Il nord-est della Nigeria necessita urgentemente di ulteriori aiuti umanitari, è l’appello di Medici Senza Frontiere (MSF) che chiede alle autorità di fornire con urgenza assistenza adeguata alla popolazione prima che la situazione peggiori.
Nigeria: la crisi umanitaria nel Borno non è affatto finita
Il nord-est della Nigeria necessita urgentemente di ulteriori aiuti umanitari, è l’appello di Medici Senza Frontiere (MSF) che chiede alle autorità di fornire con urgenza assistenza adeguata alla popolazione prima che la situazione peggiori. “L’alto numero di persone dipendenti dagli aiuti umanitari evidenzia che la crisi è tutt’altro che finita” dichiara Kerri Ann Kelly, capomissione di MSF in Nigeria. Secondo le Nazioni Unite, 1,7 milioni di persone sono state sfollate nel nord-est della Nigeria e il 78% di loro nello Stato del Borno.
Particolarmente critica è l’emergenza malnutrizione nella città di Bama dove MSF ha da poco avviato un programma pediatrico e nutrizionale per rispondere alla situazione umanitaria critica dei nuovi sfollati. La mancanza di strutture ospedaliere e di accoglienza e lo scarso acceso ai servizi sanitari sta avendo conseguenze disastrose sui bambini che arrivano in città. Dall’aprile 2018 più di 10.000 persone si sono rifugiate nel campo allestito all’interno della Government Science Secondary School (GSSS) della città e la salute di molti di loro è in pericolo.
Alcuni sfollati raccontano di essere scappati perché non erano più in grado di sopravvivere nelle zone in cui vivevano, mentre altri raccontano di esser fuggiti dalle operazioni militari che le forze armate nigeriane stanno conducendo contro i gruppi ribelli. Nel campo le strutture di accoglienza e i servizi sanitari non sono sufficienti per far fronte al crescente numero di persone che continua ad arrivare ogni giorno.
Concepito per ospitare 25.000 persone, il campo ha raggiunto la sua massima capacità alla fine di luglio e adesso non ci sono abbastanza posti per tutti.
“Attualmente, più di 6.000 persone dormono all’aperto senza protezione dal caldo, dalla pioggia e dalle mosche. Gli sfollati non hanno nemmeno gli strumenti di base per cucinare le loro razioni di cibo, e l’acqua non è abbastanza per soddisfare i bisogni minimi di tutti. Molti bambini arrivano già in uno stato critico. La scarsa assistenza e la mancanza di servizi sanitari peggiora la loro condizione” dichiara Katja Lorenz, rappresentante di MSF ad Abuja.
Tra il 2 e il 15 agosto 33 bambini sono morti nel campo, riportano le équipe di MSF. Questa cifra è allarmante se paragonata al numero totale di bambini minori di cinque anni, che si stima aggirarsi intorno ai 6.000. Molti bambini sono gravemente malnutriti, soffrono di complicazioni mediche e hanno bisogno di cure immediate e di essere seguiti nel tempo, anche perché normalmente durante la stagione delle piogge la malaria e i disturbi gastrointestinali aumentano. L’assenza di nutrizione suppletiva e integrativa e di una struttura sanitaria pediatrica sta avendo conseguenze disastrose su di loro.
Al momento, l’unico ospedale di Bama, il Bama General Hospital, non è agibile. I bambini gravemente malati devono recarsi a Maiduguri per ricevere ulteriori trattamenti, ma molte persone non si possono permettere di pagare il viaggio verso la città, capitale dello stato del Borno. E anche quando possono farlo, trovano i centri nutrizionali ospedalieri stracolmi. Tra il 1° e il 12 agosto, mentre allestiva la sua struttura ospedaliera a Bama, MSF ha dovuto trasferire 26 pazienti all’ospedale pediatrico che gestisce a Maiduguri.
“Nonostante la presenza di agenzie governative e di organizzazioni umanitarie a Bama, la situazione sanitaria e nutrizionale è peggiorata fino a raggiungere lo stato di crisi attuale” aggiunge Lorenz di MSF. “Bisogna urgentemente prendere misure per evitare il sovraffollamento, e assicurare condizioni di vita dignitose nel campo. L’assistenza sanitaria d’emergenza e secondaria deve essere intensificata al più presto, sia per gli sfollati che per la popolazione autoctona”.
Il 16 agosto MSF ha iniziato ad assistere i bambini gravemente malnutriti al di sotto dei cinque anni e i minori di 15 anni affetti da malaria e altre malattie gravi, in una struttura che può ospitare al massimo 30 persone. Questo è un intervento d’emergenza che può far fronte alla situazione umanitaria critica solo nel breve termine, in attesa che gli aiuti aumentino.
A Rann le forti piogge hanno trasformano la città in un’isola, lasciando i residenti tagliati fuori dal mondo esterno. Per le organizzazioni umanitarie è diventato sempre più difficile raggiungere le persone che necessitano di un alloggio, scorte di cibo e assistenza medica salvavita. Rann ospita oltre 40.000 persone, tra cui la comunità ospitante e gli sfollati interni dei villaggi circostanti.
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Le forti piogge creano numerose pozze di acqua stagnante che diventano facilmente ricettacolo per la riproduzione delle zanzare. La defecazione in luoghi aperti e latrine sovraccariche aumentano il rischio di epidemie, che possono diffondersi senza controllo in tutte le città. Quando le persone fanno i conti con scorte alimentari ridotte come ora, contrarre la malaria o l’epatite E può diventare mortale. Le donne incinte e i bambini di età inferiore ai cinque sono i più vulnerabili.
In risposta, il governo dello Stato di Borno in collaborazione con diverse organizzazioni umanitarie, tra cui MSF, hanno lanciato un programma di trattamento preventivo per la malaria per bambini sotto i cinque anni. A Rann, MSF ha formato 47 équipe di operatori sanitari della comunità e ha curato contro la malaria 14.725 bambini in tre giorni.
Inoltre a Rann non c’è accesso alle cure ospedaliere: durante la stagione secca gli abitanti devono percorrere strade insicure per arrivare a un ospedale in una città a 25 chilometri di distanza, mentre nella stagione delle piogge diventa proprio impossibile. L’ospedale generale della città è stato distrutto durante il conflitto nel 2014 e solo ora le autorità locali lo stanno ristrutturando.
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