“Aumento delle pensioni di invalidità: non fatto”

Sono molto vivi e montanti la delusione e lo sconcerto fra le persone con disabilità e le famiglie a fronte delle aspettative verosimilmente deluse dall’imminente decreto su reddito e pensione di cittadinanza.

 

COMUNICATO STAMPA

Aumento delle pensioni di invalidità: non fatto

Sono molto vivi e montanti la delusione e lo sconcerto fra le persone con disabilità e le famiglie a fronte delle aspettative verosimilmente deluse dall’imminente decreto su reddito e pensione di cittadinanza.

Sono sentimenti più che giustificati e alimentati da reiterate dichiarazioni, in particolare dal Capo politico della forza di maggioranza relativa nonché Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, che davano per fatto l’aumento delle pensioni alle persone con disabilità. Da 280 euro a 780.

In realtà, oltre a non trovare traccia alcuna di questo aumento nella legge di bilancio appena approvata, l’affermazione non ha nessun riscontro nelle bozze del decreto che sta per approdare in Consiglio dei Ministri.

La pensione di cittadinanza spetterà solo agli ultrasessantacinquenni che vivano da soli o con un coetaneo e a condizione che rientrino in limiti reddituali e patrimoniali assai stringenti.

Quanto alle previsioni per il reddito di cittadinanza, non contemplano alcun aumento dei trattamenti assistenziali per le persone con disabilità: i loro nuclei familiari saranno trattati alla stessa stregua degli altri senza considerare, quindi, che la disabilità sia un fattore di impoverimento, di maggiore spesa, di ulteriore esclusione.

Ma vi è anche un altro sconcertante risvolto: nel computo del reddito da considerare quale limite di accesso al reddito di cittadinanza e per il calcolo del suo ammontare, vengono conteggiate anche le pensioni di invalidità, cecità, sordità, oltre alle pensioni sociali.

Inoltre nessun coefficiente aggiuntivo viene previsto nel caso nel nucleo vi sia una persona non autosufficiente o con grave disabilità.

Ultima ma non ultima questione: dai previsti Patti di inclusione e per il lavoro sono escluse le persone con disabilità e chi li assiste. Forse si preferisce comunque farle permanere in un ambito assistenziale anziché sfruttare questa occasione per favorire ciò che FISH richiede da sempre: la reale inclusione e le pari opportunità.

Oltre ad esprimere disappunto per le dannose modalità propagandistiche di comunicazione che impattano su persone spesso in stato di disagio o disperazione, FISH tenterà in tutti i modi di modificare il corso e i contenuti di questo provvedimento, pur essendo cosciente che i margini per ottenere il giusto miglioramento sono assai risicati.

 

9 gennaio 2019

FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap

 

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