“Selva Lacandona e monti del Kurdistan”

Chi siede nella giunta non è retribuito ed è tenuto a seguire un criterio di rotazione per brevi periodi. E’ quanto accade da tempo nei caracoles delle comunità zapatiste. Lo spirito dell’autogestione è andato molto oltre le giunte del buon governo, e mostra oggi in maniera sorprendente e importante la sua forza prima di tutto nel creare comunità negli ambiti della vita di tutti i giorni, nell’educazione, nella salute, nel lavoro nei campi.

 

 

 

UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI [LA CAMPAGNA DI COMUNE]

 

SELVA LACANDONA E MONTI DEL KURDISTAN
Chi siede nella giunta non è retribuito ed è tenuto a seguire un criterio di rotazione per brevi periodi. Non è una bizzarra proposta della campagna elettorale ma quanto accade da tempo nei caracoles delle comunità zapatiste. Tuttavia, lo spirito dell’autogestione è andato molto oltre le giunte del buon governo, e mostra oggi in maniera sorprendente e importante la sua forza prima di tutto nel creare comunità negli ambiti della vita di tutti i giorni, nell’educazione, nella salute, nel lavoro nei campi. La capacità di prendere il destino nelle proprie mani e il protagonismo delle donne sono per altro tratti che accomunano il Chiapas, in Messico, con la regione del Rojava, nel nord della Siria
ANTONIO SENTA E GUIDO CALENDA
 

L’ARCA DI NOÈ, OGGI SI CHIAMA AUTONOMIA RAÚL ZIBECHI

FIORI NEL DESERTO GLORIA MUÑOZ RAMIREZ

L’INTOLLERABILE ACQUIESCENZA VERSO LE CLASSI GHETTO
Il brodo culturale in cui sono state preparate le agghiaccianti campagne promozionali di diversi licei – che hanno scelto la strada della competizione, del razzismo e della discriminazione per accalappiare nuovi clienti-studenti -, è lo stesso di quelle scuole di ogni ordine e grado nelle quali ragazze e ragazzi, bambini e bambine vengono spesso separati in sezioni che riconfigurano, dentro l’edificio scolastico, le gerarchie sociali nati fuori da quelle mura: insomma esistono già classi ghetto per molti ragazzi di origine migrante o portatori di disabilità. Una questione molto concreta e diffusa di cui si tende a tacere. “La composizione disomogenea che caratterizza tanta parte delle nostre classi richiede, da parte di noi insegnanti, sforz o, creatività e una grande capacità di metterci in gioco – scrive Franco Lorenzoni – Ma non è proprio questa la sfida culturale più rilevante del nostro tempo?”
FRANCO LORENZONI
 

EFFETTO DOMINO ROSARIA GASPARRO

LA BUONA SCUOLA DEI VINCENTI MATTEO SAUDINO

IL TERRORE DELLE FRONTIERE APERTE
Un’università californiana ha analizzato 6mila tweet e 300 discorsi tenuti da Trump prima, durante e dopo la campagna elettorale rilevando che l’espressione “frontiere aperte” è stata una delle chiavi di un successo inatteso. Nell’alimentare il terrore che gli Usa fossero tanto indeboliti da poter finire alla mercé di invasioni di narcotrafficanti messicani e altri cospiratori, Trump ha “venduto” un’ossessiva ripetizione di argomenti semplicistici, razzisti e misogini che prima erano rifiutati dalla cultura politica statunitense. Quella narrazione tossica quanto assurda si è poi trasformata nel vero asse portante della politica sulle migrazioni. Una tattica spregevole che ha da tempo un respiro planetario: dal Piano per la frontiera Sud degli Usa all’intervento europeo (e italiano) nel Sahel africano le risposte al fenomeno migratorio e alla fuga delle persone dalla fame, dalla desertificazione e dalla guerra sono solo la militarizzazione e la morte. Per vincerla, forse, servono idee capaci di suscitare grandi emozioni, speranze ed entusiasmo non brodini rassicuranti e vuota retorica di routine. Laura Carlsen, una delle giornaliste internazionali più autorevoli sulla Frontera Usa-Mexico, scrive una rubrica su Desinformemonos intitolata proprio “frontiere aperte” e si domanda: ma se le frontiere le tenessimo davvero aperte, non del tutto prive di controllo, ma pronte ad accogliere a braccia aperte le persone in cerca di un rifugio, di un aiuto e di un posto sicuro dove vivere con i propri figli?
LAURA CARLSEN
 

DOVE SI NASCONDE L’IDENTITÀ
Mai come oggi il concetto di identità, che resta prima di tutto un processo, merita seri approfondimenti. Fabrice Olivier Dubosc, psicoanalista e terapeuta interculturale, ha tentato di mettere insieme i contributi della psicoanalisi, della filosofia narrativa e il punto di vista socio-antropologico
FABRICE OLIVIER DUBOSC
 

“Bologna, 14 febbraio 2018. Le elezioni italiane si avvicinano, in un clima triste, cinico… Vado a comprare i giornali… Mentre pago sento una musica militare che viene da dietro, dalla strada. Salgo in bicicletta, mi affretto per vedere di che si tratta….. Quando dico che il fascismo ha già vinto senza bisogno di aspettare il 4 marzo – scrive Franco Berardi Bifo – voglio dire solo questo: l’eroica farsa riprende con tutte le trombette e le bandiere, come se niente fosse accaduto nel mezzo, come se i cadaveri fossero tutti resuscitati… Ma il vero problema è un ministro degli Interni determinato esecutore di uno sterminio che ci assicura con un sorrisetto che il fascismo è morto. Il vero problema sono i turisti che fotografano, la grande maggioranza rimbambita che assiste e fa cenno di sì o di no…”
FRANCO BERARDI BIFO
 

PROPAGANDA RAZZISTA E OMERTÀ
Silenzi, connivenze, complicità per difendere mafie e violenti
ALESSIO DI FLORIO

IL SUOLO SI PROTEGGE IN BASSO
Non consentire nuovo consumo di suolo per qualunque destinazione, mettere al centro il riuso del patrimonio esistente (attraverso ristrutturazioni a fini antisismici e di risparmio energetico), ripubblicizzazione degli edifici privati inutilizzati: la proposta di legge popolare contro il consumo di suolo, preparata in basso (da urbanisti, ricercatori, contadini, giuristi, associazioni, paesaggisti, cittadini…), è finalmente pronta
COMUNI VIRTUOSI
 

DALLE MONETE ALTERNATIVE AI DIRITTI SOCIALI
Malgrado gli inevitabili limiti e le differenze, le monete alternative – sempre più al centro di attenzioni e sperimentazioni – restano prima di tutto una risposta dal basso alla liquidazione di alcuni diritti fondamentali. In fondo si tratta di sfidare il dominio del denaro sulla vita di ogni di ogni giorno
MAURIZIO RUZZENE
 

PUNTO PRIMO: SUPERARE IL FETICISMO DELLA CRESCITA
Abbattere il feticismo della crescita e quello del lavoro, inaugurare una politica radicale di redistribuzione della ricchezza a tutti i livelli, inaugurare un’educazione (diffusa) all’insegna dell’attrazione appassionata per ciò che si impara, ridurre il più possibile le forze militari, sottrarre dall’obbligo della redditività le opere d’arte, la letteratura, il cinema … Qualche bizzarra proposta che non sarebbe male trovare nei programmi elettorali
PAOLO MOTTANA
 

NON VOTIAMO IL MALE MINORE
Ci sono molti modi per manifestare il dissenso politico. C’è chi pensa che perfino il giorno delle elezioni può essere un’occasione per un’azione creativa, un’astensione attiva: una presa di parola diversa dal qualunquismo e dal disimpegno
COLLETTIVA NESSUNE CAPE TOSTE
 

ELEZIONI E POTERE DAL BASSO
Le elezioni non sono sempre state il barometro dello stato di salute e il centro dell’azione politica della cultura politica di sinistra. Lo sono diventate, in quasi tutto il pianeta, negli ultimi decenni. Prima il voto veniva considerato un complemento di un diverso compito centrale, che ruotava attorno all’organizzazione dei settori popolari. L’istituzionalizzazione delle sinistre e dei movimenti popolari – sommata alla centralità ossessiva della partecipazione elettorale – ha finito per disperdere i poteri che los de abajo avevano costruito con tanto impegno e che sono stati la chiave di volta delle resistenze. Raúl Zibechi crede sia necessario distinguere tre atteggiamenti, o strategie, diversi nella discussione attuale sulle elezioni. Una discussione riaperta, anche nella composita gal assia delle culture politiche dei movimenti antisistemici, con la candidatura di una donna indigena alla presidenza del Messico. La candidatura di María de Jesús, decisa dal Congreso Nacional Indígena, è stata ispirata e sostenuta anche dagli zapatisti, dopo una consultazione interna intensa e difficile e con motivazioni volte non alla conquista del governo dello Stato ma al rafforzamento dell’autorganizzazione di un potere di natura molto differente
R.B.

CHE SIA CHIARO, SE TRATTI NON TI VOTO
Una campagna per chiedere ai futuri eletti di non approvare il Ceta
MONICA DI SISTO

GRAZIE, MADRE, PER QUELLO CHE HAI FATTO
Otto anni fa il figlio di Phyllis Omido è deceduto a causa di avvelenamento da piombo tramite allattamento materno. Da allora la donna è diventata la principale attivista anti-inquinamento del Kenya ed è stata minacciata, perfino arrestata e obbligata a nascondersi per la sua incolumità. Dopo aver fatto chiudere la fabbrica responsabile con la sua Ong, Centro per la Giustizia, la Governance e l’Azione Ambientale, proprio in questi giorni porterà la sua battaglia ancora una volta in tribunale con lo scopo di ottenere il giusto risarcimento per i familiari delle vittime. Vittime, già, un mondo di vittime…
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER
 

UNA LEGGE TUNISINA DIFENDE LE DONNE
La condizione giuridica quotidiana delle donne tunisine di fronte alla violenza fa un passo avanti. Ci sono voluti tre anni di accese discussioni e l’impatto sulla cultura e la vita reale sarà tutto da verificare ma si è aperto un varco superando reticenze enormi ovunque, perfino nel Ministero per la donna. Sì, perché in Tunisia, il paese dove la metà delle tunisine subisce violenze (il 60 per cento delle quali coniugali) ma che molti considerano il più democratico e il più avanzato della regione nordafricana dal punto di vista della misoginia, la normalità è fatta di umiliazioni e soprusi. I giudici invitano le donne che subiscono violenza a tornare dal marito, i poliziotti sono, nel migliore dei casi, impreparati e ins ensibili, i medici rifiutano di prendersi responsabilità quando esaminano una vittima di stupro o rilevano tracce di bruciature rifiutandosi di classificarle come violenze coniugali. Con la rivoluzione del 2011 le donne hanno messo sotto gli occhi di tutti questa realtà, ora anche le istituzioni politiche sembrano voler cominciare a prenderne atto
LILIA BLAISE
 

A ROMA SOFFOCANO I MERCATI RIONALI
I banchi chiudono, i mercati si svuotano e gli operatori soffocano tra le spire della burocrazia. Il tutto nel silenzio della politica, che da anni guarda spegnersi i più importanti luoghi di incontro tra l’agricoltura laziale e i cittadini consumatori romani. Stretti tra il crescente potere della grande distribuzione organizzata e il proliferare di piccoli negozi al dettaglio aperti fino a notte tarda, i 127 mercati rionali della capitale rischiano di essere presto consegnati alla storia. È questa la fotografia che emerge da Magna Roma, la nuova indagine di Terra! sullo stato di salute dei mercati di quartiere e sui legami con l’agricoltura del territorio
FRANCESCO PAINIÈ
 

NON SI DIFENDE QUALSIASI LAVORO
Possiamo affrontare il tema del lavoro in modo diverso? Possiamo dire chiaramente che non si difende qualsiasi lavoro? Che non possiamo proteggere la produzione di armi o la produzione di morte come avviene ad esempio a Taranto? È giunto il momento di smettere di produrre “ciò che produce profitto” per dedicarci a ciò che “serve collettivamente per vivere,” spiega Marvi Maggio. “Il tempo liberato dal lavoro è il criterio per capire quanto si stia andando nella direzione della trasformazione sociale…”. I soldi? “Ci sono, vanno dirottati dalle guerre e dagli sgravi alle imprese…”
MARVI MAGGIO
 

STORIE DEL POSSIBILE. METTIAMO IN COMUNE
Roma, 21-22 aprile: invito per economisti solidali, ricercatori, produttori 
R.C.

AGENDA

ROMA 16 FEB. NON DIAMO PACE ALLA GUERRA

SANREMO 16 FEB. I GAS VERSO UNA POSSIBILE ECONOMIA SOLIDALE

LECCE 17 FEB. IL TEATRO DEGLI ULTIMI – ASCANIO CELESTINI

BUSSOLENO 18 FEB. CONTRADE. STORIE DI ZAD E NO TAV

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