA
Song-do, due ore di metro da Seul, Corea del Sud, è una città costruita dal nulla, su 6,5 chilometri quadrati rubati al mare. È una Zona economica libera, niente tasse e niente diritti dei lavoratori, come altre nate in diversi angoli del mondo. Una città con costruzioni avveniristiche ultimate semivuote. Una città dove il liberismo si diverte con un po’ di verde e molta tecnologia, dove è piuttosto facile in qualsiasi momento trovare un ascensore con qualche canale televisivo dedicato agli indici di borsa. A pochi chilometri dall’aeroporto di Song-do, sta nascendo un casinò enorme costosissimo, per ricchi cinesi in cerca di azzardo e facile fortuna. Reportage di Francesco Martone da un immenso non-luogo< br /> FRANCESCO MARTONE

DIVENTARE ATEI DELLA CRESCITA
La società della crescita con crescita è finita, ma il mito della crescita persiste, è la religione del nostro tempo. L’economia capitalistica è infatti ancora basata su una triplice illimitatezza, spiega Serge Latouche: l’illimitatezza della produzione, quella del consumo e quella dei rifiuti. Per questo abbiamo bisogno di rifiutare la mercificazione del mondo per immaginare e creare un mondo nuovo. Da dove ripartire? Ad esempio dall’agricoltura contadina e dalla riduzione degli orari di lavoro. No, l’uscita dall’austerity non ci basta
SERGE LATOUCHE

L’EURO RESTA UNO STRUMENTO, NON UN FINE
Ha ragione Andrea Fumagalli: abbiamo bisogno di riprendere alcune analisi e proposte di un intellettuale critico come Luciano Gallino. L’Euro, come ricorda Gallino, resta uno strumento, non un fine, occorre quindi chiedersi continuamente chi sia a usare questo strumento e a qual fine… Del resto la moneta, qualunque moneta, “è di per se stessa uno strumento di gerarchia economica, èl’esemplificazione dei rapporti sociali di forza in atto”. La domanda allora è: possiamo, Euro o non Euro, creare ambiti per un’autonomia finanziaria in grado di definire un ambito di azione auto-organizzata?”. E ancora: “È possibile una moneta del comune, complementare e alternativa, in grado di creare le condizioni per un’autodeterminazione delle scelte di vita?”…
ANDREA FUMAGALLI

MAI PIÙ SENZA BANCA. IL DOMINIO COMPLETO
La Banca Mondiale guida la cordata dell’onnipotente lobby che predica l’inclusione finanziaria per tutti gli abitanti del pianeta. Servirebbe, dicono i portavoce della finanza, a combattere il riciclaggio e il narcotraffico. La vera ambizione, però, è quella di ridurre a cifre trascurabili il numero dei refrattari ai servizi offerti dalle banche e dei poveri che rifiutano di aprire un conto. Si potrebbe finalmente sancire così la dipendenza dal sistema bancario dell’intera popolazione mondiale. Il passo successivo del controllo dettagliato e di un dominio veramente completo sarebbe l’eliminazione dell’uso dei contanti. Raúl Zibechi analizza le possibili ragioni della mancanza di una di scussione seria tra chi si oppone al dominio del denaro sulle persone su un tema tanto decisivo per l’affermazione del capitale finanziario a spese delle fasce sociali più deboli e della vita stessa
RAÚL ZIBECHI

IL PANINO DA CASA È UN PUNTO DI PARTENZA
La Corte di appello di Torino riconosce ai genitori dei bambini il diritto di scegliere tra la refezione scolastica e un pasto domestico da consumare nelle singole scuole nell’orario previsto. In sostanza, si “liberalizza” il tempo della mensa distinguendolo dal servizio. La Rete Commissioni Mensa di Genova considera positiva la rottura del monopolio Comune/aziende ma ritiene che il servizio resti di fatto un momento formativo importante, connesso alla socializzazione e alla “prossimità” con il cibo come elemento di comunanza, condivisione e cultura tra i bambini. Lavorerà, dunque, per ri-pubblicizzare il servizio mensa invertendo il percorso di privatizzazione delle cucine, r iavvicinando il cibo ai bambini e garantendo il controllo indipendente che i genitori hanno mostrato di poter avere. Interessante l’apertura del consiglio comunale cittadino per allargare l’utilizzo delle cucine ancora in funzione e lavorare alla creazione di cucine di quartiere in grado di rifornire più scuole
RETE CMG

L’INGLESE SE N’È GGHIUTO
“Non possiamo liquidare come fasciste le motivazioni di coloro che vogliono uscire dalla trappola europea… – scrive Franco Berardi Bifo – Sono anni che crediamo nella favoletta dell’Europa che deve diventare più politica e più democratica… il futuro d’Europa è la guerra. Il suo presente è già la guerra contro i migranti, il capitalismo porta la guerra… Oggi fermare la guerra non è più possibile perché la guerra è già in corso anche se per il momento a morire sono centinaia di migliaia di migranti…”. Si tratta, allora, di trasformare la guerra in corso “in guerra civile rivoluzionaria. Cosa vuol dire? Non lo so, e nessuno può saperlo, oggi. Ma nei prossimi anni credo che dovremo ragionare solo su questo. Non su come salvare l’Ue, che il diavolo se la porti. Non su come salvare la democrazia che non è mai esistita. Ma su come trasformare la guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria. Pacifica e senz’armi, se possibile. Guerra dei saperi autonomi contro il comando e la privatizzazione…”
FRANCO BERARDI BIFO

LA DEMOCRAZIA COLTA
“Secondo la gran parte degli illuminati analisti liberali, democratici ed europeisti – scrive Matteo Saudino, insegnante -, la causa della Brexit sarebbe il voto inconsapevole, ignorante, emotivo degli inutili pensionati, dei pigri disoccupati, degli abitanti delle periferie e delle campagne, dei bifolchi gallesi, degli ubriachi operai e delle impaurite vedove… Che disamina onesta e lungimirante. E io che stupidamente pensavo che le cause fossero da ricercare nei tagli al welfare state, nei salari bassi, nella disoccupazione crescente, nella precarizzazione del lavoro, nelle guerre che destabilizzano il Medioriente, nell’impoverimento dell’istruzione pubblica e nelle politiche economiche monetarie liberiste e recessive dell’Unione europea…”
MATTEO SAUDINO

GLI ABISSI DEL VOTO INGLESE
“Quest’Europa è diventata insopportabile e avrei gioito dell’uscita della Gran Bretagna se fosse stato il segnale di un popolo che dichiara di non poterne più di questa politica – scrive Francesco Gesualdi – Invece no: gli inglesi hanno deciso di uscire dall’Unione europea perché vogliono alzare muri ancora più alti da un punto di vista umano e sociale. I sostenitori dell’uscita hanno usato come motivazione prevalente i flussi migratori… È la logica della Lega Nord e speriamo che non sia anche quella del Movimento 5 stelle, che su tutto ha espresso opinioni, fuorché sull’equità e la solidarietà sociale…”
FRANCESCO GESUALDI

GRUPPO CHIUSO O GRUPPO APERTO?
“Storicamente lo straniero, l’uomo che spunta sconosciuto all’orizzonte, è stato, ed è, più spesso nemico che amico. Di qui il riflesso di chiusura del gruppo nei suoi confronti… “. Per questo abbiamo sempre bisogno di mettere al centro di qualsiasi gruppo o comunità, per dirla con Elvio Fachinelli, “l’affermazione e la ricerca di ciò che accomuna tutti…”, ma sappiamo anche che si tratta di un processo permanente perché ogni gruppo è “tentato di cercare la propria sicurezza in un proprio ‘interno’ indiviso…”
LEA MELANDRI

SGOMBERIAMO GLI IMMOBILI DELLA MAFIA
Sono almeno cinquecento a Roma i beni confiscati alle mafie. In una città già ricca spazi abbandonati recuperati e autogestiti e alle prese con l’emergenza abitativa, quante opportunità potrebbero nascere dal riuso a fini sociali dei beni sequestrati e, soprattutto, confiscati alla criminalità? Un dossier, ancora una volta offerto dalla “città di sotto”, affronta il problema, colma il vuoto lasciato da governi, giunte di destra e sinistra e commissari straordinari, e indica possibili vie d’uscita qui e ora
DA SUD

HAIDI GIULIANI SI AUTODENUNCIA
«“Stavolta hanno infierito sugli anziani”, scrive Nicoletta Dosio, tra le persone colpite in Val di Susa da un obbligo di presentazione periodica alla Caserma dei Carabinieri di Bussoleno. Vogliono anche gli anziani? Eccomi: ho settantatre anni, sono stata…. SEGUE QUI

SARÀ DÜRA, LO ABBIAMO GIÀ DETTO?
Giovedì 23 giugno diverse migliaia di persone hanno sfilato per le vie di Bussoleno (Torino) per la fiaccolata di solidarietà nei confronti dei 23 No Tav colpiti da misure cautelari nei giorni scorsi della procura torinese. Le foto di Luca Perino, ancora una volta, mostrano i volti di una ribellione ostinata e creativa che non smette di nutrire la speranza di tanti ben oltre la Valle
R.C.

 

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