“Bayern-Monsanto, l’offensiva dei colossi”

La notizia dell’acquisto di Monsanto da parte della Bayer fa tremare i polsi ma è solo un tassello importante di un vertiginoso processo di fusioni e acquisizioni in atto nell’industria sementifera-agrochimica e in altri settori strategici del business della catena agroalimentare.

 

 

NEWSLETTER DI COMUNE
 

METTERE IN COMUNE (PATRIZIA MANCINI)
«Come redazione del sito “Tunisia in Red” riteniamo fondamentale il lavoro svolto in questi 4 anni da Comune, una voce indipendente e fondamentale per chi voglia approfondire, apprendere e condividere “esperienze altre”. Puntualmente Comune ha ripreso i nostri articoli sia sulla Tunisia che sul mondo arabo, dandoci un aiuto fondamentale a mostrare il vero volto di una delicata transizione democratica. Per questo motivo, aderiamo con convinzione alla campagna “facciamo Comune insieme”»

BAYERN-MONSANTO, L’OFFENSIVA DEI COLOSSI
La notizia dell’acquisto di Monsanto da parte della Bayer fa tremare i polsi ma è solo un tassello importante di un vertiginoso processo di fusioni e acquisizioni in atto nell’industria sementifera-agrochimica e in altri settori strategici del business della catena agroalimentare. I nuovi colossi accrescono il loro potere nei mercati chiave e si aprono la strada per un incontrollabile aumento dei prezzi dei mezzi di produzione. Avranno inoltre più facilmente le leggi e i regolamenti necessari alla loro guerra contro la sovranità alimentare e l’agricoltura contadina. L’enorme concentrazione in corso non mira tuttavia al solo controllo dei mercati, vuole quello digitale e sat ellitare dell’intera agricoltura del pianeta. L’offensiva dei colossi dell’agro-business va fermata con ogni mezzo possibile
SILVIA RIBEIRO

IO SONO MIMMO, OPERAIO
Per i grandi media sono invisibili eppure esistono ancora. Per i super manager sono soltanto braccia da lavoro eppure non smettono di protestare e cercare una vita dignitosa. Per i tribunali non possono fare satira eppure al diritto di prendere parola nelle fabbriche e nelle piazze non rinunciano. Licenziamenti, suicidi, morti per malattie provocate dal lavoro di ogni giorno: la barbarie industriale e sociale in cui la Fiat sta precipitando i lavoratori raccontata da alcuni operai di Napoli e da Ascanio Celestini
ASCANIO CELESTINI

IL TEMPO LUNGO DEL TERREMOTO
Sì, certo, è in pochi istanti che i soffitti si accartocciano e travolgono le cose e tutta la vita che c’è intorno. E poi l’affanno di estrarre dai detriti chi ancora respira. Certo, questione di ore, a volte minuti. Eppure, sotto terra, il terremoto cresce e si prepara in tempi geologici, con forze gigantesche e lentissime. Non possiamo pensare di rispondere a quei tempi, a forze così grandi e profonde, solo con azioni rapide e soluzioni veloci, talvolta tanto veloci da rivelarsi pura propaganda. In che percentuale pesano, oggi, la pressione mediatica che impone l’immediatezza di un titolo rassicurante e le scandalose attese del passato (la gente del Belice ha atteso una casa per 46 anni) sulla r ealtà concreta di prospettive e soluzioni che affermino la sicurezza ma anche la dignità dell’esistenza delle comunità e delle persone colpite? L’elaborazione concettuale di un’indiscutibile emergenza non può cancellare la necessità di un lavoro in un tempo diverso, non deve diventare rimozione frettolosa e superficiale delle complessità che le macerie portano con sè. I terremoti non arrivano, ritornano. Il loro tempo è circolare
FLAMINIA BRASINI E DELIA MODONESI

UN NUOVO CILE S’È MESSO IN MOVIMENTO
A 26 anni dalla fine della dittatura, e a 43 dal golpe, in Cile si cominciano a vedere segnali di un vero cambiamento della direzione di marcia nella società. Non parliamo delle prossime elezioni amministrative, dove l’astensione raggiungerà cifre sempre più alte. C’è un cambiamento molto visibile, mostrato dalle manifestazioni di agosto contro il sistema privatistico delle pensioni introdotto da Pinochet nel 1980, le più importanti dal ritorno della democrazia. Un attacco preciso alle banche e all’accumulazione di capitale delle élite. E c’è un possibile cambiamento più in profondità, nell’educazione, un cambiamento impercettibile agli a nalisti che non vedono quel che succede nella parte bassa della società: in appena tre anni sono state create 30 scuole, licei e università popolari e comunitarie. Sono insediate nei territori delle periferie urbane, gestite in forma autonoma con il sostegno dei genitori e del quartiere. Intanto, su una popolazione di 17 milioni di persone, 11 milioni sono indebitate e 4 sono insolventi. La gente però si è svegliata
RAÚL ZIBECHI

TÎA VÉNTO, SEMINIAMO IL FUTURO
Rete, Madre Terra, didattica del fare, ritmi lenti, cura, stanze educative, alberi, vento caldo … Il prossimo incontro della Rete di Cooperazione Educativa – “La Terra dell’Educazione: seminare il futuro”, Negrar (Verona), 22/23 ottobre – è un’opportunità per riscrivere insieme oggi l’alfabeto di domani
VALENTINA GUASTINI

STRANGER THINGS. UNA SERIE SOTTO-SOPRA
Il senso pervasivo di incertezza, la tendenza a chiudersi nell’individualismo, il dominio dell’utilitarismo, la fine dell’autorità ma non dell’autoritarismo. Qualche anno fa Miguel Benasayag ha parlato dell’epoca della passioni tristi, anticipando quello che le diverse crisi in corso hanno reso più profondo ovunque in questi ultimi anni, a cominciare dal mondo dei giovani. Il successo di una serie tv come Stranger Things, utilizzando il linguaggio della letteratura e del cinema di fantascienza degli anni Ottanta, racconta oggi molte cose non solo dell’universo degli adolescenti, reclusi spesso in un infantilismo senza uscita e nella fobia dell’altro, ma indirettamente anche del mondo costruito da tanti adulti tristi. La se rie, a suo modo, ricorda che il “mostro” in realtà è dentro di noi…
PAOLA DEL ZOPPO

I FRUTTI AVVELENATI DEL PROGRESSO
Dov’è la natura se viviamo tra riscaldamenti e aria condizionate, se soffriamo il troppo caldo, il troppo freddo, il troppo vento, la troppa pioggia, se prendiamo la macchina o qualunque altro mezzo per spostarci ovunque, se abbiamo paura di invecchiare e via andando? “La devastazione, l’inquinamento ambientale, la scarsità delle risorse, sono per contro in continuo aumento e questo va a braccetto con questo malessere che impera nel regno del benessere – scrive Andrea Bizzocchi – Distinguere tra un progresso “buono” e uno “cattivo” (buono per chi? cattivo per chi?) significa perdere di vista il quadro di fondo di chi siamo, di come ci rapportiamo con i nostri simili, con gli altri v iventi, con quell’ambiente che è vivente esso stesso… Il nostro problema non è inventare le google cars che andranno da sole guidate da un computer (e così saremo ancor più dipendenti da esse e da chi le controlla) ma semmai trovare e inventarsi dei modi e degli stili di Vita in cui ci si possa smarcare da tutto questo…”
ANDREA BIZZOCCHI

UN PIANETA SEMPRE PIÙ A RISCHIO
Siccità, alluvioni, eventi estremi e altri fenomeni apparentemente lontani, che invece molti studi scientifici seri mettono in relazione ai cambiamenti climatici e ai danni alla salute e all’ambiente che essi apportano. L’utile selezione di notizie curata da Alberto Castagnola, nella sua visione d’insieme, ci aiuta a comporre un’immagine aggiornata e in movimento della velocità e della direzione autolesionista verso cui viene spinto ogni giorno da chi lo governa il pianeta che abitiamo
ALBERTO CASTAGNOLA

I MERCANTI DEL FILO SPINATO
A nutrire la crescita del Pil di Spagna e Ue negli ultimi mesi c’è la produzione di filo spinato. Brilla in questo senso l’azienda spagnola European Security Fencing (Esf), del Gruppo Mora Salazar, che fornisce fili di lamine in acciaio, le cosiddette concertinas, a ben venti paesi, europei e non. Pensate che bravi: riescono a fabbricare fino a 10 chilometri di reti metalliche al giorno, recinzioni elettrificate, barriere metalliche, dissuasori anti-arrampicata. Il premier ungherese Viktor Orban ne ha acquistati 176 chilometri ma anche Grecia, Macedonia, Polonia, Turchia sono loro clienti affezionati. E ora si apprestano a diventarlo anche i britannici. L’esperienza che ha portato Esf alla ribalta è stata la commessa spagnola per Ceuta e Melilla con 8 chilometri di reti e filo spinato con telecamere e sensori di controllo acustici e visivi. Un affare da 30 milioni di euro con la partecipazione di fondi comunitari. Naturalmente per essere concorrenziali sul mercato, queste barriere devono essere efficienti, devono fare molto male. Quelli di Esf non hanno dubbi: l’efficienza dei loro prodotti è assicurata
TONIO DELL’OLIO

LE GALERE HANNO PAURA DEI VOLONTARI
Ci sono pezzi di società in cui il volontariato, con tutte le sue complessità, resta un modo per svuotare di senso il dominio del profitto. In carcere il volontariato è anche un ponte con il mondo esterno, uno strumento per sbarazzarsi di molti pregiudizi e un grimaldello con cui rifiutare l’idea di giustizia come vendetta. Per questo c’è chi non vuole i volontari nelle galere. Scrive in una lettera una volontaria che ha smesso di fare colloqui con i detenuti: “È stata una decisione molto sofferta, dopo sei anni che ho passato là dentro, scambiando parole e cuore con tutti quei ragazzi che ho visto. È stato un periodo tosto ma che mi ha dato tanto. Ho imparat o tanto, mi ha insegnato a sbarazzare la mente da qualunque pensiero avverso, stupido, di controllo, di pregiudizio. Ho ricevuto tanto, tanto, tanto… Il motivo della mia rinuncia è stato un certo ‘movimento’ interno al carcere…, le guardie (con la direzione) hanno incominciato a ostacolare i volontari (che odiano) sempre di più… Una mattina mi hanno fatto tre perquisizioni…, due volontari sono stati privati dell’art. 17 per essere stati trovati in possesso di buste da lettera e francobolli (che non potremmo portare, ma che dovrebbe fornire il carcere, cosa che non fa.) Ho ‘sentito’ che per la prima volta in sei anni, era meglio avere paura…”
CARMELO MUSUMECI

NUOVE PICCOLE NARRAZIONI
“Raccontare vuol dire parlare, ma anche saper ascoltare, vuol dire scambiarsi esperienze e crescere insieme. Vuol dire non aver paura di esporsi… – scrive Emilia De Rienzo – Sono finite le grandi narrazioni, oggi dovrebbero nascere quelle piccole, più vere, più attente alla realtà da cui possono scaturire piccoli sogni, da cui può iniziare un cammino… Dovremmo lavorare ovunque siamo perché si aprano spazi dove questo scambio possa essere possibile, nei quartieri, nella scuola, nelle associazioni, ovunque sia possibile…”
EMILIA DE RIENZO

YOGA FESTIVAL
C’è ancora molto da scoprire e ragionare in Occidente su come lo yoga contribuisca a mettere in discussione i nostri iperattivismi e le ossessioni da competizioni permanente, ma anche l’abitudine di pensare corpo e mente come realtà separate e ambiti del consumismo. Qui ci aiuta uno splendido reportage fotografico di Alessandro Di Ciommo: racconta lo Yoga festival al Rinkai Park di Yokohama (Giappone) al quale in questi giorni hanno partecipato oltre cinquantamila persone di tutte le età. Di certo, la radice sanscrita di yoga, yuj (“unire”, “mettere in comune“) allude a punti di vista interessanti…
ALESSANDRO DI CIOMMO

I NUOVI RISCHI CHE AFFRONTA IL MESSICO
Molto probabilmente lui non se ne è ancora reso conto ma il presidente Enrique Peña Nieto non governa più il paese. Non lo fa certo nel “imperiale” con il quale in Messico il presidente eletto governava fino a quando, vent’anni fa, il Partido Revolucionario Institucional (Pri) perse per la prima volta le elezioni. Pochi, dentro e fuori il partito-Stato, si resero conto, allora, che il Pri era diventato una coalizione instabile di mafie, che si univano senza molta convinzione in specifiche occasioni, come per le elezioni presidenziali. Come se non bastasse la disastrosa situazione in cui sta vivendo, il Messico va incontro oggi a nuovi gravi rischi. Dalle tentazioni di prove di forza dello s tesso Peña alla lotta senza esclusione di colpi tra le molte forze che cercano di conquistare il controllo del malsano apparato dello Stato. Le diverse forme di governo autonomo che esistono in Messico possono guardare da lontano (ma con la dovuta attenzione) a quel che accade intorno al presidente e continuare per la propria strada
GUSTAVO ESTEVA

LO STRAPPO DI BRATISLAVA
Lo strappo di Renzi, e della Commissione Europea, con i cittadini e le cittadine italiane lo si vede dalle mobilitazioni di questi giorni. Flash mob e iniziative in città come Milano e Bologna, migliaia di tweet inviati a Premier e Ministro con l’hashtag #StopTTIP diventato di tendenza per ore. Un invio massivo di email a Renzi per fargli sentire il fiato degli italiani sul collo, il tutto per le mobilitazioni europee nelle quali solo in Germania sono scese in piazza centinai a di migliaia di persone. La Germania è il Paese dove si sta giocando la posta maggiore
ALBERTO ZORATTI E MONICA DI SISTO

UNA MINISTRA IN STATO CONFUSIONALE
Che c’entra Amatrice con la missione militare in Libia? La ministra Pinotti paragona l’invio di una portaerei e dei parà italiani nella polveriera libica all’intervento nelle zone devastate dal terremoto. Un’assurdità che si aggiunge a una ormai lunga quanto imbarazzante teoria di dichiarazioni insensate, caratterizzate solo dalla determinazione ad assumere un forte protagonismo bellico a qualsiasi costo. Nel caso della Libia, il rischio evidente è che la presenza italiana cresca via via e si arricchisca di peso. Che venga chiamata missione umanitaria, poi, stupisce poco. Fu chiamata così anche la guerra in Kosovo
GIULIO MARCON

MERCATO DEL LAVORO: IL GIALLO DEI DATI
Il misterioso contrasto tra le fonti ufficiali che rilevano la situazione dell’occupazione in Italia è solo apparente. Al di là della propaganda, mentre si allungano l’orario di lavoro e l’età pensionabile, la capacità effettiva dell’economia italiana di creare lavoro è nulla, come segnala l’attenta e rigorosa lettura di Andrea Fumagalli su Effimera. Intanto, l’affannosa ricerca di un sempre più improbabile consenso, spinge a letture funamboliche delle statistiche e a peggiorare la qualità dell’occupazione che resta. Il governo insiste nel sostenere l’offerta produttiva con rilevanti interventi fiscali a favore delle imprese e i gnora l’essenziale politica di sostegno della domanda. La generosità del fisco a favore delle imprese, senza calcolare l’abolizione dell’Ici e i 5 miliardi spesi per salvare le banche, raggiungerà circa 25 miliardi di euro in tre anni, una cifra più che sufficiente a introdurre in Italia il necessario reddito minimo di base
ANDREA FUMAGALLI

FERMIAMO LA GUERRA AL POPOLO CURDO
In Kurdistan da decenni prosegue una vera guerra di persecuzione da parte dell’esercito turco. Una guerra diventata ancor più violenta, se possibile, negli ultimi anni. La Rete Italiana di solidarietà con il popolo curdo nel dicembre scorso denunciò che quotidianamente i civili curdi vengono “giustiziati da polizia e esercito turchi con l’impiego di tank”, cecchini “sparano a donne e bambini perfino all’interno delle loro case, a ragazzini che vengono abbattuti nelle strade perché hanno osato scavare trincee per non far passare i carri armati dell’esercito e difendere così le proprie case e i propri cari” in quello che il deputato Hdp Ferhat Enc& uuml; definì “una pulizia etnica” con “lo stato turco attacca civili con armi pesanti, come se si stesse confrontando con militari di un altro stato”. Il fallito (o presunto) golpe di luglio contro Erdogan ha portato a un ulteriore inasprimento cruento della guerra turca contro il popolo curdo, all’insegna di una totale repressione. Sabato 24 settembre, manifestazione nazionale a Roma
ALESSIO DI FLORIO

 

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