“Attacco alla Russia. Se non è imperialismo questo!”

Alla fine quasi tutti i membri dell’Unione Europea si sono uniti a Washington e Londra e hanno espulso qualche diplomatico russo per dimostrare lealtà nei confronti dell’impero. Sono 17 i paesi della Ue che si sono uniti all’espulsione di massa di oltre 134 diplomatici russi in risposta al presunto attacco di Salisbury. L’Unione europea ha espulso 34 diplomatici. Il fronte europeo si allarga anche a paesi non membri come Ucraina, Albania, Norvegia e Macedonia.

 

 

Attacco alla Russia. Se non è imperialismo questo, che cos’è l’imperialismo?

 

Alla fine quasi tutti i membri dell’Unione Europea si sono uniti a Washington e Londra e hanno espulso qualche diplomatico russo per dimostrare lealtà nei confronti dell’impero. Sono 17 i paesi della Ue che si sono uniti all’espulsione di massa di oltre 134 diplomatici russi in risposta al presunto attacco di Salisbury.

L’Unione europea ha espulso 34 diplomatici. Il fronte europeo si allarga anche a paesi non membri come Ucraina, Albania, Norvegia e Macedonia. La decisione è stata presa durante il consiglio europeo della settimana scorsa. Forse Theresa May prenderà di mira anche gli oligarchi russi alleati di Putin ma con il portafoglio pieno di investimenti immobiliari e finanziari a Londra, mentre il Dipartimento di Stato americano ha già minacciato sanzioni per le aziende europee che parteciperanno al raddoppio del North Stream. Tutto questo mentre la Russia piange i morti di un tragico incidente in Siberia.

Nonostante il grande valore simbolico di una mossa del genere, tuttavia, l’unità della Ue è più formale che sostanziale.

In Germania la decisione del governo di Angela Merkel è risultata molto controversa, sopratutto tra le fila della SPD. In passato il partito dei socialdemocratici tedeschi era nettamente filo-russo, con leader come Gerhard Schroeder (ex cancelliere), Frank-Walter Steinmeir (ora presidente) e Sigmar Gabriel (ex ministro degli esteri) molto vicini alle posizioni di Mosca. Adesso le cose sono un po’ cambiate, ma anche se il nuovo Ministro degli esteri socialdemocratico Heiko Mass è favorevole alla ritorsione diplomatica nei confronti della Russia, una larga parte della SPD è ancora contraria a queste genere di escalation russofobe. Oltre a loro, a stare nettamente dalla parte del Cremlino ci sono il partito dell’estrema sinistra Die Linke e quello dell’estrema destra AfD, mentre gli ambientalisti Die Grunen mantengono una posizione favorevole al governo di Angela Merkel e i liberali della FDP barcollano nel mezzo ma sembrano più orientati verso Mosca in nome dei grossi affari tra i due paesi. Quando si parla della Russia la Germania si divide a metà, e questo spiega molte cose.

L’Italia ha fatto la sua parte con due espulsioni. Il governo non era convinto dell’operazione ma le pressioni di Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno fatto la differenza e la macchina della Farnesina si è messa in moto. L’Italia era nella condizione ideale per tirarsi indietro. Avere un governo in carica solo per gli affari correnti ci metteva nella posizione di poter stare fermi senza dover neanche dare spiegazioni, ma Paolo Gentiloni non ha voluto dare un dispiacere alla Merkel e a Macron come invece hanno fatto la Grecia, il Portogallo, il Belgio, l’Austria, la Slovenia e la Slovacchia (e la mitica Nuova Zelanda).

Una cosa di cui bisognerà chiedere conto al governo uscente è il criterio con cui sono stati scelti i diplomatici da espellere, perché sembra tanto che i sudditi abbiano espulso qualche diplomatico a caso giusto per dimostrare la loro obbedienza. Il Cremlino ha annunciato le sue ritorsioni, ma non andranno oltre l’espulsione di alcuni diplomatici e l’Italia probabilmente non sarà sfiorata, il rapporto tra la Russia e l’Italia rimarrà solido. I russi sanno che questo a è un paese amico, sanno che l’Italia non ha un grande peso anche se potrebbe averlo, sanno che l’Italia rimarrà nella NATO e filoamericana che saremo sempre amichevoli nei confronti della Russia nel rispetto di queste due cose, almeno fino a quando questa contraddizione non potrà più essere nascosta.

La risposta coordinata del blocco Nord Atlantico è un grande successo della diplomazia britannica, una mossa che ricorda a tutti che – hard-Brexit o soft-Brexit che sia – il Regno Unito è una piccola potenza che fa da snodo fondamentale alle manovre imperiali della talassocrazia americana. Londra è riuscita a coordinarsi perfettamente con Washington, in un’azione di politica estera nord-atlantica belligerante che per dirla come Federico Dezzani, ha rimesso in chiaro le gerarchie dell’impero occidentale in Europa: prima Stati Uniti e Regno Unito, poi Francia e Germania, poi tutti gli altri con diverse gradazioni.

Federico Nero

da: www.lantidiplomatico.it

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