Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Roma, insieme ad altre organizzazioni hanno sollecitato di prima mattina la sindaca di Roma Virginia Raggi, affinché vengano impedite manifestazioni che vogliono incitare all’odio e propagandare la cultura della discriminazione e dell’esclusione.
Stanno girando per l’Europa e per l’America Latina e Settentrionale bus arancioni. In Spagna hanno tentato di circolare recando la scritta: “I bambini hanno il pene. Le bambine la vagina. Non ti far ingannare. Se nasci uomo sei un uomo, se nasci donna lo continuerai a essere”; a Madrid il comune glielo ha però proibito. In Italia il messaggio è stato edulcorato, ma non è meno insidioso: “I bambini sono maschi; le bambine sono femmine. La natura non si sceglie. Stop gender nelle scuole”. È questa l’ultima offensiva sferrata in un clima di caccia alle streghe, oscurantista reazionario, che unisce l’avversione a ogni forma di unione civile alla campagna contro la cosiddetta teoria gender, uno dei forse troppo sottovalutati temi di intervento costante di “CitizenGO”, “Generazione Famiglia”, Family Day, e altri: associazioni estremiste ed integraliste per le quali questa è la vera emergenza educativa. Si chiamano “Bus della libertà” – l’unico modo, a detta delle associazioni organizzatrici, “per far uscire allo scoperto i colonizzatori del gender” – ed è stato già pianificato il tour per alcune città italiane. Il bus del gender partirà sabato 23 settembre da Roma, arriverà a Firenze il giorno successivo, il 25 sarà a Milano, il 26 a Brescia, il 27 a Bologna, il 28 a Bari, il 29 a Napoli e infine il 30 farà ritorno a Roma, dove è prevista una manifestazione.
La scuola pubblica, laica, e inclusiva e – in particolare – il principio costituzionale della libertà dell’insegnamento sono strumento dell’interesse generale, perché garantiscono, attraverso il pluralismo delle idee, relazioni aperte e democratiche, piena formazione degli alunni, consapevolezza, pensiero critico, capacità di scelta e di partecipazione alla vita del Paese. Una campagna di aggressione intollerante, sottesa a individuare nella scuola un servizio a domanda
individuale e non un progetto educativo e culturale rivolto all’intera comunità in tutte le sue componenti, fondata su pregiudizi che non hanno alcuno scopo, se non quello di sollecitare pulsioni irrazionali e di indicare capri espiatori, distogliendo l’opinione pubblica dalle reali
priorità di un Paese in declino, non può che essere respinta radicalmente da chi creda nella scuola della Repubblica e – prima ancora – nella Repubblica e nei suoi principi fondativi.
C’è bisogno, insomma, di una presa di coscienza intransigente da parte non solo di lavoratori della scuola, studenti e genitori; ma anche dei cittadini di Roma, città di tradizione antifascista e democratica. La questione non può e non deve essere rubricata come pertinente in modo esclusivo alla comunità LGBT. Chiediamo pertanto a chiunque abbia a cuore i principi su cui si impernia, di sottoscrivere questo appello; chiediamo – soprattutto – al sindaco e alle istituzioni delle città coinvolte di assumere da subito una presa di posizione precisa e inequivocabile: per chi esclude, discrimina, diffama, provoca non deve esserci spazio.
Appello promosso da:
Coordinamento per la democrazia costituzionale Roma, Lipscuola, Flc Roma e Lazio, PRC Federazione di Roma, Sinistra Italiana – Roma area metropolitana, Area “il sindacato è un’altra cosa – Flc Cgil”, Autoconvocati delle Scuole di Roma e del Lazio, L’altra Europa con Tsipras – Comitato romano, Associazione Giuristi Democratici Roma