Arabia Saudita: altri spariti come Khassoggi

A quanto pare, la scomparsa del giornalista dissidente Jamal Khassogi non è un unicum.  Infatti, nell’Arabia Saudita del nuovo corso “democratico” inaugurato dal principe ereditario Mohamed bin Salman il rapimento di figure scomode sarebbe prassi usuale.

 

Arabia Saudita: altri spariti come Khassoggi

A quanto pare, la scomparsa del giornalista dissidente Jamal Khassogi non è un unicum.  Infatti, nell’Arabia Saudita del nuovo corso “democratico” inaugurato dal principe ereditario Mohamed bin Salman il rapimento di figure scomode sarebbe prassi usuale.

Le rivelazioni del principe in esilio

A rivelarlo è stato Khaled bin Farhan al-Saud, un principe saudita che vive in esilio in Germania ed è critico verso il nuovo corso, il quale ha raccontato all’Indipendent che anche lui stava per fare la fine di Khassoggi.

Infatti, una decina di giorni prima della scomparsa del giornalista, le autorità saudite lo avevano contattato promettendo a lui e alla sua famiglia “milioni di dollari se avesse accettato di andare in Egitto per incontrare funzionari del regime nel consolato saudita al Cairo”.

Ciò perché avevano saputo che egli si trovava in difficoltà economiche. Non solo,  come sintetizza l’Indipendent, Farhan al-Saud ha affermato “che almeno cinque reali – i nipoti del re Abdul-Aziz, il fondatore della moderna Arabia Saudita – la scorsa settimana hanno tentato di esprimere la loro insoddisfazione per la scomparsa di Khashoggi e la repressione, in un incontro con le autorità dell’Arabia Saudita. I reali sono stati prontamente arrestati e la loro esatta ubicazione è ora ignota“.

Roba da regime sudamericano, insomma.
Davvero una brutta storia. Peraltro, Mohamed bin Salman ha già dimostrato certa imprudenza quando rapì il premier libanese Saad Hariri.

Khassoggi e il Washington Post

Una mossa che nella sua immaginazione – e in quella dei suoi consiglieri – avrebbe dovuto causare un conflitto in Libano (costrinse, infatti, Hariri ad accusare Hezbollah di volerlo uccidere, per provocare uno scontro tra questi e i sunniti libanesi).

Un’improvvida iniziativa che rischiava di causare una guerra che tutti volevano evitare, compresa Israele, che pure considera Hezbollah un nemico esistenziale.

Un pasticcio che risolto a fatica dai suoi alleati d’Occidente, che lo costrinsero a lasciar andare Hariri evitando però danni all’immagine al giovane principe, che continuò a essere osannato da tutti i media occidentali per le innovazioni – più asserite che reali – che stava apportando nel Regno.

Stavolta il danno di immagine rischia di diventare inevitabile, con inevitabili criticità alla sua reggenza, che esercita all’ombra di re Salman.

Peraltro, le autorità turche hanno affermato di avere in mano registrazioni e video che proverebbero senza ombra di dubbio che Khassoggi è stato assassinato nel consolato saudita di Istambul.

Certo, i pompieri si sono messi all’opera, tanto che Ankara e Ryad stanno svolgendo un’inchiesta comune per trovare una via di uscita a questo romanzo criminale.

E Trump si è limitato a chiedere a Ryad di far chiarezza sulla vicenda (un po’ come chiedere a Pinochet di far luce sulla scomparsa dei suoi oppositori).

Per sfortuna delle autorità saudite e dei suoi svariati sostenitori occidentali, Khassoggi era un collaboratore del Washington Post.

E il quotidiano americano non sembra voler accettare quanto accaduto a un suo giornalista. Da qui un’insistenza sulla vicenda che, altrimenti, sarebbe stata presto obliata, dati i legami più che strategici tra Washington e Ryad.

Piccole Note

da: www.lantidiplomatico.it

 


 

In che modo la Turchia ha ottenuto le immagini e l’audio dell’assassinio di Khashoggi nel consolato saudita?


Le informazioni di cui dispone la Turchia sulle circostanze dell’assassinio dell’oppositore saudita Jamal Khashoggi, sono state trasferite dallo smartwatch che portava al polso quando è entrato nel consolato del suo paese ad Istanbul.

Il quotidiano turco Daily Sabah che ha rivelato la circostanza, ha indicato che il telefono era connesso con il cellulare rimasto con la fidanzata Hatice Cengiz, prima della sua entrata nei locali del Consolato. Anche l’agenzia Reuters ha rilanciato questa versione.

Il Washington Post, nel frattempo, ha riferito, citando fonti turche, che Ankara ha informato gli Stati Uniti di essere in possesso di audio e video riguardanti la tortura e l’uccisione di Khashoggi così come di una telefonata di almeno una persona che si trovava nel consolato durante la sua esecuzione.

Le autorità turche hanno minacciato di pubblicare queste registrazioni, ma non l’hanno fatto finora, sebbene abbiano rivelato il loro contenuto.

Secondo il Daily Sabah, le registrazioni sono state trasferite dall’orologio attraverso il programma Icloud. Rivelano che i sauditi hanno torturato Khashoggi prima di ucciderlo. Ma il suo orologio è stato individuato dal team responsabile del suo omicidio e alcuni file sono stati cancellati. La squadra di assassini, che comprendeva 15 persone, è stata scoperta dalle autorità turche.

Il telefono cellulare è stato sottoposto a backup tramite programma, ha indicato il quotidiano turco.

Secondo Reuters, questo smartwatch è in grado di localizzare la posizione di chi lo porta e rivela lo stato del suo battito cardiaco.

La domanda è, tuttavia, come mai gli assassini di Khashoggi non hanno neutralizzato l’orologio in tempo? Quando il primo ministro libanese Saad Hariri, è stato sequestrato in Arabia Saudita nel mese di novembre del 2017, la prima cosa notata fu il suo orologio che venne confiscato.

Il 2 ottobre, il giornalista saudita è entrato nell’edificio del consolato del suo paese situato ad Istanbul e non è mai uscito vivo lì. Fonti di sicurezza turche hanno riportato, con immagini di supporto, l’ingresso di una squadra di 15 agenti sauditi arrivati ??in Turchia e partiti il giorno stesso.

Versione di Yeni Shafak

Secondo un altro giornale turco, Yeni Shafak, vicino al potere, Khashoggi ha avuto una conversazione con il Console Generale Mohamad Al Otaibi nel suo ufficio prima dell’ingresso di due uomini che lo hanno trascinato fuori e spinto in una stanza vicina. Il giornalista saudita, naturalmente, ha cercato di resistere, ma è stato neutralizzato dopo che gli sono state inoculate alcune sostanze.

Yeni Shafak rivela anche che è stato trasferito in una terza stanza dove poi è stato ucciso.
“L’operazione per tagliare a pezzi il suo corpo è stata fatta da guardie del corpo personali del principe ereditario di Mohammad Ben Salman ed è registrata”, ha scritto il giornale.

Per trasportare i pezzi del suo corpo, la squadra avrebbe comprato grandi valigie nel souk di Serkeji, nei quartieri europei della città di Istanbul. Queste valigie sono apparse durante il trasferimento dei resti dal consolato a bordo di una Mercédès Vito alla casa del console, situata a 300 metri di distanza.

Il primo gruppo della squadra che ha condotto l’operazione di omicidio ha lasciato il sito pochi minuti dopo aver completato l’omicidio e ridotto il corpo a pezzi. Mentre il secondo era incaricato di “cancellare tutte le prove della scena del crimine”, dice Yeni Shafak. In quest’ultima operazione ha partecipato il medico legale Mohamad Salah al Tubeiki, il cui nome è stato rivelato dalle autorità turche.

È stato anche registrato l’intervento per eliminare i resti di Khashoggi, assicura il giornale.

Il console saudita Mohamad Al Otaibi è andato nel panico e non lascia più la sua casa e ha cancellato tutti i suoi appuntamenti, sapendo che le forze di sicurezza turche sospettano che il corpo di Khashoggi o parte di esso sia stato sepolto nel giardino del consolato o in quello della sua casa.

Il monitoraggio delle 26 vetture del consolato ha rivelato che una risulta scomparsa dalle telecamere di sorveglianza per un periodo di 5 a 6 ore nella regione Kartel Mal Tibieh Bindik, mentre si dirigeva dal lato europeo di Istanbul, verso il lato asiatico. Più tardi, è riapparsa.

Versione Arabi21

La pubblicazione, Arabi21, di proprietà del Qatar, fornisce un’altra versione di come la Turchia abbia ottenuto queste informazioni.

Citando esperti di sicurezza informatica, menziona la possibilità che le autorità turche potrebbero aver intercettato i video e le registrazioni attraverso la trasmissione continua che offre Streaming, attraverso cui l’operazione avrebbe potuto essere trasmessa direttamente a Mohammed bin Salman, che avrebbe voluto essere informato all’istante.

Sui motivi per cui la Turchia abbia tardato nell’ottenere questa prova del delitto, gli esperti hanno spiegato che gli Stati vogliono evitare a tutti i costi rivelare i mezzi di spionaggio che hanno nelle ambasciate o consolati stranieri.

Altri esperti, nel frattempo, hanno spiegato che l’analisi dei dati raccolti richiede tempo, soprattutto quando le informazioni provengono da ambasciate o altri edifici sensibili, che utilizzano mezzi tecnici altamente sofisticati per codificare i messaggi.

Al Manar

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

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