“Sembrava un oggetto innocuo, quello con il quale stava giocherellando mio figlio Khudai Noor. Invece, quando è scoppiato, in un attimo l’ho visto in un bagno di sangue.
Marjia, la zona in cui abitiamo, è un’area prevalentemente agricola, spesso colpita da violenti scontri e combattimenti. Ogni giorno avevo paura per mio figlio. L’ho portato subito al Posto di primo soccorso di Emergency e poco dopo eravamo su un’ambulanza, diretti al Centro chirurgico per vittime di guerra a Lashkar-gah, a circa due ore di distanza.
Pietrificato, guardavo i medici e gli infermieri prendersi cura di mio figlio.
Sono rimasto in attesa per ore e quando finalmente ho rivisto mio figlio, era salvo. Quell’oggetto innocuo, però, aveva lasciato più di un segno: Khudai Noor ha perso l’occhio destro, la mano destra e ha dovuto subire un’amputazione alla gamba destra.
I medici hanno confermato che mio figlio avrà bisogno di molte settimane per il recupero fisico”.
A 10 anni, Khudai Noor è diventato una delle tante vittime di una guerra infinita.
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