Rapporto MEDU “Una malattia chiamata tortura”, 3 ottobre a Catania

Il team di Medici per i Diritti Umani (Medu) che opera in Sicilia nel progetto On.To per la riabilitazione delle vittime di tortura presenta quattro anni di attività nei centri di accoglienza della Provincia di Ragusa, nel CARA di Mineo e nell’Hotspot di Pozzallo. A Catania il 3 ottobre.

 

Una malattia chiamata tortura

foto © Delizia Flaccavento

2014-2018: quattro anni di assistenza ai migranti sopravvissuti alla violenza estrema

Mercoledì 3 ottobre ore 11.00
LILA Catania –  via Camillo Finocchiaro Aprile 160, Catania

I campi lager libici sono solo fake news? La Libia è un porto sicuro per i migranti? La protezione umanitaria va abolita? Le strumentalizzazioni politiche amplificate a dismisura dai social network hanno creato un abisso tra gli eventi reali e la realtà virtuale proposta all’opinione pubblica.

Il team di Medici per i Diritti Umani (Medu) che opera in Sicilia nel progetto On.To per la riabilitazione delle vittime di tortura presenta quattro anni di attività nei centri di accoglienza della Provincia di Ragusa, nel CARA di Mineo e nell’Hotspot di Pozzallo. Dal 2014 i medici, gli psicologi e i mediatori culturali di Medu hanno prestato un’assistenza specializzata ad oltre 400 richiedenti asilo e rifugiati sopravvissuti a tortura e a trattamenti inumani e degradanti nei paesi di origini e lungo le rotte migratorie dall’Africa sub-sahariana. Gli operatori di Medu sono stati testimoni dei personali olocausti di uomini, donne, ragazzi e bambini in uno dei luoghi più tragici del mondo contemporaneo: la Libia. Nel corso della conferenza stampa verranno illustrati i motivi per cui la salute dei migranti sopravvissuti a violenza estrema è oggi sempre meno tutelata, dagli ultimi sbarchi, agli hotspot ai centri di accoglienza.

 

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