“Cosa significa educare? Può esserci reciprocità tra chi educa e chi viene educato? Che tipo di relazioni esistono e quali invece è possibile costruire tra l’educazione e la società? E quali tra l’educazione e i tentativi di cambiare il mondo? Le grandi domande cui ha cominciato a rispondere, oltre cinquant’anni fa, Paulo Freire […]”.
MEZZO SECOLO DI EDUCAZIONE POPOLARE
Cosa significa educare? Può esserci reciprocità tra chi educa e chi viene educato? Che tipo di relazioni esistono e quali invece è possibile costruire tra l’educazione e la società? E quali tra l’educazione e i tentativi di cambiare il mondo? Le grandi domande cui ha cominciato a rispondere, oltre cinquant’anni fa, Paulo Freire sono state uno degli elementi fondanti della rivoluzione mondiale del 1968 (la definizione è di Wallerstein) ma anche uno dei portati ancora molto vivi di quella rottura dell’egemonia culturale dominante. Hanno investito e investono questioni essenziali del cambiare il mondo e del costruire mondi nuovi, come l’idea che non si possa fare politica “in nome” del popolo spiegando alla gente cosa deve fare per difendere i propri interessi. In questo mezzo secolo, l’educazione popolare ha seguito molti percorsi diversi, ma una parte degli educatori ha deciso che la pedagogia critica consiste, ovunque, non nel salire verso l’alto ma nello scendere tra los de abajo
RAÚL ZIBECHI
NON POTRANNO UCCIDERCI TUTTI
Un racconto di vita quotidiana a Gaza in un giorno molto speciale e in un periodo in cui la fantasia creativa della resistenza palestinese sembra poter prendere il posto della frustrazione e della rabbia. È il primo giorno dell’Eid fitr, quello che segue la fine del Ramadan. Nei paesi dove la popolazione di religione musulmana è maggioranza, ha una rilevanza anche superiore a quella del Natale per i paesi a prevalenza cristiana. Dalla finestra di Patrizia Cecconi entra il ronzio insopportabile dei droni israeliani, fa un caldo tremendo ma appena si alzerà un po’ di brezza la spiaggia di Gaza si riempirà di Palestinesi in festa, quella in cui le famiglie si fanno visita l’un l’altra e i bambini hanno gli abiti nuovi e girano felici per le strade. So no proprio i bambini e i giovani la forza invincibile della resistenza, l’occupazione israeliana lo sa e cerca di fermare la crescita demografica del popolo che opprime con ogni mezzo, dalle strategie scientifiche alle campagne mediatiche della disumanizzazione, fino alla violenza criminale delle stragi di ogni giorno e a quelle periodiche di massa. Eppure, “non riusciranno a ucciderci tutti”, dice qualcuno, e “gli interessi che sostengono l’occupazione non saranno eterni”
PATRIZIA CECCONI
DAI FIGLI DELLA LUPA AI FIGLI DI SALVINI
Per il ministro degli interni i cittadini sono eterni bambini in cerca di un Padre che li salvi. Come ha ripetuto più volte: “Fare il ministro è per me fare quello che serve ai miei figli e ai figli degli italiani”. È sotto questa veste, paternalistico patriarcale, che passano i suoi proclami ormai quotidiani… “Altro che Family Day! Qui stiamo andando verso anni di addomesticamento delle coscienze – scrive Lea Melandri -, criminalizzazione del dissenso, estensione di un controllo poliziesco coperto dalla retorica difesa di una “purezza” identitaria nazionale inesistente…”
LEA MELANDRI
PERSONE DA RESPINGERE
Le navi dei folli nel Medioevo raccoglievano pazzi o appestati, cioè persone da respingere per il bene della gente “normale”. La chiusura dei porti e il respingimento dei migranti dimostrano che quel tempo oscuro non è terminato. Ogni giorno sono in molti a soffiare sul fuoco di paure irrazionali per spostare l’attenzione verso invasioni inventate. Ecco perché demistificare le menzogne è sempre più importante. Scrive Floriana Lipparini: “Come potremo svegliarci da questo sonno collettivo? In realtà le strade ci sono. Sono quelle percorse da movimenti, gruppi e associazioni ogni giorno al lavoro per contrastare le narrazioni bugiarde, per svelenire il clima di paura e di odio, per incontrare, conoscere e accogliere…”
FLORIANA LIPPARINI
L’INVASIONE CHE NON C’È. I NUMERI
I numeri non cambiano la testa delle persone, è difficile utilizzare argomenti razionali per riorientare un dibattito pubblico intriso di razzismo e xenofobia. Certo, in Italia negli ultimi decenni molte cose sono cambiate. Certo, negli ultimi cinque anni sulle coste italiane è sbarcato un numero consistente di persone. E certo, in alcune occasioni, anche grazie ad una persistente e prevalente gestione emergenziale dell’accoglienza, questi sbarchi hanno causato tensioni a livello locale. A cosa serve fare fact-check? A che servono i dati che proviamo a mettere in fila qui sotto (tutti ricavati da fonti ufficiali: Istat, Eurostat, Ministero degli Interni, Unhcr, Oim)? Ci aiutano a trovare argomenti per contrastare una campagna che, usando strumentalmente il disag io sociale e il disorientamento delle persone, utilizza informazioni false e fuorvianti per spiegare le proprie ragioni e giustificare politiche sbagliate. In Italia non c’è nessuna invasione, i taxi del mare non esistono e se l’accoglienza fosse meglio organizzata e più diffusa non ci sarebbe nessun business. Ci dicono è che da anni le frontiere italiane sono di fatto chiuse per quelli che in base a una classificazione ormai sempre più obsoleta, sono definiti migranti economici. Qui sotto, insomma, proviamo a mettere in fila dei numeri, gli stessi che dovrebbero usare le istituzioni quando pensano a come rispondere a una crisi che non è cominciata ieri e non finirà – qualsiasi cosa ci raccontino – domani
CRONACHE DI ORDINARIO RAZZISMO
SE È UNA RIVOLUZIONE
A livello mondiale ci troviamo di fronte a un fenomeno che secondo Raniero La Valle male faremmo a non riconoscere come un evento rivoluzionario. È quello dei migranti, 68 milioni nel 2017. I soggetti di questa rivoluzione sono i migranti “perché non dicono, ma fanno, mettono in gioco i loro corpi, usano mani e piedi, lottano per la vita dando la vita, perseguono un fine che se raggiunto non vale solo per loro, ma per tutti, perché ne verrebbe un mondo diverso e magari questo fine sarà raggiunto per altri, non da loro. Per questo sono rivoluzionari, e sono non violenti perché non mettono in questione il sistema con le armi, ma ne svelano l’ottusità e ingiustizia col semplice muoversi, andare, sfidare il mare ma anche le torture e i lager. Fanno obiezione di cos cienza a un mondo che non li vuole… È una rivoluzione; riconoscerlo vuol dire anche sapere che, come dicevano i cinesi, non è un pranzo di gala: è cimento e lotta…”
RANIERO LA VALLE
POSTA DELLA GUARDIA COSTIERA IN TILT!
È partita intorno alle 11 e doveva andare avanti fino alle 13 un mailbombing promosso da alcuni collettivi e sostenuto da migliaia di persone comuni, destinato alla Guardia costiera italiana con l’hastag #APRITEIPORTI #SAVEISNOTACRIME. Il successo della protesta web ha fatto saltare, per il momento, il server della casella della pos ta elettronica della Guardia costiera. L’obiettivo resta denunciare quanto accade nel Mediterraneo, chiedere l’immediato ripristino delle operazioni di soccorso da parte della Guardia Costiera, non abituarsi all’orrore… Un buon segnale dopo le proteste in molte piazze e in molti porti dei giorni scorsi. Intanto sono ben sette i barconi attualmente in difficoltà al largo della costa libica: più di mille persone rischiano la vita in mare. Non fermiamoci…
R.C.
SIGNOR MINISTRO, QUESTI SI CHIAMANO LAGER [VIDEO]
Matteo Salvini, di ritorno dalla Libia, lunedì ha detto che è ora di “smontare la retorica in base alla quale in Libia si tortura e non si rispettano i diritti umani…”. Qualche mese fa Medici per i diritti umani, per presentare alcune video interviste destinate in particolare all’allora ministro degli interni Minniti, ha scritto: “Cosa sia la Libia oggi lo raccontano migliaia di testimonianze dei migranti: un grande lager dove si consumano atrocità degne dei peggiori campi di sterminio del XX secolo…”
R.C.
10 STRADE PER USCIRE DAL VICOLO CIECO
Riconoscimento del diritto di asilo, soccorso in mare, annullamento degli accordi con Stati che non garantiscano il rispetto dei diritti umani, stop ai respingimenti illegittimi di minori stranieri non accompagnati, apertura dei canali regolari di accesso per motivi diversi dalla protezione… Le proposte dal basso, decisamente più avanti della cecità dei governanti, di Rete dei comuni solidali, Forum per Cambiare l’ordine delle cose, Asgi e Tous Migrants
APPELLO
MOLTIPLICHIAMO I MUSEI DELL’IMMAGINARIO
Uno scrittore e un maestro (Giampiero) raccontano qui di un luogo dedicato completamenti ai sogni e alla fantasia, dove è possibile fare esercizi di creatività attraverso legni, foglie, collezioni di fiocchi di neve, forme di pane sospese (cibo per l’anima), armadi sensibili, la favolosa “cappella dei meravigliati”, tempio laico per sostare e a gettare sguardi nuovi sul mondo. Un luogo aperto a tutti, prima di tutto a bambini e bambine. Ecco un luogo di questo tipo dovrebbe essere presente in ogni città, quartiere, paese… invece c’è chi vuole mettere la parola fine al Museo dell’Immaginario di Asti, preso in cura per altro da uno straordinario attore e artista, Antonio Catalano. Scrive Bruno Tognolini: “Chi può creare un nuo vo Castello dove vuole con un rametto – bacchetta magica eterna – solo incorniciandolo e fornendolo di cartiglio, non ha certo paura delle ruspe. Il tuo castello povero è lì dove tu vai. Cammina, Antonio: non ti prenderanno mai…”
BRUNO TOGNOLINI E GIAMPIERO MONACA
L’AMBULATORIO AUTOGESTITO HA VINTO!
Se certo conta che siano centinaia le volontarie e i volontari coinvolti nella gestione dell’Ambulatorio, migliaia le persone seguite e curate, molte decine di migliaia le visite effettuate, e addirittura centinaia di migliaia i farmaci distribuiti, al centro di questa iniziativa di solidarietà autogestita oltre al rifiuto delle politiche di austerità che hanno distrutto la sanità greca ci sono un’idea e una pratica differente della medicina, il significato e il valore politico dell’empatia. E ci sono le relazioni. Per questo la protesta dei giorni scorsi ha fermato lo sgombero dell’Ambulatorio Sociale Metropolitano di Ellinikò (Atene)
SILVIA MARASTONI
OFFICINE ZERO, LETTERA APERTA ALLA CITTÀ
Mentre l’Ambulatorio di Ellinikò (Atene) festeggia lo sgombero evitato, grazie a una mobilitazione enorme, un altro formidabile spazio di creatività, condivisione e solidarietà in grado di ripensare l’idea di lavoro dal basso, Officine zero (Oz) a Roma, riceve l’ordinanza di sgombero. L’obiettivo è far sparire Oz messo su sei anni fa da ex lavoratori (dopo il fallimento dell’ex-RSI), creativi e studenti, per far posto all’ennesima speculazione che in questo caso strizza l’occhio a Bnl/Bnp Paribas, banca multinazionale che ha spostato a due passi da Officine il suo sobrio quartier generale. Le istituzioni una volta, in casi come questi, recuperavano un po’ di senso e di dignità attraverso le mediazioni, ora (a parte per la R egione Lazio) pare non vada più di moda di fronte ai grandi poteri privati. E adesso? Si tratta di sostenere, partecipare, gridare, proporre, far sapere… insomma più di ieri prendersi cura di questa officina della condivisione di cui Roma ha sempre più bisogno
O.Z.
UN’IDEA DIVERSA DI CITTÀ
Che uno spazio di comunicazione indipendente come Comune abbia scelto di navigare in questi tempi di tormenta per non restare schiacciati dall’idea che il mondo si cambi in profondità con i governi, preferendo accompagnare ciò che nella società in movimento, in modo caotico e contraddittorio, apre spazi di ribellarsi facendo e di pensiero critico, a un fratello di tante battaglie come Gianluca Peciola è noto. In questo articolo racconta di come in una città ferita e ammutolita come Roma, in “un Paese che rinuncia all’umanità”, le sorprendenti vittorie alle elezioni nei Municipi VIII e III di Roma siano nate perché alcuni pezzi di società hanno scelto di “mettere al centro le tematiche della cura dei territori come be ne comune, della crisi del welfare e dei servizi sociali fondamentali e investire su una idea di città distante anni luce dall’impianto sviluppista del passato…”. Insomma, un “barlume di speranza” che potrebbe contribuire a rimettere il destino in mano alle persone
GIANLUCA PECIOLA
È ORA DI SEPPELLIRE QUEL TRATTATO
Due terzi dei candidati alle ultime elezioni avevano assunto l’impegno di non ratificare in parlamento il trattato europeo di liberalizzazione con il Canada (Ceta). È importante battere un colpo significativo anche in vista del Consiglio europeo del 26 giugno, dove dovrebbe atterrare per l’ok finale degli Stati membri il Jefta, il trattato di liberalizzazione degli scambi tra Ue e Giappone, che in volume vale il doppio del Ceta, un quarto del Pil globale, è stato negoziato in assoluta segretezza come il Ceta, e presenta le medesime criticità. Contiene, infatti, una minima difesa di appena 18 prodotti agroalimentari di qualità e non fa alcun riferimento all’obbligatorietà del rispetto del Principio di precauzione europeo
MONICA DI SISTO
TELECAMERE NELLE SCUOLE, INQUIETANTE
Tra un respingimento di una nave carica di bambini e la proposta di schedatura dei rom Matteo Salvini ha trovato anche il tempo di proporre la videosorveglianza in classe, una proposta in realtà a cui teneva anche il governo Renzi. “Inquietante la logica che sta sotto questa incredibile iniziativa politica dove le forze di polizia si sostituiscono all’educazione e dove la paura si sostituisce alla formazione degli insegnanti – aveva scritto due anni fa Daniele Novara – … Un vero terrorismo nei confronti dei bambini, delle famiglie e degli insegnanti… “
DANIELE NOVARA
LA COMUNITÀ EDUCANTE E LE TELECAMERE
Secondo Loredana Bondi, del Gruppo nazionale Nidi e Infanzia, l’uso delle telecamere negli asili mina il sentimento di fiducia fra genitori e personale educativo, sentimento costruito su un preciso patto che va reso esplicito e monitorato sempre. Serve un serio sistema di controllo gestionale, organizzativo e pedagogico, con tutta la comunità educante, ed esterno. Ma si tratta anche di rifiutare la semplificazione mediatica che ha costruito un vero “allarme sociale”, a cui dare come unica soluzione la risposta dell’installazione della video sorveglianza in ogni scuola. “Per questa ragione allora, in base a quanto emerge dai dati nazionali, dovremmo installare le telecamere anche in ogni casa – aggiunge Loredana -, dal momento che la mag gioranza delle violenze sui minori viene perpetrata fra le mura domestiche…”
LOREDANA BONDI
CARO MARTIN LUTHER KING, OGGI COME IERI
“L’analisi che maggiormente condivido nella tua preziosa missiva dalla prigione di Birmingham riguarda i cosiddetti moderati. Quanto è tristemente vero il tuo ragionamento, quanto lo è amaramente anche qui, adesso. Come tu scrivesti riguardo al Ku Klux Klan, anche io sono persuaso che il maggior ostacolo per i rifugiati, i migranti in genere, o semplicemente umani, nel loro cammino verso una dignitosa libertà non siano i leghisti, i movimenti complici, o generalizzando i nuovi fascisti, ma i moderati, i quali si dimostrano più affezionati all’ordine che alla giustizia”
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER
SIRIA, CERCARSI NUOVI STANISLAV PETROV
I Signori della guerra più o meno periodicamente tornano a ringhiare tra loro. Ma in realtà ringhiano contro altri, contro gli ultimi e gli impoveriti, i fragili di ogni latitudine. Lor signori non accettano obiezioni, la macchina bellica non contempla nulla che non sia propaganda, yes-men, yes-women, collaborazionismo. Per questo in Siria, come nello Yemen e in molti altri angoli del mondo, dovremmo tutti ricordare chi era e cosa fa fatto il 26 settembre 1983 il signor Stanislav Evgrafovich Petrov…
ALESSIO DI FLORIO
CALCI AI PALLONI, PALLOTTOLE AI CANI
La strage di cani randagi per ripulire le strade russe per i mondiali di calcio ha mostrato l’orribile volto di chi considera gli animali oggetti e la stretta e antica relazione che lega profitto e violenza (c’è stato anche il riconoscimento in denaro, a squadroni della morte privati, per ogni “carcassa” presentata, magari dopo l’utilizzo di picconi) ma ha messo in evidenza anche l’imbarazzante silenzio di tutto il mondo del calcio, tifosi inclusi. Eppure, basterebbe la rivolta di una minoranza per cambiare il corso della storia. Abbiamo bisogno di un pensiero diverso per aggredire il dominio della violenza nella vita di ogni giorno e per imparare a ribellarci ai potenti di turno, come suggerisce Annamaria Manzoni: “La pulizia d alle strade russe dai randagi che ne deturpavano l’immagine e il silenzio acquiescente di troppi richiamano con intensità altre pulizie, di umani senza patria e senza dimora… contro cui i potenti e i prepotenti si accaniscono…”
ANNAMARIA MANZONI
IL CIELO DI BRESCIA GUARDA UN’ALTRA CITTÀ
Dalla scorsa primavera Brescia è una città diversa. Lo sarà fino al due settembre, quando chiuderà la splendida mostra a cielo aperto che ospita 72 capolavori che il maestro Mimmo Paladino ha delicatamente adagiato, addentrandovisi con rispetto e stupore, tra gli strati più profondi della storia cittadina. Ma lo sarà anche dopo, perché Brescia, dopo il tempo della costellazione di sculture e opere d’arte che illumina questa sua dimensione segnata da una bellezza nuova e sconosciuta, non sarà più la stessa
MIMMO CORTESE
LA FOGLIA DI FICO DEL “SOSTENIBILE”
Tra le parole di cui si fa da più tempo un utilizzo distorto e sconsiderato (ma tutt’altro che confusionario e innocente) ci sono di certo l’aggettivo e il sostantivo che rimandano al concetto di “sostenibilità”, in particolare quando esso viene messo in relazione con lo sviluppo e con l’ambiente. Naturalmente, il problema non è lessicale, questo articolo prova a spiegarne il perché
ALBERTO MELANDRI
LA CAMPAGNA PER SOSTENERE COMUNE:
UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI
APPUNTAMENTI CONSIGLIATI:
27 GIU ROMA TUTTA MIA LA CITTÀ. VERSO IL FESTIVAL IMPUNITA
29 GIU OSTIA-RM CONFERENZA INTERNAZ. SULL’EDUCAZIONE EMOZIONALE
29 GIU MONDEGGI-FI COMPLEANNO DI MONDEGGI BENE COMUNE
27/30 LUGLIO VENAUS-VALSUSA FESTIVAL ALTA FELICITÀ