“A Genova, ma anche altrove, mai più sopraelevate”

Italia Nostra apprezza ogni possibile iniziativa che possa condurre alla costruzione di una nuova infrastruttura che costituisca valida alternativa alla via di scorrimento veloce su viadotto che si ama chiamare “Sopraelevata”. Anzi, in tempi recenti si è fatta parte dirigente per indagare sull’ipotesi di un tunnel subportuale, con progetto preliminare approvato dal Consiglio Superiore LL.PP.

 

 

A Genova, ma anche altrove, mai più sopraelevate

 

 

Italia Nostra apprezza ogni possibile iniziativa che possa condurre alla costruzione di una nuova infrastruttura che costituisca valida alternativa alla via di scorrimento veloce su viadotto che si ama chiamare “Sopraelevata”. Anzi, in tempi recenti si è fatta parte dirigente per indagare sull’ipotesi di un tunnel subportuale, con progetto preliminare approvato dal Consiglio Superiore LL.PP. In apposita riunione sono state indicate le criticità di detto progetto, in particolare le varie interferenze con parti monumentali del fronte a mare, che tuttavia, con buona volontà di tutti, potrebbero trovare soluzioni positive.

Italia Nostra ritiene che la nuova infrastruttura proposta ed i costi che essa comporterebbe, trovino ragioni valide per essere esaminate solo a fronte di scelte nette ed irrevocabili di contestuale demolizione della Sopraelevata.

La decisione di intervenire sull’opera concepita negli anni 60, infatti, deve poggiarsi su un progetto di tutela e valorizzazione dell’intero Centro storico di Genova e del suo rapporto con il mare.

Il viadotto, a differenza dei ponti, che caratterizzano le città nei secoli, sono un prodotto nato per un predominio dell’automobile sulla natura e sugli ostacoli che essa dissemina sui percorsi autostradali, che devono essere necessariamente veloci. In una pragmatica, e purtuttavia sofferta accettazione di una progettazione autostradale che sappia fare convivere tali strutture con il paesaggio naturale, non vi è alcuno spazio invece per i viadotti, propri delle autostrade, all’interno del tessuto urbano, per il rispetto che si deve all’abitare e agli spazi pubblici connessi alla residenza, alla vita cittadina e al decoro.

Tanto più inconcepibile è che un viadotto si ponga in posizione antagonista ad un centro storico di una città italiana tra le più antiche e feconde di testimonianze e di stratificazioni (che è palinsesto di una edificazione ordinata e preziosa che va dal XII secolo al XIX), in una contesa che per chilometri vede le travate ed i piloni in lamiera d’acciaio e calcestruzzo dominare un fronte mare, Interessanti e necessarie sono state le ricostruzioni recenti sulla stampa di studiosi ed esperti del contesto socioeconomico nel quale maturò l’impresa della Sopraelevata e di esse va fatto tesoro, anche ai fini della analisi delle prospettive che si attendono per il futuro. Ma esse non devono consentire atteggiamenti nostalgici, a fronte di una corretta ed ineludibile attuazione di un gesto avanzato e clamoroso di conservazione dei valori immensi del centro storico di Genova, in una visione di progresso umano ed economico.

Aggiungendo peraltro come spesso un ambientalismo superficiale e pervasivo possa annebbiare il campo delle scelte con derivate secondarie e meramente collaterali, quali i riusi, le passeggiate pedonali e ciclabili o le decorazioni arboree volte a camuffare l’insostenibile.

Si deve invece pensare ad un progetto di una piazza lineare, del tutto liberata, che si aggiungerà all’attuale patrimonio storico e culturale per la passeggiata, l’incontro, la sosta, il godimento, lo stupore da offrire a cittadini e turisti: verso la riscoperta della città antica.

Oreste Rutigliano – Presidente Nazionale

 

 

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