“La maggioranza c’è. Ed è contro i migranti”

Non ci sono ancora i numeri per il governo, ma una cosa è certa: l’80 per cento degli eletti darà priorità al respingimento e all’espulsione dei migranti. Una maggioranza contraria ai migranti e a chi presta loro assistenza si è costruita lentamente, giorno dopo giorno, a partire dalla fine del 2016, con l’attacco […] contro le Ong che operavano soccorsi in acque internazionali sulla rotta del Mediterraneo centrale.

 

 

 

UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI 
[LA CAMPAGNA PER SOSTENERE COMUNE]

GIORNALISMO INDIPENDENTE [GIULIANA GIORGI]
“Volevo appoggiar Comune già prima, ma non avevo soldi. Adesso son messa un po’ meglio. Il giornalismo indipendente diventa sempre più raro e prezioso…”

LA MAGGIORANZA C’È. ED È CONTRO I MIGRANTI
Non ci sono ancora i numeri per il governo, ma una cosa è certa: l’80 per cento degli eletti darà priorità al respingimento e all’espulsione dei migranti. Una maggioranza contraria ai migranti e a chi presta loro assistenza si è costruita lentamente, giorno dopo giorno, a partire dalla fine del 2016, con l’attacco, non a caso partito da alcuni settori della destra internazionale europea, contro le Ong che operavano soccorsi in acque internazionali sulla rotta del Mediterraneo centrale. Tuttavia, spiega Fulvio Vassallo Paleologo, un nuovo movimento antirazzista può nascere tra Macerata e Firenze
FULVIO VASSALLO PALEOLOGO

L’ORA DELLA SICUREZZA IN CITTÀ
A Río de Janeiro non è in corso alcuna campagna elettorale, non c’è neanche un Salvini carioca, eppure il tema della sicurezza domina incontrastato la scena. Lo scorso anno si sono contati quasi settemila morti ammazzati. Il Brasile cammina da tempo sulle orme insanguinate del Messico ma le strade di gran parte delle città dell’América Latina sono ormai lastricate da una violenza inaudita. La nuova risposta del governo brasiliano è semplice: consegnare alle forze armate l’intera gestione della sicurezza della città, la seconda del paese dopo São Paulo, dall’ordine pubblico ai pompieri. La militarizzazione di Río non servirà a fermare la violenza, così come non è certo servita a debella re la narcoguerra messicana: 200mila morti, 30 mila desaparecidos. Servirà invece, eccome, a mantenere le enormi disuguaglianze sociali e a raggiungere gli obiettivi inconfessabili delle classi dominanti e dei loro governi: il controllo e lo sterminio della popolazione delle favelas potenzialmente ribelle o comunque non integrabile. Il Brasile è un avamposto d’eccellenza della guerra mondiale contro i poveri
RAÚL ZIBECHI
 

DI DAZI E ALTRE PAROLACCE
I dazi approvati da Donald Trump sull’importazione negli Stati Uniti di alluminio e acciaio agitano governi e imprese di tutto il mondo. «La globalizzazione è finita», tuona Federico Rampini dalle colonne di Repubblica. In realtà appare decisivo quello che i grandi media non dicono, ad esempio, che l’Ue ha adottato interventi analoghi senza chiamarli “dazi” ma, più elegantemente, “misure antidumping”, e che il vero problema resta il sistema di dominio – alimentato da Stati, imprese e media, ma perfino da chi è vittima del dominio – che schiaccia miliardi di persone di tutto il mondo e devasta il pianeta. Lo dice perfino l’Unctad, che pure non è nata dal movimento di Seattle e Genova. «Il punto non & egrave; l’ozioso confronto tra spalti da stadio su “dazi si, dazi no” – come scrive Monica Di Sisto -, ma su quali misure si ritengano più adatte ad affrontare le asimmetrie globali causate dall’iperglobalizzazione che stiamo vivendo, di cui la vittoriosa retorica trumpista è sintomo, non causa… Fino a quando guarderemo il nostro telefono, panino, infisso, paio di scarpe, senza potere o voler vedere se intravediamo attraverso esso un lavoratore sereno o una schiava, un campo ben coltivato o un fiume inquinato, un futuro o la fine, continueremo a indicare Trump senza vedere che cosa stiamo facendo per noi e contro di noi, proprio noi, anche adesso…»
MONICA DI SISTO
 

UNO SPAZIO TRA IRRILEVANZA E COOPTAZIONE
L’economia alternativa, comunque la si voglia etichettare, può occupare, pur con i suoi limiti, uno spazio importante nella vita quotidiana delle persone. Che può essere allargato senza dover attendere il “momento buono” (una risposta all’articolo di Paolo Cacciari Sottrarsi al dominio del mercato)
GERARDO MARLETTO E CÉCILE SILLIG

WALK WRITING. VITTO E ALLOGGIO GRATIS
Incontrare persone di paesi diversi, camminare insieme, mettere in comune interessi ed esperienze sui temi ambientali e la passione per la scrittura, svolgere attività all’aria aperta, condividere la vita di una una piccola comunità in un ostello ospitato in un meraviglioso parco dell’Appennino ricco di biodiversità… Questo e molto altro è Walk writing
PRENOTA SUBITO

DUE ANNI DI LIBERTÀ
Il razzismo si insinua spesso nei numeri con cui raccontiamo i migranti. Chi migra non deve avere un nome, un volto, dei sentimenti, è quel che il razzismo più teme. Per questo dovremmo trovare il tempo e le parole per conoscere e raccontare molte storie di migranti, come fanno, tra gli altri, la comunità di Riace, la Rete dei comuni solidali, Sos Rosarno. Becky Moses veniva dalla Nigeria. Aveva fatto tanta strada, oltre tre anni fa, per fuggire da quello che sembrava il suo destino segnato: una vita di miseria e prostituzione. Aveva attraversato il mare poco più che ventenne prima di finire a Riace dove improvvisamente aveva trovato un tetto, delle amicizie, la gioia di vivere. Quando i suoi amici le chiedevano dove si trovava rispondeva che lei era a casa, semplicemente. Be cky aveva viaggiato a lungo per trovare la sua casa, aveva sofferto, era stata violata e umiliata e sempre cacciata. In paese la conoscevano tutti, impossibile non ricordare il suo sorriso. Poi tutto è precipitato: l’inferno è cominciato con la decisione della prefettura di Reggio Calabria di allontanare Becky da Riace. Quello che è accaduto dopo lo racconta Roberta Ferruti in questo articolo, che riconsegna a Becky la dignità di una donna che ha lottato con tutte le sue forze per conquistare due anni di libertà e a noi il bisogno di restare umani
ROBERTA FERRUTI
 

IL MIGRANTE CLIMATICO HA DIRITTO DI RESTARE
Le alluvioni avevano costretto la famiglia bengalese di Milon a vendere la terra, la sola fonte di reddito, così lui, poco più che ventenne, ha iniziato il viaggio che lo ha portato prima in Libia e poi in Italia in cerca di una vita dignitosa. La sua richiesta di asilo era stata rigettata in prima istanza, ma ora un giudice aquilano gli ha riconosciuto la protezione umanitaria per motivi ambientali. Nell’ordinanza, si fa esplicito riferimento alla povertà come conseguenza socio-economica di cambiamenti climatici, conflitti ambientali, deforestazione e land grabbing citando il report sulle migrazioni forzate di A Sud e Centro di documentazione sui conflitti ambientali
SALVATORE ALTIE RO

LA RABBIA DEL VENTO: DALL’URANIO AL SAHEL
Nel cuore del deserto del Niger, il miracolo si ripete ancora una volta: l’uranio si trasforma in oro per alcuni, in morte per avvelenamento dell’acqua e dell’aria per altri, quelli che non si contano. “La rabbia del vento” è il primo documentario della nigerina Amina Weira, premiato in Senegal e vietato nel Paese della regista. Racconta quarant’anni di crimini dell’impresa francese Areva, che da quest’anno si fa chiamare Orano, nella città della Weira: Arlit. È il colonialismo di sempre, quello che “aiuta l’Africa a casa sua” favorendo lo sviluppo e l’economia del paese, vale a dire comprando il silenzio sulla morte dei poveri e le complicità del governo
MAURO ARMANINO

LA RICREAZIONE È FINITA
Il vicepresidente della Commissione Europea ci ricorda che l’Italia, come la Croazia e Cipro, presenta “squilibri macroeconomici eccessivi”: crescita e produttività molto al di sotto della media europea e debito troppo alto. Adesso governi pure chi vuole e può, ma le “riforme” attuate in passato non si toccano e vanno approfondite, così come le privatizzazioni, ancora insufficienti. Insomma, la ricreazione è finita. Tutti devono tornare a sedersi al banco e iniziare il ripasso di una materia che studiano da decenni: l’austerità
MARCO BERSANI

L’ARGENTINA DECIDE DI ESTRADARE HUALA
Una sentenza gravissima, quella che concede l’estradizione in Cile per Facundo Jones Huala, dirigente politico della comunità mapuche di Cushamen, nella Patagonia argentina. Se anche il ricorso alla Corte Suprema venisse respinto, Facundo finirebbe nelle carceri cilene, dove la resistenza del suo popolo viene solitamente considerata e giudicata come terrorismo in base al lascito legislativo del tempo di Pinochet. La prima richiesta di estradizione era stata respinta dopo l’accertamento delle torture subite da un testimone chiave nel castello di accuse costruite contro il lonko mapuche. Nora Cortiñas, una delle più note Madri di Plaza de Mayo, ha voluto assistere di persona all’udienza e ne ha giudicato vergognoso l’esito. Poi ha detto che le affermazioni fatte in aula da Facundo Huala sono invec e “una lezione di storia”, che merita di essere ascoltata integralmente nell’incontro di piazza settimanale che le Madri tengono tutt’ora nella capitale argentina
PATRIZIA LARESE

LA RIBELLIONE DELLE DONNE NELLA CHIESA
La radicalità e l’imprevedibilità di Non una di meno, la sciopero globale dell’8 marzo, la lotta di #MeToo solo i volti più visibili del movimento delle donne. Ma la rivoluzione più lunga e più profonda, quella delle donne, non smette di sovvertire ogni giorno in molti modi diversi un ordine che permette di protrarre da secoli il dominio di un sesso sull’altro. E si insinua nei pertugi più sottili, anche all’interno della Chiesa Cattolica: dobbiamo abbattere i muri del patriarcato nella Chiesa, dicono le donne di Voices of Faith, dobbiamo ribaltare abitudini e immaginari, perché non esiste ad esempio un ruolo nella Chiesa , per la missionaria che non è suora, non è consacrata laica, e non è neanche mamma o moglie? Già, la rivoluzione più lunga e più profonda…
ILARIA DE BONIS
 

LA MUSICA DI ALEPPO. TELE CONTRO LA GUERRA
Per non abituarci all’orrore della guerra a volte resta soltanto l’arte. Quella, ad esempio, di Aeham Ahmad, il pianista siriano-palestinese noto in tutto il mondo per aver suonato tra le macerie della sua città. La sua città non era Aleppo, ma di certo quel luogo è il simbolo della sanguinosa guerra siriana. A lui è dedicata la mostra (dal nostro punto di vista ideale per le scuole) di Valeria Cademartori in programma nelle prossime due settimane a Roma: i suoi dipinti sono un messaggio che si scaglia contro quella guerra e contro tutte le guerre. Le curvilinee di nero – spiega Roberto Gramiccia, rese potenti dal contrasto della luce, mostrano poco a poco in ciascuna tela l’informe che prende la sembianze di una donna, metafora del tut to che assume una posizione fetale e prova ad addormentarsi malgrado le macerie e la guerra. La pittura, come la musica, tentano di prendere e portare vita tra le rovine del nostro mondo
ROBERTO GRAMICCIA
 

PER LA SIRIA E PER I MIGRANTI: ACCOGLIAMOLI A CASA NOSTRA. PROPOSTA-APPELLO
Il ripudio della guerra e della sua economia non può fare a meno di camminare insieme al rifiuto del razzismo. Non possiamo restare a guardare, proteste e manifestazioni sono importanti ma non bastano: occorre agire dal basso con pratiche di accoglienza diffusa e sostegno umanitario e legale. Una Proposta-appello alle amministrazioni locali: qualcuno ha cominciato
BOTTEGA TUTTA N’ATA STORIA

APRIAMO LE PORTE DI SCUOLA E UNIVERSITÀ
Il processo di aziendalizzazione della scuola ha almeno vent’anni di storia. Per abbandonarlo, per immaginare e sperimentare una scuola e una università diverse, per ripensare l’idea di apprendimento abbiamo bisogno prima di tutto di spazi di approfondimento, di confronto, di ricerca. Venerdì 16 marzo, a Roma – in uno luogo ricco di relazioni sociali come Spin Time Labs -, ci ritroviamo con l’Officina dei saperi, i promotori dell’Appello per la scuola pubblica, l’Associazione Nazionale Per la scuola della Repubblica per coltivare quel bisogno
R.C.

AGENDA

ROMA, 14 MARZO NATUR-ARCHEO TREKKING IN PERIFERIA

NOCERA INF., 14 MARZO MIGRANTI, PONTI NON MURI

BUSTO ARSIZIO, 15 MARZO. UNA SCUOLA FELICE

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