“Il mercato rionale del Pigneto è morto: rispetto ad altre zone si fa fatica a vendere e la motivazione è legata alla mancanza di famiglie. Oramai ci sono solo studenti e nuovi ricchi abitanti che preferiscono i supermercati e il commercio online”.
Una multinazionale al Pigneto: AB-inBev e la turisticizzazione
Arriva “Birra del borgo” del colosso belga-brasiliano-americano e prosegue l’espulsione degli abitanti.
“Il mercato rionale del Pigneto è morto: rispetto ad altre zone si fa fatica a vendere e la motivazione è legata alla mancanza di famiglie. Oramai ci sono solo studenti e nuovi ricchi abitanti che preferiscono i supermercati e il commercio online”. Non è un’analisi economica o la rilevazione di un istituto di statistiche ma il commento di un “bancarellaro” che dà l’idea della trasformazione del quartiere e della direzione verso cui stiamo andando.
Gentrificazione prima e turisticizzazione poi. E’ già successo in altre zone della città e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Dal centro di Roma i mercati di frutta e verdura sono scomparsi da tempo così come i vecchi abitanti e le relazioni che si portavano dietro: quaranta milioni di turisti all’anno si aggirano oggi per un centro storico dove tutto è utile a metter mano ai loro portafogli. Appartamenti e hotel, ristoranti, tour turistici occupano ogni spazio disponibile nel I municipio. I prezzi fuori dalla portata dei normali stipendi hanno quasi annullato la presenza dei romani. I vigili urbani e le forze dell’ordine non hanno controllato e regolarizzato gli esercizi commerciali (molti dei quali abusivi e con lavoratori al nero) ma ha sicuramente espulso tutta l’economia informale, artigiani e venditori ambulanti, che popolava i vicoli della capitale.
L’economia turistica è da tempo l’industria più forte della città. Balzata in avanti con gli investimenti pubblici dei vari Giubilei non ha mai avuto momenti di arresto. Oggi i monumenti e la storia di Roma sono la merce principale principale messa a valore, ma la cultura, il cinema, la street art nonché il divertimento (di cui il film la “Grande bellezza” è un buon esempio) sono sempre più spesso tra le offerte proposte ai turisti stranieri e nazionali.
Un’industria tanto redditizia che, vista la saturazione del centro cittadino, sta spingendo gli investimenti ad uscire dalle Mure Aureliane, limite storico dell’urbe. Ecco dunque che il Pigneto, il quartiere di Pasolini, di Anna Magnani e di tutto il cinema neorealista, diventa attrattore di investimenti sul turismo. Arrivano qui molti imprenditori da altre zone della città, e recentemente anche alcune multinazionali del commercio e del divertimento hanno fatto il loro ingresso nel quartiere.
Del resto il quartiere, una volta quasi isolato, sta diventando ben collegato con il resto della città. L’apertura della Metro C, e l’annunciata stazione ferroviaria Pigneto della linea FM1 – che collegherà direttamente l’aeroporto di Fiumicino con il quadrante est della città – stanno avvicinando il Pigneto al centro. La stazione poi dovrebbe essere il terzo nodo di scambio per importanza dopo Tiburtina e Termini.
La sostituzione delle piccole attività artigianali e della fabbrichette con supermercati e locali di somministrazione è già avvenuta da tempo. E già gli abitanti storici a basso reddito sono stati sostituiti da studenti e famiglie disposte a pagare affitti più alti. E’ il fenomeno della gentrificazione, criticato in tutto il mondo ma qui descritto come una grande opportunità. Usando la retorica del degrado – spesso diretta alle persone, quelle più povere soprattutto – sta espellendo venditori ambulanti (Maguette) e stranieri, in particolare la comunità comunità senegalese residente da 30 anni nella zona (2015 2018). Lo stesso tentativo era invece fallito circa 10 anni fa grazie alla solidarietà di tutto il quartiere.
La turisticizzazione è il prossimo passaggio e se per ora gli arrivi nel quartiere non sono aumentati in maniera significativa è bastata questa aspettativa per innescare investimenti e trasformazioni considerevoli. Molti locali alla moda sono ancora vuoti ma i Bed&Breakfast si sono moltiplicati assieme alla presenza di interi appartamenti su Booking e Airbnb. Ma non solo singoli proprietari che affittano la propria stanza degli ospiti, ma famosi “host” che in altre capitali europee come Berlino e Barcellona hanno già realizzato una forte concentrazione del mercato degli affitti a breve termine, comprando per lo scopo interi edifici se non vie intere (Progetto Inside airbnb).
Tornando al Pigneto, il punto di partenza simbolico è negli anni Duemila quando la Serono, antica fabbrica farmaceutica, venne trasformata in un hotel di lusso inutile per i residenti. Il sostegno politico a queste speculazioni è sempre stato molto forte ed era arrivato a progettare il “Central Park Pigneto” negli attuali depositi tranviari di Atac all’inzio di via Prenestina. Una tendenza avviata a Milano che si sta espandendo, e che cerca di utilizzare fabbriche in disuso come volano per il turismo, un settore economico dove le retribuzioni sono circa la metà del normale, dove i profitti sono limitati a pochi proprietari e sopratutto il cui andamento è estremamente volubile (basti pensare al crollo del turismo a Barcellona dopo gli attentati del 2017).
Dalla riconversione della Serono sono passati diversi anni e nel frattempo l’area pedonale è stata sistemata, un presidio fisso di polizia e carabinieri impedisce che lo spaccio sia troppo evidente e disturbi i clienti dei locali. Sulle guide turistiche gli apprezzamenti sono aumentati considerevolmente anche se il “brand” del quartiere popolare, artistico e multiculturale è sempre meno reale. Quello che importa è che su Tripadvisor i punteggi di ristoranti e i bistrot siano aumentati.
E poi arrivarono le multinazionali. Il 10 ottobre ecco l’apertura di “Birra del borgo” un locale il cui brand è nato da un birrifico artigianale ma che è oggi in mano al colosso “AB Inbev”, una multinazionale belga-brasiliana-americana già accusata dall’Europa di abuso di posizione dominante nel mercato della birra. Aprendo contemporaneamente i suoi primi due locali di Roma, a piazza Bologna e al Pigneto, ha ricevuto molta attenzione dalla stampa. Presto arriveranno altri colossi, da Blue Note, alle gelaterie Grom e magari uno Starbucks. Chi saprà mantenere il passo potrà restare, gli altri saranno convinti o costretti ad andarsene.
Corruzione e legalità.
Un tratto comune e necessario alla creazione di questi poli turistici sembra essere l’illegalità. L’abuso edilizio e il non rispetto delle normative sul lavoro e sulla sicurezza sono una consuetudine. Nel centro di Roma sono migliaia le case vacanza fantasma, i dehors fuori controllo e i ristoranti che moltiplicano le sale. Anche il Pigneto sembra andare in questa direzione, senza i controlli delle istituzioni. Si è cominciato con il non rispetto delle compensazioni edilizie contrattate per risarcire il quartiere della trasformazione della fabbrica Serono, si è continuato con i tavolini che soffocano la vita sociale dell’area pedonale; fino all’abuso edilizio verificato per il nuovo locale di Innocenti, il proprietario del celebre Necci.
Che imprenditori aggressivi, in un settore fortemente infiltrato da capitali della criminalità organizzata, tentino operazioni spregiudicate è abbastanza prevedibile. Quello che stride invece è l’indifferenza per le operazioni senza scrupoli e invece la contemporanea e pelosa attenzione per le piccole illegalità, per lo più dei poveri.
26 Ottobre 2018