Sono ancora a bordo della nave Nivin ancorata nel porto di Misurata, i settanta rifugiati (provenienti da Etiopia, Eritrea, Sudan, Pakistan, Bangladesh e Somalia), tra i quali diversi minori, già torturati dai trafficanti prima della tentata fuga dalla Libia.
ABBIAMO FATTO IL BUONO COMUNE
La condivisione è un piacere che può cambiare il mondo in profondità. Abbiamo scelto il cacao di una Comunità che scavalca le frontiere e i territori del possibile: vive da oltre vent’anni in mezzo alla guerra senza diventare come chi la fa. I campesinos di San José de Apartadó resistono disarmati alla violenza dei paramilitari colombiani, agli interessi miliardari dei narcos e agli insaziabili appetiti delle multinazionali. Dall’altra parte dell’oceano, a Modica, quel cacao diventa cioccolato grazie alla cooperativa Quetzal, che produce secondo la tradizione locale, la più vicina alle sane e antiche ricette azteche, e vive il lavoro come affermazione del prendersi cura degli altri e del benessere di tutti. Abbiamo chiamato questa barretta Comune, il nome di una piccola grande avven tura del web, un mezzo di comunicazione sociale che racconta ogni giorno i mondi nuovi che si aprono e la ribellione del fare contro la devastazione ambientale e l’umiliazione della dignità delle persone. Prendetevi una libertà di movimento e assaggiate qualcosa che non dovrebbe esistere e adesso c’è
Sono ancora a bordo della nave Nivin ancorata nel porto di Misurata, i settanta rifugiati (provenienti da Etiopia, Eritrea, Sudan, Pakistan, Bangladesh e Somalia), tra i quali diversi minori, già torturati dai trafficanti prima della tentata fuga dalla Libia. Si rifiutano di scendere perché consapevoli delle violenze di cui sono vittime ogni giorno migranti e rifugiati in Libia. Sono a bordo da oltre due settimane, sopravvivono in condizioni disperate, non hanno bagni, usano le bottiglie di plastica per urinare. A chiunque è interdetto l’accesso alla nave e al porto ma anche l’accesso alla città di Misurata. Per le “autorità” libiche sono soltanto un gruppo di “illegali”. Per i media non fanno notizia. Per l’Onu e l’Ue – che ha ormai es ternalizzato i controlli di frontiera per mantenere i porti chiusi – sono inutili, invisibili, semplicemente non esistono
FULVIO VASSALLO
FERMARE LA TAV OGGI POSSIBILE
La furiosa reazione, sui media e in piazza, contro il movimento No Tav di queste ultime settimane dimostra che oggi lo stop alla Torino-Lione sembra possibile. È il momento di sostenere le comunità della Val Susa, ma anche di non perdere lucidità, consapevoli di venticinque anni di lotta straordinaria: quella di un movimento che è andato subito ben oltre la valle alpina; che ha fatto saltare completamente il progetto iniziale; che ha saputo riconoscere e alimentare la risonanza con le lotte contro discariche, gasdotti, autostrade, mega industrie siderurgiche, mercificazioni di beni comuni e perfino vergognose ricostruzioni post terremoto. Non è stato mai solo un treno: partiti, grandi imprese, media e sindacati confederali lo sanno bene e sono terrorizzati, &eg rave; in gioco la messa in discussione di un principio a cui tengono molto, quello secondo cui i profitti contano più delle persone. Ci si vede l’8 dicembre a Torino
NOTAV.INFO
RIBELLARSI FACENDO
Sabato 17 novembre: Venaus, assemblea nazionale contro le grandi opere (No Tav, No Tap, No grandi navi, No Muos); Caserta, manifestazione di studenti, genitori e rifugiati per il diritto allo studio (la proposta dei manifestanti è stata accolta: le famiglie avranno i bonus libri di cui avevano diritto utilizzando i fondi “premiali” che il Comune ha ricevuto grazie all’accoglienza praticata sul territorio col Progetto Spar, verrà anche finanziato un nuovo il servizio di accompagnamento Piedibus che coinvolgerà i rifugiati); Bari, in piazza per sostenere Mediterranea Saving Humans e le esperienze mutualistiche e culturali (assistenza legale, scuole di lingua, attività artigianali e di autoproduzione) promosse con e per i migranti da Solidaria; Lodi, azione diret ta “Tutti a tavola” in piazza Duomo con pentole e mestoli contro il regolamento delle mense scolastiche che di fatto esclude molti bambini di origine migrante. Le quattro notizie hanno almeno due cose in comune…
R.C.
UN MONDO DOVE LEI CRESCE SENZA PAURA
Si chiama Defensa Zapatista ed è una bambina allegra e irriverente, come tutte le bambine fortunate. Possiede però diverse straordinarie facoltà, la più rilevante delle quali è forse quella di poter spiegare – attraverso i racconti della quotidianità semplice quanto surreale di cui è protagonista – alcuni dei tratti più profondi della cultura politica che le nuove generazioni di uomini ma soprattutto di donne ribelli della Selva Lacandona del Chiapas vanno seminando da qualche tempo per affrontare la tormenta che infuria sul pianeta intero negli ultimi anni. Per questa e per molte altre e diverse ragioni, “Ci sarà una volta…”, scritto dal Subcomandante Insurgente Galeano (Elementi Kairos, 10 euro, che vanno interamente alle comunità zapatista), è un libro assolutamente imperdibile per chiunque ami la buona letteratura e per i grandi e i piccoli che si ostinano a sognare quel che la grande narrazione tossica ci dice sia impossibile
COOPERAZIONE REBELDE NAPOLI
L’ASSASSINIO DI CAMILO CASTRILLANCA
Si chiama Comando Jungla, è un corpo speciale dei carabinieri cileni dal grilletto facilissimo, addestrato in Colombia. Opera nella Patagonia cilena, in particolare nelle zone dove la resistenza dei Mapuche è più intensa, con lo scopo di “pacificare” la regione che per lo Stato si chiama Araucania. Nei giorni scorsi, nel corso di una azione per sventare il furto di un camioncino, gli uomini del Jungla, dotati di un impressionante equipaggiamento, tipico delle truppe scelte antiterrorismo, hanno ucciso a sangue freddo Camilo Catrillanca, un ragazzo di ventiquattro anni che stava lavorando con il suo trattore. Un altro ragazzo mapuche di quindici anni, che ha assistito all’assassinio, sarebbe stato torturato (lo dice la direttrice dell’Istituto nazionale dei diritti umani) per evitare che potesse contraddire l’ennesima montatura che le forze dell’ordine si apprestavano a raccontare alla stampa. La tensione nella comunità di Temucuicui resta altissima, mentre in tutto il Cile e nella vicina Argentina cresce la protesta contro il Plan Aracaunia, che ogni giorno di più sembra voler raccogliere lo spirito della conquista coloniale del “deserto” (con annesso sterminio delle popolazioni locali) in nome della “pacificazione”
IL CERCHIO
LA RESISTENZA DI NUNZIO D’ERME
Come si usa dire in questi casi, bisognerebbe attendere le motivazioni della sentenza, ma il significato politico della pesante condanna inflitta dal Tribunale di Roma nei confronti di Nunzio D’Erme è di una chiarezza disarmante: è un reato resistere a un pubblico ufficiale (una qualifica che la Cassazione attribuirebbe ai soggetti che “concorrono a formare la volontà di una pubblica amministrazione” (Cass. Pen. n 148796/81), sebbene ci si adoperi soltanto perché non venga impedito lo svolgimento di un incontro pubblico sull’educazione alle differenze nella sala istituzionale di un municipio romano. Alla luce del dilagare di un’idea della democrazia mutilata e dispotica, come quella evidenziata dalle norme introdotte dai due ultimi ministr i degli interni, tutto risulta però più chiaro. Quella condanna “esemplare” segnala una logica antica, quella del “colpirne uno per educarne cento”, ma indica soprattutto l’intensità della tormenta che investe oggi l’affermazione dei diritti di tutti, la cultura della convivenza civile e le libertà di espressione e movimento. La sostanza delle misure restrittive e della condanna che colpisce Nunzio D’Erme, all’epoca dei fatti parsa tanto assurda o solo vendicativa verso un profilo personale tanto popolare, oggi si condensa in un solo verbo giudicato inammissibile. Quel verbo è resistere, un’attività in cui Nunzio è stato e resta senza dubbio un maestro. Il 5 dicembre assemblea cittadina al Cinema Palazzo
AA.VV.
LO SCARTO IRRIDUCIBILE
L’urgenza di fermare l’infinita violenza contro le donne, il desiderio di proteggere conquiste e pratiche politiche emerse con i movimenti dopo il Sessantotto, la necessità di accettare la caduta di consolidate costruzioni di senso, quelle nutrite dall’Occidente con il dominio del denaro e della competizione: per quanto fragile e poco visibile esiste il bisogno sempre più diffuso di smettere di creare nella vita di ogni giorno la società patriarcale. Per dirlo con Lea Melandri, si tratta di fare nostra prima di tutto una critica profonda in grado di investire l’ordine economico e quello sessuale, il loro antico, continuo e rimosso determinarsi reciproco: «Finché si cerca la risposta a tutti gli antagonismi (reali e ideologici) esclusivamente, o prioritariamente, nella storia dei rapporti economici, non si esce dall’economicismo – scrive Lea Melandri in “L’infamia originaria” (meritoriamente riproposto da manifestolibri a quarant’anni dalla sua prima edizione, di cui pubblichiamo qui un paragrafo) – Il movimento delle donne ha riportato l’attenzione sulla sessualità femminile e ha restituito interesse alle storie e ai tempi personali per uscire dall’idealismo, sia quello borghese, per cui esistono solo generici “bisogni individuali”, sia quello marxista che riduce i bisogni dell’individuo a quelli relativi alla sua collocazione di classe…»
LEA MELANDRI
A PRESCINDERE
I nuovi dati dell’Istat sulla violenza contro le donne in Italia (riferiti al 2017) sono ripresi in questi giorni dalla stampa: 123 uccise, in più dell’80 per cento dei casi da partner, ex partner, persona di famiglia o collega di lavoro. “Uomini che conoscevano e di cui si fidavano, spesso incensurati, di qualsiasi classe sociale”. Eppure le notizie, come quelle di questi giorni, di uomini che uccidono donne hanno sempre l’occhiello del “raptus”: insomma, gli uomini in questione non devono essere ritenuti responsabili delle loro azioni, è stato il raptus. A prescindere
MARIA G. DI RIENZO
LA CITTÀ DELLE DONNE
La città delle donne è ideata per essere una mappa aperta e collaborativa che segnala spazi, gruppi, attività di donne e per le donne. Una mappa per portare alla luce il volto femminista di Roma: luoghi, spazi, strutture nelle quali le donne e le soggettività LGT*BQI+ sono libere di autodeterminarsi e trovare ascolto. Una mappa, dunque, per ribellarsi alla violenta campagna volta a cancellare spazi e diritti delle donne, portata avanti paradossalmente dalla prima donna sindaco della storia della città
RETER
IL CIBO DELLE RAGAZZE
La cultura che impone continuamente alle donne di perdere peso non ha conseguenze soltanto di tipo psicologico o economico. Il cibo si trasforma in calorie (immesse o bruciate) e le ragazze tra i 14 e i 18 anni hanno spesso carenze di ferro e calcio, carenze che favoriscono la diffusione di malattie come osteoporosi e anemia. C’è da prendere la cosa molto sul serio e ribellarsi con lenticchie e fagioli
M.G.D.R.
CARO BENZINA. E SE IL PETROLIO DOMANI FINISSE?
Decine di migliaia di persone sono scese in strada in Francia con i gilet gialli per protestare contro il “caro benzina”: blocchi stradali, scontri, feriti. Dietro quel caro benzina c’è una crisi mondiale che produce precarietà e povertà, una crisi ecologica che il cambiamento climatico sempre più spesso ricorda con violenza (dalla California alle Alpi), movimenti di destra pronti a gettare benzina… sulle proteste popolari. Una cosa è certa: il petrolio potrebbe finire da un giorno all´altro e non sembriamo pronti… L´era del petrolio ha i giorni contati. “E che cosa ci si può aspettare in un mondo senza petrolio? Molto dipende da come si arriverà a quel punto: se in modo graduale e guidato, o in forma improvvisa e traumatica…”, scriveva qualche tempo fa Guido Viale in questo articolo prezioso
GUIDO VIALE
«L’ho fatto per Pizzarotti quando Grillo diceva “dovranno passare sul suo cadavere prima di costruire l’inceneritore!”. Poi l’inceneritore è stato fatto, è in funzione. L’ho fatto quando avevano il coraggio di un progetto serio di Ius Soli… – scrive Ascanio Celestini – L’ho fatto quando erano contro la TAP… Lo faccio perché non sono ho mai fatto campagna elettorale per un partito. Sostengo un’idea. L’idea di una lotta. Di un territorio che vuole decidere il proprio destino… Oggi si parla di inceneritori. E io sostengo i cinque stelle!…»
ASCANIO CELESTINI
GENITORI E INSEGNANTI. QUELLA CAPACITÀ RELAZIONALE NECESSARIA
Nella montagna di competizione, precarietà, paura della diversità in cui siamo sommersi “capita, che gli insegnanti facciano verifiche, mettano crocette e diano voti, per non affrontare il terreno difficile delle domande che richiedono risposte attente – scrive Penny, insegnante, scrittrice e madre – Perché quel ragazzo si comporta così? Perché non studia? 0 non apprende? Cosa gli frulla nella testa? D’altro canto, le famiglie, che si sentono inadeguate, cercano nella disciplina e nei voti la soluzione alle loro ansie. Io credo nella terra di mezzo. Quel luogo in cui le persone s’incontrano, perché l’apprendimento non può prescindere dalla relazione. Non può…”
PENNY
SCUOLE APERTE
L’organico della polizia locale è insufficiente: l’operazione scuole sicure, tanto voluta dal ministro degli Interni, per riempire le scuole di cani antidroga e forze dell’ordine, a Roma è già sospesa. A certificarlo è una circolare di Carlo Buttarelli, vice comandante dei vigili urbani della Capitale. Un’operazione odiosa che finisce in farsa. Intanto a svuotare di senso l’ossessione securitaria ci pensa la campagna “Mille scuole aperte per una società aperta” (grande appuntamento a Roma il 24 novembre). Ha ragione Claudia Pratelli, assessora al Municipio III di Roma (uno dei tre municipi che hanno annunciato la disobbedienza rispetto all’opera zione scuole sicure): è questo il tempo per abbracciare la filosofia delle scuole aperte per nutrirsi ogni giorno di ciò che avviene nei territori grazie all’autorganizzazione sociale, aprendo gli istituti tutti i pomeriggi e nel fine settimana, per “immaginare l’educazione come processo diffuso…”
CLAUDIA PRATELLI
APPUNTAMENTI CONSIGLIATI:
21 NOVEMBRE, MILANO. AGITAZIONE PERMANENTE VERSO IL 24N
Incontri per la mobilitazione di Nonunadimeno
22 NOVEMBRE, FIRENZE. PRESIDIO-DIGIUNO PER I MIGRANTI
Iniziativa della Comunità delle Piagge
24 NOV., ROMA. MILLE SCUOLE APERTE PER UNA SOCIETÀ APERTA
Evento del tavolo nazionale SaltaMuri
24 NOVEMBRE, BRACCIANO. SENSO DELLA COMUNITÀ
Incontro con Gianluca Carmosino (Comune) e Carlo Stasolla (Ass. 21 luglio)