“Di re, corone e acqua che li sostiene”

“A sud di Salisburgo, poco lontano dalla città, si trova il castello di Hellbrunn, che l’arcivescovo Marco Sitticus von Hoenems fece costruire tra il 1613 e il 1615 dall’architetto Santino Solari…

 

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DI RE, CORONE E ACQUA CHE LI SOSTIENE
“A sud di Salisburgo, poco lontano dalla città, si trova il castello di Hellbrunn, che l’arcivescovo Marco Sitticus von Hoenems fece costruire tra il 1613 e il 1615 dall’architetto Santino Solari… In una grotta artificiale – scrive Carlo Ridolfi – dalla quale nessuno riesce ad uscire senza bagnarsi, colpisce l’artifizio geniale e ironico che consiste in una corona regale tenuta sospesa per aria da un potente getto idraulico. L’ironia sta nell’intenzione dell’arcivescovo, che evidentemente conosceva bene le società umane, era quella di ricordare agli astanti che nessun potere si regge da solo, ma che resta in auge solo fino a quando il consenso, cioè l’ac qua, continua ad alimentarlo…” . I cambiamenti sociali non nascono per “parlamentogenesi”, ma quando esistono movimenti che ricordano come nessun potere si regge da solo. Siamo noi ad alimentarlo. Siamo noi che possiamo smettere di farlo. Da Trump alla riforma Costituzionale, l’acqua che sostiene le corone può sempre essere razionata o negata del tutto…
CARLO RIDOLFI
 

IL MIO NO È SOCIALE NÉ COSTITUZIONALE NÉ POLITICO
Franco Berardi Bifo: “Perché dovrei votare come il razzista Salvini, o come D’Alema, l’uomo che ha violato l’articolo 11 della Costituzione bombardando la Serbia per ordine dei suoi compari Bill Clinton e Tony Blair e adesso si presenta come difensore della Costituzione Repubblicana?… Pensavo di astenermi… Poi andai al comizio di Landini, un paio di settimane fa, e Landini mi ha convinto a votare NO. Landini fece notare che il governo Renzi, a parte le velleità di riforma costituzionale, si distingue soprattutto per le sue politiche sociali… Voterò NO perché occorre fermare la dittatura liberista, la precarizzazione del lavoro e l’impoverimento della soci età. Occorre fermare il governo Renzi che rappresenta l’efficientismo al servizio della devastazione neoliberista… Renzi pensava di mettere i cultori del nuovo contro i cultori del vecchio… Io non scelgo tra il vecchio e il nuovo. Scelgo tra la stabilità dello sfruttamento precario e della miseria crescente e l’incertezza di un futuro in cui tutto finalmente ridivenga possibile. Scelgo il rischio, per rompere la certezza di un futuro di miseria depressione e di fascismo…”
FRANCO BERARDI BIFO
 

IL MONOSILLABO DEL RIFIUTO
“Esibiscono velocità e spocchia mentre occupano tutti gli spazi della comunicazione. Sostituiscono il dialogo e il confronto con il rumore della propaganda di Stato, agli argomenti preferiscono gli slogan… Una riforma opaca e sospetta che serve al potere per avere più potere… Banche e finanza votano sì… Su ambiente, sanità, energia, infrastrutture strategiche, deciderà lo Stato. Cancellati di fatto i territori… Questo governo – scrive Rosaria Gasparro – ha detto infiniti no a noi insegnanti. Non ci ha ascoltati. Ci ha umiliati e offesi. È ora di restituire il nostro monosillabo del rifiuto…”
ROSARIA GASPARRO
 

KU KLUX KLAN, IL FIUME CARSICO DEL RAZZISMO
In questi giorni, dopo la vittoria di Trump, si è tornati a parlare del Ku Klux Klan e di uno dei suoi principali teorici e animatori, David Duke, che ha sostenuto il nuovo presidente statunitense. Ma quanti di noi, non solo i più giovani, sanno davvero cos’è stato e cos’è questa grande organizzazione razzista? La fondazione nel 1866, le prime violenze, la diffusione negli stati del Sud, il primo smantellamento, la rinascita nel 1915, l’”allargamento degli orizzonti” e la nascita del razzismo moderno (non più solo contro i neri, ma anche contro la Chiesa cattolica, gli ebrei, gli alcolizzati, le prostitute, i migranti, i comunisti…), la relazione co n i partiti, il ruolo di alcuni pubblicitari, l’infatuazione per il nazismo e la nuova “scomparsa” del Klan. E ancora: anni Sessanta, il ritorno delle croci di fuoco e l’assassinio di molti neri. In questo articolo proponiamo una grande lezione di storia contemporanea, di Lanfranco Caminiti, su quello che resta un movimento di massa, con il razzismo come ideologia politica. Un movimento di cui preoccuparsi ogni giorno. “Il Klan è così – scrive Lanfranco -, scompare e poi riappare. Come il fascismo…”
LANFRANCO CAMINITI
  METTIAMOCI IN MOVIMENTO
Trump si è sempre distinto per le sue pratiche discriminatorie verso i neri, ha sempre odiato i latinos, gli islamici, gli asiatici, ed è notoriamente misogino. Ora che ha vinto, come fare per non arrendersi? “Azioni politiche, ma anche azioni tra la gente, è nella quotidianità che facciano sentire la nostra presenza, che noi continuiamo ad esserci, sempre e comunque – scrive Emilia De Rienzo, insegnante – Che non molliamo. Che anche noi sappiamo sentire nostro questo paese e questo mondo e sappiamo difendere chi verrà offeso o maltrattato… Facciamo vedere gesti che disturbino almeno gli ingranaggi del disumano, rendiamo visibile la bellezza che pur abita questo mondo. Facciamoci nascere delle idee… Con trapponiamoci alla barbarie che avanza. Non taciamo. Ma cerchiamo uno stile con cui farlo, che le nostre parole non siano di odio o di rabbia, ma siano parole che testimonino che un altro mondo è possibile, che tanti piccoli semi faranno crescere una foresta… Creiamo piccoli microcosmi di umanità…”
EMILIA DE RIENZO
  THE HARVEST. IL GRIDO DEI SIKH
Un esercito silenzioso di uomini piegati nei campi a lavorare, senza pause. Raccolgono ortaggi, seminano e piantumano per dodici ore al giorno di fila. Molti usano il doping per sopravvivere alla fatica del lavoro. Subiscono violenze di ogni tipo; chiamano padrone il loro datore di lavoro. Quattro euro l’ora, nel migliore dei casi. Un docu-musical, The Harvest racconta quello che accade ogni giorno ai braccianti indiani sikh nell’Agro Pontino
MARTA MELINA
  LE COMUNITÀ E IL POST TERREMOTO
Se c’è una cosa da non fare quando un terremoto devasta un territorio è proporre “soluzioni” veloci per la ricostruzione. Se c’è una cosa da fare è invece guardare tutte le cicatrici lasciate e farlo con le comunità che abitano quei territori. Lo hanno spiegato bene Flaminia Brasini e Delia Modonesi nell’articolo “Il tempo lungo del terremoto”. Chi sembra muoversi in quella direzione è l’associazione Postribù di Rieti, che molti hanno conosciuto in questi anni per lo straordinario impegno sui temi della decrescita, dei beni comuni, dell’autogoverno. Nel messaggio diffuso in questi giorni racc ontano dei legami con amici, produttori e Gas; suggeriscono di pensare ai bisogni imminenti (che restano per molti roulotte e camper per affrontare l’inverno) e al tempo stesso a come garantire ad alcuni produttori vendite costanti nel tempo, ma anche di ripensare una certa idea di economia locale a cominciare da possibili progetti di turismo solidale. E ancora: raccontano del concreto sostegno dato a una famiglia di Amatrice (fatto di vicinanza ma anche di beni scelti con la famiglia, come una motosega utile a raccogliere e vendere legna) e segnalano alcuni produttori da sostenere (contro e oltre l’ossessione di whatsapp), di cui garantiscono personalmente. Il loro invito resta prima di tutto quello di rispettare la precarietà psicologica assai diffusa tra le comunità colpite dal sisma e di non pretendere risposte veloci. C’è bisogno di riconoscere il tempo lungo del terremoto
ASSOCIAZIONE POSTRIBÙ
  IL CLIMA E LA COERENZA CHE NON C’È
Si è conclusa in Marocco la Conferenza Onu sul clima 2016. L’unica cosa certa è che una lotta efficace ai cambiamenti climatici non può prescindere da una profonda revisione delle politiche commerciali internazionali. Il non superamento di 1.5°C di aumento della temperatura media, obiettivo ambizioso ma necessario, rischia di essere messo in discussione dalle poche strategie in campo che vanno in direzione opposta
ALBERTO ZORATTI
  LA DANZA MACABRA DEI VELENI NELL’ARIA
Si va dai solfati ai nitrati, dalle particelle di carbone all’amianto, le sostanze tossiche che penetrano in profondità nei polmoni e scatenano un’ampia gamma di malattie mortali sono sempre di più. L’Organizzazione mondiale della sanità parla di una vera emergenza, l’Agenzia Onu per l’ambiente ricorda che nel pianeta si muore oltre 200 volte più di inquinamento che di guerre e non viviamo certo un’epoca in cui prospera la pace. Nove persone su dieci vivono oggi in aree dove i limiti ufficiali all’inquinamento sono sempre superati, milioni di persone si ammalano e muoiono per questo. Il 90 per cento di quelle morti, naturalmente, avviene in Paesi con un reddito medio-basso. I veleni non risparmiano certo i bambini: 300 milioni di loro, ovvero uno su sette, vivono in luoghi in cui l’inquinamento dell’aria è superiore di sei volte agli standard internazionali. Anche se ci limitassimo a considerare solo che l’eliminazione del piombo nella benzina ha evitato un milione di morti l’anno e generato un risparmio di 2,45 trilioni di dollari, il 4 per cento del Pil mondiale, avremmo un’idea molto precisa della strada da seguire
ALBERTO CASTAGNOLA
  A RESCALDINA C’È UNA TESORERIA DISARMATA
Il Consiglio Comunale di un piccolo centro della provincia di Milano, Rescaldina, fa una scelta coraggiosa e dichiara all’unanimità che la sua sarà una tesoreria disarmata. Decide in questo modo, senza alcuna esitazione, da che parte stare. Da quella del ripudio netto della guerra e del traffico di armi, un segnale importante che non a caso arriva da chi invita a costruire ponti e non muri
FRANCESCO MATERA
  LE PAROLE CHIAVE DEL SACCHEGGIO. IL MOSE
In periodi di grande caos sistemico come quello attuale, capita spesso di leggere affermazioni che esprimono un plauso incondizionato per una fideistica osservanza del rispetto delle regole o delle leggi. Qualunque regola e qualunque legge, perfino quando essa contraddice in modo palese le ragioni del buon senso o il senso della misura. È uno dei molti casi in cui risulterebbe di grande utilità una pur sommaria rilettura della vicenda del Mose. Sia chiaro, non stiamo parlando di una storia di politici corrotti ma del più grande e complesso sistema di corruzione dell’Italia repubblicana. Un sistema tanto efficiente e raffinato da riuscire a corrompere, tra le altre cose, ogni livello di control lo: Magistrato alle Acque, Corte dei Conti, Guardia di Finanza, politica. Ecco, il più eclatante esempio italiano dell’impossibilità di distinguere con nettezza lo Stato dalla criminalità, la più “alta scuola” nostrana di corruzione, è nato e si è avvalso di una legge votata, con tutti i crismi, dal parlamento repubblicano, la legge n. 798 del 1984 (la legge speciale bis). Quello del Mose, come racconta in sole sette parole chiave questo prezioso articolo, è stato inoltre forse il primo sistema corruttivo che non ha “investito” semplicemente per acquisire un permesso o una commessa, ma per convincere l’opinione pubblica del proprio operato
GIANNI BELLONI E ANTONIO VESCO
  POPULISMO
Cosa significa oggi populismo? Perché anche formule di opposizione o di critica al trionfante discorso neo-liberista assumano linee guida populistiche?
GIANFRANCO FERRARO E FRANCESCO BIAGI
 

NON UNA DI MENO. SAREMO UNA MAREA COLORATA
L’appuntamento è noto, nonostante i grandi media siano “distratti”: sabato 26 novembre, un grande corteo colorerà Roma “contro la violenza maschile sulle donne”. Migliaia di donne e di uomini di tutte le regioni si riprendono la strada, ne siamo certi, per una manifestazione che sarà molto partecipata e che mostrerà come diversi pezzi di società sono in fermento in tanti territori. Migliaia di donne saranno in strada per gridare la loro rabbia e coltivare la loro voglia di autodeterminazione, per ricordare a tutte e tutti che “non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica”, a cominciare dai racconti mediatici che nutrono un immaginario femminile stereotipato. Le istituzioni, inutile fare troppi giri di parole, hanno completamente fallito, non sono in grado di produrre nell’immediato cambiamenti importanti. “Non c’è nessun piano programmatico adeguato. La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata… Dai commissariati alle aule dei tribunali subiamo l’umiliazione di essere continuamente messe in discussione e di non essere credute…”. Ecco perché tante donne hanno cominciato, non solo a Roma, un percorso comune, non privo di limiti e conflitti, che partendo dal bisogno di far approvare presto una revisione del Piano straordinario nazionale Anti Violenza, crea nuovi legami tra gruppi di donne e continua a offrire una cultu ra politica diversa. Non si tratta tanto, per dirla con Lea Melandri, di governare il mondo ma di cambiarlo, cominciando dalla vita di ogni giorno, cominciando dal ritrovarsi insieme in strada
R.C.

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