“1.459 giorni di resistenza”

Coloro che ancora difendono la supremazia dell’etero-patriarcato del maschio bianco farebbero meglio a fare attenzione. I prossimi 1.459 giorni dell’amministrazione Trump saranno 1.459 giorni di resistenza.



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NEWSLETTER DI COMUNE
 

CI RESTA LA DISOBBEDIENZA CIVILE
Bruno Amoroso, presidente del Centro Studi Federico Caffè, è morto venerdì 20 gennaio, in Danimarca, dove ha insegnato e vissuto per molti anni. È stato uno degli allievi e collaboratori del noto economista Federico Caffè. Docente presso l’università di Roskilde (Danimarca) e quella di Hanoi (Vietnam), Amoroso è stato tra i promotori dell’Università del Bene Comune e autore di numerosi libri e tra i primi collaboratori di Comune. Abbiamo perso un grande amico, un intellettuale fuori dal coro. Ci resta la disobbedienza civile è uno dei suoi ultimi articoli, a proposito di c ome apparati militari, gruppi industriali, Bce producono disordine per dare spazio ai “nuovi” poteri finanziari: opporsi sembra impossibile, dice Amoroso, serve un movimento di disobbedienza. Ciao Bruno

LA DOMANDA CHE CI LASCIA ENZO SCANDURRA
PREGHIERA PER BRUNO ANTONIO CASTRONOVI
IL LASCITO PREZIOSO DI UN AMICO ALDO ZANCHETTA

 

1.459 GIORNI DI RESISTENZA
«Coloro che ancora difendono la supremazia dell’etero-patriarcato del maschio bianco farebbero meglio a fare attenzione. I prossimi 1.459 giorni dell’amministrazione Trump saranno 1.459 giorni di resistenza: resistenza sulle strade, resistenza nelle aule scolastiche, resistenza sul posto di lavoro, resistenza nella nostra arte e nella nostra musica. Questo è solo l’inizio. Facciamo nostre le parole dell’inimitabile Ella Baker: ‘Noi che crediamo nella libertà non possiamo riposare fino a quando non arriva’…» (l’intervento di Angela Davis alla straordinaria Women’s march di Washington, la più grande manifestazione della storia negli Stati uniti)
ANGELA DAVIS

TRUMP ATTO PRIMO: TORNARE AL FOSSILE MARIA RITA D’ORSOGNA

LA DESTRA E I SIMBOLI IDENTITARI PRIMITIVI
Il concetto di popolo ai giorni nostri e il populismo. La demagogia di Trump e la coniugazione delle due forme dell’identità statunitense. La politica non è la gestione del potere, la comunità non si può fondare sulla disuguaglianza. La destra vince con l’evocazione di simboli identitari molto primitivi. Il comunismo in ogni relazione. L’invenzione di una nuova temporalità. La performance politica e quella artistica. Una conversazione molto densa e molto libera tra Federico Galende e Jacques Rancière uscita su The Clinic
FEDERICO GALENDE

CANTO PER L’APPENNINO
“…. mettete per una volta la testa nelle stalle,
restate vicino al fuoco con una vecchia
a capo chino,
camminate nelle vie più alte
dove le case sono chiuse …
Passerà la neve
e passerà il terremoto,
ma noi resteremo al nostro posto,
alberi, fontane, strade abbandonate,
cielo di stelle e di poiane … “
FRANCO ARMINIO

UNA VALANGA DI IRRESPONSABILITÀ
Nella regione del Gran Sasso e della Maiella da vent’anni manca la Carta delle valanghe, quella che permette di individuare con precisione i punti in cui è possibile che si verifichino le slavine. In una regione ricca di “Stabilimenti a Rischio d’Incidente Rilevante” (definiti in base alle leggi che hanno recepito le “Direttive europee – Seveso”) nessuno si occupa in questi giorni dei Piani di Emergenza, a cominciare dalla minaccia ambientale della mega discarica di Bussi. Nella regione devastata dalle istituzioni, è il momento di stringersi intorno ai volontari delle Brigate di Solidarietà Attiva, del Soccorso Alpino, della Croce rossa, della Protezione Civile, ai cittadini, ai medici, agli infermie ri, agli operatori della Guardia Costiera e tutti coloro che in queste ore stanno salvando vite e soccorrendo in condizioni disumane. Ma è anche il momento di gridare tutta la rabbia verso chi ha lasciato massacrare questa terra
ALESSIO DI FLORIO

ACCADE IN ABRUZZO CARLA VERDECCHIA

A CHI SERVE LA SCUOLA DELL’IGNORANZA?
Le riforme Gelmini e Giannini, presentate come svolte politiche innovative e utili, hanno disegnato la nuova idea della scuola pretesa dal mercato. Quelli che sono in alto ringraziano. In politica, si sa, chi fa i saldi, ci sta vendendo, con il sorriso sulle labbra, le catene con cui incatenarci. Un bilancio, a otto anni dalla riforma berlusconiana e a due dalla buona scuola renziana, da leggere con attenzione e discutere ovunque
MATTEO SAUDINO
 

L’AUTONOMIA NELLE SCUOLE POPOLARI
Restituire un significato ai processi di apprendimento e insegnamento è ancora possibile? La critica alla relazione gerarchica docente-studente e le pratiche orizzontali delle assemblee possono aiutare a farlo? E Come? L’apertura e il ripensamento dei concetti di conoscenza e di educazione contribuiscono di per sé a formare soggettività critiche capaci di partecipare, prendere parte, discutere e costruire un modo diverso di vivere? Alcune scuole superiori popolari autogestite in Argentina provano a far vivere un’idea dell’educazione e della pedagogia molto differente da quella tradizionale. Sono nate per iniziativa dei movimenti nelle fabbriche recuperate e nei quartieri popolari, esperienze di autonomia dalle istituzioni dello Stato tra le più interessanti sperimentate in questi anni. Sono già utili per alimentare la costruzione di nuovi progetti di società? Ecco alcune delle fondamentali domande che emergono da una lunga e interessante ricerca sul campo condotta da Francesca Pontillo nei Bachilleratos populares di Buenos Aires. Ce le ripropone con un brevissimo filmato, montato insieme a Pablo Mardones, che comprende cinque videointerviste sottotitolate in italiano e un primo articolo uscito anche su Dinamopress
FRANCESCA PONTILLO
 

LA RIBELLIONE INDIGENA NELLE AMERICHE
Dal Dakota fino alla Patagonia, in tutto il continente che i colonizzatori europei chiamarono “nuovo”, la resistenza indigena viene repressa con spietata brutalità ma non si ferma. La Conquista del desierto, secondo la definizione coniata alla fine dell’Ottocento dal generale argentino Roca, eroe nazionale protagonista della campagna genocida, ha oggi il volto dell’estrazione mineraria e petrolifera, delle grandi dighe, dei parchi eolici, della deforestazione, dei megaprogetti immobiliari, delle fumigazioni avvelenate e delle monocolture Ogm. Non è cambiato molto, si tratta sempre di impadronirsi della terra e dei fiumi per accumulare denaro. Con qualsiasi mezzo, come dimostra in questi giorni la violenza in audita della repressione delle comunità mapuche da parte della gendarmeria argentina della provincia patagonica del Chubut. Eppure, in tutto il continente, dall’Alaska all’estremo sud, passando per la selva messicana e quella amazzonica, le comunità indigene fanno rinascere una ribellione che non ha nulla residuale e difende la vita e costruisce il futuro di tutti
SILVIA RIBEIRO
 

PERCORSI DI LOTTA E SPERANZA
Nel mezzo della tormenta che devasta il Messico attraverso la rapina e la violenza, Gustavo Esteva saluta l’arrivo del 2017 con una luce di speranza. Arriva ancora una volta dal Chiapas, con l’annuncio della prossima creazione di un Consiglio di Governo Indigeno, laddove governare non significa amministrare apparati statali corrotti e inefficienti, concepiti e gestiti per la spoliazione e l’oppressione. Anche grazie alla discussa candidatura alle elezioni politiche del 2018 della donna indigena che sarà portavoce del Consiglio, servirà certamente a far entrare nel pubblico dibattito la guerra che lo Stato e la criminalità organizzata conducono contro i popoli originari che sono in prima linea nella difesa della terra, del mais e dei terr itori
GUSTAVO ESTEVA
 

LE MOLTE SFIDE DEGLI INDIGENI IN MESSICO
Le ultime scelte del Congresso Nazionale Indigeno che raccolgono le proposte dell’EZLN segnalano la volontà di affrontare molte sfide in una. Una sfida forte come la posta in gioco. Molti hanno detto che questo passo è l’ultima possibilità per i popoli originari in un momento cruciale, che tutti nel CNI si stiano giocando tutto e per questo s’impegnano a un lavoro enorme sia nel breve che nel lungo periodo, un impegno per recuperare pezzo per pezzo quello che con inganno e violenza giorno dopo giorno viene loro rubato ed estorto. Non vogliono lasciare il campo di battaglia, senza aver lottato. I rischi sono enormi. Se il percorso fallisse, probabilmente per il CNI non ci sarebbero ulteriori possibilità di rilancio. Mettersi in pasto ai media mainstream in una campagna elettorale è un’ulteriore minaccia, che per diventare opportunità deve essere organizzata con attenzione e gestita minuziosamente e con costanza. Il lavoro di lungo periodo, che di fatto potrebbe essere considerata la sfida più ambiziosa e rivoluzionaria, per certi versi ha meno minacce della candidatura alle elezioni nazionali, ma può ricevere dalla stessa campagna elettorale gli stimoli per svilupparsi più rapidamente
FILIPPO TAGLIERI
 

NON SARÒ COMPLICE DEL SILENZIO
Rischia otto mesi di prigione per voler aiutare delle persone che sono diventate sue amiche e per non sentirsi complice dell’inerzia e del silenzio. Cédric Herrou è nato a Nizza e vive nella valle della Roya, dove non si sente né francese né italiano. A scuola, i compagni di classe erano neri, grigi, gialli, bianchi, scrive nella sua lettera aperta, ma la loro origine non aveva alcuna importanza, così è stato educato e così continuerà a comportarsi, colpevole del reato di solidarietà
CEDRIC HERROU
 

IL CASALE PER NOI È IL POSTO DELLE FRAGOLE
A inizio dicembre il Comune di Roma ha comunicato al Casale Podere Rosa che vuole riprendersi i locali cancellando in un sol colpo oltre venti anni di storia sociale, cultura e solidarietà autogestita. Si tratta, come ormai noto, di uno delle centinaia di episodi che stanno segnando la città: bisogna annullare ogni forma di vera socialità dal basso nelle periferie. Per chi non lo sapesse, il Casale Podere Rosa tanti anni fa è stato occupato, ristrutturato con criteri ecologici e restituito alla collettività. Scrive in una lettera Titti: ““Il Casale è per me il posto delle fragole, una capanna sull’albero dove posso riscoprire le cose importanti della vita, i tesori ve ri: dove ritrovo la condivisione e la socialità. Quando varco il cancello che apre al giardino del Casale lascio fuori la frenesia e la concitazione della vita quotidiana, ed entro in un posto incantato: il tempo si dilata… Al Casale trovo sempre qualcuno con cui fare due chiacchiere… discutere su problemi politici o sociali, condividere momenti di vita, brevi ma importanti perché hanno l’importanza delle cose rare. Porto sempre i miei figli al Casale perché vorrei che diventasse anche per loro un posto importante…”
R.C.

MIRACOLI
“Se preservare le nostre specie viventi è una sfida, proteggere i nostri alberi è una sfida ancora più grande – scrive Martha Llano – Abbiamo bisogno degli alberi quanto abbiamo bisogno di acqua, aria e terra…”. Una sfida difficile, eppure a volte accadono i miracoli. “I miracoli accadono ogni volta connettiamo terra, donne e alberi…”
MARTHA LLENO
 

LA TERRA DI LEI. SEI INCONTRI
Un percorso per capovolgere il nostro sguardo sul mondo. Il ciclo di incontri è cominciato: prossimo appuntamento in febbraio
R.C.
 

UNA BELLA NOVITÀ
È con piacere che annunciamo la nuova versione mobile di Comune. L’abbiamo sviluppata e messa su in questi giorni in cui, per altro, il numero di lettori è grandissima crescita, cercando di rendere fruibili e leggibili i nostri articoli anche sui piccoli schermi degli smartphone (e dando la possibilità di navigare il sito con una sola mano). Insomma, piccoli ma più agili e, soprattutto, indipendenti, per raccontare il mondo ogni giorno e non abituarsi al dominio. Buona navigazione
R.C.

CITTADINI DI UN MONDO DIVERSO
Orti urbani, banche del tempo, Gruppi di acquisto solidali, ciclofficine, botteghe del commercio equo e solidale, Mag, scuole e biblioteche popolari, ma anche mercati del contadino e dell’usato e spazi sociali e culturali autogestiti… Cosa hanno in comune? Sono già utili per nutrire la creazione di nuovi progetti di società? Si ragiona ci questo e molto altro nel ciclo di seminari (iscrizione gratuita) “Cittadinanza attiva”
R.C.

 

 

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