“La psichiatria che tortura”

Abbiamo appreso ieri mattina dall’avvocato Gioacchino Di Palma, che segue molti casi di violenze psichiatriche per il Telefono Viola, che la signora Mara Valdrè (madre dello sfortunato Andrea Villani, morto nel 2015, a 43 anni) ha iniziato uno sciopero della fame e della sete avendo saputo della volontà di archiviare il caso penale relativo alla vicenda del figlio.

 

La psichiatria che tortura

Abbiamo appreso ieri mattina dall’avvocato Gioacchino Di Palma, che segue molti casi di violenze psichiatriche per il Telefono Viola, che la signora Mara Valdrè (madre dello sfortunato Andrea Villani, morto nel 2015, a 43 anni, dopo aver subito per una vita violenze psichiatriche per presunti comportamenti omosessuali), ha iniziato uno sciopero della fame e della sete avendo saputo della volontà di archiviare il caso penale relativo alla vicenda del figlio.

La sconvolgente storia di Andrea appare con tutta evidenza come uno dei moltissimi casi di vera e propria tortura perpetrata ai danni di vittime psichiatrizzate e diviene l’emblematico esempio del terrificante calvario che migliaia di persone, come Andrea, hanno attraversato e attraversano tuttora, risucchiati in una sorta di “buco nero” sul quale non si riesce a fare luce piena.

Per la sua “esemplarità” riportiamo di seguito (e in breve) i fatti più salienti della sua tragica vicenda.

Andrea Villani nasce a Bologna nel 1973 e ha un primo contatto con la psichiatria nel 1993, quando, ventenne, viene portato in psichiatria perché sembra avere comportamenti omosessuali. Da quel momento non si libera più della psichiatria. Farmaci e ricoveri in strutture socio sanitarie in cui di fatto è prigioniero (ma nelle quali non gli fanno nulla se non riempirlo di farmaci), si succedono incessantemente.

– Nel 2004 il suo primo tentativo di suicidio con i farmaci.

– Nel 2005 il secondo tentativo di suicidio: si butta dalla finestra e rimane paraplegico.

– Nel 2007 gli psichiatri continuano a somministrargli solo quantità considerevoli di psicofarmaci, lasciando a lui la gestione del “RIVOTRIL” (“tanto non fa niente” gli viene detto): Andrea ne abusa e va in coma. Quando esce dal coma lo mandano a casa, sempre con somministrazione di psicofarmaci, ma il dottore cui è affidato lo va a visitare tre volte in circa due anni finché, dietro insistenza del ragazzo, nel settembre del 2012, gli toglie tutti i farmaci, senza alcun intervento di supporto.

– Nel gennaio del 2013 Andrea sta molto male e gli praticano un TSO “DOMICILIARE” (pratica normativamente inesistente), sotto la responsabilità della mamma. Il ragazzo viene così, di fatto, lasciato solo con la madre a gestire tutta la vicenda e nonostante le continue richieste circa l’esigenza di fargli controlli anche di natura organica, gli psichiatri continuano a somministrare soltanto psicofarmaci: ad Andrea non viene fatto alcun esame e somministrata nessuna terapia per i suoi problemi cardiologici, di respirazione, etc. etc.

– Nel 2015 muore a casa sua di “morte improvvisa”, per arresto cardiologico.

La madre imputa tale morte al fatto che non si è mai dato seguito alle sue continue richieste di valutazioni sul piano organico.

Sul caso pende un processo penale che già una volta, a fronte di una richiesta di archiviazione, siamo riusciti a bloccare. Ora siamo al secondo tentativo di archiviazione e si sta aspettando la fissazione dell’udienza davanti al Giudice per le indagini preliminari (GIP).

La presidente del Telefono Viola, Anna Grazia Stammati, in un colloquio privato con la signora Valdrè, le ha chiesto di sospendere lo sciopero della fame e della sete, per non compromettere le sue condizioni di salute e non solo si è dichiarata vicina alla madre di Andrea, per le enormi sofferenze patite da lei e dallo sfortunato giovane, ma le ha promesso che l’associazione farà di tutto per opporsi a qualunque tentativo di archiviazione del caso.

Tale provvedimento, proprio alle soglie dei quarant’anni dalla Legge Basaglia, non può che apparire, infatti, come la manifesta volontà di mettere a tacere la verità sulle pratiche con le quali la psichiatria interviene sui casi di disagio “psichiatrizzato” attraverso vere e proprie torture legalizzate.

A tal fine, il Telefono Viola ha inviato un’apposita informativa ai propri riferimenti in Emilia, per manifestare solidarietà alla signora Valdrè e adoperarsi, anche a livello territoriale, per dare il massimo della rilevanza ad un altro dei tragici casi determinati da quel potere psichiatrico che, ancora oggi, cerca di porre sotto il proprio controllo ogni forma di identità e di individualità.

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