“Chi fa la rivoluzione a metà si scava la fossa”

Di questo dovrebbero essere coscienti i gialloverdi al governo. Ma a quanto sembra qualcuno pensa di trovare scorciatoie, magari preso dall’ebbrezza dei sondaggi. Questo qualcuno ovviamente è Matteo Salvini che ritiene di poter travalicare facilmente il contratto di governo e uscire dallo schema su cui questo è nato.

 

Chi fa la rivoluzione a metà si scava la fossa


Di questo dovrebbero essere coscienti i gialloverdi al governo. Ma a quanto sembra qualcuno pensa di trovare scorciatoie, magari preso dall’ebbrezza dei sondaggi. Questo qualcuno ovviamente è Matteo Salvini che ritiene di poter travalicare facilmente il contratto di governo e uscire dallo schema su cui questo è nato. C’è la tentazione in primo luogo di pensare che la situazione possa essere rovesciata in una prospettiva elettorale a breve e che questo consenta un dispiegamento di una politica marcatamente orientata a destra. I primi assaggi ci sono stati, il Tav, gli inceneritori, l’impostazione del decreto sicurezza, i richiami a certi interessi giudiziari e fiscali che stanno dietro agli elettori della Lega. Tutto questo ovviamente crea una situazione di difficoltà ai Cinque Stelle che, prolungata nel tempo, potrebbe portare all’implosione della maggioranza giallo-verde.

Pensando che l’obiettivo sia a portata di mano, PD e berlusconiani in primo luogo, ma soprattutto le centinaia di personaggi ‘istituzionali’ che partecipano all’assordante campagna mediatica contro questo governo (ma la sinistra dei radikalen non se n’è accorta, occupata com’è a contare i voti europei) hanno alzato il livello degli attacchi, ma proprio questo crescendo di richiami all’ordine, soprattutto da Bruxelles, alla fine potrebbe ottenere l’effetto contrario e rafforzare il collante dei giallo-verdi.

C’è una condizione difatti che i profeti di sciagure stanno sottovalutando rispetto al governo e consiste nel fatto che se non mantenesse gli impegni presi il governo andrebbe incontro a una seria disfatta. I problemi non sono solo dei Cinque Stelle che avrebbero anche possibilità di recupero per i ‘tradimenti’ della Lega. Anche e soprattutto per Salvini si aprirebbe un futuro molto incerto. E’ vero che c’è la sirena di Berlusconi, che ripropone un centro destra unito, ma c’è da immaginarsi che effetto farebbe la politica dell’ex cavaliere agli elettori leghisti. Non ci dimentichiamo che questo è stato definito il ‘governo del cambiamento’ e non il governo della destra (questa definizione lasciamola ai pappisti). In questo sta dunque la novità. Prescindere da questo significa fare i conti senza l’oste.

Questo ragionamento non esclude però in via assoluta una possibile crisi di governo. Abbiamo visto che su un certo numero di questioni lo scontro tra Lega e Cinque Stelle si è aperto e anche con abbastanza clamore: sulla prescrizione, sugli inceneritori, sul decreto anticorruzione. Tutto ciò è dovuto alla pressione di settori che peraltro non sono tutti interni alla Lega. Si potrebbe dire che le spinte vengono da lontano come dimostrano la manifestazione pro Tav di Torino e certe minacce di agitazione degli industriali contro la stagnazione economica.

La dialettica è dunque aperta e in questo contesto bisogna riprendere il bandolo della matassa. L’occasione potrebbe essere quella della manifestazione dell’8 dicembre a Torino sulla questione TAV, ma su questo versante il famoso ‘movimento’ non sembra avere piena coscienza della posta in gioco. I padroni hanno ripetuto l’esperienza dei famigerati quarantamila contro gli operai FIAT in lotta e ora, dopo tanti schiamazzi contro il governo fascio-grillino, sarebbe il caso di dimostrare che si ha la forza di contrastare l’alleanza Berlusconi-PD. Ma non basta, bisogna che sulla base di ciò che sta accadendo, la sinistra (quella vera), apra lo scontro contro la politica di Bruxelles che vuole reimporre bilanci di austerity contro il popolo italiano e i lavoratori.

Aginform
22 novembre 2018

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