“Quando sono gli insospettabili ad infrangere le leggi”

Abbiamo avuto una edificante gara fra arcinoti istituti scolastici nel dichiarare ad alta voce chi fra loro avesse meno studenti con disabilità fra i loro iscritti, con esempi luminosi di perfezione raggiunta in corrispondenza della quota zero, sostenendo la tesi (invero già utilizzata dagli scienziati dell’Istituto sito in Tiergartenstrasse n. 4) che la presenza di alunni con disabilità avesse il solo connotato di disturbare la loro normale, ma esclusiva, didattica.

 

Nei giorni scorsi abbiamo avuto un terribile esempio di come possa facilmente accadere quanto affermato nell’oggetto.

Abbiamo avuto una edificante gara fra arcinoti istituti scolastici nel dichiarare ad alta voce chi fra loro avesse meno studenti con disabilità fra i loro iscritti, con esempi luminosi di perfezione raggiunta in corrispondenza della quota zero, sostenendo la tesi (invero già utilizzata dagli scienziati dell’Istituto sito in Tiergartenstrasse n. 4) che la presenza di alunni con disabilità avesse il solo connotato di disturbare la loro normale, ma esclusiva, didattica.

Orbene, è noto che l’ignoranza delle leggi non è consentita.

Se le leggi, ad esempio, sono state scritte per fissare le “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni ” (legge 67/2006), e visto che in questo caso la discriminazione è non solo realizzata, ma addirittura vantata ed utilizzata a fini di propaganda commerciale del loro prodotto, ritengo che l’ipotesi di reato sia verificata e che comporti la necessità di denuncia, in opportuna sede, dei responsabili di tali istituti scolastici, che magari in altre occasioni più felici si sono riempiti la bocca con l’art. 3 della Costituzione Italiana.

Per chi volesse riflettere e rinfrescare l’argomento, quì sotto riporto il testo di un articolo di Repubblica ed un po’ di link relativi ai commenti di stampa riguardanti  questa enorme insipienza da alcuni manifestata.

A risentirci sull’argomento.

Sandro Paramatti

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La Repubblica del 08-02-2018

Ma il solo modo per imparare e’ confrontarsi con la diversita’

di Michela Marzano

Niente neri, niente handicappati, niente nomadi, la lista potrebbe essere lunga, lunghissima, e via via includere tra gli “scarti” chiunque, con la propria alterità, possa rimettere in discussione l’identità italiana. È più o meno così che alcuni licei del nostro Paese vantano i propri pregi e si fanno pubblicità. Quasi tutti gli studenti sono di «nazionalità italiana» e nessuno è «diversamente abile», recita la presentazione di un celebre liceo romano. Subito dopo aver ricordato la propria «fama» e il proprio «prestigio». Come se ci fosse un legame di causa-effetto tra il colore della pelle e la fama, il prestigio e l’assenza di handicap — che poi sarebbe interessante capire come viene valutato il livello di abilità: li si mette tutti in fila, questi alunni, e li si fa correre, leggere, parlare, mangiare? È più o meno abile una ragazzina anoressica o bulimica? Spesso sono le più brave della classe, ma stando al Dsm, il manuale diagnostico dei disturbi mentali, anche loro, in fondo, dovrebbero essere considerate diversamente abili, e non ammesse, quindi, in un liceo così prestigioso. Come se l’apprendimento fosse ostacolato dalle “differenze”, e la parola d’ordine della contemporaneità fosse l’esclusione di tutti coloro che potrebbero contaminare la purezza della stirpe.
Dev’essere lo spirito dei tempi, ormai malato di conformismo, ad aver ispirato presidi, insegnanti, direttori o chiunque abbia ideato questi spot per attirare genitori creduloni, e illuderli che il «processo di apprendimento» possa veramente essere favorito dal “tra di noi”. Anche se poi, in quel “tra di noi”, rischia di non esserci quasi nessuno, e chi immagina che il proprio pargolo sia esente da ogni sorta di handicap di strada da fare per capire l’esistenza ne ha ancora molta. Non solo, infatti, ognuno di noi è “diversamente abile” rispetto a chiunque altro: diverso, unico, speciale, sempre e comunque “altro” rispetto alle aspettative altrui, “altro” pure rispetto a quello che vorrebbe essere. Ma anche l’apprendimento è favorito dall’incontro con le differenze: per imparare veramente c’è bisogno di uscire dal “tra di noi” e aprirsi alle mille sfumature della vita; anche solo perché sono le differenze che ci insegnano a comporre il puzzle complesso della realtà, a superare gli ostacoli, a immaginare soluzioni alternative quando quelle più scontate falliscono.
Certo, molti genitori cercano oggi di rassicurarsi: preferiscono immaginare che i propri figli crescano al riparo dalle difficoltà e non si mescolino con gli “altri”. Ma apprendere significa confrontarsi con le cose vere della vita, e le cose vere della vita, come scriveva Oscar Wilde, si incontrano. A cominciare dalla scuola, appunto, quando si incontra un ragazzo nero o una ragazza in sedia a rotelle, un compagno sordo-cieco o una compagna con disturbi del comportamento alimentare, tanto nessuno ha tutto e nessuno è tutto. La scuola dell’inclusione forse non è più di moda. Peccato.
Inutile, però, stupirsi poi del successo popolare del killer di Macerata.

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 Scuola e disabili: i pregiudizi presentati come valori

http://www.fishonlus.it/2018/02/09/scuola-e-disabili-i-pregiudizi-presentati-come-valori/

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«Da noi niente disabili: venite tranquilli nella nostra scuola!»

http://www.superando.it/2018/02/09/da-noi-niente-disabili-venite-tranquilli-nella-nostra-scuola/

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Poveri, stranieri e disabili ostacolano le lezioni: i pregiudizi diventano valori

http://www.vita.it/it/article/2018/02/09/poveri-stranieri-e-disabili-ostacolano-le-lezioni-i-pregiudizi-diventa/145910/

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Chi rallenta davvero la scuola? La lezione frontale, non gli alunni fragili

http://www.vita.it/it/article/2018/02/09/chi-rallenta-davvero-la-scuola-la-lezione-frontale-non-gli-alunni-frag/145911/

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Avere alunni rom e minori non accompagnati? Per noi è un punto di forza

http://www.vita.it/it/article/2018/02/09/avere-alunni-rom-e-minori-non-accompagnati-per-noi-e-un-punto-di-forza/145924/
 

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