Dal secondo dopoguerra in qua, e soprattutto dopo lo scioglimento dell’ex Unione Sovietica, gli USA si sono autoproclamati “sceriffo mondiale”. Intanto indebolivano con ogni mezzo, anzi spesso sabotavano, l’ONU cui solo compete giudicare e mantenere l’ordine fra le nazioni. I media delle “democrazie” occidentali hanno sistematicamente indottrinato i propri cittadini sulle malefatte, vere o presunte se non addirittura fabbricate ad arte, degli “stati canaglia”.
Chi chiama “canaglia” chi?
Gli USA inseriscono nella lista degli “stati canaglia” solo quelli che rifiutano di sottomettere la propria moneta al cartello delle banche centrali private.
Dal secondo dopoguerra in qua, e soprattutto dopo lo scioglimento dell’ex Unione Sovietica, gli USA si sono autoproclamati “sceriffo mondiale”. Intanto indebolivano con ogni mezzo, anzi spesso sabotavano, l’ONU cui solo compete giudicare e mantenere l’ordine fra le nazioni.
I media delle “democrazie” occidentali hanno sistematicamente indottrinato i propri cittadini sulle malefatte, vere o presunte se non addirittura fabbricate ad arte, degli “stati canaglia”. Questo lavorìo mediatico ha avuto un tale successo da convincere, per esempio, il comunista Massimo d’Alema a bombardare il ‘compagno comunista’ Slobodan Milosevic, senza mandato ONU. E’ ben possibile che d’Alema non fosse così ingenuo come la maggior parte dei suoi ‘sudditi mediatici’, ma allora era in mala fede!
Una definizione di “stato canaglia” non esiste perché nessun consesso internazionale l’ha mai presa in considerazione.
Neppure gli USA hanno mai dato una definizione, arrogandosi la prerogativa di decidere caso per caso.
Le motivazioni ufficiali sono sempre nobili tipo “governi tirannici che seviziano la propria popolazione” o “stati che appoggiano il terrorismo” (senza soffermarsi sul fatto che la maggior parte dei terroristi mondiali è stato ed è reclutato, addestrato, finanziato e armato dai ‘padroni occidentali’ e/o dai loro lacché tipo Arabia Saudita).
Se passiamo in rassegna i governi che gli USA hanno effettivamente inserito nella lista degli “stati canaglia”, e se d’altra parte pensiamo a qualche regime particolarmente sanguinario che in quella lista non è mai entrato (un nome per tutti: Bokassa), scopriamo che il criterio vero, mai confessato, è sempre e solo lo stesso: uno stato è “canaglia” se e solo se rifiuta di sottomettere la propria moneta al cartello delle banche centrali (che sono ‘nazionali’ di nome ma private di fatto).
Tutto il sistema bancario occidentale, e quindi mondiale, fa capo al cartello bancario che è presidiato da Banca dei Regolamenti Internazionali, Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale del Commercio e, più o meno direttamente, da tutte le altre organizzazioni internazionali, legate o meno all’ONU.
Se qualche stato non è sufficientemente docile viene minacciato di espulsione dallo SWIFT[1] (vedere i casi recenti di Venezuela e Russia).
Se qualche stato rifiuta categoricamente di assoggettarsi al cartello bancario, allora viene dichiarato “stato canaglia” e viene combattuto con armi prima economiche (sanzioni, embargo), poi politiche (colpi di stato pilotati, primavere colorate, guerriglieri mercenari spacciati per ‘partigiani’) e infine militari (bombardamenti ‘umanitari’).
Corollario di non secondaria importanza: poiché i leader degli stati cosiddetti “democratici” vengono eletti fra una rosa strettamente designata dal cartello bancario, va da sé che solo un regime autoritario può tentare di sottrarsi ai diktat del cartello.
Ma vediamo l’istruttiva lista storica degli “stati canaglia”:
Somalia: E’ forse il caso da manuale per eccellenza. Siad Barre era un “tiranno illuminato” che dal 1969 forzò una serie di riforme ugualitarie e socialiste, come avveniva in tanti stati africani nella cosidetta de-colonizzazione (che in realtà ha lasciato il posto a un neo-colonialismo ancor più pervasivo). Ma Siad Barre si spinse troppo avanti nazionalizzando le banche e rifiutando gli ‘aggiustamenti strutturali’ del FMI. Le potenze occidentali reagirono nel più classico dei modi: armando bande di tagliagole che scatenarono una guerra civile, deposero il dittatore nel 1991, e continuano ancora oggi a imperversare. Così, da ben 27 anni, la Somalia è sprofondata nella più totale anarchia: situazione ideale per chi vuole depredarne le risorse con la complicità di questo o quel “signore della guerra” che accetta le ‘tariffe di corruzione’ più basse al mondo (direttamente in dollari USA anche perché lo scellino somalo non veniva più stampato). Negli ultimi anni il Cartello bancario sta ripristinando un sistema bancario privato e così la Somalia non compare più nella lista degli “stati canaglia”.
Pakistan: non è più nella lista degli “stati canaglia” dopo aver accettato i diktat del cartello bancario, però recentemente ha fatto la ‘canagliata’ di tradire il dollaro USA a favore dello yuan negli scambi di materie prime con la Cina. E l’esperienza insegna che ci vuol poco a tornare in quella lista.
Afghanistan: La NATO vi conduce una guerra di occupazione da 17 anni, ma siccome abbiamo installato a Kabul un presidente-sindaco burattino e una banchetta ‘central-comunale’ gestita come un casinò privato, l’Afghanistan non è più “stato canaglia”.
Cuba: non è più “stato canaglia” per Obama, lo è ancora per il Congresso perché Raul Castro non si è sottomesso abbastanza al Cartello bancario. Auguri a Diaz-Canel, presidente neo-eletto.
Venezuela: Strangolato dalle sanzioni, insidiato all’interno da sobillatori prezzolati, minacciato dagli USA di invasione dal confine del loro vassallo Colombia, il Venezuela non cede alle provocazioni e continua a rifiutare i diktat del cartello bancario. Anzi ha lanciato il Petro, la prima criptomoneta emessa da uno stato sovrano, con oro e petrolio come sottostante. Una settimana fa il Venezuela ha concluso contratti miliardari con la Russia che sarà pagata in Petro: più “stato canaglia” di così!…
Sudan: dopo essere stato prostrato con una lunga guerra civile e spaccato in due, ha ormai aperto le sue istituzioni al cartello bancario con conseguenze disastrose, però non è più “stato canaglia”.
– Però continua a dare rifugio a terroristi palestinesi…
– Non si bada a queste sottigliezze!
Iraq: Il suo presidente Saddam Hussein non era “canaglia” quando, da alleato degli occidentali, usava gas nervini contro le truppe iraniane. Divenne “canaglia” ufficialmente per “usare contro la sua gente armi di distruzione di massa” (quelle che gli USA stessi avevano distrutto in precedenza), con la farsa di Colin Powell, Bush e Blair che mentivano spudoratamente all’ONU e ai loro concittadini. In realtà Saddam divenne “canaglia” perché aveva incominciato a vendere il suo petrolio in euro anziché in dollari (notare che il permesso gli fu dato dall’Assemblea Generale dell’ONU nell’ambito del programma ‘Oil for Food’).
Così noi abbiamo distrutto l’Iraq, abbiamo messo una taglia sul suo presidente eletto, lo abbiamo catturato e impiccato. Abbiamo anche aperto la strada all’ISIS, ma l’Iraq adesso ha il suo bel sistema bancario privato, quindi non è più nella lista degli “stati canaglia”.
Libia: Regno Unito e USA imposero sanzioni ed embargo, tentarono più volte di eliminare il presidente libico Muhammar Gheddafi con sicari e con tentativi di golpe (l’esordiente Al Qaeda fallì nel 1994) e perfino con una incursione aerea sulla sua residenza nella quale rimase uccisa una figlioletta di Gheddafi. Poi il leader libico rinunciò alla sfida frontale e così nel 2001 la Libia fu tolta dalla lista degli “stati canaglia”. Gheddafi era diventato “amico” di tutti, in particolare del presidente francese Sarkozy che intascò da lui decine di milioni di euro per la campagna presidenziale. La Libia era il paese africano con il più alto tasso di sviluppo e benessere, massimo contribuente sia finanziario che politico per l’Organizzazione dell’Unità Africana. Ma il dinaro-oro libico stava invadendo tutta l’Africa francofona, spiazzando il franco CFA. Così la Francia, spalleggiata da Gran Bretagna e USA, armò nuovi tagliagole (pardon, “patrioti”). Per le gole tagliate fu accusato Gheddafi e la Libia fu bombardata (con il tardivo e autolesionistico appoggio italiano). Anche su Gheddafi fu posta una taglia che spronò i tagliagole a catturarlo e a linciarlo. Oggi la Libia non esiste più. Al suo posto ci sono una popolazione diseredata e fazioni di tagliagole che fanno affari d’oro sull’ondata di migranti. Però la moneta libica non è più una minaccia:la Libia non è più “stato canaglia” per nessuno.
Iran: E’ chiamato con disprezzo “regime teocratico” non in nome di una maggiore laicità, ma perché viene governato in nome del dio Allah invece che in nome del dio US$. Il governo iraniano rifiuta categoricamente di sottomettere la sua moneta al cartello bancario, quindi è “stato canaglia”. Tutto il resto (adesione al trattato nucleare, appoggio alla soluzione ONU dei due stati in Palestina, etc.) non conta.
Yemen: Bombardato duramente dall’Arabia Saudita con il sostegno dell’occidente, incomincia a piegarsi ai diktat del cartello bancario. L’Arabia Saudita ha appena regalato due miliardi di dollari per facilitare l’aggiustamento strutturale secondo le ricette del FMI. Cioè: una carota e dieci bastoni, finché lo Yemen sarà così docile da meritare di essere tolto completamente dalla lista degli “stati canaglia”.
Corea del Nord: la corsa agli armamenti nucleari non va certo incoraggiata, tantomeno ora che l’ONU ha decretato la loro messa al bando. Ma in termini di “realpolitik” non c’è dubbio che Kim Jong-un non è stato spazzato via solo perché ha qualcosa che può fungere da deterrente.
La Corea del Nord è uno “stato canaglia” per questo? No, tant’è vero che la sua offerta di sottoporsi a ispezioni e congelare il nucleare bellico è stata ripetutamente respinta.
Allora perché?
Perché non ha mai accettato di sottomettere la sua moneta al cartello bancario.
Siria: La Siria di Bashar al Assad è senza dubbio lo stato islamico più laico, più aperto e tollerante verso le altre religioni (in questa classifica era seguita da vicino da Iraq e Libia prima della “cura occidentale”). Ma anche la Siria rifiuta di sottomettersi al cartello bancario, perciò è “stato canaglia”. Che Assad si diverta a gazare le proprie donne e bambini è una favola alla quale può dar credito solo chi è tv-lobotomizzato o in mala fede. Fra questi cè una categoria ancora più ripugnante dei giornalisti pennivendoli: sono i responsabili di Organizzazioni Non Governative tipo Avaaz e Amnesty International, per non parlare degli Elmetti Bianchi.
La lista degli “stati canaglia” si esaurisce qui.
Inutile cercare anche fra le dittature più sanguinarie, recenti o attuali. Nessuno di quei personaggi, ‘buoni’ o ‘cattivi’, era o è talmente audace da opporsi al cartello bancario. Oppure lo era (Patrice Lumunba, Thomas Sankara, Idi Amin Dada, Robert Mugabe, e altri) e i suoi ex-padroni francesi o inglesi lo hanno eliminato senza chiedere agli USA di scomodarsi a inserirlo nella loro lista.
Insomma, stando a sentire Washington, ormai gli unici stati che meritano in pieno il titolo di “canaglia” sono la Corea del Nord e la Siria, che non accettano neanche la minima riforma ‘democratica’ (bancaria)…
Di avviso opposto sono pensatori come Noam Chomsky e William Blum (testimone Osama Bin Laden) i quali non esitano ad affermare che lo stato di gran lunga più “canaglia” di tutti sono gli USA.
NOTA PER CHI NON AVESSE CAPITO BENE: I manifesti con la taglia di Trump, May e Macron sono una finzione, ma quelli di Saddam Hussein e di Gheddafi erano autentici. Le loro taglie sono state pagate con i nostri soldi.
[1] Lo SWIFT sarebbe un puro strumento di comunicazione fra banche, ma viene sempre più usato come arma politica.
20.04.2018 – Leopoldo Salmaso
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