La Repubblica liquida fonte fake news sulla Siria

Lo stile con cui La Repubblica ha scaricato il cosiddetto “Osservatorio siriano per i diritti umani”, accusandolo di essere fonte di fake news e di coprire le azioni criminali dei cosiddetti “ribelli moderati”, è da copione. Simile a quello utilizzato dai governi e dai servizi segreti occidentali per liquidare personaggi ormai troppo compromessi. Mafiosi e terroristi prima ampiamente utilizzati dal potere e poi abbandonati al loro destino.

 

Vano tentativo di lavarsi la coscienza. Dopo anni di bufale, La Repubblica solo ora scarica la centrale di fake news sulla Siria

Il quotidiano di Calabresi prende le distanze dall'”Osservatorio siriano per i diritti umani”, per anni usato come unica fonte sulla guerra contro il governo di Assad.

di Omar Minniti

Lo stile con cui La Repubblica ha scaricato il cosiddetto “Osservatorio siriano per i diritti umani”, accusandolo di essere fonte di fake news e di coprire le azioni criminali dei cosiddetti “ribelli moderati”, è da copione. Simile a quello utilizzato dai governi e dai servizi segreti occidentali per liquidare personaggi ormai troppo compromessi. Mafiosi e terroristi prima ampiamente utilizzati dal potere e poi abbandonati al loro destino. Spesso messi a tacere per sempre, quando non servivano più.

Per lunghi anni La Repubblica, come la quasi totalità dei media italiani, ha attinto bufale a quantità dall’ “Osservatorio” del noto bandito della disinformazione Rami Abdel Rahman (nella foto), vicino ai Fratelli Musulmani. Lo ha spacciato per l’unica fonte obiettiva ed indipendente su ciò che avveniva in Siria, anche se quelle notizie erano marcatamente di parte – contro il legittimo governo del presidente Assad e i suoi alleati russi, iraniani e libanesi – e sprovviste delle benché minima prove. Centinaia di “ultimi” ospedali infantili di Aleppo colpiti da quei cattivoni sanguinari Assad e Putin. Bambini gasati, “ultimi clown” assassinati, oppositori bruciati nei forni crematori o sotterrati in fosse comuni. Quintali di menzogne, riprese senza senso critico ed alcuna verifica da La Repubblica (e dagli altri media), che hanno contributo ad alimentare con il cherosene il fuoco della guerra ed hanno provocato ulteriori sofferenze al martoriato popolo siriano. Contro chi cercava di smontare quelle balle, venivano emesse le “fatwe” del politicamente corretto. Se non accettavi la versione “ufficiale”, era automatica l’accusa di corresponsabilità nel genocidio di donne e ragazzini. Spesso gli esecutori dell’editto erano utili idioti arruolati nella “sinistra” presunta radicale ed ormai senza bussola, finita a fare la ruota di scorta dell’umanitarismo guerrafondaio.

Il quotidiano di Calabresi ora scarica tutta la responsabilità sul bufalificio di Rami Abdel Rahman, “dissidente” siriano che non mette piede nel suo paese da 17 anni e che vive in esilio dorato in Inghilterra, ben pagato dai servizi di Sua Maestà, da dove confeziona fake news seduto comodamente nel salotto di una villetta. Troppo tardiva per essere considerata un’autocritica onesta. E’ solo un tentativo di lavarsi la coscienza e di rifarsi una verginità. Un atto che sprizza spregevole scorrettezza morale e professionale, che calpesta la deontologia che dovrebbe contraddistinguere la professione del giornalista.

Al cospetto de La Repubblica, perfino la redazione destroterminale de Il Giornale di Berlusconi e Sallusti fa un figurone da Premio Pulitzer. Alle stesse conclusioni quest’ultima è giunta oltre due anni prima, denunciando già nell’ottobre del 2015 l’imbroglio dell’ “Osservatorio”. Allora l’esito dell’azione di destabilizzazione di Usa, Ue ed Israele era ancora incerto, gli arnesi dell’Isis, di Al-Nusra e dei “ribelli moderati” seminavano morte e devastazione, molte località strategiche erano controllate dai terroristi ed il quotidiano fondato da Scalfari aveva compiuto una precisa scelta di campo: contro il governo di Damasco e il suo leader, fatto passare per il puntuale Hitler di turno. Era troppo preso emotivamente dalle bambine di 5 anni che twittavano in perfetto inglese e dagli Elmetti Bianchi che “salvavano civili”, per controllare le fonti che già ampiamente circolavano in rete sull’imbroglione Rami Abdel Rahman.

Adesso quella guerra è quasi terminata. Gli jihadisti sono stati scacciati da gran parte del territorio siriano. Ad Aleppo cristiani e musulmani hanno celebrato insieme il secondo Natale, liberi dal giogo degli orchi fondamentalisti. Assad ed i suoi alleati hanno vinto militarmente e politicamente. E così Repubblica decide di scaricare uno strumento ormai inutilizzabile e bruciato ma – non preoccupatevi – non ha perso il vizietto. Sfumato il sogno di una “Primavera” in Siria (che per le popolazioni locali si è tramutato in incubo), nutre ancora speranze sui tentativi di “rivoluzioni colorate” in corso in Iran, Venezuela, Russia e in tutti i paesi che non collimano con la sua visione di imperialismo liberal. Altri “osservatori indipendenti”, “ong represse dal potere”, “gruppi di oppositori democratici” spunteranno come funghi per fornirci le bufale quotidiane ed una dose da cavallo di disinformazione di guerra. Fake news diffuse su larga scala da chi, “boldrinamente”, dice di combattere le fake news.

da: www.lantidiplomatico.it

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