“Violenza, fiction e cavatappi”

“Non ce la fai a immaginarti ragazzi e ragazze massacrati di botte da Gigi Proietti a Bolzaneto. Non ce la fai a immaginarti Nino Frassica – scrive Ascanio Celestini – che spacca la faccia a Cucchi o ammazza di botte Aldrovandi…”. Non abbiamo solo il problema del giustizialismo, ma anche quello della propaganda. L’uomo in divisa resta l’unico che può usare la violenza

 

NEWSLETTER DI COMUNE
 

UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI
LA CAMPAGNA 2017 DI COMUNE

ESAGERO? [STEFANO SIMONCINI]
«Sono un lettore appassionato di Comune, e sono anche orgoglioso di aver contribuito (troppo poco) alle sue attività con qualche articolo, perché penso che non esista niente di simile nel mondo. Non esagero…»

COMUNANZA [ALFONSO PERROTTA]
«Sostengo la campagna a favore di Comune-info perché abbiamo bisogno di chi ci racconta questo mondo caotico e disperso e quelle storie di chi creando comunanza e nuove pratiche ci fanno sperare che si può cambiare…»

VIOLENZA, FICTION E CAVATAPPI
“Non ce la fai a immaginarti ragazzi e ragazze massacrati di botte da Gigi Proietti a Bolzaneto. Non ce la fai a immaginarti Nino Frassica – scrive Ascanio Celestini – che spacca la faccia a Cucchi o ammazza di botte Aldrovandi…”. Non abbiamo solo il problema del giustizialismo, ma anche quello della propaganda. L’uomo in divisa resta l’unico che può usare la violenza, è “come il cavatappi per il sommelier…”
ASCANIO CELESTINI

MAI PIÙ COME AL G8 LORENZO GUADAGNUCCI

ZONE GRIGIE CHE PREPARANO DITTATURE GIORGIO AGAMBEN

368
Esattamente quattro anni fa, a pochi metri dalla bellissima spiaggia dell’Isola dei conigli, a Lampedusa, si consumava una delle più terribili tragedie dell’immigrazione. Le immagini delle 368 bare, e tra queste molte contenevano i corpi di bambini e bambine, nell’aeroporto dell’Isola delle Pelagie, fecero in pochi minuti il giro del mondo. Da allora, quelli che sono in alto, hanno continuato a chiudere, fermare, controllare, respingere…
FILIPPO MIRAGLIA

IL RAZZISMO È UNA SCORCIATOIA GRAZIA NALETTO

LA COSTRUZIONE PATRIARCALE DELLA “RAZZA” LEA MELANDRI

IUS SOLI, SOCIETÀ IN MOVIMENTO
Quando hanno promosso l’appello Insegnanti per la cittadinanza speravano ma non immaginavano una campagna così vivace, in grado di mettersi presto in cammino con tanti e tanti. In primis, naturalmente, con gli insegnanti interessati a proporre attività sullo ius soli nelle scuole di tutta Italia, poi l’inizio dello sciopero della fame a staffetta di 840 tra maestri, maestre e professori, seguito dall’adesione di alcuni parlamentari (grazie in particolare al senatore Luigi Manconi) e di un ministro, ma anche alcune artisti – tra gli altri, Ascanio Celestini, Alessandro Bergonzoni e Andrea Segre – hanno fatto sapere di essere pronti ad aderire al digiu no. Dalle scuole alle piazze: i promotori del Cittadinanza day (13 ottobre) e quelli della manifestazione del 21 ottobre “Contro ogni forma di razzismo” hanno intrecciato le loro iniziative con quella avviata dagli insegnanti. Intanto, la mobilitazione arriva nelle università: alcuni docenti e ricercatori universitari hanno diffuso un nuovo appello con cui annunciano iniziative nelle aule universitarie. Insomma, una campagna partita dal basso, dalle aule di alcune scuole, apre uno spiraglio importante per l’approvazione della leggi sullo ius soli – ius culturae in senato, ma soprattutto mostra un pezzo di società in movimento. Beh, scusate se è poco (nell’articolo linkato informazioni su come aderire e sui prossimi appuntamenti)
JLC

840 INSEGNANTI IN SCIOPERO DELLA FAME

GALLERIA FOTOGRAFICA DEL 0TTOBRE: IUS SOLI NELLE SCUOLE

I BAMBINI CONOSCONO L’UGUAGLIANZA
“Gli occhi dei bambini. Raccontano storie. Dicono che sono amici. A loro interessa il nome. Solo quello. Non da dove vengono. Né cosa possiedono. Se litigano vogliono giustizia. La stessa. Pari diritti. Lei vuol fare la pipì, scappa anche a me. Perché lui può leggere un libro e io no? Ce la insegnano. Noi che i diritti li vendiamo a chi ci fa comodo. Noi che dividiamo i bambini… Gli italiani di qui. In prima fila. Gli altri di là. Dietro… Io disobbedisco a uno Stato che li divide e ha gelosia dei diritti… Io so che sono meglio di noi. Molto meglio. E che dovrebbero farle loro le leggi. E le cose funzionerebbero…”
PENNY

UN SOLO DIRITTO, MOLTE STORIE
La campagna sullo Ius soli può essere un’opportunità per sguardi diversi, ad esempio, sul concetto di identità. “L’identità – sia personale che familiare – è un insieme di mille fattori diversi, ogni volta che provi a ingabbiarla dentro uno schema ti sfugge”, scrive Chiara Ingrao. Per questo “fondare stati e diritti su basi identitarie non cementa le comunità, le frantuma, le trascina in una corsa insensata ad espellere il diverso…”. Ma anche per domande non scontate: “Quanto spesso riproponiamo solo un’immagine di vittime, dell’Altro a cui dobbiamo solidarietà, ma che resta comunque Altro da me?”
CHIARA INGRAO

LETTERA AI SIGNORI DELLE INDUSTRIE DI AUGUSTA
“Ho visto distruggere gli agrumeti… radere al suolo Marina di Melilli… chiudere le saline… ho visto il mare di Augusta cambiare colore, ho visto le morie dei pesci… ho giocato anche con il catrame… mentre nascevano i bambini malformati e tanti cittadini e lavoratori partivano per i viaggi della speranza nel tentativo di sconfiggere il cancro…”. Le sentenze non bastano, chi ha devastato territori e ucciso deve restituire almeno una parte dei propri profitti, ad esempio, contribuendo alle bonifiche
PALMIRO PRISUTTO

VENEZIA E IL CERTIFICATO CINESE
Le città riconosciute dall’Unesco “patrimonio dell’umanità” spesso utilizzano questo brand per campagne di marketing sul turismo. In alcuni casi il marchio diventa scomodo perché rischia di scoraggiare gli speculatori immobiliari. Anche Venezia potrebbe perdere questo riconoscimento, ma si consoleranno con il “certificato cinese”
PAOLA SOMMA
 

NON TROVO LE PAROLE
“… Mi sento muta, non trovo le parole, ho la sensazione che tutto passi, tutto scorra in un fiume che non si ferma mai. Un fiume sempre in corsa. Ed io non riesco più ad afferrare un pensiero a cui legarmi e con cui continuare… Voglio sperare anche io in un mondo diverso, come ho sempre fatto. Ma lo ammetto oggi mi sembra sempre più difficile, perché credo, che come me, in tanti si sentano soli e impotenti…”. Qui la lettera completa di Emilia De Rienzo: secondo noi merita molte attenzioni e risposte (in coda al pezzo le prime risposte di Gianluca Carmosino, Loredana Aldegheri, Lino Di Gianni, Donatella Donati, Paola Scatena, Maria Grazia Mosca)
EMILIA DE RIENZO
 

MI PIACE FERMARMI A PARLARE CON LORO
“Il mio appartamento è sito in un palazzone, un condominio emiliano in semiperiferia, abitato dalla sofferenza: operai, disoccupati, tante famiglie di migranti. Le donne portano i segni di una fatica annosa spesa nella cura di bambini, anziani, compagni e mariti con storie di estrema difficoltà. A volte urlano, litigano, non si capiscono, non si accorgono che si assomigliano tutte… Vado e vengo con le mie sportone di maestra sempre colme di libri – scrive Elettra Wave -, quaderni, errori di ortografia, frasi poetiche e frasi sconclusionate, astucci, penne e colori, documenti senza senso… e ogni giorno incontro le donne del mio palazzone che trascinano stancamente i trolley della spesa e camminano barcollando sotto il peso di ciò che le attende al ritorno a casa. Gli uomini spesso si siedono sulle sedie all’entrata del condominio. I disoccupati a testa bassa, umiliati; gli altri raccontano degli ultimi salvataggi di aziende al prezzo di ritmi di lavoro insostenibili. Mi piace fermarmi a parlare con loro e imparo tante cose che nessun giornale, nessuno scritto, nessuna trasmissione televisiva racconta…”
ELETTRA WAVE
 

«La memoria serve per capire il presente, non per ripresentare il passato. Negli Stati uniti, Black Lives Matter non si batte solo per la dignità dei neri, ma per un’idea di società diversa. In Catalogna, oggi, in gioco non è una secessione che ripari i torti del 1714, ma un’idea di repubblica dove il rapporto tra istituzioni pubbliche e istituzioni sociali, tra “l’alto” e “il basso” è invertito. E, dopo anni e anni in cui si parla di crisi della partecipazione, di un’Europa che “vive” solo lontano dalla gente, di disaffezione generale alla politica e alla cosa collettiva, di individualismo ormai insito, beh, scusate se è poco…»
LANFRANCO CAMINITI

 
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