Deve essere riconosciuta la limitazione alla mobilità delle persone autistiche, anche se essa si presenta in forma del tutto diversa (perchè diversa ne è la genesi) da quell’unica finora fiscalmente riconosciuta, cioè quella che riguarda le persone con disabilità motoria con infermità agli arti inferiori.
Liguori: anche agli autistici il contrassegno per disabili
Desidero tornare su un tema a me caro, prendendo spunto dal sottostante articolo del Gazzettino, in cui si sostiene giustamente il diritto degli autistici a disporre del contrassegno per disabili, perchè deve essere riconosciuta la limitazione alla mobilità di tali persone, anche se essa si presenta in forma del tutto diversa (perchè diversa ne è la genesi) da quell’unica finora fiscalmente riconosciuta, cioè quella che riguarda le persone con disabilità motoria con infermità agli arti inferiori.
Però direi che lo stesso si può affermare anche in riguardo al caso delle persone con disabilità cognitiva, comportamentale, psichica e psichiatrica, quando il quadro patologico presenti delle evidenti limitazioni alla mobilità, anche non dovute strettamente ad aspetti di deficit motorio.
Quando nell’articolo si afferma “la battaglia è già stata vinta con il benestare del Ministero dei Trasporti”, immagino si faccia riferimento al parere prot. n. 1567 dell’11 marzo 2016 espresso dallo stesso Ministero, di oggetto: “contrassegno invalidi previsto dall’art. 381 del DPR 16 dicembre 1992, n. 495 e succ. modif.” (che provvedo, per maggiore chiarezza, ad allegare alla presente), ed ai tantissimi commenti interpretativi, a favore di questo quadro, comparsi sui siti specializzati e reperibili sul web.
Infine, quando nell’articolo si afferma anche che “per giungere al risultato si dovrebbe passare attraverso un atto di indirizzo della Giunta regionale rivolto alle Aziende per l’assistenza sanitaria contenente criteri valutativi medico-legali relativi al riconoscimento della deambulazione impedita o sensibilmente ridotta. In questo modo alle persone con disturbi dello spettro autistico potrà essere riconosciuto il diritto ad avere il contrassegno”, ritengo che questa affermazione serva anche a ribadire quanto già riportato in normativa varia, e cioè che, ai fini del rilascio del contrassegno, sia più che valido il verbale di commissione medica pubblica, atto a stabilire la percentuale di invalidità e l’esistenza di effettive condizioni ostative, sotto qualsiasi forma, alla mobilità della persona interessata.
Ho fatto questa precisazione perchè frequentemente le amministrazioni competenti richiedono esplicitamente, ai fini del rilascio del contrassegno, la certificazione di un medico legale, che affermi essere il deficit di mobilità dovuto esclusivamente a disabilità motoria collegata agli arti inferiori. In tal modo dette amministrazioni disattendono, con una sola richiesta, sia il parere del MIT (Ministero Infrastrutture e Trasporti), sia le norme che riconoscono la totale competenza delle commissioni mediche pubbliche.
Ad esempio, così accade con la competente amministrazione di Roma Capitale, che, con protervia, rigetta le domande che utilizzino verbali di commissione medica INPS/ASL, pretendendo certificazione del medico legale, e che non riportino una causale, nella richiesta del contrassegno, che sia legata ad una disabilità esclusivamente motoria e relazionata agli arti inferiori.
Sarebbe opportuno impedire a queste amministrazioni, mummificate ed incapaci di aggiornarsi ed adeguarsi alle norme in vigore, di aggravare ulteriormente la vita, già di per sè complicata, delle persone con disabilità.
Sandro Paramatti
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Il Gazzettino del 11-11-2018
Liguori: anche agli autistici il contrassegno per disabili
UDINE. Le «battaglie di civiltà» passano anche attraverso il contrassegno di parcheggio per disabili. Ne è convinta la consigliera regionale dei Cittadini Simona Liguori, medico, che ha presentato una mozione, sottoscritta da diversi consiglieri regionali, affinché il contrassegno di parcheggio per disabili sia rilasciato anche alle persone con disturbi dello spettro autistico. «Il deficit sensibile della capacità deambulatoria per il quale è rilasciato il contrassegno afferma la consigliera deve essere riferito non solo alle infermità degli arti inferiori, ma anche a tutte le patologie acute o croniche che influiscono sulla motricità dell’individuo». In altre regioni, hanno commentato Elena Bulfone di ProgettoAutismo FVG e Antonio Bondavalli responsabile del Centro InfoHandicap FVG, «la battaglia è già stata vinta con il benestare del Ministero dei Trasporti. Ora tocca a noi colmare la lacuna». Che per Liguori dovrebbe passare attraverso «un atto di indirizzo della Giunta regionale rivolto alle Aziende per l’assistenza sanitaria contenente criteri valutativi medico-legali relativi al riconoscimento della deambulazione impedita o sensibilmente ridotta. In questo modo alle persone con disturbi dello spettro autistico potrà essere riconosciuto il diritto ad avere il contrassegno». Un «cambio culturale» sul tema della disabilità che è stato prospettato ieri anche dal vice presidente della Regione, Riccardo Riccardi, intervenuto a Feletto Umberto nel corso dell’inaugurazione, al termine dei lavori del secondo lotto, del centro polifunzionale Home special Home, destinato all’accoglienza semiresidenziale e residenziale di persone con autismo. «La revisione della legge regionale sulle disabilità ha affermato Riccardi – fonderà sull’esperienza insostituibile delle famiglie e delle associazioni per costruire un cambio culturale che porti a una società senza differenze». Presente anche il sottosegretario Vincenzo Zoccano, e il presidente del Consiglio regionale, Pier Mauro Zanin. La struttura di Feletto è già operativa con l’attività diurna per adulti e adolescenti e è dotata di laboratori abilitativi, un atelier artistico, una palestra, un centro convegni, una sala musica, una mensa, una grande cucina per i laboratori e gli spazi di relax per i genitori. Ora dispone anche di due unità abilitative per 8 ragazzi e operatori, un appartamento per i casi di emergenza sanitaria dell’autismo e uno per il custode. «Qui ha affermato Zanin siamo di fronte a una buona pratica, un esempio concreto di quel principio di sussidiarietà che deve essere il fondamento per una convivenza civile per trovare tutti insieme soluzioni a problemi complicati come quelli affrontati e vissuti in questa struttura». (A.L.)