“Da Trieste a Roma bisogna imparare a dire la verità”

A Trieste, la settimana scorsa si è svolta una manifestazione antifascista, peraltro molto partecipata, in occasione di una parata nazionale dell’organizzazione fascista Casa Pound. Il fatto che migliaia di persone siano scese in piazza contro questa iniziativa è cosa che fa onore a chi vi ha partecipato.

 

Da Trieste a Roma bisogna imparare a dire la verità

A Trieste, la settimana scorsa si è svolta una manifestazione antifascista, peraltro molto partecipata, in occasione di una parata nazionale dell’organizzazione fascista Casa Pound. Il fatto che migliaia di persone siano scese in piazza contro questa iniziativa è cosa che fa onore a chi vi ha partecipato ed è, in linea di principio, da tener presente che ogni volta che se ne presenta l’occasione bisognerà ripetere l’esperienza per ricordare che il vento fischia ancora e per non abbassare la guardia.

Contestualmente, però, bisogna anche tener conto che nel caso di Casa Pound ci troviamo di fronte a una organizzazione ‘pilotata’ e usata a scopo di provocazione per cui bisognerà valutare di volta in volta come comportarsi per evitare di gridare al lupo quando ne mancano i presupposti. Cerchiamo di non fare pubblicità gratis.

Ma la questione di Trieste, della manifestazione antifascista, deve essere ricordata anche per una tipica ‘smemoratezza’ di un certo settore ‘antifascista’ il quale non ha voluto sottolineare che il giorno dopo la manifestazione, cioè il 4 novembre, si è tenuta, nella stessa città, la commemorazione della vittoria dell’Italia nella guerra del 15-18, la guerra imperialista che non solo ha portato al massacro 680.000 italiani, ma è stato il punto di partenza della mobilitazione fascista. E’ da quella guerra infatti che partì l’iniziativa di Mussolini interventista che, foraggiato dai francesi, passò dal socialismo al colpo di stato del ’22.

Coniugare Resistenza, antifascismo e denuncia del massacro della prima guerra mondiale è dunque conseguenziale per evitare che l’ipocrisia di questo stato che si definisce ‘resistenziale’ ci porti, come sta facendo, sul terreno del consenso ad istituzioni che antifasciste sono solo a parole. L’antifascismo che gira in questa fase è, difatti, strumentale a ben altre operazioni e su questo bisogna insistere e dire la verità, anche se questo ci espone ad essere definiti rosso-bruni. Noi non siamo rosso-bruni, ma denunciamo il ruolo di quelli che sfilano contro Casa Pound ma insieme accettano le celebrazioni del 4 novembre e ignorano il massacro imperialista della prima guerra mondiale.

E’ da tempo, dalla costituzione del nuovo governo, che abbiamo messo in guardia i compagni e le compagne sul fatto che la destra, quella vera, quella piddina con i suoi satelliti, cerca di creare un’opposizione ‘antifascista’ e ‘sociale’ che faccia il lavoro sporco. E’ avvenuto a Roma, in Campidoglio, è avvenuto a Torino contro la sindaca Appendino e lo stesso schema si ripropone con la manifestazione convocata a Roma per sabato prossimo. Si ripete quanto visto a Trieste: fanno vedere il dito e non la luna. E’ già accaduto quando Moscovici era a Roma per consegnare il diktat di Bruxelles a Mattarella e gli arancioni di casa nostra si sono girati dall’altra parte facendo una manifestazione antigovernativa. Il 10 novembre ci riprovano e scendono in piazza contro il razzismo, proprio mentre gli Stati Uniti applicano le sanzioni all’Iran e pretendono di dettar legge in tutto il mondo. Ma di questo non si può parlare, come non si può parlare delle guerre imperialiste e del neocolonialismo che costringono i migranti a fuggire dai loro paesi. L’imperialismo di sinistra lavora con metodo.

Aginform
6 novembre 2018

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