Disputa tra i paesi del Golfo, incertezze e diritti violati

Nel giorno in cui è prevista l’entrata in vigore delle misure annunciate da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein nell’ambito della disputa col Qatar, Amnesty International ha ribadito la preoccupazione per le migliaia di persone che potranno risultare colpite e per le famiglie che verranno divise.

 

COMUNICATO STAMPA

DISPUTA TRA I PAESI DEL GOLFO, OGGI LA SCADENZA PER GLI SCAMBI DI POPOLAZIONE: DIRITTI UMANI VIOLATI E FAMIGLIE NELL’INCERTEZZA, DENUNCIA AMNESTY INTERNATIONAL

Nel giorno in cui è prevista l’entrata in vigore delle misure annunciate da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein nell’ambito della disputa col Qatar, Amnesty International ha ribadito la preoccupazione per le migliaia di persone che potranno risultare colpite e per le famiglie che verranno divise.

I tre paesi del Golfo avevano dato ai loro cittadini la scadenza del 19 giugno per lasciare il Qatar e rimpatriare, minacciando multe e altre sanzioni non meglio specificate per chi non avesse rispettato la decisione. Avevano inoltre ordinato ai cittadini del Qatar di lasciare i tre paesi entro la stessa data e già dal 5 giugno avevano rifiutato nuovi ingressi dal paese.

“Siamo di fronte a un profondo disprezzo per la dignità umana. Questa scadenza arbitraria ha provocato incertezza e paura in migliaia di persone che temono di venir separate dai loro cari”, ha dichiarato James Lynch, vicedirettore del programma Temi globali di Amnesty International.

“Con queste misure, i governi di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein hanno messo senza alcun motivo le famiglie miste al centro di una crisi politica”, ha aggiunto Lynch.

“Se questi provvedimenti minacciosi e arbitrari non saranno cancellati, migliaia di famiglie rischieranno di essere divise e altre persone perderanno il lavoro o l’opportunità di proseguire gli studi. Le persone in cura dovranno scegliere se proseguire o interrompere i trattamenti”, ha sottolineato Lynch.

Vi sono forti preoccupazioni su cosa potrà accadere alle persone che sceglieranno di rimanere coi propri coniugi e figli. In molti hanno dichiarato ad Amnesty International di avere intenzione di partire insieme verso paesi che non sono coinvolti nella disputa politica.

I governi di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein hanno fatto dichiarazioni in cui riconoscevano l’impatto delle misure adottate sulle famiglie miste e annunciavano l’istituzione di numeri telefonici di emergenza cui rivolgersi per chiarimenti: un provvedimento del tutto inadeguato rispetto all’impatto sui diritti umani di questa decisione arbitraria e generalizzata.

Amnesty International ha parlato con numerose persone che avevano cercato di telefonare ai numeri di emergenza: alcune hanno detto di aver aspettato invano ore se non addirittura giorni, ad altre sono stati chiesti dettagli insignificanti ed è stato promesso che avrebbero ricevuto una risposta, mai arrivata. Amnesty International stessa ha chiamato i numeri di emergenza per chiedere come venivano gestite le telefonate ma non le è stata data alcuna informazione.

Altre persone hanno riferito di non aver telefonato ai numeri di emergenza perché in questo modo avrebbero rivelato la loro presenza, o quella della famiglia, in un paese diventato “rivale”.

Le autorità dei tre paesi del Golfo hanno minacciato punizioni in caso di critiche verso le loro decisioni o di manifestazioni di simpatia per il Qatar e ciò ha contribuito al clima di paura che si è diffuso in tutta la regione.

Il 13 giugno in Bahrein è stato arrestato un avvocato che aveva postato su Facebook il testo del ricorso che aveva presentato contro il suo governo, in cui sosteneva che le misure prese contro il Qatar fossero incostituzionali e violassero i diritti umani dei cittadini del Bahrein.

Un cittadino del Qatar che ha un’azienda agricola in Arabia Saudita ha riferito che, per timore di ripercussioni, i suoi collaboratori non stanno più lavorando la terra e hanno interrotto ogni contatto.

“È inconcepibile che gli stati possano calpestare in questo modo il diritto alla libertà d’espressione. I cittadini hanno il diritto di esprimere le loro opinioni e critiche nei confronti dei governi, così come sentimenti di simpatia verso altri”, ha concluso Lynch.

Roma, 19 giugno 2017

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