“Il pensiero delle donne sul lavoro”

La recente emersione del movimento delle donne, che in Italia ha assunto in particolare il volto della straordinaria rete “Non una di meno”, ha alle spalle azioni e dibattiti spesso trascurati. Nel il 2009, ad esempio, della Libreria delle donne di Milano è stato avviata una grande discussione – con un manifesto dal titolo “Sottosopra.

 

NEWSLETTER DI COMUNE
 

UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI
LA CAMPAGNA 2017 DI COMUNE

LA RIAPPROPRIAZIONE DEL TEMPO [EMANUELE LOMBARDI]
“Raccontare di coloro che aprono crepe nei muri, Comune getta le basi per guardarsi negli occhi, cominciare a parlarsi e prepararsi al conflitto tra la violenza del capitale e la riappropriazione del tempo…”

LA RIBELLIONE DEL FARE [LAURA MATTEUCCI PILONE]
“Aderisco perché desidero che la ribellione del fare sia sempre meno sotterranea. Verso il mio contributo affinché continui a esistere la possibilità di dar voce a chi ama la vita in tutte le sue forme…”

IL PENSIERO DELLE DONNE SUL LAVORO
La recente emersione del movimento delle donne, che in Italia ha assunto in particolare il volto della straordinaria rete Non una di meno, ha alle spalle azioni e dibattiti spesso trascurati. Nel il 2009, ad esempio, della Libreria delle donne di Milano è stato avviata una grande discussione – con un manifesto dal titolo “Sottosopra. Immagina che il lavoro” -, intorno alla quale è intervenuta recentemente anche Lea Melandri su Comune (Quel lavoro che non è un lavoro). Le domande sollecitate da quel dibattito hanno nutrito incontri, seminari, azioni e restano oggi in tutta la loro drammaticità e attualità. Se il mercato si è impossessato del pensiero femminista sull’impossibilità di separare tempo di vita e di lavoro, distorcendolo a proprio vantaggio e facendone un asse portante della propria struttura, c’è qualche possibilità che la soggettività e possibilità di autodeterminarsi delle donne ne esca rafforzata o si corre soltanto il rischio che tutto sia fagocitato dalle diverse forme, vecchie e nuove, dello sfruttamento globale? Le cose certe sono due. La prima: i quesiti sono ardui, importanti e non sopportano semplificazioni. La seconda: quello delle donne è un pensiero per tutti
CARLA MARIA RUFFINI
 

SHAME ON US
Abbiamo un’idea di quante persone sono morte e muoiono ogni giorno in mare e nei deserti a causa delle politiche dell’Unione europea? “Ci vergogniamo, perché non riusciamo a fermare, almeno per il momento, l’onda ritornante del fascismo in Europa… – scrive Franco Berardi Bifo – Non è forse legittimo ravvisare gli estremi del nazismo?… Le popolazioni europee hanno cominciato una guerra. Ma attenzione, quella guerra noi la perderemo, la stiamo già perdendo… La pace l’accoglienza la solidarietà sono la sola maniera per sfuggire a una guerra che stiamo già perdendo, e che distruggerà la nostra vita quotidiana e le nostre città…”
FRANCO BERARDI BIFO

LE NOSTRE CAREZZE, LA NOSTRA RABBIA [FOTO]
Era davvero diffuso e profondo il desiderio di mostrare e alimentare una città diversa: in migliaia hanno risposto sabato pomeriggio agli sgomberi di queste settimane a Roma. Donne, uomini, bambini sono scesi in strada, nonostante una città blindata, non solo per far sapere che non rinunceranno a diritti e dignità e per abbracciare la comunità di piazza Indipendenza ma per rifiutare la disumanità e il razzismo che riemergono ogni giorno di più
LA GALLERIA FOTOGRAFICA COMPLETA

UN CAMPO PROFUGHI SOTTO CASA
C’è la città degli sgomberi e dei manganelli, con i suoi violenti deliri (“spaccategli il braccio”, “dovrebbero occuparsi soprattutto dei romani”, “operazione di cleaning”…), ma c’è anche la città di sotto, o meglio di fianco. Questo racconto di un vicino di casa degli occupanti andrebbe letto e discusso con attenzione da chi ha voglia di guardare le cose in modo diverso. Scrive, tra l’altro, Mimmo, il “vicino”: “Chi conosce Roma sa che questa è la zona storicamente d’insediamento e ritrovo di eritrei ed etiopi. Ci sono i ristoranti, i club, i bar, negozi e parrucchieri e le agenzie di viaggio delle comunità. L’occupazione di Piazza Indipendenza non dava alcun fastidio al q uartiere…. Gente tranquilla che incontravo al supermercato o vedevo quando portavano i figli a scuola la mattina… Giovedì sera tornando a casa ho detto a degli amici che erano in piazza di venire da me se c’era bisogno. L’ho detto come vicino di casa… per esprimere la normale e naturale solidarietà che ci dovrebbe essere tra prossimi. Qualcuno è venuto a sedersi e a fare un po’ di telefonate. Sarei anche sceso a portare del cibo ma erano perfettamente organizzati da sé con la comunità intorno solidale. Non hanno bisogno di aiuti umanitari ma di una vita decente, come tutti noi, in un paese decente…”
DOMENICO CHIRICO
 

EH SÌ, QUI A ROMA FAMO COME CI PARE
Siamo a Roma e dai tempi dell’Onorevole Angelina e della sua lotta per i diritti alla dignità c’era chi rispondeva “Dentro sto negozio il padrone so io e faccio come me pare”. Eh sì, famo come ce pare. Abbiamo fatto come ci pareva anche quando dopo tre giorni di materassi per terra e valigie usate come cuscini si è deciso di “sgomberare gli sgomberati” anche dai fatiscenti giardinetti al centro di Piazza Indipendenza, e sempre perché ce pareva così, abbiamo cacciato dallo stabile anche le donne incinte, i bimbi, e gli invalidi
SARA NUNZI

HOTEL CITY PLAZA: IL MIGLIORE D’EUROPA
L’hotel City Plaza non è un hotel, anche se alcuni lo definiscono il migliore hotel d’Europa. É un edificio anonimo e moderno, poco diverso da quelli che si trovano nel resto del centro di Atene. Oggi questo spazio è il tetto del Refugee accommodation and solidarity space City Plaza, un’occupazione abitativa autorganizzata che da casa a circa quattrocento migranti provenienti dai paesi di mezzo mondo. Qui si sperimenta un nuovo ed originale modello di accoglienza totalmente gestito “dal basso” attraverso un autogestione portata avanti dai migranti stessi. Un modello che punta a sostituire il sistema di mero assistenzialismo paternalistico, con qualcosa che invece si ispiri ad un principio di solidarietà, paritario ed orizzontale, promuovendo u n’alternativa più che valida rispetto all’ottica emergenzialista fatta propria dal governo greco che si concretizza nella ghettizzazione dei rifugiati e dei cosiddetti migranti economici lontano dalle città, nella realtà dei campi profughi
GIOVANNI D’AMBROSIO
 

IN QUESTA ORRIBILE ESTATE ITALIANA
Un’estate durissima per gli uomini e le donne che incastriamo nell’etichetta di “migranti”, rischiando così di perdere storie e sentimenti, tristezze e nostalgie e quell’incredibile resilienza di fronte a mille avversità. Tornando in Irlanda, dove sto vivendo da un po’ di tempo, porto con me i migliori ricordi delle spiagge della Calabria: la borsa comprata da Mustapha, le cavigliere che mi ha venduto Salem e, soprattutto, i momenti di amicizia e umanità che ho trascorso con loro sulle spiagge della Calabria. Sotto il sole cocente, ho cercato di contrastare come potevo la follia collettiva di cui è diventato preda il mio paese, quello dove loro cercano disperatamente una via di sopravvivenza e che invece è un paese catt ivo: non fa altro che ripetere in mille orribili modi che non li vuole
LAURA FANO
 

DEI BAMBINI NON SAPPIAMO NULLA
“I bambini sono capaci di sogni. Solo che, a volte, noi li interrompiamo… Sono capaci di convivere con il caos. Agiscono. E diventano gechi in un attimo. Sono capaci di ragionamenti sottili. Hanno un’idea del mondo. Delle cose e delle relazioni. Solo che non sappiamo ascoltarli. Sono capaci di perdere tempo… Di disobbedienza. Di assumersi il rischio della libertà… Di leggerci negli occhi e far finta di non vedere la nostra sofferenza… Sono capaci di fare domande fino a quando non li facciano tacere… Chissà perché invece di guardarli ci ostiniamo a correggere. Indirizzare. Intervenire. Dovremmo elevarci alla loro altezza per capirli. E tornare a vivere sul serio. A quando eravamo piccoli. Lo stupore negli occhi. Un giro in bici. I calzoni corti in ogni stagi one. Le ginocchia sbucciate…”
PENNY

IL CAMMINO DEGLI INFERMI
“Prima si camminava, adesso si telefona o si vaga nella rete… Chi non è fermo davanti alla televisione, è fermo davanti al computer o è dentro un’automobile. Si vedono sul ciglio delle strade solo gli stranieri. Ultimamente si vedono dei camminatori infelici, gente che ha avuto un infarto o teme di averlo. E allora avanti, avanti con la cura coatta del corpo, avanti col fregarsene di quello che accade intorno a noi. L’importante è stare in forma, anche se poi non si sa bene che farsene di questa forma… È arrivato il momento di rimettersi in cammino, ma senza aloni misticheggianti. Camminare per guardare, camminare perché percepire è più importante che giudicare, guardare quello che c’è piuttosto che pensare il mo ndo per come ce lo hanno descritto altri. È tempo di uscire, di sciamare nell’esterno… Il mondo è colossale, non può essere richiuso nella baracca del nostro io. Abbiate cura di andare in giro. Non rimanete fermi come uno straccio sotto il ferro da stiro…”
FRANCO ARMINIO
 

IL TEMPO DELLE CASE DELLE ERBE
Che cos’è una Casa delle erbe? È un luogo di cui si prendono cura persone che riconoscono e raccolgono le erbe spontanee commestibili e officinali, le usano ogni giorno nella loro cucina o nello loro attività ricettive e ristorative. Non è per forza una struttura fisica con indirizzo, ma può identificare anche un’associazione, un gruppo. La prima mappatura delle Case delle erbe attivate in tutta Italia, tutta da sbirciare e alimentare, dimostra che sono davvero molti i modi con cui, nonostante tutto, gruppi di persone ricostruiscono le relazioni con l’ambiente naturale e quelle sociali
R.C.

LIBERIAMO L’ECONOMIA DALLO SVILUPPO
“Se lo sviluppo, cioè l’aumento del reddito monetario pro-capite, diventa il criterio di valutazione del benessere di una società, tutte le attività produttive vengono progressivamente indirizzate alla crescita della produzione di merci… E tutte le forme di autoproduzione e di scambi non mercantili basati sulla solidarietà diventano freni allo sviluppo della mercificazione, per cui vengono ostacolati e repressi in vari modi… Per continuare a utilizzare in economia la parola sviluppo come sinonimo di miglioramento, o se ne capovolge il significato che si è consolidato dal 1949 a oggi, svincolandolo dal legame simbiotico con la crescita e apparentandolo alle parole diminuzione, riduzione, decrescita, o si elimina dall’e conomia…”
MAURIZIO PALLANTE
 

VIAGGIARE, IL VERBO IRREGOLARE DEL SUD

L’utilizzo contemporaneo della terza persona plurale del verbo viaggiare, qualora si riferisca a gente che vive nell’emisfero sud, non risponde più alla coniugazione consueta. La grammatica è impazzita. Le voci del verbo viaggiare si perdono tra le onde, sfidano le sirene, imbrogliano i mostri marini e si infrangono sulle coste dello stretto di Gibilterra. Le più fortunate sono incagliate tra gli scogli di Ventimiglia. Il verbo viaggiare si coniuga al presente, al passato remoto e soprattutto al condizionale. Essi o esse viaggiano SE hanno soldi, documenti, contratto, buona volontà, fortuna… Alcuni, poi, lo coniugano al futuro impossibile che è un tempo improbabile e detenuto tra una frontiera e l’altra MAURO ARMANINO

LIBANO. CHI STUPRA NON SARA’ PERDONATO

In fondo, in Italia il cosiddetto matrimonio “riparatore”, quello che forniva l’opportunità a un uomo responsabile di stupro di non essere perseguito penalmente qualora fosse disposto a sposare la vittima, è stato abolito soltanto nel 1981. Il 16 agosto scorso la stessa scelta è stata finalmente ratificata anche dal parlamento di Beirut, dopo una lotta lunghissima quanto tenace delle donne libanesi. L’abolizione del famigerato articolo 522, varato al tempo del mandato coloniale francese, è naturalmente solo un primo, significativo passo di un percorso che non può che essere ben più ampio: il “perdono” resta tuttora possibile per i violentatori minorenni come restano legali la violenza domestica e i matrimoni precoci. La campagna non finisce qui e non accetteremo compromessi sui nostri diritti, dicono de donne del Kafa.    PATRIZIA LARESE

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AGENDA

Mercato bio a Casale Podere Rosa

Festival delle erbe

 

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