La prosperità postmoderna non era altro che un palloncino gonfiato dal capitale finanziario. E’ arrivata la realtà ed è scoppiato. Adesso milioni di profughi sono in fuga dalla grande guerra mondiale, riempiono le terre e le acque, si ammucchiano alle dogane e continuano ad aprire crepe, nei muri già fatti e in quelli da fare.
NEWSLETTER DI COMUNE
I MURI SOPRA, LE CREPE IN BASSO
… (e a sinistra). La prosperità postmoderna non era altro che un palloncino gonfiato dal capitale finanziario. E’ arrivata la realtà ed è scoppiato. Adesso milioni di profughi sono in fuga dalla grande guerra mondiale, riempiono le terre e le acque, si ammucchiano alle dogane e continuano ad aprire crepe, nei muri già fatti e in quelli da fare. L’offensiva internazionale del capitale contro le differenze razziali e nazionali promuove la costruzione di muri culturali, giuridici e di cemento e acciaio. Vuole restringere ancora il pianeta, vuole un mondo dove ci sia posto solo per quelli che stanno sopra. Per affrontare la tormenta, il sistema non pensa di costruire tetti per ripararsi ma muri dietro i quali nascondersi. Gli zapatisti rispondono convocando una nuova campagna mondiale. Di fronte ai muri, la resistenza, la ribellione, la solidarietà e l’appoggio dal basso e a sinistra. Se qualcuno se ne deve andare, che siano loro, quelli di sopra. Ogni essere umano ha diritto a un’esistenza libera e degna nel luogo che ritiene migliore e ha anche il diritto di lottare per restarci
SUPMOISÉS E SUPGALEANO
ABBIAMO PERSO LA CAPACITÀ DI AMARE E DI RIBELLARCI ANDRE VLTCHEK
LA TORMENTA E IL PENSIERO CRITICO JOHN HOLLOWAY
IL MURO INVISIBILE DEL MINISTRO MINNITI
Mentre la grande stampa si dedica alle beghe della giunta Raggi, alle faide interne al Pd e all’interpretazione del testo della canzone che ha vinto Sanremo, il ministro dell’interno Marco Minniti – uomo dalla traiettoria politica limpida quanto un omissis sulle stragi – vara due decreti contenenti “disposizioni urgenti” rispettivamente su sicurezza urbana e immigrazione. Quei decreti dimostrano un paio di cose: è ben altro che un governo di passaggio o di transizione, quello di Gentiloni; mattone dopo mattone, paura dopo paura, esclusione dopo esclusione il nostro muro lo abbiamo tirato su anche noi. Nel silenzio generale e a tempo di record
MARCO ARTURI
MONICA DI SISTO
PER UNA SCUOLA DELL’ASCOLTO
Trent’anni di dileggio e insulti verso la cultura “che non dà da mangiare” regalano i loro frutti avvelenati. Le carenze linguistiche denunciate (giustamente) dalla Lettera dei 600 non si risolvono certo con la semplificazione proposta. Quando Berlusconi tagliò 8 miliardi alla scuola di base, non si levarono gli scudi dell’accademia, degli intellettuali e dei rettori. Eppure, quel taglio sulla pelle dei più piccoli comportò l’aggravamento delle condizioni materiali che rendono possibile una scuola di qualità, perché diminuiscono le possibilità di seguire e sostenere i più deboli. La reintroduzione dei voti fu propagandata, allora, come ritorno della seriet&a grave; e del rigore. La lingua, la cultura sono prima di tutto relazione, qualità di relazione con il mondo e con gli altri. E dunque, per educare a un uso articolato e ricco della lingua, dobbiamo capire come riuscire a offrire ad ogni età contesti di ascolto e dialogo e ricerca, perché solo quando la parola è piena di senso acquista valore e la si cerca, la si sperimenta, ne si gode la bellezza. Costruire una lingua comune, capace di dare dignità alla voce di tutti è un compito enorme, uno sforzo è titanico, si tratta di andare controcorrente rispetto a ciò che accade nella società
FRANCO LORENZONI
METTIAMOCI IN ASCOLTO GUSTAVO ESTEVA
QUELLE FERITE NASCOSTE DI BAMBINI E RAGAZZI
Molti bambini e ragazzi si portano dentro ferite di cui non siamo a conoscenza, di cui neanche i genitori ci parlano, perché loro stessi incapaci di riconoscerle o di affrontarle. “È troppo comodo dire che, se non c’è la famiglia, noi insegnanti non possiamo fare niente…”
EMILIA DE RIENZO
PARLA CON GLI SPIRITI, DUNQUE È PERICOLOSA
Francisca Linconao Huircapán è stata condannata al carcere preventivo quattro volte in dieci mesi, accusata di complicità in omicidio da un uomo che ha poi ritrattato la sua testimonianza perché estorta con la tortura. È una machi (autorità spirituale, esperta nelle pratiche di medicina tradizionale) dei mapuche del Cile e in quanto tale non può essere allontanata dal suo centro vitale, la terra. Ne morirebbe. Eppure le sono sempre stati negati gli arresti domiciliari, così ha cominciato uno sciopero della fame. A gennaio, colpita da diverse patologie e molto debilitata, ha finalmente ottenuto i “domiciliari”. La sua resistenza contro la persecu zione dello Stato è però diventata uno dei simboli della lotta dei Mapuche contro il razzismo istituzionale. Perché una donna minuta, dallo sguardo fiero e intenso che esprime profonda dignità, viene considerata una pericolosa minaccia dallo Stato? Meno di dieci anni fa ebbe il coraggio di denunciare la Società Palermo per un disboscamento illegale in un territorio confinante con quello della sua comunità dove sorgevano tre sorgenti d’acqua sacre per il popolo mapuche. Ottenne una vittoria storica, un preciso segnale di pericolo
PATRIZIA LARESE
ABITARE IL DESIDERIO DI COMUNITÀ
Cresce il desiderio di cohousing anche in contesti urbani, come dimostrano le storie di Numero Zero nel centro di Torino e di Ecosol a Fidenza. Ciò che più sorprende è che questi edifici sono diventati speciali non solo per i nuclei familiari che hanno scelto di vivere in modo diverso, ma anche per il quartiere: luoghi di incontro per il locale gruppo di acquisto, per la banca del tempo, per il doposcuola…
PAOLO CACCIARI
RIPARTIRE DAGLI ORTI URBANI
Con l’agricoltura urbana si contrasta l’effetto “isola di calore” di cui soffrono i nostri centri urbani, si consuma meno e meglio, si autoproduce per provare ad andare verso l’autosufficienza alimentare. Ma gli orti urbani, da Berlino a Padova, restano prima di tutto una straordinaria occasione per ricreare comunità territoriali
ANNALISA SCARPA
BONIFICARE TERRE INQUINATE CON LA CANAPA
Quando un territorio è stato aggredito dall’industria e poi abbandonato possiamo almeno cominciare a chiedere scusa con la canapa. La terra sarà poco a poco purificata e sarà pronta a offrire oli di canapa, materiali per l’edilizia, l’artigianato e il tessile. Ecco dove accade
DOMINELLA TRUNFIO
LA PALESTINA NELL’ERA DI DONALD TRUMP
Come largamente previsto, Donald Trump non ha perso tempo per incendiare la prateria mediorientale nel suo cuore più profondo, quello passato frettolosamente in secondo piano nelle cronache dei media mainstream in seguito ai più recenti conflitti che insanguinano altre zone della regione. Nel primo incontro con il leader del governo di destra più oltranzista che Israele abbia mai avuto, la sintonia tra i due capi di Stato è parsa drammaticamente totale. Per la prima volta dagli accordi di Oslo del 1993 la Casa Bianca ha rinunciato a salvare le apparenze chiarendo in modo esplicito che il cosiddetto “processo di pace” e la risoluzioni dell’Onu sul diritto dei Palestinesi ad avere uno Stato sono carta strac cia. Nel gennaio scorso, Rashid Khalidi, docente alla Columbia University di New York, la stessa dove ha insegnato per molti anni Edward Said, ha scritto questo commento per annunciare l’avvio della stagione più difficile per il suo popolo
RASHID KHALIDI
AMAZON, DOSTOEVSKIJ E IL FASCISMO COOL
L’ultima accusa è di sfruttare i propri impiegati in Scozia, a tal punto che alcuni di loro sono obbligati a dormire nelle tende vicino lo stabilimento per assicurare le loro 60 ore di lavoro settimanali. Sotto accusa, la diminuzione del salario che non permette ai dipendenti di Amazon di utilizzare le navette dell’azienda per rientrare a casa a causa del prezzo proibitivo. Naturalmente Amazon se ne frega delle proteste. Del resto, Paul Ashraf, manager generale nel Regno unito, ha fatto sapere: “Durante il Black Friday, abbiamo organizzato una tombolata gratuita. È importante che gli impiegati si divertano…”
NICOLAS BONNAL
COME SI DICE JOBS ACT IN VENEZIANO?
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, patron di Umana, una delle più grandi società di lavoro interinale d’Italia, ha un’idea ben precisa del lavoro: deve essere de-professionalizzato, interscambiabile, flessibile, precario, ricattabile e a basso costo. E l’organizzazione interna deve prevedere una solida “catena di comando”, ovviamente in mano sua. Insomma, si tratta di diffondere i principi ispiratori del lavoro precarizzato e flessibile animato con il jobs act
ELIANA CARAMELLI
QUALE REDDITO DI BASE?
Intorno al reddito di base, universale e incondizionato ci sono domande da far emergere, punti di vista da mettere in comune, lotte da inventare. Qui e adesso
R.C.
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