Afghanistan: decine di migliaia di nomadi rischiano la fame

In seguito alla chiusura della frontiera tra Afghanistan e Pakistan decine di migliaia di nomadi Kuchi sono rimasti bloccati e si trovano in grave difficoltà. Vittime collaterali della crisi di profughi che ha spinto il Pakistan a chiudere la propria frontiera nella regione di Khost, circa 200.000 nomadi provenienti dall’Afghanistan centrale e orientale sono da settimane bloccati a Khost senza cibo né acqua potabile per se e per le loro greggi.

 

Afghanistan: decine di migliaia di nomadi rischiano la fame

Emergenza per i nomadi Kuchi provocata dal blocco della frontiera con il Pakistan: gli aiuti umanitari devono essere intensificati

In seguito alla chiusura della frontiera tra Afghanistan e Pakistan decine di migliaia di nomadi Kuchi sono rimasti bloccati e si trovano in grave difficoltà. Vittime collaterali della crisi di profughi che ha spinto il Pakistan a chiudere la propria frontiera nella regione di Khost, circa 200.000 nomadi provenienti dall’Afghanistan centrale e orientale sono da settimane bloccati a Khost senza cibo né acqua potabile per se e per le loro greggi. Abituati alla transumanza tra i due paesi, le comunità di Kuchi si stavano spostando verso i pascoli in Pakistan quando sono stati sorpresi dalla chiusura della frontiera. Impossibilitati a tornare indietro per le condizioni invernali e con le loro greggi di pecore e capre affamate e indebolite a causa dell’insufficienza di pascoli nella regione di Khost hanno ora urgentemente bisogno di assistenza umanitaria.

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si è rivolta alla Direzione generale per gli aiuti umanitari e l’Assistenza ai civili dell’Unione Europea (ECHO) per chiedere cibo, acqua potabile e assistenza medica per le migliaia di nomadi bloccati a Khost ma anche per i loro animali che costituiscono la loro base vitale e alimentare e senza i quali i Kuchi sarebbero destinati a una vita di dipendenza dagli aiuti. Molti degli animali sono già morti e molte famiglie hanno tentato di procurarsi quanto necessario per sopravvivere vendendo i loro capi. L’eccesso di offerta di capre e pecore ne ha però fatto crollare il prezzo e i pochi soldi ricavati non bastano per arrivare fino alla fine dell’inverno. I nomadi Kuchi inoltre hanno poche possibilità sul locale mercato del lavoro che approfitta già della presenza di molto profughi afghani espulsi dal Pakistan e con maggiori qualifiche rispetto ai nomadi. E’ fondamentale che gli aiuti umanitari arrivino quanto prima poiché nell’attuale situazione per i Kuchi e le loro greggi non è possibile sopravvivere senza aiuti dall’esterno.

Il Pakistan ha deciso di chiudere le proprie frontiere nella provincia di Khost da dove entrava la maggior parte dei profughi provenienti dall’Afghanistan. Oltre a non permettere più a nessuno l’ingresso nel paese, nelle prossime settimane il Pakistan vorrebbe espellere tutti i profughi afghani. Molti dei circa 2,4 milioni di Kuchi hanno abbandonato la vita nomade e sono diventati parzialmente sedentari. Il loro rapporto con gli altri gruppi etnici del paese è spesso segnato da conflitti per l’utilizzo dei pascoli e per il controllo della terra soprattutto da parte degli agricoltori locali.

Bolzano, Göttingen, 21 febbraio 2018

da: www.gfbv.it

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