“Il vostro cammino è il nostro”

La resistenza all’ordine costituito dall’alto ha mille campi di battaglia. Sul terreno dell’informazione, le nostre armi sono il punto di vista da cui guardiamo la realtà, la creatività, l’impegno, la passione e il rigore per costruire dal basso il mondo altro che vogliamo e che, nelle esperienze locali, è già una realtà che ci anima.

 

NEWSLETTER DI COMUNE

UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI
LA CAMPAGNA 2017 DI COMUNE

IL VOSTRO CAMMINO E’ IL NOSTRO (Gloria Muñoz Ramirez, direttrice di Desinformémonos)

La resistenza all’ordine costituito dall’alto ha mille campi di battaglia. Sul terreno dell’informazione, le nostre armi sono il punto di vista da cui guardiamo la realtà, la creatività, l’impegno, la passione e il rigore per costruire dal basso il mondo altro che vogliamo e che, nelle esperienze locali, è già una realtà che ci anima. Cinque anni fa Comune-info è nato per produrre crepe nel mondo dei potenti, per essere una fessura e una ricerca, per dialogare e costruire insieme a tutti noi che pensiamo che solo insieme possiamo aprire crepe più grandi in un sistema escludente. Comune-info tiene sempre una finestra aperta sulle lotte e le resistenze che si sollevano in America Latina. È uno spazio per i migranti, per gli indigeni, le donne, i contadini, i lavoratori e gli studenti. Lo sguardo di Comune è il nostro, la sua indignazione è anche la no stra. SEGUE
 

 

SCUSATE
Scusate se siamo fuggiti
dalle guerre che voi nutrite
con le vostre stesse armi

Scusate se ci siamo avvelenati………SEGUE  (Marco Cinque)

 IL TRIONFO DELL’INUMANO
Una volta tolte di mezzo le fastidiose velleità di salvataggio e le pericolose testimonianze delle Ong, il ministro Minniti comincia a intravedere luce alla fine del tunnel. Gli sbarchi diminuiscono e chi deve morire non lo farà tanto vicino alla coste della civiltà. Grazie agli accordi con le “istituzioni” libiche, anche il business sulla pelle dei migranti resta solido, l’economia deve pur fare la sua parte. Il crudele abbandono di migliaia e migliaia di persone in mare o in balia di noti carnefici è un prezzo da pagare, il minore, secondo un’antica tradizione di realismo politico. Della presenza di Minniti al governo resterà per decenni non la sua effimera e cinica popolarità attua le, ma il sostanzioso contributo alla disumanizzazione della società e alla desertificazione culturale. Lo mostrano anche episodi non certo rilevanti come lo sterminio dei migranti ma, per certi versi, significativi. Come lo sgombero violento di due centri sociali bolognesi, ben noti per le pratiche di supporto alla vita sociale dei rispettivi quartieri: attività culturali autogestite, nido per i bambini, scuole di italiano, feste di quartiere, orto urbano, mercatino, accoglienza dei profughi in forme civili e solidali che li hanno fatti accettare e apprezzare da tutto il vicinato, mensa popolare, ecc. Tutta roba che nuoce al disegno di cancellazione della socialità e a quel trionfo dell’inumano che impazza, sostenuto da gran parte dei governi e delle opposizioni politiche europee che contano, ma comincia a suscitare qualche timida alzata di sopracciglio perfino nei grandi media nostrani che tanta legna hanno raccolto per accenderlo. Un altro piccolo prezz o da pagare, di cui non dovrebbe restar traccia quando arriverà il momento di votare (Guido Viale)
 

QUANDO L’UMANITARIO LO FA IL CAPITALE 
Come le grandi imprese del capitalismo globalizzato sfruttano a loro modo la tragedia dei rifugiati. I loro portavoce scrivono: «l’umanitarismo può far fare buoni affari». Scrive Paola Somma: “La feroce determinazione con cui si colpisce chi cerca di salvare vite umane mentre si lascia carta bianca alle multinazionali che si stanno spartendo la “risorsa rifugiato” sono due aspetti non disgiunti, ma complementari, dello stesso disegno di appropriazione del pianeta. Un disegno nel quale la crescente collaborazione tra il settore pubblico e le grandi multinazionali, coinvolte nelle così dette “partnership per i rifugiati” ha un ruolo non irrilevante.” (Paola Somma)

MONSANTO CI DISTRUGGE IL MICROBIOMA
Quasi certamente anche i nostri lettori più distratti sanno che Monsanto è accusata da tempo di provocare il cancro attraverso il glifosato. Quel che forse non sanno è che di recente negli Stati Uniti, grazie a un’azione legale avviata in giugno nel Missouri, a quell’accusa se n’è aggiunta un’altra di notevole rilevanza: quella di distruggere i batteri dell’intestino umano che formano il microbioma. Quei batteri sono essenziali non solo alla salute dell’apparato digerente ma anche al sistema immunitario, al funzionamento del cervello e all’organismo nel suo complesso. A distruggerli per decenni è stato ancora il glifosato, inventato e commercializzato nel 1974 da Monsanto (in Italia ne &e grave; stato limitato l’uso solo un anno fa), e poi dilagato con la diffusione degli Ogm. La tesi difensiva della multinazionale acquisita da Bayer è sempre stata che l’erbicida inibisce la formazione di un enzima presente nelle piante ma non negli animali e negli esseri umani. Adesso però sappiamo che quell’enzima, l’EPSP sintasi, indispensabile per la sintesi di diversi importanti aminoacidi, che a loro volta costruiscono le proteine, è presente nei batteri che Monsanto distrugge da decenni. Intanto, a luglio lo Stato dell’Arkansas ha vietato l’uso di un altro potente agrotossico, un cuginetto del glifosato che può uccidere le semine di ortaggi, frutta, piante ornamentali e perfino alberi. Si chiama dicamba, e oltre alla sua tossicità è noto per l’alta volatilità. Eppure, secondo Monsanto, nella formulazione prodotta per la soia Xtend la volatilità è bassa. Dite che possiamo cr edergli? (Silvia Ribeiro)

LA NUOVA CAMPAGNA CONTRO I MAPUCHE
In Argentina è in pieno corso una nuova violenta campagna contro i Mapuche, il popolo indigeno della Patagonia che – malgrado lo sterminio – né i conquistadores della corona spagnola né l’esercito argentino del generale Roca, nella Conquista del desierto degli ultimi anni del XIX secolo, riuscirono mai a sottomettere completamente. Nelle campagne dei conquistatori dei giorni nostri si rinnovano i protagonisti, in primo luogo l’estrattivismo minerario e petrolifero, poi le coltivazioni di soia Ogm, l’intero schieramento mediatico mainstream, i politici corrotti, i latifondisti come Benetton e infine, naturalmente, i giudici e i gendarmi. Uno schieramento impressionante che usa ogni mezzo necessario, perfino quelli che evocano l’orrore di tempi più neri dell’Argentina: dalla tortura nelle carceri alla recentissima sparizione di Santiago Maldonado, un artigiano ventottenne sequestrato durante una protesta con la comunità mapuche il primo di agosto. Eppure la resistenza dei Mapuche, fatti passare come al solito per secessionisti e terroristi, non si piega: subiscono una persecuzione da secoli ma non si arrendono e vogliono il riconoscimento di uno Stato plurinazionale e l’affermazione del diritto a una vita dignitosa nella terra che hanno sempre abitato, quella che i protagonisti del genocidio di ieri e di oggi continuano a considerare un “deserto” da colonizzare. Darío Aranda ha raccontato ai nostri compagni de lavaca.org cosa c’è dietro la nuova campagna di repressione contro la Gente della terra (Darío Aranda )

LA SOLIDARIETÀ’ NON PUÒ’ NAUFRAGARE
Scrive Domenivo Chirico “La battaglia di Raqqa va avanti ormai da alcuni mesi senza sosta . Sono centinaia di migliaia i civili che tentano di fuggire da Raqqa. Da mesi sono sotto i bombardamenti e hanno bisogno di ogni genere di aiuto. In una sola giornata ne abbiamo assistiti oltre 40, perché era esplosa una mina in strada e i feriti sono giunti miracolosamente fino al nostro centro. Sono giorni in cui da un lato osserviamo sul campo gli effetti della guerra e cerchiamo di lenirli, con i nostri limitati mezzi e limitate forze; dall’altro ogni giorno leggiamo uno sproporzionato attacco alle Ong, che mina il senso del nostro impegno. Un attacco contro quel tessuto sano di solidarietà della società civile che anc ora ci difende e ci protegge dalla barbarie che osserviamo in luoghi come la Siria. (Domenico Chirico )

COSA RESTA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE ?
Il giorno di ferragosto una motovedetta libica ha tentato di sequestrare in acque internazionali la nave Golfo Azzurro della Ong ProActiva Open Arms di Barcellona. Un segnale evidente di come l’accordo tra il governo italiano e il cosiddetto governo di Tripoli stia rischiando di fare a pezzi anche le più elementari regole del diritto internazionale del mare, dello stato di diritto e gli obblighi di soccorso della vita umana a carico degli stati. Però, spiega il giurista Fulvio Vassallo, i documenti delle Nazioni Unite e dell’UNHCR fissano obblighi di soccorso che gli stati non possono eludere. La Guardia Costiera di Tripoli non ha i mezzi né le competenze per assumere la delega che gli si vorrebbe scaricare. D& rsquo;altra parte, al di là dei sospetti di collusione con i trafficanti, ha già mostrato di essere intenzionata a collaborare solo con la nave razzista di Generazione identitaria, mentre non ha esitato a ricorrere alle armi per minacciare i mezzi delle Ong impegnati nel soccorso a mare. Si tratta di violazioni del diritto internazionale che potrebbero avere già risvolti penali nel nostro paese, qualora emergesse che vi siano coinvolti come partecipi delle attività di coordinamento operativo cittadini italiani. Il contributo che possono dare i giuristi di diversa estrazione sarà di far prevalere la dignità umana, che non è solo dei migranti, sui calcoli politici, e il rispetto dei diritti fondamentali della persona sulla difesa delle frontiere (Fulvio Vassallo Paleologo)

IN DIFESA DEI GIUSTI, CONTRO LO STERMINIO
Alle Ong che cercano di sottrarre quei profughi a un destino di sofferenza e morte andrebbe riconosciuto il titolo di “Giusti” come si è fatto per coloro che ai tempi del nazismo si sono adoperati per salvare degli ebrei dallo sterminio. La lotta agli scafisti indetta dal governo italiano e dall’Unione Europea è in realtà una guerra camuffata contro i profughi, contro degli esseri umani braccati. Ed è una guerra che moltiplica il numero e i guadagni di scafisti, autorità libiche corrotte e terroristi: quei viaggi sono l’unica alternativa ai canali di immigrazione legale che l’Europa ha chiuso fingendo di proteggere i propri cittadini. (Guido Viale)< /p>

COSTA RICA: AL BANDO LA PLASTICA USA E GETTA 
Gran bella notizia, quella che arriva dalla Repubblica di Costa Rica: dal 2021 la plastica monouso scomparirà. Possibile? Sì, in fondo in Costa Rica hanno abolito anche l’esercito, e poi quattro anni sembrano sufficienti al raggiungimento di questo ambizioso risultato, certo grazie agli incentivi ma anche agli obblighi che verranno posti nella fase di produzione. Molto dipenderà anche dalla ricerca e dallo sviluppo di nuove idee, come per esempio l’uso di cellulosa acetata già ampiamente utilizzata nelle attività di grafica (Maria Rita D’Orsogna)

NESSUNO RIESCE A VEDERE I BIMBI MORTI
Criminali si confrontano sul tavolo del loro Risiko infame. E versano qualche lacrima sintetica via Twitter per lo sterminio americano di Nagasaki ricordato oggi. Joe O’Donnell fotografò un bambino che portava il fratello piccolo sulle spalle. Sembrava addormentato. (Ascanio Celestini)

LO SGUARDO DELLA CINA SUL VENEZUELA
Al di là di quanto possano sostenere le estemporanee dichiarazioni di Donald Trump, non sono certo le precarie condizioni della democrazia né esattamente l’eredità chavista del Socialismo del XXI Secolo la maggiore preoccupazione che spinge gli Stati Uniti ad avere tanta fretta di liberarsi del governo di Nicolas Maduro. Per comprenderlo, basta dare un’occhiata al profilo della presenza strategica cinese: il Venezuela è un “socio” importante per noi, sostiene il Global Times, rivista di proprietà del Quotidiano del Popolo. Caracas riceve già quasi la metà dei rilevanti prestiti cinesi nella regione sudamericana e a Pechino sono intenzionati a mantenere una solida presenza nell& rsquo;area, del tutto indipentemente dal colore politico dei governi che si succederanno. Gli investimenti più importanti sono naturalmente quelli nel settore petrolifero e, se tutto va come deve andare, presto il mercato cinese è destinato a superare quello statunitense per l’export venezuelano (Raúl Zibechi )
 

OPPORSI A SINISTRA IN VENEZUELA. INGENUO?
La situazione interna e il quadro geopolitico che si muove intorno alla crisi venezuelana sono tanto gravi da far sembrare quasi ingenuo o irrilevante porsi domande complesse. C’è una via di uscita possibile che non rimandi di qualche settimana ma eviti il dilagare di un più esteso e pluri-annunciato “bagno di sangue”? Ed esiste ancora la possibilità di uno spazio politico di opposizione democratica a sinistra del governo di Maduro, oppure si è condannati a fare inevitabilmente il gioco del golpismo omicida di destra e dell’interventismo di Trump? Sono interrogativi che rimandano al concetto di “realismo politico”, in questa occasione forse più che mai tirato per la giacca d a più parti. Eppure il rischio di una precipitazione catastrofica, di una sorta di Siria sudamericana, è così grave che non si può far finta di non vederlo né arroccarsi solo sulla difesa acritica del minore dei mali. Ne parla qui Edgardo Lander, sociologo e voce molto critica della sinistra politica venezuelana, che invita intanto a non considerare «di sinistra» o «anticapitalisti» governi sempre più autoritari e repressivi, che mettono da parte la democrazia quando dà loro fastidio e concedono accesso alle risorse petrolifere e minerarie a multinazionali a condizioni che non si differenziano da quelle dei governi neoliberisti (Paco Martinez )
 

UNA SCISSIONE STRATEGICA
Scrive Marco Bersani ” E’ ora di mettere seriamente mano al destino di Cassa Depositi e Prestiti, trasformatasi nell’arco degli ultimi 15 anni in una sorta di fondo sovrano tentacolare, che agisce -a volte su mandato del Governo, a volte per motu proprio- sempre in direzione della penetrazione dei grandi interessi finanziari privati sull’economia e la società. Occorre socializzare subito la parte di Cassa Depositi e Prestiti che gestisce il risparmio dei cittadini ripensando il ruolo del risparmio postale, la cui funzione sociale va collocata nei territori per svolgere la funzione di finanziare a tassi agevolati gli investimenti -pubblici e sociali- la cui destinazione sia il frutto di processi partecipativi delle comunità locali. (Marco Bersani)

A BEIT LAHIA APRE LA BIBLIOTECA SAID 
Nella Striscia di Gaza, a quanto ne so, non ci sono più di 5 biblioteche, che tra l’altro non possiedono libri in inglese. Il diritto di prendere libri in prestito è riservato a chi studia o lavora all’università. Così, Mosab Abu Toha, 25 anni, scrittore palestinese, una biblioteca se l’è inventata. Apre in questi giorni a Beit Lahia, nella zona più a nord della Striscia, è pubblica ed è intitolata a Edward Said. Per realizzare il suo meraviglioso progetto, lo scorso anno, questo ragazzo capace di sognare in un pezzo di terra che resta una prigione, ha lanciato una campagna “impossibile”. E invece sono già arrivati un migliaio di volumi di genere diver so da Stati Uniti, Australia, Inghilterra, Italia, Germania e Giappone. La biblioteca sarà un centro di cultura e di incontro, dove si legge e si fa cultura. Grazie ai 10 mila dollari raccolti, per un anno è stato affittato un locale con due stanze, sono stati comprati gli scaffali e i tavoli e verrà pagato uno stipendio a una persona. Ora servono due computer e l’aiuto di una seconda persona, anche perché di libri ne arriveranno di certo molti altri. L’incredibile resistenza di Gaza è capace di creare (Giovanni Vigna )
 

MARCINELLE E I MINATORI DEL MARE 
Era l’8 agosto del 1956, l’incendio nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, uccise 262 minatori, quasi tutti provenienti dall’Italia. Sessantuno anni dopo, malgrado l’abietta amnesia che ha colpito gli italiani, non possiamo che riconoscere che avremmo dovuto dovuto saperlo che quei morti, con il dolore incancellabile delle loro famiglie, sarebbero tornati. Parlano lingue diverse e spesso hanno la pelle di un altro colore, i “migranti” economici delle gallerie del mare dei nostri giorni, ma hanno le stesse speranze e lo stesso sguardo (Mauro Armanino)

LA SFIDA DELLE DONNE NELL’ISLAM
Al di là dei più triti e fuorvianti luoghi comuni del passato, da tempo si muovono molte cose interessanti nel mondo dell’Islam per quel che riguarda le lotte condotte dalle donne. Come le grandi affermazioni ottenute in Tunisia e Giordania sul piano delle leggi istituzionali. Molta strada è naturalmente ancora da fare: la legge tunisina, per fare un solo esempio, resta discriminatoria in ambito familiare, mentre la Giordania, che ha finalmenteabrogato il matrimonio “riparatore” in seguito a uno stupro, è ancora ben lontana dal raggiungere risultati significativi sul piano culturale e su quello dell’impunità delle violenze. Della “jihad delle donne” – una parola che i terroristi han no trasformato in un qualcosa di terribile, ma “jihad” significa in realtà “sfida personale”, tentativo di superarsi -, a Roma abbiamo parlato a lungo con “Aisha”, una donna somala sunnita che da più di 25 anni vive in Italia e lavora con i migranti (Patrizia Larese)

SE IL NOME DI ARAFAT FA PAURA ALLA RAGGI
Non è la prima volta che le istituzioni politiche di Roma concedono un incomprensibile diritto di veto sulle proprie attività ai leader della Comunità ebraica cittadina. E’ accaduto spesso, per esempio in occasione di incontri con intellettuali palestinesi, ma anche israeliani contrari all’occupazione, e non certo solo con l’attuale giunta. Non si tratta di un fatto imbarazzante, né di una “figuraccia”, è qualcosa di ben più grave a cui non sembra sensato pensare di potersi abituare per quieto vivere, né – men che mai – per l’”opportunità politica” del momento. L’ultimo caso è quello della sindaca Raggi, che ha congelato una delib era della sua giunta con 20 nuove intestazioni per spazi urbani, una delle quali dedicava un parco cittadino a Yasser Arafat, l’uomo simbolo della lotta per l’auto-determinazione del popolo palestinese. Sull’operato del leader storico dell’Olp è naturalmente più che legittimo esprimere critiche, soprattutto da parte del suo popolo, ma sostenere, come fa la la presidente della Comunità ebraica, che Arafat sia stato “il precursore se non l’ideatore del terrorismo odierno” è un falso storico così eclatante che non poteva mettere in difficoltà neppure un ceto politico che ha mostrato spesso di non fare delle elementari conoscenze storiche o geografiche il suo punto di forza. Resta la valenza politica di un nuovo episodio di intimidazione cui delle istituzioni sempre più ossessionate dal terrore di perdere consensi si piegano senza batter ciglio, un pessimo segnale pensando anche ai venti razzisti e xenofobi che continuano a soffiare sulla capitale. (Patrizia Cecconi)
 

VIAGGIARE CON UN PASSO DIVERSO
Estate. Tempo di viaggi. Ma cosa vuol dire oggi viaggiare? È la grande domanda che anima un libro piccino nelle dimensioni, ma sublime nelle tematiche affrontate: Il richiamo della strada. Piccola mistica del viaggiatore in partenza di Sebastien Jallade (ediciclo editore, 2009) ci accompagna in 90 pagine, dotate di un respiro profondo e filosofico, a scoprire la valenza simbolica del viaggio. Viaggiare non è la ricerca di un luogo, ma di un cammino. Ed è la partenza che diventa una conquista. La tensione è “la ricerca dell’altro” in una mistica dell’incontro che rende il viaggiare un atto profondamente umano. (Chiara Sallemi )

CAMMINI LENTI E OSPITALI
Camminando, si viaggia leggeri, imparando a distinguere ciò che è essenziale da quello che non lo è. Si procede con un ritmo lento, perfetto per calibrare le energie e per osservare ciò che ci circonda. Ci accorgiamo che macinare chilometri in auto, in treno o in aereo è una cosa molto diversa dall’avanzare passo dopo passo lungo la strada, avvertendo la diversa consistenza del suolo, il caldo o il freddo, i profumi di erbe e di fiori, sperimentando, di volta in volta, caratteristiche di ambienti diversi. Queste scoperte accompagnano tutti i viandanti, inclusi quelli che camminano lungo la Via Francigena, importante itinerario storico che in età medievale collegava le aree settentrionali europee &nda sh; Isole Britanniche, Francia, Paesi Bassi, parte della Germania – alla penisola italiana e a Roma. (Margherita Cantele)

DI QUANTA ENERGIA ABBIAMO BISOGNO ?
In Italia nel 2015 l’economia delle merci è stata tenuta in moto con una quantità di energia equivalente a quella che sarebbe liberata bruciando 150 milioni di tonnellate di petrolio (tep), immettendo nell’atmosfera circa 450 milioni di tonnellate di gas vari (gas serra) fra cui predomina l’anidride carbonica, responsabili dei mutamenti climatici. L’economia produce molte altre centinaia di milioni di rifiuti, ma quelli gassosi responsabili dei mutamenti climatici sono tenuti sotto particolare osservazione. Di quanta energia — gasolio, calore, elettricità — avranno bisogno i cittadini italiani nel 2030, sapendo che gli accordi internazionali impongono all’Italia, come a tutti gli altri paesi, di fare s celte merceologiche che immettano nell’atmosfera, ogni anno, una quantità di gas serra minore di quelle attuali ? (Guido Pollice)

COME INCENTIVARE L’USO DELLE AUTOMOBILI 
Non devono essere molti, almeno in Europa, i sindaci preoccupati di aumentare il traffico privato di automobili nella città che amministrano. Però le promesse sono promesse, anche quelle fatte nelle città che di marinai, nella loro lunga storia, ne hanno visti a bizzeffe. È il caso del primo cittadino di Genova, Marco Bucci, che, ad appena un mese dall’insediamento, si è letteralmente precipitato a (quasi) dimezzare la tariffa oraria dei parcheggi cittadini. L’obiettivo di intasare il centro, alla faccia della salute dei cittadini, del risparmio di energia fossile e dei cambiamenti climatici, è peraltro largamente rivendicato da altri esponenti della sua giunta. La scommessa è assai risc hiosa perfino prendendo in esame solo punto di vista delle entrate comunali, ma l’assessore Balleari giura che “l’operazione può reggere grazie all’aumento della domanda”. C’è da sperare che, per incentivare la domanda, non intenda aumentare il biglietto dell’autobus e che si tenga lontano da ogni iniziativa educativa nelle scuole (Diego Repetto)
 

AGENDA

DAI DISTRETTI ALLE COMUNITÀ’ SOLIDALI
A fine di settembre a Mira (VE) , sono in programma diversi eventi che avranno un comune denominatore, il futuro dell’economia solidale. La festa nazionale dell’economia solidale (INES 2017 ) che si terrà, dal 30 settembre al 1° ottobre 2017, all’interno della fiera “Si può fare!” , preceduta dalla Scuola dell’economia solidale , un occasione di formazione pensata per “Tessitrici e tessitori di relazioni di comunità”. (R.C)

 

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