“Il governo ha davvero raddoppiato il numero di armi detenibili”

I numeri lo confermano: il decreto “raddoppia-armi” del governo ha effettivamente dato l’opportunità di raddoppiare il numero di armi a disposizione per chi ha una licenza sportiva. Il passaggio è da 6 a 12, tutto scritto nero su bianco.

 

Sì, il governo ha davvero raddoppiato il numero di armi detenibili per le licenze che crescono di più

 

I numeri lo confermano: il decreto “raddoppia-armi” del governo ha effettivamente dato l’opportunità di raddoppiare il numero di armi a disposizione per chi ha una licenza sportiva. Il passaggio è da 6 a 12, tutto scritto nero su bianco. Anche l’Agi, in un fact-checking, ha esaminato le dichiarazioni e gli interventi di Giuseppe Civati, fondatore di Possibile, sul tema, confermando tutto.

Qual è quindi l’attuale quadro? Il provvedimento, come evidenziato, interviene sulle armi a disposizione per chi ha licenze sportive, dando la possibilità di raddoppiarle. E tale tipologia di licenza è proprio quella che sta registrando il maggior aumento: nel 2014 erano 397.384, mentre nel 2017 sono 563.415. Un aumento di 166mila licenze in quatto anni. Un autentico boom, che ha sollevato più di qualche perplessità sulla procedura che porta all’ottenimento di questa licenza. Ed è proprio in questo punto che il decreto allarga le maglia con il raddoppio già menzionato.

Il provvedimento, che recepisce in maniera tutt’altro che restrittiva direttiva europea (il raddoppio in questione non era previsto dall’Ue), non interviene invece sui fucili da caccia, in quanto la legislazione in vigore già non prevede limitazioni: se ne possono avere in maniera illimitata e non è stata introdotto riduzioni. Il decreto, infine, non ha toccato il numero di armi comuni da sparo detenibili, lasciandolo a 3. L’incremento era già sufficiente per quelle sportive.

La (non) differenza tra armi comuni da sparo e sportive

La domanda, come direbbe qualcuno, sorge spontanea: il decreto favorisce gli sportivi e non gli amanti delle armi? In realtà la differenza, da un punto di vista tecnico, è sostanzialmente nulla. Nel 1986 la legge Lo Bello ha infatti introdotto la categoria delle armi sportive: l’obiettivo era quello di differenziare i piani, ma nei fatti, salvo sfumature in alcuni casi, le differenze non esistono.

La categorizzazione era prima affidata a una specifica commissione consultiva istituita al Viminale. Successivamente il ruolo di organismo è stato assunto dal Banco Nazionale di Prova di Gardone Valtrompia, che decide perciò come “etichettare” un’arma. Ma, per essere chiari, le armi detenibili per chi possiede licenze sportive non sono “giocattoli”: sparano a tutti gli effetti.

La conclusione sulle maggiori armi a disposizione

Qual è quindi la conclusione a cui si può arrivare? Affidiamo la risposta a quanto scrive l’Agenzia Giornalistica Italia:

Il raddoppio delle armi detenibili di cui parla Civati è in effetti previsto dal decreto del governo Conte, ma solo relativamente alle armi per uso sportivo. Secondo alcuni, proprio i permessi per uso sportivo hanno visto un aumento significativo di recente, per la maggior facilità con cui si può ottenere un’arma per quella via. Il numero massimo di armi comuni da sparo detenibili con la sola denuncia all’autorità rimane invece identico, così come non viene intaccato il possesso illimitato di fucili da caccia e armi bianche (coltelli, spade e così via).

18 settembre 2018

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