“Vivere in un altro mondo”

A Budapest la quinta Conferenza internazionale sulla decrescita ha mostrato non solo che quello della decrescita è un movimento sociale e accademico che non smette di crescere, ma che esistono già tanti modi diversi di vivere oltre il dominio del profitto.



NEWSLETTER DI COMUNE
 

A CASA
… perché in Comune mi sento a casa.
Anche Delia Modonesi ha aderito alla campagna 2016 Facciamo Comune insieme 
 

 

VIVERE IN UN ALTRO MODO
Strade, piazze, università, spazi sociali, culturali e di economia sociale: a Budapest la quinta Conferenza internazionale sulla decrescita ha mostrato non solo che quello della decrescita è un movimento sociale e accademico che non smette di crescere, ma che esistono già tanti modi diversi di vivere oltre il dominio del profitto. Si è discusso di energia e di cibo, di genere e di conflitti ambientali, di rapporti tra il nord e il sud del mondo e di urbanistica, ma anche di migrazioni, di reddito di cittadinanza e di movimenti. Per questo politica e media che pensano alla decrescita ancora come recessione sembrano sempre più ridicoli
AA.VV.

VIE DI FUGA (PAOLO CACCIARI)

RALLENTARE PER ANDARE PIÙ LONTANO
Il ritmo della vita di ogni giorno ci appare sempre più convulso e sincopato, tanto più se lo guardiamo con gli occhi dei bambini e dei ragazzi. «Viviamo nel “tempo senza attesa” e dell’attesa abbiamo perso il gusto, però, poi ci meravigliamo dell’iperattività e della difficoltà a concentrarsi dei ragazzi – scrivono Silvia Funaro, psicologa, e Roberto Latella, sociologo – Eppure, spesso, tanto i bambini che gli adolescenti sono resistenti, non si adeguano a questo tempo che ci ingoia. I bambini si trovano ogni tanto raggomitolati nella loro immaginazione, persi nell’osservare qualcosa che agli adulti può sembrare assurdo, estraneo al loro sguardo “funzionale”, così come gli adolescenti ogni tanto ricordano a noi educatori il gusto e l’importanza di perder tempo, davanti a una scuola, a un muretto…». Per questo abbiamo tutti e tutte bisogno di imparare a rallentare, di ribaltare il tempo della produzione e del consumo, di imparare a perdere tempo. «Rallentando è possibile vedere le cose da un altro punto di vista, rallentando non ci si perde nessuno… A bassa velocità si ascolta meglio l’altro. Perdendo tempo si guadagna tempo, si usa meglio il tempo… si va più lontani. Il tempo veloce, inoltre, è un tempo individuale mentre il quello lento è più facilmente un tempo condiviso…». Per ragionare intorno a questi temi con insegnanti, educatori, genitori, realtà sociali e singoli cittadini, un gruppo di cooperative sociali di Monterotondo (Il Pungiglione, Folias, Iskra. L’Isola… che c&r squo;è) e Comune promuovono una Taverna comunale dal titolo “Ci vuole il tempo che ci vuole”giovedì 6 ottobre, dalle 17,30 – presso l’auditorium di Monterotondo (Rm): una conversazione e una cena insieme a Franco Lorenzoni, maestro e autore del libro “I bambini pensano grande” (edito da Sellerio e giunto alla tredicesima edizione in poco più di un anno)
SILVIA FUNARO E ROBERTO LATELLA

CI VUOLE IL TEMPO CHE CI VUOLE (LUCIANA BERTINATO)

ELOGIO DEL TEMPO PERSO (SANDRA DEMA)

TÎA VÉNTO, SEMINIAMO IL FUTURO VALENTINA GUASTINI

LA MEMORIA CORRE CON STEFANO
A che serve la tortura? Ci sono ancora molte persone convinte che sia il mezzo migliore per seminare terrore, estorcere confessioni, castigare eresie, evitare ribellioni o umiliare dignità. Che a espletare pratiche atroci sia l’ansia di poteri criminali, lo zelo di esecutori di ordini dello Stato, il sadismo dei carcerieri o l’indifferenza di laureati in camice bianco non fa gran differenza. Quel che è certo, invece, è che i corpi martoriati di persone come Giulio Regeni o Stefano Cucchi diventano, prima o poi, formidabili testimonianze dell’assoluta inefficacia dell’esercizio di quell’orrore. La memoria straziante dei corpi inermi alimenta il coraggio della denuncia, la critica dell’ass olutismo dei poteri, le rivolte contro l’ingiustizia, l’affermazione della dignità. Per questo far vivere il ricordo di quelle persone è qualcosa di così prezioso per tutti. Domenica 2 ottobre, al Parco degli acquedotti di Roma, c’è il secondo Memorial “Corri con Stefano”, dove il traguardo ha i colori della verità che Ilaria Cucchi non ha mai smesso di cercare e le sembianze di una legge che faccia della tortura in Italia quel che da molti anni non si vuole fare: uno spregevole reato
MEMORIAL STEFANO CUCCHI

LA PERSECUZIONE DI MAXIMA CONTINUA
Cosa può spingere una grande impresa mineraria con sede a Denver, proprietaria del maggior giacimento d’oro del Sudamerica, a mandare sulle Ande peruviane (4200 metri slm) decine di guardie in tenuta antisommossa per distruggere un campo di patate e picchiare selvaggiamente Maxima Acuña e suo marito? La persecuzione dura da diversi anni e la risposta non può che essere l’enorme valore simbolico di una storia assolutamente straordinaria. Una resistenza talmente tenace da meritare di essere raccontata ovunque ma testimoniata, pochi mesi orsono, perfino dal Goldman Prize, forse il più prestigioso riconoscimento ambientalista del mondo, lo stesso premio assegnato nel 2015 a Berta Caceres, assass inata nel sonno a marzo in Honduras. Maxima non può e non deve essere lasciata sola
ALDO ZANCHETTA

LA QUESTIONE DEI PAESI
Costruire un grande corridoio ecologico lungo tutto l’Appennino è azione che non si fa in pochi anni, ma è quello che serve, da Comiso a Merano. “Forse più che del teatrino della politica bisognerebbe parlare di scuole di montagna. Bisognerebbe riflettere sul valore di tutta una serie di mestieri che vanno perdendosi”, scrive Franco Arminio. Occorre ripartire dai luoghi, cioè da un patrimonio di biodiversità straordinario. Ma per farlo “bisogna uscire dalla dittatura del consueto che spesso caratterizza le piccole comunità… Troppo spesso nei piccoli paesi si ha paura di essere visionari, come se questo ci potesse assicurare un giudizio di follia da parte degli altri. Urge anche nelle stanze della polit ica la presenza dei visionari che sanno intrecciare scrupolo e utopia, l’attenzione al mondo che c’è col sogno di un mondo che non c’è…”
FRANCO ARMINIO

ADDIO FORCHETTE E BICCHIERI DI PLASTICA
Ogni anno finiscono in mare dai 5 ai 12 milioni di metri cubi di plastica all’anno, l’equivalente di 48 portaerei piene di plastica. Molta di questa finisce nei 5 “Garbage Patches”, immense isole di rifiuti che galleggiano negli oceani (la più grande è quasi il doppio dell’Italia…). Una buona notizia: in Francia hanno deciso che entro il 2020 tutte le forchette e i bicchieri di plastica saranno vietati, si potranno usare solo materiali biodegradabili (per la cronaca a San Franscisco perfino le buste di plastica sono state messe al bando dal 2007 e dal 2014 è vietato anche l’uso bottigliette di acqua mono-uso). Naturalmente in Francia la decisione ha mandato su tutte le furie i produttori di involucri di plastica MARIA RITA D’ORSOGNA

UN ANNO SCOLASTICO SENZA LIBRI
Nelle scuole delle periferie urbane, delle povertà economiche e relazionali, numerose famiglie migranti in questi giorni si trovano davanti l’impossibilità di ottenere i libri scolastici. Gli interventi per i contributi per l’acquisto dei libri per gli allievi delle scuole secondarie di primo e secondo grado raramente prevedono le difficoltà e le loro diverse articolazioni. Quasi sempre manca tutto ciò che potrebbe accompagnare l’informazione, ciò che facilita la comprensione dei testi. Spesso nelle famiglie, povere o di cultura altra, mancano anche i computer e l’alfabetizzazione alle tecnologie. Di certo “manca la mediazione che è collante di comunità, di c ittadinanza…”, scrive Dimitris Argiropoulos, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna. Così cresce quel razzismo istituzionale “che colloca gli alunni ‘senza libri’ nella categoria dei Bes (Bisogni educativi speciali) medicalizzando l’educazione e la scuola, annullando una magnifica possibilità di fare cultura e intercultura, nella scuola e nella città… Manca quella intelligenza di governo per conquistare dignità e divenire Comune poiché è stata persa l’intenzionalità e la capacità, da parte degli enti locali, di rendere visibili e rispondere alle fragilità. Manca un idea di Responsabilità che affronta l’in–differenza…”
DIMITRIS ARGIROPOULOS

TRASGRESSIONI DEL PIFFERO
Funziona più o meno così: la scuola sceglie di servirsi dell’app che raccoglie dati sulle assenze, i ritardi, il numero di minuti persi per ogni lezione, i voti e crea un profilo personalizzato di ogni studente. Gli insegnanti possono visualizzare e aggiornare quei dati in qualsiasi momento e condividerli via web con la famiglia. Scrive Manuela Salvi, autrice di libri di letteratura per ragazzi: “Mi dichiaro assolutamente e totalmente contraria alle segnalazioni delle assenze da scuola via app ai genitori. Anzi, sono proprio incazzata. Avete tolto a una generazione il gusto di fare filone o come si dice dalle parti vostre… Certo, se uno non vuole andare a scuola adesso lo dice a mammina e a papino e loro dicono s ì, piccolino, resta a casuccia. Bella roba. Ma come pensate che si possa vivere una giovinezza intera senza adrenalina, con queste trasgressioni regolate da voi? La trasgressione regolata, ma che trasgressione del piffero è?…“
MANUELA SALVI

LO STRAPPO DI BRATISLAVA
Lo strappo di Renzi, e della Commissione Europea, con i cittadini e le cittadine italiane lo si vede dalle mobilitazioni di questi giorni. Flash mob e iniziative in città come Milano e Bologna, migliaia di tweet inviati a Premier e Ministro con l’hashtag #StopTTIP diventato di tendenza per ore. Un invio massivo di email a Renzi per fargli sentire il fiato degli italiani sul collo, il tutto per le mobilitazioni europee nelle quali solo in Germania sono scese in piazza centinai a di migliaia di persone. La Germania è il Paese dove si sta giocando la posta maggiore, secondo un sondaggio dell’Istituto Ipsos reso pubblico ieri, circa il 28% dei tedeschi ha dubbi sui vantaggi dell’accordo, mentre il 52 per cento è convinto che i negoziati porteranno a un indebolimento degli standard qualitativi dei prodotti
ALBERTO ZORATTI E MONICA DI SISTO

SANGUE E CARBONE. LA PACE IN COLOMBIA
All’inizio di ottobre si tiene in Colombia il referendum che deve ratificare gli accordi di pace tra il governo e le Farc. Tra i punti cruciali dell’intesa, c’è la possibilità che “terze parti” siano chiamate a rispondere penalmente della loro condotta durante il pluridecennale conflitto al cospetto di un “Tribunale di Pace”, creato ad hoc. Su alcuni quotidiani è già circolata una lista di 57 nomi di corporation che potrebbero finire sotto la lente d’ingrandimento del ministero della Giustizia. Tra queste, oltre alla Coca Cola e alla Chiquita, ci sarebbero pure Glencor e Drummond, la compagnia statunitense sospettata di “rapporti inconfes sabili” con i paramilitari che estrae il carbone importato dall’Enel. Non si ferma, intanto, la strage di sindacalisti e attivisti della comunità afro-colombiana
LUCA MANES

A PRAGA CON I SENZA TETTO
Abbiamo bisogno di guardare il mondo con gli occhi di quelli che vivono in basso. A Praga c’è chi ha preso molto sul serio questa necessità. Pragulic è più di una piccola impresa di turismo solidale nata dall’idea di tre studenti universitari: le sue guide sono senza dimora che conducono i turisti lungo parchi e mercati, piazze, ponti e case occupate, raccontando la propria storia tra discese e rinascite, intrecciandola a quella della città. Ogni guida si intrattiene col pubblico tutto il tempo necessario, il che significa che un tour può durare dalle tre alle cinque ore e nessuno si annoia. L’obiettivo, del resto, non è solo scambiare informazioni ma costruire relazioni diverse, quelle con cui le g uide Pragulic hanno riempito di nuovo significato l’espressione vite border-line
ILARIA DE BONIS

“SCUSI, LI ABBIAMO SOCCORSI, SOCCORSI…”
Il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, in una conferenza stampa con il suo omologo Paolo Gentiloni, ha caldeggiato la misura deterrente di “respingere” i barconi di migranti verso la Libia “per impedire che raggiungano l’Italia”, una misura che a suo parere avrebbe un “effetto dissuasivo”. Insomma in un lapsus ha riconosciuto che la missione Sofia ha già “respinto 200.000 migranti”, prima di venir corretto da un diplomatico vicino “scusi, li abbiamo soccorsi, soccorsi…”. L’Ue, come scrive Flore Murard-Yovanovitch, è ogni giorno di più soltanto “una mostruosa macchina mirata alla difesa paranoica dei confini…
FLORE MURARD-YOVANOVITCH

MA QUEI MILLE SOLDATI SONO AFFARI NOSTRI?
Il Qatar ha inviato altri mille soldati nella macelleria dello Yemen. Ci riguarda? Forse sono i primi fortunati che possono aver approfittato della “formazione del personale” prevista nell’accordo di cooperazione militare, firmato nel giugno del 2016, tra l’Italia e il ricchissimo emirato arabo. “Il più grande traguardo mai raggiunto dalla marina italiana in termini di cooperazione internazionale”, così definì quell’accordo la ministra della difesa da tempo in avanzato stato confusionale
MIMMO CORTESE

I SEMI D’ORO DEL RE DELL’ASPIRINA
Nozze d’oro, quelle tra Bayer, re delle aspirine, e Monsanto, regina delle sementi. Ma è lecito un matrimonio del genere? Commentando in agosto un’altra mega-fusione, quella tra Dow e DuPont, Margrethe Vestager, commissario europeo alla competizione, ha detto con una certa solennità: “La vita degli agricoltori dipende dall’accesso ai semi e ai pesticidi a prezzi competitivi. Dobbiamo essere sicuri che le fusioni in atto non conducano a prezzi più alti o a minor innovazione”. In teoria, per diventare operativi, agli accordi serve l’approvazione delle autorità di vigilanza sul mercato e la concorrenza di vari paesi, primi fra tutti Stati Uniti ed Unione Europea. Tuttavia, nessuno mette in dubbio l’esito positivo delle procedure. Non solo per la potenza di fuoco dei colossi o per i loro fatturati, quanto per i soldi spesi in attività di lobby. Dagli Stati Uniti, Opensecrets rileva che nell’ultimo decennio Monsanto e Bayer insieme hanno speso 120 milioni di dollari per ottenere dai centri di potere politico degli Usa decisioni favorevoli ai loro affari
FRANCESCO GESUALDI

BAYER-MONSANTO, L’OFFENSIVA DEI COLOSSI

C’ERA UNA VOLTA LA GIORNATA DELLA PAUSA
Come molti sapranno oggi, 21 settembre, è la Giornata internazionale della pace istituita nel 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una giornata dedicata alla pace… Sapete? Poco fa, dando un’occhiata alle notizie, ho provato una sensazione dissonante, stonata, fuori sincrono, insomma. Difficile il contrario in un giorno in cui, tra le altre cose, negli Usa vanno in scena i soliti scontri con la polizia per l’ennesimo assassinio di un nero per mano di quest’ultima, si contano altri morti, civili e non, in Siria, altre vittime per il terrorismo e faide interne in Medio Oriente e in Africa, e ancora sventure in quella tragica narrazione dal titolo “La storia dei migrant i”. Come dire, d’accordo, è la Giornata della pace, ma lo spettacolo deve andare avanti, ormai ho già premuto il grilletto, comprato armi a volontà, sganciato morte ovunque e il sangue sta scorrendo da un bel po’. È troppo tardi. Ecco perché, a mio modesto parere, per poter celebrare con la giusta attenzione tali ricorrenze, servirebbe un tempo sospeso tra una crudeltà e l’altra.Una sorta di pausa…
ALESSANDRO GHEBREIGZBIHER

IN MORTE DI UNO DI NOI
“Abbiamo rinunciato alla lotta di civiltà per i colleghi migranti vessati e sottopagati – scrive Cristiano Roncuzzi – … Ahmed è uno di noi, la sua battaglia è di tutti e tutte: non chiedere giustizia oggi significherebbe legittimare altre morti domani. E altri manager-kapò che, davanti a un picchetto, ordineranno ad altri camionisti di partire e di asfaltarci come ferri da stiro…”
CRISTIANO RONCUZZI

 

 

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