Amnesty International teme che la popolazione civile della città portuale yemenita di Hodeidah vada incontro a un imminente massacro se le parti in conflitto non prenderanno misure per proteggerla dagli scontri in corso.
COMUNICATO STAMPA
YEMEN, AMNESTY INTERNATIONAL: RISCHIO DI IMMINENTE STRAGE DI CIVILI AD HODEIDAH. GLI HUTHI OCCUPANO UN OSPEDALE
Amnesty International teme che la popolazione civile della città portuale yemenita di Hodeidah vada incontro a un imminente massacro se le parti in conflitto non prenderanno misure per proteggerla dagli scontri in corso.
L’ultimo preoccupante sviluppo ha visto i combattenti huthi assaltare un ospedale e prendere posizione sul tetto ponendo così in pericolo i numerosi civili – personale medico e degenti, tra cui molti bambini – che si trovano all’interno della struttura.
La presenza di combattenti huthi sul tetto dell’ospedale viola il diritto internazionale umanitario, secondo il quale queste strutture non possono essere impiegati per scopi militari. Ma questo dato di fatto non deve rendere l’ospedale, i pazienti e il personale medico un obiettivo legittimo per gli attacchi aerei della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti.
“L’ospedale è pieno di civili feriti che non hanno un altro posto dove recarsi per ricevere cure mediche che potrebbero salvare la loro vita. Chiunque attacchi un ospedale in circostanze del genere rischia di rendersi responsabile di crimini di guerra”, ha dichiarato Samah Hadid, direttrice delle campagne sul Medio Oriente di Amnesty International.
La militarizzazione degli ospedali è un ulteriore capitolo di una guerra in cui la coalizione a guida saudita ed emiratina compie regolarmente attacchi aerei devastanti contro aree civili.
Da quando sono iniziati gli scontri nel dicembre 2017, la situazione nel governatorato di Hodeidah e nella città stessa si è fatta sempre più drammatica. Il 13 ottobre un attacco aereo della coalizione a guida saudita ed emiratina ha colpito un posto di blocco degli huthi gestito da una sola persona, proprio mentre transitavano almeno due pullman e altri veicoli, uccidendo almeno 11 civili.
Il 24 ottobre un altro attacco della coalizione contro un mercato ortofrutticolo di Beit al Faqih ha ucciso almeno 21 civili.
Gli huthi hanno risposto all’offensiva militare contro Hodeidah con colpi di mortaio, armi notoriamente imprecise che non dovrebbero mai essere usate contro centri residenziali.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, circa la metà dei 600.000 abitanti di Hodeidah sono riusciti a lasciare la città prima che gli scontri in corso chiudessero in trappola l’altra metà. L’unica via d’uscita aperta resta quella verso nord, ma l’aumento del costo del carburante e il crollo della moneta locale – ulteriori conseguenze del conflitto – rendono impraticabile per molti anche questa soluzione.
La coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti non ha rispettato l’impegno assunto il 24 settembre di istituire tre corridoi umanitari per uscire da Hodeidah. Mentre proseguono al Consiglio di sicurezza le discussioni su un possibile cessate-il-fuoco, gli scontri si sono estesi alla periferia meridionale e orientale della città.
Il sottosegretario delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari e coordinatore per gli aiuti di emergenza ha ammonito, a causa dell’offensiva contro il principale porto dello Yemen, il paese è alle soglie di una massiccia carestia: agli otto milioni di yemeniti che già si trovano in una situazione d’insicurezza alimentare, potrebbero presto aggiungersi altri tre milioni e mezzo di persone.
Roma, 8 novembre 2018