“Vivere è apprendere”

Come possiamo creare un mondo nuovo nei territori dove viviamo e nelle scuole che frequentiamo ogni giorno? La scuola e l’università sono destinate soltanto a imitare il proprio tempo? In questi tempi oscuri vivere è apprendere, il frutto delle continue interazioni con gli altri e con l’ambiente. Per questo dobbiamo occuparci del rifiuto della feroce aziendalizzazione di scuola e università in corso ma soprattutto sperimentare un modo di fare scuola radicalmente diverso.

 

 

UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI
[LA CAMPAGNA PER SOSTENERE COMUNE]

TAVERNA DI PRIMAVERA
Domenica 25 marzo. Casale Podere Rosa, Roma:
laboratori per bambini (Aquiloni, Fotografia),
incontro dedicato al pensiero di Bruno Amoroso,
pranzo in Biosteria o in giardino (primo piatto e secondo con contorno, bicchiere di vino, caffè; cucina vegetariana con scelta vegan e intolleranze al lattosio) per sostenere il Casale Podere Rosa e la fragile esperienza editoriale di Comune.
Partecipa Mauro Biani, illustratore e fumettista.
Prenotate subito!

VIVERE È APPRENDERE
Come possiamo creare un mondo nuovo nei territori dove viviamo e nelle scuole che frequentiamo ogni giorno? La scuola e l’università sono destinate soltanto a imitare il proprio tempo? In questi tempi oscuri vivere è apprendere, il frutto delle continue interazioni con gli altri e con l’ambiente. Per questo dobbiamo occuparci del rifiuto della feroce aziendalizzazione di scuola e università in corso ma soprattutto sperimentare un modo di fare scuola radicalmente diverso. Abbiamo bisogno di un apprendimento diffuso oltre le pareti delle classi, aperto al territorio e al mondo, in cui la competizione viene sostituita dalla cooperazione e da una forte relazione con l’ambiente naturale. E in cui si creano prima di tutto comunità di ricerca. Esperienze, reti e libri di mostrano che, nonostante gli ostacoli, è comunque possibile e che non serve per forza attendere interventi dall’alto. Ha scritto Ivan Illich: «Accendete una candela nell’oscurità, siate questa candela, sappiate che siete una fiamma nel buio»
GIANLUCA CARMOSINO
 

LA SCUOLA E L’UGUAGLIANZA CHE NON C’È
Martedì 20 insieme all’Associazione Genitori Di Donato promuoviamo a Roma una conversazione (ore 17, via Bixio 83) con Cristian Raimo, insegnante e giornalista, autore di Tutti i banchi sono uguali. Vi aspettiamo
R.C.

24 MARZO #GLOBALACTIONFORAFRIN
In un congresso locale del suo partito, il presidente turco Erdogan, forte del fragoroso silenzio delle istituzioni internazionali e della complicità di tutte le potenze coinvolte nella tragedia siriana, rivendica di aver assunto il controllo dei “tre quarti di #Afrin”, “neutralizzando”, anche attraverso le milizie jihadiste mandate in avanscoperta, oltre 3.500 «terroristi» delle unità di difesa curde Ypg/Ypj. Oltre 30 mila le persone in fuga dalla straordinaria esperienza di democrazia del Rojava. La resistenza delle donne e degli uomini kurdi contro la pulizia etnica di Erdogan è allo stremo ma annuncia che non è ancora vinta. Per il 24 marzo sono previste manifestazioni di sostegno ovunque
RETE KURDISTAN ITALIA

UN GIORNO MOLTO SPECIALE
Non è una rondine, ma l’arrivo della primavera. Non è un evento, ma un processo. La Giornata Internazionale delle Donne, letta con gli occhi di un uomo ostile all’egemonia del patriarcato che vive in Messico, dove avvengono 7 dei 12 femminicidi che vengono compiuti in América Latina e dove si è tenuto, convocato dalle zapatiste in Chiapas, el Primer Encuentro de las Mujeres que Luchan. C’erano duemila donne provenienti da 38 paesi, riunite nel Caracol Torbellino de Nuestras Palabras, il Turbine delle Nostre Parole. Passerà molto tempo prima di conoscere in dettaglio quanto avvenuto fra l’8 e l’11 di marzo a Morelia, scrive Gustavo Esteva. Ci vorrà un tempo che non segue le lancette dell’orologio e i giorni del calendario abituale per a scoltare e far vivere il racconto di come il turbine di parole sia divenuto uragano, di come la luce che si è accesa nel caracol potrebbe illuminare gli angoli del mondo. Per il momento, si conosce l’accordo conclusivo: “Il problema è vivere, e poiché per noialtre vivere è lottare, decidiamo di lottare ciascuna a suo modo, nel suo luogo e nel suo momento”. Il femminismo, forse, più vivo e plurale che mai e fa un passo avanti nella lotta di sempre
GUSTAVO ESTEVA
 

LA CACCIA DEI LIBICI
Oltre ai barconi e agli esseri umani, nel Mediterraneo affondano anche il diritto internazionale e qualsiasi briciola di umanità, come dimostra il nuovo tentativo di sequestro da parte di una motovedetta libica di persone già soccorse da un gommone della nave umanitaria della Ong spagnola Open Arms, tentativo avvenuto in acque internazionali. . Gli accordi voluti da Gentiloni e Minniti di fatto rigettano i migranti nelle mani dei carcerieri dai quali fuggono e provocano ogni giorno morte e violenza nel silenzio dei grandi media ma anche incidenti diplomatici (ad esempio con Ada Colau, sindaca di Barcellona). Intanto, la Procura di Catania ha disposto il sequestro dell’imbarcazione della ong ormeggiata a Pozzallo (Ragusa): l’accusa è di associazione a delinquere. Insomma hanno istituito il reato di solidarietà
FULVIO VASSALLO PALEOLOGO

GINESTRE, COMUNI E COMUNITÀ
Nella tormenta del razzismo e del disprezzo per i più deboli si possono riconoscere scialuppe e zattere a cui aggrapparci. Sono, ad esempio, le scuole di italiano per migranti, gli spazi di accoglienza autogestita come Baobab, le classi in cui lo ius soli è riconosciuto ogni giorno, i cortei come quello di Macerata e di Firenze, ma anche le amministrazioni locali che, nonostante i risultati elettorali, non smettono di dare alla parola accoglienza un nuovo significato. Per favorire uno scambio tra i percorsi di queste amministrazioni, la Rete dei comuni solidali – in collaborazione con l’Associazione dei Comuni virtuosi e la redazione di Comune – promuove a fine maggio una grande iniziativa in un angolo di mondo costellato di ginestre, rinato e trasformato in comunità grazie a i migranti: Riace
RETE DEI COMUNI SOLIDALI
 

CI SIAMO MESSI A VENDERE SABBIA
Noi portiamo la sabbia fin dove arriva l’orizzonte del mare e quando capita anche più in là, nell’isola del tesoro rubato dai pirati. Tracciamo sentieri di sabbia che durano quanto basta per passare da un muro all’altro senza fare rumore. Siamo fatti di sabbia e della nostra identità solo rimarranno alcuni volti che il vento porta lontano. L’ultimo regime al potere è tutto costruito sulla sabbia. Scriviamo storie di sabbia che durano un’ eternità e che leggeranno i nostri figli quando passeranno per tornare nelle case nel frattempo sparite. Persino nei cimiteri che avete costruito sulla pietra i vostri fiori sono di sabbia»
MAURO ARMANINO

UN VIAGGIO NEL PENSIERO DI BRUNO AMOROSO
Domenica 25 marzo (ore 11), durante la Taverna di primavera promossa con il Casale Podere Rosa, si svolgerà un incontro per mettere in comune idee con cui ricordare il percorso di intellettuale fuori dal coro di Bruno Amoroso, a ormai più di un anno dalla sua scomparsa, partendo dal libro “Ciao Bruno testimonianze e ricordi per Bruno Amoroso amico, collega maestro” (Castelvecchi). Un’occasione di confronto aperto a tutti, a cominciare dai tanti amici e conoscenti che hanno potuto apprezzare il suo instancabile lavoro nel leggere la globalizzazione con gli occhi degli ultimi»
R.C.

I COMMONS NON SONO BENI
I commons sono il modo in cui una comunità, dandosi regole e confini, condivide una risorsa, fuori dal mercato e dallo Stato. Mentre in italiano, l’espressione beni comuni focalizza l’attenzione sui “beni” in sé: e infatti si tendono a interpretarli come “beni che lo Stato deve gestire nell’interesse della collettività”. L’approssimazione più adatta è il termine giuridico italiano, “usi civici”, che indica non tanto il bene, quanto l’uso e le usanze che regolano appunto l’uso. “Il punto è che i commons sono un paradigma pratico per l’autogoverno, la gestione delle risorse e il vivere bene – scrive David Bollier – … Non sono semplicemente cose o risorse. Chi non conosce gli studi sui commons cade facilmente in questo errore…”. Del resto si tratta spesso di economisti che tendono a reificare tutto…”
MIGUEL MARTINEZ
 

AFRICA, LE RADICI DELLA FAME
Secondo la Fao, dal 1990 al 2017 gli affamati nel mondo sono scesi da un miliardo a 815 milioni. Ma nello stesso periodo in Africa sono cresciuti da 182 a 243 milioni. Eppure l’Africa è il continente con la maggior concentrazione di terre coltivabili. Di solito gli analisti attribuiscono la fame in Africa alla crescita della popolazione, alle calamità naturali, ai conflitti armati. Ma dimenticano la responsabilità della politica internazionale che ha trasformato l’Africa in un continente dipendente dalle importazioni di cibo»
FRANCESCO GESUALDI

SI CHIAMA SOCIAL, LE PIACE?
Salve, vorrei iscrivermi al vostro nuovo social. Perché è nuovo, vero?
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

 

ROMA 21 MAR ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: PER QUALE FORMAZIONE?

FIRENZE 22 MAR SERGE LATOUCHE. LECTIO MAGISTRALIS, FELICITÀ E DECRESCITA

APPENNINO 10/16 APRILE WALK WRITING. VITTO E ALLOGGIO GRATIS

ROMA, 21 E 22 APRILE: STORIE DEL POSSIBILE

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