#Antivirus – A Firenze il primo utilizzo del taser

Stanotte a Firenze si è verificato il primo utilizzo del taser, contro un ventiquattrenne disarmato di origine turca. Il ragazzo, che era stato dimesso il 3 settembre dal reparto di psichiatria dell’Ospedale di Firenze, è stato colpito da due dardi, cioè quattro scariche elettriche.

 

#Antivirus – A Firenze il primo utilizzo del taser

 

Stanotte a Firenze si è verificato il primo utilizzo del taser, contro un ventiquattrenne disarmato di origine turca.

Il ragazzo, che era stato dimesso il 3 settembre dal reparto di psichiatria dell’Ospedale di Firenze, è stato colpito da due dardi, cioè quattro scariche elettriche.

Dopo essere stato colpito il ragazzo è “svenuto, quasi abbandonato”. Lo ha confermato ad Addio Alle Armi Matteo Calì, giornalista de Il Sito di Firenze, unico mezzo di informazione a dare la notizia del malore.

Successivamente è intervenuto il 118. Ancora secondo Matteo Calì, che ha visionato il referto medico del Pronto Soccorso, al ragazzo è stato assegnato un codice giallo, è stato sottoposto ad alcuni esami tra cui un elettrocardiogramma e si trova tuttora sotto osservazione.

Anche le dinamiche dell’intervento non sono limpide.
Per SkyTg24 “l’uomo si è scagliato anche contro i militari subito dopo il loro arrivo sul luogo. Per bloccarlo, spiegano i carabinieri, sono state state sparate due coppie di dardi dal capo equipaggio della pattuglia.”

Non è chiaro, quindi, se – prima di essere utilizzato – il taser sia stato preventivamente mostrato, come da linee guida del 28 febbraio 2018.

Contattati da Fanpage, i carabinieri del Comando Provinciale di Firenze si sono rifiutati di rispondere alle domande sulle modalità di utilizzo della pistola elettrica.

Del “circolo vizioso” delle notizie sui taser hanno già parlato ieri Davide Serafin e Marco Vassalotti sui Quaderni di Possibile, per un articolo della campagna #Antivirus:
 

Cosa succede, quindi, in definitiva? Che un Sindacato di Polizia che da sempre ha chiesto l’introduzione dei taser e che supporta più o meno implicitamente partiti di destra mette in giro notizie che confermano la propria tesi, e che i mezzi di informazione – senza verifiche, senza avvisare il lettore delle posizioni di chi le mette in giro – amplificano la portata di quelle notizie, portandole come prova della bontà della tesi.

E succede anche che, solo sulla base di queste notizie, l’Assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia Riccardo De Corato (di Fratelli d’Italia, naturalmente) auspichi che anche i vigili urbani possano averlo in dotazione e che il Sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone (anch’egli della Lega) ipotizzi l’introduzione dei taser anche nelle carceri: un’introduzione che, come ricordato su Il Fatto Quotidiano dalla coordinatrice di Antigone Susanna Marietti, “ci farebbe tornare indietro anni luce rispetto alla legge penitenziaria italiana del 1975 e a tutte le disposizioni internazionali che raccomandano di mettere a contatto con i detenuti esclusivamente personale disarmato, perché chiunque conosca il carcere sa che l’ordine interno non si garantisce con la violenza ma con l’autorevolezza dell’istituzione.”

Un circolo vizioso di notizie in mezzo al quale ci troviamo noi, i cittadini, che avremmo il diritto a un’informazione seria: un’informazione che sia in grado di offrire un’adeguata contestualizzazione, che ricordi a noi lettori e agli esponenti politici che fanno propaganda i rischi dell’introduzione del taser e soprattutto che spieghi è impossibile trarre in una settimana il bilancio definitivo di una sperimentazione della durata di tre mesi.

Anche in questo caso sembra ripetersi la stessa tendenza: l’episodio (che – come si è visto – ha molti elementi non chiari) è stato rilanciato da tutti i media, ed è stato utilizzato politicamente per chiedere l’estensione l’uso del taser a polizia locale e penitenziaria. Lo hanno fatto in questo caso sia Salvini che l’FSP, il sindacato di Polizia che da anni spinge per l’introduzione dello strumento.


Noi ci limitiamo a ricordare che è impossibile trarre in una settimana il bilancio definitivo di una sperimentazione della durata di tre mesi. È, come direbbe lo stesso Ministro dell’Interno, una questione di buon senso, prima che politica.

 
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