“I sanculotti di Luigi XVI”

“Collegare i sanculotti della rivoluzione francese a Luigi XVI è storicamente un non senso […]. Cosa c’entra allora Luigi XVI coi sanculotti? Li evochiamo per richiamare la situazione paradossale che viviamo oggi in Italia di fronte allo scontro politico in atto”.

 

I sanculotti di Luigi XVI

Collegare i sanculotti della rivoluzione francese a Luigi XVI è storicamente un non senso. Tutti sanno difatti che il ruolo dei sanculotti fu ben altro, cioè rappresentavano l’ala più radicale e più popolare della rivoluzione, quella che nei momenti cruciali della Vandea e della coalizione monarchica europea contro la Francia repubblicana hanno dato impulso alla resistenza e appoggiato il terrore contro le forze della restaurazione.

Cosa c’entra allora Luigi XVI coi sanculotti? Li evochiamo per richiamare la situazione paradossale che viviamo oggi in Italia di fronte allo scontro politico in atto. Da una parte abbiamo un governo, definito gialloverde, che sulla base di un patto sottoscritto apre lo scontro con l’Europa del rigore e cerca di impostare una legge di bilancio che entra in contraddizione sulla spesa sociale con il liberismo dei governi precedenti a guida PD, dall’altra abbiamo la canea demoberlusconiana che attacca non solo in parlamento, ma anche con tutti gli apparati del regime, a partire dai mass-media, per ristabilire l’autorità di Bruxelles e il dominio del liberismo economico, non solo nel settore privato, ma anche nelle scelte di governo.

Dove sono i sanculotti di casa nostra in questo contesto? Come al solito, e non solo per stupidità, guardando la luna si limitano a rimirare il dito. In sostanza, invece di ingaggiare la battaglia sui temi centrali, si ritirano scandalizzati di fronte ai comportamenti di Salvini e al modo con cui i Cinquestelle impostano i provvedimenti dei dicasteri da essi controllati. I ‘rivoluzionari’ di casa nostra che cosa si aspettavano? Che la politica del governo corrispondesse ai desiderata di qualche centro sociale o di qualche cosiddetto sindacalismo di base? Suvvia, questo vuol dire non aver capito niente di quello che sta succedendo e di come posizionarsi. Eppure il grande Mao l’aveva detto: la rivoluzione non è un pranzo di gala. E lui di rivoluzioni se ne intendeva.

Cosa vogliamo dire con questo? Precisamente che in questa situazione, certamente non rivoluzionaria e paragonabile al 1789, bisogna individuare comunque il punto in cui la forza dei sanculotti dovrebbe operare e capire dove e contro chi scagliarsi. Certamente Salvini è un problema, come lo sono i limiti di bilancio per i provvedimenti sociali a matrice Cinquestelle. Ma bisogna anche capire che i nemici principali sono Bruxelles e la canea demoberlusconiana comunque mascherata, sia nella versione ‘resistenziale’ che in quella del sindacalismo di regime targato CGIL CISL UIL, ed è contro costoro che va concentrato l’attacco politico. E sarebbe anche il caso che ci si ponesse seriamente il problema dei punti di programma che un movimento di sanculotti dovrebbe avanzare. Cerchiamo di indovinare: scendere in piazza contro gli esponenti dell’Europa del rigore e delle guerre umanitarie? Rispondere a Confindustria quando sostiene che i provvedimenti sociali del governo sono un attentato alla borsa e fanno aumentare lo spread? Dire a un Salvini smemorato che deve parlare delle guerre e dei traffici neocoloniali quando si parla di immigrazione? Basterebbero questi punti per non apparire i sanculotti al servizio di Luigi XVI.

Aginform
16 gennaio 2019

foto da: www.4live.it

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