Tirolo, il neo-imperialismo austriaco è una minaccia alla pace

In Italia dicendo “Tirolo del Sud” ci riferiamo alla provincia di Bolzano (anche detta Alto Adige, un toponimo non apprezzato dai locali), mentre in Austria intendono tutto il Trentino-Alto Adige più piccole porzioni di Veneto e Lombardia, un’area che alcuni da noi definiscono “Tirolo Storico”. La provincia di Bolzano è a maggioranza abitata da persone d’etnia tedesca, il resto del “Tirolo Storico” non lo è affatto.

 

Tirolo, il neo-imperialismo austriaco è una minaccia alla pace

In Italia dicendo “Tirolo del Sud” ci riferiamo alla provincia di Bolzano (anche detta Alto Adige, un toponimo non apprezzato dai locali), mentre in Austria intendono tutto il Trentino-Alto Adige più piccole porzioni di Veneto e Lombardia, un’area che alcuni da noi definiscono “Tirolo Storico”. La provincia di Bolzano è a maggioranza abitata da persone d’etnia tedesca, il resto del “Tirolo Storico” non lo è affatto.

Il nord Italia è stato per moltissimi anni sotto al giogo dell’Impero austro-ungarico, non solo il “Tirolo Storico”, ma anche il resto della Lombardia e del Veneto, nonché tutto il Friuli Venezia-Giulia. Gli attuali confini sono stati perlopiù definiti in seguito alla Prima Guerra Mondiale, con la quale l’Italia si riproponeva di raggiungere due obiettivi: annettere tutte le regioni a maggioranza popolate da italiani e contenere gli austriaci al nord delle Alpi. Sebbene questo secondo obiettivo avesse un chiaro senso strategico di legittima difesa, entrava tuttavia in contraddizione con il primo, sia perché alcuni luoghi a maggioranza italiana erano rimasti aldilà dei nuovi confini, sia perché non vi era reciprocità. Infatti, con il nuovo confine alpino, regioni a maggioranza tedesca si ritrovarono in Italia.

Nonostante la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e il crollo dell’Impero austro-ungarico (il cui motto era “indivisibilmente e inseparabilmente”), l’Austria non cessò mai di provare a estendere nuovamente il proprio dominio sui territori perduti.

Con la Seconda Guerra Mondiale si presentò l’opportunità di riunire il Tirolo, ma Hitler per non far saltare l’alleanza con Mussolini accantonò il progetto, limitandosi a siglare un’intesa con cui si dava la possibilità di optare per la cittadinanza tedesca ai tirolesi del sud che ne avessero fatto richiesta (l’idea era di usarli come coloni per il Reich). Questo sistema fu un vigore fino al 1943, quando con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana, Mussolini di fatto cedette la provincia di Bolzano ai tedeschi. A quel punto moltissimi tirolesi del sud si arruolarono nell’Esercito tedesco o nelle SS, di norma vennero impiegati in Italia per la repressione anti-partigiana.

Dopo esser stata sconfitta anche nella Seconda Guerra Mondiale, l’Austria si separò dalla Germania e venne occupata dalle forze vincitrici fino al 1955, quando cioè venne siglato il Trattato di Stato Austriaco. Nonostante il patto sottoscritto, dall’anno successivo nel Tirolo del sud iniziarono a operare dei gruppi secessionisti armati che godevano di sostegno e coperture in Austria. La lotta armata nel Tirolo del sud era un fenomeno variegato, c’erano gruppi ultra-nazionalistici d’estrema destra, ma anche movimenti (talvolta progressisti) che si battevano per temi pienamente condivisibili.

La stagione della lotta armata nel Tirolo del sud durò fino a ridosso degli anni, cioè quando l’Austria capì che si presentava l’occasione per rientrare in possesso di altri (ben più importanti territori) del suo ex-Impero, in primis la Slovenia e la Croazia; conquistandole, l’Austria avrebbe riottenuto il proprio storico sbocco al mare. Tuttavia l’Austria (almeno formalmente) non intervenne militarmente in quei due stati, si adoperò con la burocrazia e l’economia.

Il 15 gennaio del 1992, anticipando quasi tutta la comunità internazionale, l’Austria e l’Ungheria riconobbero l’indipendenza della Slovenia e della Croazia (su quest’ultima ci fu un ritardo ungherese di tre giorni). Destabilizzando la Jugoslavia di fatto contribuivano allo scoppio del conflitto che negli anni successivi insanguinò i Balcani. La guerra può essere una grande occasione per la speculazione economica, fu così che industrie, infrastrutture e terre divennero di proprietà austriaca o tedesca.

Negli ultimi tempi, in spregio allo spirito europeo, l’Austria ha schierato le proprie forze armate lungo il confine italiano, di fatto disponendone a discrezione esclusiva.

Come se tutto ciò non bastasse, dall’Austria ora arriva la proposta di dare la cittadinanza a italiani d’etnia tedesca. Dopo il bagno di sangue dei Balcani, l’imperialismo austriaco ancora spinge sulle contrapposizioni etniche: come allora, si vogliono espandere a sud e usano la strategia del “dividi et impera”. Così facendo rischiano di accendere lo scontro etnico in Italia.

Le pulsioni imperialistiche austriache non sono mai cessate, vogliono rimpossessarsi di tutti i loro vecchi territori. D’altronde, il nome ufficiale dell’Austria è ancora Osterreich, che significa “Impero orientale”.

Ormai l’Austria ha calato la maschera, non cerca più di coprire le proprie mire, ma la prima vittima sarà proprio l’indipendentismo del Tirolo del Sud, è ovvio che l’Italia non può permettere un’espansione imperialista a sud delle Alpi.

Si parla d’indipendentismo quando una regione decide di essere indipendente e di andare da sola. Se invece un Paese attua delle ingerenze in un altro, al fine di staccarne una parte di cui poi intende appropriarsi, allora si tratta di “espansionismo” (che è una componente fondamentale dell’imperialismo).

A prescindere dal concetto d’integrità territoriale (a cui si può essere o meno interessati) e nella speranza che le mire di Vienna si limitino al Tirolo del sud, il problema più grave è che l’imperialismo austriaco potrebbe portare la guerra in Italia. Alla luce del fatto che l’Austria non ha mai accettato l’esito della Prima Guerra Mondiale e che per un secolo ha cercato di stravolgerlo, non ci si può sentire per nulla tranquilli. L’imperialismo austriaco è una minaccia alla pace, deve essere immediatamente fermato.

Alberto Fazolo

da: www.lantidiplomatico.it

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