A Córdoba, seconda città dell’Argentina, lo Stato è un apparato poliziesco e serve soprattutto a difendere le grandi coltivazioni di soia e la speculazione immobiliare urbana. Quelli che non consumano sono di troppo, i media e il potere li considerano dei “nessuno”.
NEWSLETTER DI COMUNE
SABATO 10 DICEMBRE, SCAMPAGNATA
I “NESSUNO” COME SOGGETTI
A Córdoba, seconda città dell’Argentina, lo Stato è un apparato poliziesco e serve soprattutto a difendere le grandi coltivazioni di soia e la speculazione immobiliare urbana. Quelli che non consumano sono di troppo, i media e il potere li considerano dei “nessuno”. Il problema è che il loro vagabondare, ma anche solo la loro presenza, generano insicurezza. Li riconosci dall’aspetto, sono giovani, poveri, portano quasi sempre la gorra, il berretto con la visiera, e spesso hanno la pelle scura. La polizia ne ferma duecento al giorno, basandosi soprattutto sull’aspetto. Li arresta in modo sistematico sui ponti, alle uscite dai quartieri, mentre tornano a casa. Grazie al Código de Convi vencia, che equipara le infrazioni ai reati, perseguitarli non è un reato, così molto spesso vengono anche assassinati o fatti sparire. Il 19 novembre, però, venti mila persone hanno percorso a Córdoba la decima Marcha de la Gorra contro gli abusi della polizia. Bisognava vederli e soprattutto sentirli, quei ragazzi, mentre danzavano, cantavano, gridavano in testa al corteo. Quando quelli che stanno più in basso, i “nessuno” di sempre, riprendono in mano le redini della loro vita, e per di più lo fanno in forme collettive, è perché qualcosa di molto profondo sta cambiando. Riusciamo ancora a immaginare i più poveri come soggetti? Noi che pensiamo di avere una coscienza politica e ci diciamo “attivisti” o “militanti”, accettiamo di farci da parte, di togliere di mezzo ogni logica accademica o tutela coloniale e limitarci ad accompagnare la lotta per cambiare il mondo dei soggetti che st anno sotto?
RAÚL ZIBECHI
HANNO VINTO I SIOUX: NIENTE OLEODOTTO
La gente era qui accampata da settimane e mesi, e ci si preparava a resistere per tutto l’inverno. Domenica è arrivata finalmente la notizia: l’Army Corps of Engineers ha annunciato che non approverà i permessi per costruire il Dakota Access Pipeline
MARIA RITA D’ORSOGNA
LA RIBELLIONE DELLE PERSONE COMUNI
Per scrivere «Un viaggio che non promettiamo breve. 25 anni di lotte No Tav» Wu Ming 1 ha esplorato per tre anni boschi martoriati dai reticolati bellici, cantieri difesi da militari, e presìdi di resistenza civile bollati della peggior etichetta terroristica. «La lettura lascia il senso di una storia paradossale – scrive Luca Mercalli – vissuta da uomini e donne “normali” che di fronte all’ennesimo assalto alla terra (non solo alla loro piccola terra, questo sarebbe Nimby, ma alla Terra in generale) hanno rischiato sulla propria pelle e pagato un prezzo repressivo e giudiziario sproporzionato… La giustizia assume che l’opera possa anche essere sbagliata o inutile, ma indaga solo sui lanci di pietre, mai su quel punto. Se lo facesse, i numeri parlerebbero chiaro e tutto il castello cadrebbe… Sui cessi murati della piccola stazione di Castellucchio leggevo una scritta di un writer: “Fino a quando il potere dell’amore non supererà l’amore per il potere il mondo non conoscerà pace”. I valsusini tentano di costruire un nuovo amore per questa terra martoriata, a cominciare da quella sotto i loro piedi…»
LUCA MERCALLI
SERGIO SEGIO
NO TAV. POSSIAMO DIRLO, OGGI SORRIDIAMO
“C’è chi in questi minuti sta piangendo lacrime amare anche se non lo ammetterà, ci immaginiamo infatti le facce di Virano, Foietta e il senatore Esposito e per questo, possiamo dirlo sorridiamo – scrivono quelli di Notav.info – Questa mattina la sindaca di Torino Chiara Appendino … ha annunciato di aver depositato la mozione di uscita dall’Osservatorio Torino-Lione…”. La domanda allora è: l’hanno chiamata Torino-Lione ma se Torino esce dalla tratta ora come si chiama?
NOTAV.INFO
LETIZIA È UNA DONNA. FOTOREPORTAGE
Letizia ha trentadue anni, è nata in provincia di Lecce ma vive a Monterotondo. Ha una tetra paresi spastica che la costringe alla carrozzina, non riesce a parlare ma comunica tutto il suo amore per il mondo e tutta la sua voglia di autodeterminarsi anche grazie a un computer. Danilo è un fotografo, vive a Monterotondo e pensa che la fotografia sociale, in un universo bombardato di immagini ma di pochi contenuti, può aiutare a rivelare, conoscere e perfino a trasformare le relazioni sociali. Letizia e Danilo dicono che bisogna smettere di identificare una persona disabile con la sua disabilità. Il reportage fotografico “Letizia – Storia di vite non viste” – real izzato da Danilo e pensato con Letizia – racconta quello che sfugge all’occhio distratto dei più, storie di persone che ci passano accanto e di cui ignoriamo il disagio ma anche la voglia di cambiare il mondo, in un paese per niente inclusivo. Il reportage ha ricevuto diversi riconoscimenti in giro per il mondo e ora fa tappa alla Casa internazionale delle donne a Roma
DANILO GARCIA DI MEO
L’INDUSTRIA KILLER DEI DUE MONDI
Hanno qualcosa in comune la più grande acciaieria d’Europa, l’Ilva di Taranto, e la miniera di carbone Pasta de Conchos, nello Stato messicano di Coahuila, a poco più di un’ora dal confine che Donald Trump vuole sempre più invalicabile? Forse sì, per esempio raccontano il tanto Sud che c’è nel Nord del mondo e viceversa. Sono luoghi dove gli “incidenti” sul lavoro hanno disseminato fiumi di rabbia e dolore in nome dello sviluppo e del progresso, rivelando così tutta la violenza che segna il ricatto occupazionale sulla salute dei lavoratori e di chiunque viva nei pressi di impianti che avvelenano l’aria, l’acqua e la terra. È il volto pi& ugrave; crudele dell’estrattivismo, quello che semina la morte nel sangue e nei polmoni delle persone e poi manda i propagandisti dell’industria mineraria o dell’acciaio a raccontare alla gente che si ammala e non riesce a respirare che la colpa è delle anomalie congenite o del fatto che mangia troppo. A Taranto, come nelle miniere messicane, sono state le donne a prendere le redini della protesta, gli uomini erano troppo spaventati dall’idea di perdere un lavoro che li uccide
LAURA FANO
NON ASPETTIAMO LA CATASTROFE
Per il clima e gli eventi estremi, le alluvioni in Corea del Nord e gli 11 mesi consecutivi con temperature record. Per le foreste, gli incendi, le miniere e il suolo, gli oleodotti e la protesta dei Sioux ma anche l’arsenico e la salinità che avvelenano i pozzi nel bacino tra i fiumi Indo e Gange. Per la perdita di biodiversità, le centinaia di coccodrilli che muoiono di fame e di sete nel letto secco del fiume Pilcomayo ma anche la scomparsa delle api sul territorio italiano. Per la salute umana, il rischio sconsiderato di chi è costretto a vivere vicino alle discariche e poi l’epatite C, le etichette bugiarde e le molte altre altre notizie selezionate da Alberto Castagnola per dare un’idea della portata del disastro ambientale in cui viviamo
ALBERTO CASTAGNOLA
L’AULA COME LUOGO DI SPERANZA APERTO A TUTTI
L’aula dove i ragazzi vivono gran parte della loro giovinezza dovrebbe diventare un luogo, uno “spazio educativo”, in cui ogni ragazzo e ogni ragazza possa sentirsi “accolto”, in cui si dovrebbe lavorare ogni giorno per una “relazione” significativa tra adulto e ragazzi, ma anche tra ragazzi. Uno spazio, quindi, che forse dobbiamo re-immaginare, un luogo da costruire “insieme”, dove imparare ad ascoltare, a convivere, a condividere oggi più che mai speranza
EMILIA DE RIENZO
SE SENTI DEI PASSI, METTITI IN ASCOLTO
Federtrek, l’associazione regina dei cammini in Italia, sta dando vita a un esperimento di comunicazione che coniuga radio e lentezza per produrre una informazione che privilegia la qualità della fruizione nel tempo sulla rapidità di ricezione di dati del tempo. C’è la collaborazione con Radio Francigena e quella con Radio Impegno, la radio che non dorme mai, dove debutta, dalla mezzanotte del 3 dicembre alle sette di mattina del 4 dicembre, il programma “#IlBelTempoSiamoNoi”, curato da Gruppo dei volontari di Federtrek. Radio Impegno è gestita in modo condiviso da oltre 100 associazioni, la sede si trova a Roma, davanti a Corviale, negli spazi della associazione “Calcio Sociale” e nasce per presidiare un luogo in cui lo scorso novembre, un anno fa, era stato appiccato il fuoco in modo doloso alla “casetta della spiritualità”
ILARIA CANALI
CONRATTACCO
“Quando Silvio Berlusconi era il primo ministro italiano abbiamo avuto un assaggio delle cose che accadranno negli Usa – scrive Angela McRobbie, docente universitaria a Londra e scrittrice – Magnate dei media, uomo di spettacolo e disponibile a fare il buffone ma veicolando sempre un senso di minaccia, Berlusconi era Tony Soprano nella vita reale (Ndt: boss mafioso italo–americano, personaggio televisivo della serie I Soprano), un uomo per cui le donne erano inevitabilmente poco più di un pezzo di culo… Per ogni donna della mia generazione c’è qualcosa di familiare in questo tipo di anziano, afflitto dal non poter più pizzicare il didietro a una donna impunemente… L’antifemminismo ha ora preso una piega molto pi&ug rave; aggressiva… Di fronte all’ultimo contrattacco c’è una necessità urgente per le donne di ogni classe e etnia di prestarvi attenzione, per il bene loro e delle loro figlie così come per il bene dei loro mariti, padri e figli, perché a costoro dev’essere ricordato come il femminismo ha migliorato e continuerà a migliorare le loro vite…”
ANGELA MCROBBIE
SCELTE NON NEGOZIABILI
Esiste un vero dibattito pubblico sulla strategia di Finmeccanica–Leonardo di puntare sulla produzione militare cedendo importanti aziende del settore civile? Chi deve decidere il destino della multinazionale italiana sotto controllo pubblico? È possibile cominciare a svuotare di senso il dominio militare introducendo scelte etiche, proposte concrete di disarmo e di conversione ecologica e sociale dell’industria delle armi? A proposito di Costituzione da difendere e attuare: cosa vuol dire oggi ripudiare la guerra come prevede l’articolo 11? Un intervento e un appuntamento
CARLO CEFALONI
AFFRONTARE IL CAOS CHE ARRIVA. E NAVIGARLO
“… Il caos va affrontato senza rivoltarglisi contro, barca che accompagna il vento e mossa dallo stesso: l’unità tra le Genti, una riscoperta della solidarietà e l’abbattimento delle barriere dell’individualismo – spiega Giovanna Mulas, scrittrice – potranno aiutarci a seguire questa onda della quale ancora in troppi sono incoscienti…”
GIOVANNA MULAS
VA TUTTO BENE
Cosa dimostra l’incendio alla raffineria Eni di Pavia?
Come sempre: non è se succederanno gli incidenti, è quando.
Che fare raffinerie vicino i centri abitati e in mezzo agli appezzamenti coltivati è un vecchio vizio dell’Eni.
Intanto Eni e politicanti rassicurano: va tutto bene.
Cosa non hanno detto invece in queste prime ora i “grandi” media?
Che l’Eni si appresta a realizzare in quella raffineria nuovi pozzi, ancora più pericolosi. Ma, soprattutto, che “il veleno che spara fuori quella raffineria è finito anche su un report di Legambiente stilato per Taranto, secondo il quale la raffineria di Sannazzaro (Pavia) si trova al terzo posto dietro Ilva di Taranto e le raffinerie Erg di Priolo…”. Sì, va tutto bene, va tutto bene…
M.R.D.