Deir Ezzor, la Caporetto della CIA di cui nulla si sa

C’è una notizia che non trova spazio nei tg o nelle pagine dei giornali: il fatto che le truppe siriane, coordinate a reparti russi di terra e all’aviazione di Mosca stiano liberando dall’ assedio dell’Isis, Deir Ezzor, città di centomila abitanti circondata da tre anni dal Califfato che ha sacrificato migliaia di uomini nel tentativo di conquistarla.

 

 

Deir Ezzor, la Caporetto della CIA. Quando si romperà la censura occidentale sulla Siria?

ilsimplicissimus*

C’è una notizia che non trova spazio nei tg o nelle pagine dei giornali: il fatto che le truppe siriane, coordinate a reparti russi di terra e all’aviazione di Mosca stiano liberando dall’ assedio dell’Isis, Deir Ezzor, città di centomila abitanti circondata da tre anni dal Califfato che ha sacrificato migliaia di uomini nel tentativo di conquistarla e che ancora oggi fa il tentativo disperato di rimanere aggrappato alla zona. La ragione di tanto accanimento e di tanto silenzio occidentale sta nel fatto che la provincia di Deir Ezzor è ricca di petrolio e di gas ed è dunque strategica per il futuro di una Siria autonoma: quando la battaglia sarà conclusa non si potrà più parlare di Califfato e la frontiera liberata fra Siria e Irak renderà più saldo un asse strategico che va da Teheran a Beirut.

Dunque silenzio. Ma non del tutto: con una faccia tosta senza limiti il Washington Post in una serie di articoli riconosce, come se nulla fosse, che è stata Cia a reclutare, organizzare e armare i cosiddetti ribelli moderati, costituendo una forza di 45 mila uomini per sbarazzarsi di Assad. Il nome in codice dell’operazione era “legno di sicomoro” ma disgraziatamente una parte molto consistente di questa forza ha contribuito a creare il Califfato e ha combattuto per esso fino quando l’intervento russo ha cambiato il rapporto di forze in campo e molti “ribelli moderati” si sono riversati in Al Nusra ( particamente Al Qaeda) dando per finita questa esperienza, ma contando, grazie all’aiuto della Cia, delle forze Usa e del sostegno delle petromarchie, di poter tenere in vita l’operazione contro Assad. Dunque si dice ufficialmente che la tragica vicenda siriana, la cosiddetta guerra civile, lo sviluppo del terrorismo che poi ha fatto arrivare pallottole vaganti in Europa, il dramma dei profughi, i centomila morti ad essere prudenti, sono nient’altro che un’operazione occidentale accompagnata da una narrazione completamente bugiarda e per certi versi grottesca come quella delle comparse ingaggiate per fare gli elmetti bianchi.

Ma c’è di più: il maggior esperto di cose siriane in America o almeno accreditato come tale dalla grande stampa, Charles Lister, ha deplorato il fatto che ormai la Cia abbia fatto un passo indietro rispetto a questa guerra la quale, per inciso, ha perso ogni ragione di essere nel momento in cui è stata liberata Aleppo e la popolazione si è mostrata felice di essersi sbarazzata dei tagliagole armati dall’occidente. Perseverare è davvero diabolico e rende perfettamente l’idea di un impero che si ritiene legittimato ad ogni cosa, anche alla menzogna smascherata: dopo la dichiarazione nel 2001 di una guerra infinita al terrorismo, si scopre che per almeno cinque anni il terrorismo ( per giunta quello di Al Qaeda) è stato in gran parte organizzato e armato dagli Usa, dalla Francia, dalla Gran Bretagna in parte attraverso l’Arabia Saudita, ma questo non sembra creare alcun problema di fronte a un’opinione pubblica ipnotizzata dalla paura e incapace di reazione.

In questo contesto orwelliano prima è stata imposta una narrazione nella quale la raccolta di terroristi o disperati dal tutto il Medio oriente e il nord Africa, armati però fino ai denti è stata spacciata come guerra civile e insurrezione di “ribelli moderati”, definizione già di per sè ridicola, poi visto che Assad resisteva grazie anche al consenso della popolazione, si è tentato in tutti i modi una seconda operazione Saddam cercando far credere che il leader siriano usasse armi di sterminio di massa come i gas con l’intenzione di preparare e giustificare un intervento diretto di forze occidentali che fosse la base per la futura spartizione del Paese: un tale intrico di narrazioni fasulle e contradditorie imposte alle opinioni pubbliche si è rivelato a conti fatti un castello di carte molto debole così che quando la Russia è intervenuta a sorpresa contro l’Isis (solo formalmente deprecato, ma non realmente combattuto dagli Usa e i loro alleati) non si è potuto opporre nessun argomento plausibile contro questa discesa in campo non prevista dagli strateghi di Washington. Infine ora che la vicenda sta arrivando al termine si confessa che sì, è vero, siamo stati noi a creare questi disatri umanitari.

Per la verità quando sembrava, a metà del 2015, che la partita contro Assad fosse ormai vinta, l’orgoglio per la riuscita dell’operazione era tale che qualche brandello di verità venne alla luce: il New York Times scrisse che quella siriana era stata “la più estesa delle operazioni segrete della Cia”. Certo adesso che tutto si è trasformato in disastro i padri della vicenda scompaiono e si ammainano le bandiere. E’ chiassà dopo un numero incalcolabile di morti avremo un ennesimo film contro la guerra.

tratto da: www.lantidiplomatico.it
 

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