“Il Giro d’Italia da Gerusalemme occupata e Gino Bartali”

Come è noto, l’inizio del Giro d’Italia in Israele è stato giustificato con la commemorazione di Gino Bartali (ora cittadino onorario di Israele) per il suo salvataggio di ebrei, per i quali, tra il 1943 e 1944, avrebbe trasportato, nel telaio della sua bicicletta, carte di identità false.

 

Il Giro d’Italia da Gerusalemme occupata e Gino Bartali. Anche il Manifesto megafono di falsi storici e bassa propaganda

 

“(…) L’omaggio che la Gazzetta dello Sport, quale organizzatrice della corsa rosea, ha voluto dedicare a Gino Bartali in occasione del Giro d’Italia 2018 e degli ottanta anni delle leggi razziali, facendo partire la corsa da Gerusalemme e includendo altre due tappe in terra israeliana, rappresentano una scelta condivisibile e confermano quanto sosteniamo da tempo, che la storia dello sport è parte integrante della storia politica. (…)” Questa considerazione la trovate nell’articolo “Un Giro dedicato a Gino Bartali” pubblicato, il 5 maggio, da “Il Manifesto” (qui lo screenshoot) che – ad onta del suo dichiararsi “quotidiano comunista” e di qualche suo buon articolo sul Giro d’Italia – non esita a fare propria l’operazione di maquillage messa su da Israele contro la quale hanno già protestato anche decine di personalità del mondo ebraico.

Operazione di maquillage, tra l’altro, basata su indubbi falsi storici.

Soffermiamoci, a tal proposito, su quanto segnalato in un articolo di Alberto Negri.

Come è noto, l’inizio del Giro d’Italia in Israele è stato giustificato con la commemorazione di Gino Bartali (ora cittadino onorario di Israele) per il suo salvataggio di ebrei, per i quali, tra il 1943 e 1944, avrebbe trasportato, nel telaio della sua bicicletta, carte di identità false.

Una storia – nata dal romanzo pubblicato nel 1978 “Assisi clandestina” di Alexander Ramati – secondo lo storico Michel Sarfatti – fino al 2016 direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – completamente inventata. Sarfatti, in un dettagliato articolo, evidenzia, infatti, che questo salvataggio non è menzionato né nelle testimonianze degli organizzatori del Soccorso Fiorentino, né in scritti privati o dichiarazioni pubbliche di Bartali (morto nel 2000) ed è categoricamente smentita da don Aldo Brunacci – canonico della cattedrale di Assisi, incaricato dal suo vescovo di organizzare il soccorso agli ebrei – che così si esprime a riguardo: “Si tratta di un vero romanzo. L’autore di “Assisi clandestina” aveva certamente in mente un copione per un film e non poteva trovare personaggio più adatto di Bartali, l’eroe sportivo per antonomasia di quell’epoca”.

Si, ma allora perché, nonostante una storia basata su un romanzo, è stato deciso di far partire Il Giro d’Italia da Israele? Vuoi vedere che c’entrano qualcosa i 16 milioni di euro versati a Rcs e Gazzetta dello Sport dal miliardario israelo-canadese Sylvan Adams? Chissà. Comunque, Pecunia non olet. E magari, l’anno prossimo, con uno sponsor altrettanto generoso e qualche altra leggenda Il Giro d’Italia lo vedremo partire da Guantánamo.

Francesco Santoianni

Notizia del: 06/05/2018

da: www.lantidiplomatico.it

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